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Autore: _Light_Blue_    23/07/2014    7 recensioni
TRAILER UFFICIALE: In lavorazione
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Dal prologo:
Uscii di casa sbattendo la porta, ero tentato di scendere i gradini che portavano sul vialetto, invece mi sedetti su di essi e mi accesi una sigaretta.
Il marmo freddo mi penetrò attraverso la pelle, congelando ogni mio arto, ogni mio pensiero.
Fissavo il vuoto, con il vuoto dentro.
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Dal capitolo:
Un'altro spintone.
Ne avevo abbastanza.
Dovevo rispondere, non potevo più rimanere con le mani in mano.
Quando fece l'ennesimo passo verso di me per spintonarmi ancora, gli afferrai i polsi per bloccarlo, ma in risposta, mi mollò una ginocchiata sullo stomaco.
'' Andy! ''
Riuscii a malapena a riconoscere la figura di Nath con le lacrime che le solcavano le guance, prima di perdere i sensi.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andy Biersack, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1: Nath 

Camminavo con le mani nelle tasche strette del giacchetto di pelle nera, di cui mia madre cercava di liberarsi da tempo.
Continuavo a mordermi il labbro inferiore dal nervoso, avrei potuto accendermi una sigaretta, invece preferii lasciare l'ultima, per la sera.
Percorrevo il marciapiede nella via principale del mio quartiere.
Dire 'mio' era per modo di dire, ci eravamo trasferiti da poco in città, colpa del lavoro di mio padre che lo costringeva a fare continui spostamenti.
Per mia fortuna, o sfortuna, in quella città ci ero già stato, o meglio, ci abitai i primi dieci anni della mia vita.

Da piccolo non vedevo l'ora di trasferirmi, io e i ragazzi della zona non andavamo affatto daccordo.
Sono sempre stato più esuberante degli altri, più 'ribelle'.
Da subito sono stato antipatico a più della metà dei miei coetanei.
La seconda volta che mi trasferii, invece, andò meglio.
Conobbi ragazzi e ragazze 'come me', con i quali avevo molta sintonia.
A tredici anni cominciai ad ascoltare musica Rock, mi scaricava, ed io mi scatenavo, misi in bocca la prima sigaretta, iniziai a frequentare persone che intimidivano, ma non avrebbero mai fatto male ad una mosca.
Avevo tutti amici più grandi, la sera cominciai a uscire, dalle 21, alle 23, a mezza notte, una volta rientrai a casa che erano le 3, fù la goccia che fece traboccare il vaso, sopratutto per il fatto che ero ubriaco come non mai e non avevo nemmeno compiuto quindici anni.
Questo disturbò molto mia madre, tanto che decise assieme a mio padre di cambiare ancora una volta città.

I continui spostamenti mi portarono ad essere un ragazzo incapace di legare con qualcuno, le mie migliori amiche erano solo quel paio di cuffie che tenevo sempre nella tasca dei jeanse.

Continuavo a camminare immerso nel silenzio, pensando e ripensando al gesto di mio padre la sera prima.
Mai una volta in tutta la vita mi  aveva fatto del male.
Quella volta, invece, mi umiliò sotto gli occhi di mia madre.

Strinsi forte i denti, mordendomi il labbro duramente.
Iniziai ad avvertire, sulla punta della lingua, un sapore metallico, così rilassai la mascella e feci un profondo respiro con il naso.
Alzai gli occhi dal marciapiede, mi guarai intorno scrutando ogni portone, ogni casa che mi si presentava davanti o accanto.
Sulla mia destra una staccionata metallica divideva il marciapiede dal parco, dove dei cani di razze diverse giocavano con i loro padroni.
Riconobbi quelle case, alla mia sinistra, quella verde muschio, quella bianca, che ormai aveva preso un colore giallognolo / baje e quella casetta di mattoni rossi.
Riportai lo sguardo sul parco e notai che la recensione si interrompeva arrivando al grande cancello d'entrata.
Aveva un'aria familiare, quel cancello, la stradina di ghiaia che attraversata la distesa di verde, gli alberi che creavano una sorta di tetto dalla quale i raggi solari penetravano, era tutto così vissuto, come se prima di allora, quello, era il posto che più mi rappresentava casa.

Camminai, fino a superare i cancelli, attraversai il sentiero, guardandomi attorno.
I miei occhi vagavano persi, la mente era sgombra dai pensieri, ma piena di sensazioni.

