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Autore: Nelith    23/07/2014    6 recensioni
[Storia scritta per il contest .:Eroi nel Vento:. indetto da Releeshahn. Prima classificata.]
[Storia partecipante al contest: La Caduta dell'Inverno Boreale, ed altre storie. - Viaggio nel Fantasy medievale, indetto da Silvar tales: ottava classificata, vincitrice del premio "Lode al finale"]
[Partecipa a "La Caduta dell'Inverno Boreale, ed altre storie. - Viaggio nel Fantasy medievale" indetto da Silvar tales]
Conservo questo diario e ciò che necessita per scrivere da quando siamo partiti da Crommeal oltre un mese fa, se non ho sbagliato i calcoli. Mi è stato donato dal mio maestro, Lygoth di Ruul, con l'augurio che potesse essermi di qualche conforto durante il viaggio. Fino a pochi giorni addietro non ho mai provato l'impulso di scriverci qualcosa, forse perché tutto questo non mi sembrava reale. Mi sentivo come stessi trasportando solo un inutile peso, ma non lo avrei abbandonato lungo il cammino, era un dono di una persona a me molto cara. Tre giorni addietro tutto è mutato.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Senza nome 1

 

Epilogo

 

Era della Rinascita, Inverno

100, Quinto giorno di Nidar

 

 

Sulla città di Crommeal, capitale del regno di Mysal, il sole splendeva. La neve era caduta per giorni, ma la tempesta sembrava essersi placata appositamente per le celebrazioni. Le persone erano in fermento, lunghe bandiere rosse venivano stese dalle finestre, sopra di esse spiccava un ricamo dorato, rappresentante un orrido albero stilizzato e un lungo bastone, sormontato da una gemma, che lo trafiggeva. Non c'era una casa che non fosse adornata da stendardi. Chi non poteva comprarne uno l'aveva intessuto a mano, chi non poteva intesserselo lo dipingeva sulle porte e ogni anno ne ripassava il contorno, fiero di poterlo esporre. La città imbiancata di ghiaccio e neve era quindi costellata da piccole macchie rosse, simili a gocce di sangue. Il sangue versato per distruggere l'Albero.

Nei templi, nel palazzo reale e nelle piazze la statua dell'eroe vittorioso si ergeva in tutta la sua magnificenza. Per l'occasione l'avevano abbellita, adornandola con manti cremisi. Nel tempio di Oebaden, stringeva in una mano la gemma verde racchiusa in viticci grigi che era stata portata in città un secolo prima, mentre nell'altra brandiva la riproduzione del bastone che era stato usato per annientare la creatura e che era andato distrutto al compimento della missione.

Tutta la città si stava radunando attorno alle statue: i nobili nel palazzo reale, i cavalieri e i chierici nei templi, mentre la gente comune nelle piazze, ad ascoltare come ogni anno la storia dell'eroe vittorioso che aveva riportato la luce su Mysal.

In ogni angolo risuonavano le voci dei cavalieri e dei chierici che declamavano la storia del lungo viaggio oltre i Cererith.

«Il primo guerriero perì durante la marcia lungo il deserto di Anzorg, ucciso dai terribili Lyth che ne infestano le sabbie. Fas di Therras non poté dare il suo contributo alla missione, ma nessuno potrà dimenticare il coraggio che mostrò nel aggregarsi alla compagnia.» la voce baritonale del Sommo Sacerdote risuonava nel tempio di Oebaden, raggiungendo ogni accolito presente alla funzione. «Il secondo eroe che cadde fu un nostro caro confratello, Roven di Crommeal, nato e cresciuto in questa città, alla cui memoria abbiamo dedicato questo tempio. Egli perì nelle cupe profondità della foresta di Saliath, probabilmente per mano di un compagno di cui si fidava e che lo ha abbandonato quando il pericolo incombeva. Il vile non fu mai più guardato con gli stessi occhi dai suoi compagni, ma fin dal principio la sua compagnia non era di loro gradimento! E come poteva essere altrimenti?» la domanda non era rivolta a qualcuno, ma tutti i presenti annuirono schifati, se non fossero stati all'interno del tempio sacro avrebbero sputato per terra. «La potente Yska della torre di Zaffiro perì sulla via dei Picchi, verso la fine della missione, se l'infame non avesse posto fine alla vita del nostro confratello, anche lei sarebbe giunta alla fine della spedizione … forse» la folla si ammutolì, rabbrividendo. «Nyr'de l'esploratore trovò la fine per mano delle creature che sgorgarono dall'Albero.»

«Fu la puttana dai capelli scarlatti che lo uccise!» urlò un uomo dalla folla, «Che l'Ordine di Shè sia maledetto! È solo per colpa sua che sono morti!» il Sommo Sacerdote fece cenno agli uomini di tacere, la storia non era finita.