Con un movimento automatico mi girai verso destra e rimasi ad osservare in silenzio il paesaggio di fronte a me.
Mi trovavo su una collinetta, a pochi metri una grande quercia sorgeva, come un guardiano silenzioso, che teneva il suo occhio fisso su tutto il parco.
Dalla cima della collina si potevano osservare i vari settori in cui si divideva questa enorme distesa verde.
Le stradine di ciottoli si incrociavano l'una a l'altra, creado così, come delle piccole vie.
Ad ogni incrocio era presente un cartello con delle semplici indicazioni, per lo più, la precisa collocazione dei secchioni e dei bagni pubblici.
In fondo, piccolo piccolo, riuscivo a scrutare un modesto bar, dove, alcuni ragazzi, ridevano beati.
Dovetti assottigliare gli occhi per osservare meglio, anche perchè un raggio di sole mi colpì in pieno volto.

Ma non era un raggio di sole, quasi un riflesso, come se qualcuno, con uno specchio, fece per indirizzarlo proprio a me.
Spostai lo sguardo, cominciando a cercare la persona che tentò di accecarmi, forse un bambino dispettoso, o una donna che con uno specchio riflettente cercava di abbronzarsi...
Mi avvicinai alla quercia, per ripararmi dal sole battente, posai una mano sulla corteccia fresca e la mia mente ritornò ad elaborare una serie di emozioni.
Sentivo lo stomaco ribollire, forse per l'improvviso caldo, o forse per via di quella strana sensazione di rivivere un lungo flashback.

Mi tolsi la giacca, diventata una sauna, per uno che ama il freddo, quello era assolutamente troppo caldo.
Una volta sfilate del tutto le maniche, me la legai in via, all'altezza della cintura.
Ero rimasto con i miei jeanse neri, strappati sulle ginocchia, e una maglietta a girocollo e giromanica, bianca,  lasciando le spalle scoperte.
Tirai fuori dalla maglietta la mia catenina, quella che indossavo 24 ore al giorno, una di quelle catenine di cui non ricordi nemmeno il giorno in cui l'hai indossata per la prima volta, di cui non ricordi il perchè o chi te l'aveva procurata.

Una di quelle catenine con un pendente di oro bianco, a forma di croce.

La lasciai ricadere sul petto, all'altezza del cuore.
Non appena lasciai la presa dal pendente, un'altro carico di emozioni forti mi invase la mente.
Iniziai a stranirmi, perchè quel luogo mi era così familiare?
Ero diventato come un metal detector per sentimenti dimenticati, possibile che volevo così tanto dimenticare il mio passato, da riuscirci in parte, finalmente?

Feci per andarmene, mi girai, dando le spalle alla quercia, che in silenzio restava lì a vedermi allontanare.
Quella quercia era un pò come me, solitaria, eppure non si lamentava, avrebbe preferito rimanere sola, piuttosto che in cattiva compagnia.

osservai il mio orologio, erano le 17 passate. 
Alzai lo sguardo al cielo, il sole batteva ancora forte, ma c'era da aspettarselo essendo pieno marzo.
Delle nuvole grigio chiaro passavano a gran velocità, attorno a quell'immensa palla di fuoco, quando una di loro le passava davanti, l'atmosfera cambiava per qualche secondo, diventando più cupa e fredda.
Tirava un leggero venticello, ma gelido, tanto che avrei preferito ri indossare il mio giubotto.
Ma non appena il sole tornava a splendere, del freddo rimaneva solo una traccia.

Ri presi a camminare lungo il marciapiede, ma nella direzione opposta.
Stavo per tornarmene a casa, quando, immerso nei miei pensieri, fissando il cemento sotto le mie scarpe, andai ad intruppare contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

'' Sc. Scusami ''

Borbottai vedendo cadere a terra un libro dalla copertina marrone scuro.
Non guardai nemmeno in faccia la persona in piedi di fronte a me, mi chinai e lo raccolsi.

'' Niente.. ''

Mormorò appena questa, dalla voce sembrava una ragazza.
Quando mi rialzai, i miei occhi si incrociarono con quelli di lei, e fù allora che tutte le sensazioni che continuavano a fare casino nella mia testa, trovarono ordine.
Come un'onda che si infrangeva su uno scoglio, tutti i ricordi di quel luogo mi tornarono in mente.
E non è un caso che la percezione di questo era proprio il mare, dato che negli occhi di lei, riconobbi l'oceano.

'' Nath..? ''

Pronunciai quel diminutivo temendo di aver scambiato una persona con un'altra, le mie labbra erano socchiuse, forse per la sorpresa di ritrovare davanti i miei occhi una vecchia conoscenza del posto.