«Lo so. Fu lei a trascinare con l'inganno gli ultimi due Eroi verso l'immonda creatura che era sua padrona. Fu lei che, una volta dinnanzi al suo Signore, si inginocchiò offrendo le loro vite in sacrificio! Nyr'de morì nel tentativo di difendersi dalla lama della sgualdrina, ma fu colto di sorpresa, troppo era l'orrore che si trovava dinnanzi.» la folla iniziò a gemere, alcune persone urlavano imprecazioni, altre maledizioni, altre ancora piangevano per i morti. «La puttana figlia del Serpente cercò di eliminare Ardniss! Lo scontro alle pendici dell'Albero fu cruento, ma il cavaliere del Sole Nascente era un prode guerriero e nulla poté contro di lui l'infame demone! Ardniss il Grande la colpì con il bastone che Yska gli affidò prima della sua morte. Il vile perì quando entrò in contatto con la gemma incantata creata appositamente per trovare e distruggere l'Albero! Si trasformò in una torcia di fuoco bianco e assieme ad essa, grazie al legame che li univa, anche l'Albero venne distrutto!»

«Ardniss è stato troppo buono!» fu urlato da una donna in mezzo alla folla e presto si unirono alla voce altri assensi «Doveva farla soffrire di più quella puttana!»

«Il Grande Ardniss» il Sommo Sacerdote riprese a parlare non appena la folla si fu placata «Fu mosso da pietà. Quella traditrice in fondo era stata una sua compagna, avevano condiviso insieme mesi di viaggio, il suo nobile cuore non voleva che altre persone soffrissero. È stata la pietà a muovere la sua mano! Non dimenticatelo mai.» Il Sommo sacerdote proseguì come sempre, parlando del viaggio di ritorno dell'Eroe, attraverso i picchi e poi oltre la foresta, evitando il villaggio degli "amici" della traditrice, anche se, fortunatamente, dovevano essere morti assieme a lei e al suo Signore. «La gemma che Ardniss tiene tra le mani» disse indicando la statua alle sue spalle «è tutto ciò che rimane di quell'infame viaggio che ha portato alla morte molti, ma che ha salvato la vita alla nostra gente.»

Quel giorno iniziavano i festeggiamenti per l'ascesa di Ardniss il Grande, eroe di Mysal, portatore di Luce.

Le celebrazioni sarebbero durate fino alla primavera successiva, ossia quando il campione tornò ad ovest dei Cererith raggiungendo la città di Thiam, dove gli Eitiem commerciavano con le popolazioni delle montagne. Ogni giorno del viaggio di ritorno di Ardniss verso Crommeal sarebbe stato festeggiato quell'anno; era il centesimo inverno da quando l'impresa era stata compiuta, tutto l'Impero avrebbe celebrato.

Durante le celebrazioni, un giorno particolare era sempre degno di nota; il bando dell'Ordine del Serpente, e la successiva condanna a morte di tutti i suoi adepti. Solo pochi di loro riuscirono a sfuggire alla carneficina facendo perdere le loro tracce. Ancora oggi, dopo quasi un secolo, lungo le strade di Crommeal si possono vedere i patiboli dove i traditori vennero giustiziati, a ricordo dei misfatti compiuti dal loro ordine.

Quando il l’anziano re Hasniel Ken'bur III fu troppo vecchio per regnare, affidò all'Eroe il comando dell'impero. Nessuno dei suoi figli osò protestare a quella scelta, tutti furono ben felici che a sedere sul trono fosse Ardniss I, il cui regno fu ricco e pacifico.

 

 

 

***

 

Era della Gloria, Inverno

3431, Quinto giorno di Nidar

 

Era della Rinascita, Inverno

1, Quinto giorno di Nidar

 

Un piccolo fuoco acceso sotto il cielo notturno intarsiato di stelle. Sollevando lo sguardo oltre le alte guglie dei Picchi, si intravede un fiume lattescente di astri che sembra scorrere nell'inchiostro. Le nubi sono sparite, tutto è finito. Tutto è avvolto nel silenzio, ma non un silenzio soffocante come era stato in precedenza, sembra come se la terra stessa sospiri.

La figura accanto al fuoco cerca qualcosa nel suo zaino ed estrae un piccolo diario rilegato. Lo soppesa, indeciso se leggerlo o meno. Alla fine lo apre e lo strappa a metà, gettandone le pagine sulle fiamme, lasciando che il fuoco le divori.

Piccoli frammenti di cenere volteggiano nell'aria, come foglie sospinte dal vento.



   
 
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