'' Andy? '' 

La sua voce sembrava incredula, aggrottò le sopracciglia e spalancò anch'essa le labbra dopo aver pronunciato il mio nome.
Quelle labbra, che per un attimo non riuscii a non fissare.

Annuii serrando la mascella, mentre le porgevo il suo libro.
Vedevo che in braccio teneva stretta anche una borsa, che aprì fulminea per inserircelo dentro.

'' Andy, sembri... Diverso. ''

Continuò scrutandomi da capo a piedi, a mala pena riconoscendomi.

'' Sono diverso ''

Risposi con un mezzo sorriso, vedendo che però, l'espressione sul suo volto non cambiava.
Mi schiarii la voce, cercando qualcosa da dire.

'' Tu, tu non sei cambiata affatto ''

Nath si strinse nelle spalle , incrociando le braccia attorno alla borsa, che stringeva al petto.

'' Come, come stai? ''

Chiese battendo velocemente le ciglia.
Sembrava in soggezione per qualche motivo, mi veniva quasi da riere a vederla così titubante.
Di Nath ricordavo una personalità molto forte e sopratutto testarda, era la prima volta che non la vedevo sulla difensiva.

'' Io sto bene, tu tutto ok? ''

Poggiai le braccia lungo i fianchi, quasi per controllare che il mio giubotto non fosse caduto a terra.
Con la mano sfiorai la tasca dei jeanse, dove era riposto il mio cellulare.
Feci mente locale in fretta e mi tranquillizzai certo di non essermi perso nulla.

'' Sto bene, stavo andando a casa. ''

Annuii bagnandomi le labbra con la lingua, quando arrivai sul pearcing al lato della mia bocca, lo afferrai tra i denti, cominciando a guardarmi attorno, carente di idee per una conversazione.

'' Quello... Quello è vero? ''

Inizialmente pensavo si riferisse al ferretto di metallo che mordicchiavo, ma quando la guardai, aveva allungato la mano verso il mio braccio.
Lo mmossi, per dare una panoramica migliore del mio tatuaggio, Nath ritrasse la mano e tornò a guardarmi.

'' Si, non è di certo fatto con i tatuaggi temporanei. ''

Ridacchiai immaginandomi la scena di me, chiuso in bagno con una pezza bagnata, che mi applicavo tatoo collosi sul braccio.

'' Non avrei mai immaginato che... ''

Era ancora incredula, e a me veniva sempre più da ridere a vedere come reagiva al mio cambiamento radicale.

'' Sono passati tanti anni, la gente cambia. ''

La interruppi sentendo il cellulare che vibrava.

'' Ma non così tanto ''

Mormorò mentre lo tiravo fuori.
Era mia madre che chiamava, sarebbe stato meglio incamminarmi verso casa.

'' Io devo davvero scappare, ci si vede. ''

Mi avvicinai a lei e le stampai un bacio sulla guancia.
Le servì qualche secondo per assimilare l'accaduto, era davvero rimasta sconvolta da quell'incontro ed i motivi sarebbero potuti essere numerosi, ma non avevo tempo materiale da dedicarle in quel momento, perciò la lasciai, senza nemmeno darle il tempo di salutarmi.
 

SALVE LETTORI/LETTRICI


Grazie per esser passati a leggere la mia storia, ho letto splendide recenzioni da parte vostra e non potrò mai ringraziarvi abbastanza.
Purtroppo ci sono stati anche diversi punti a sfavore, come ad esempio la lunghezza del prologo che ha evidentemente turbato qualcuno di voi.
Bhe, ribadisco anche qui, che la lunghezza del prologo è volontariamente ridotta epr dare un semplice assaggio al lettore.
Questa è una mia tecnica per presentare la storia e non è sbagliata secondo gli studi che sto conducendo, dato che il prologo è una fase della storia che serve a descrivere la situazione complessiva in poche parole.

Premessa: Anche questo capitolo è venuto un pò corto, quindi gradirei davvero che evitaste di mettere una critica a riguardo dato che ne sono pienamente coscente.

Il motivo è che per i prossimi capitoli ci saranno diverse cose che dovrò approfondire su Andy e Nath e sopratutto ci saranno nuove ambientazioni e situazioni.
Dato che la lunghezza di questi prossimi 3/4 capitoli sarà notevole per via di queste descrizioni, ho preferito accorciare il primo capitoolo per non appesantire troppo la lettura i chi inizierà la storia dal prologo quando avrò postato i capitoli lunghi.
La lunghezza di ogni capitolo che posterò più avanti sarà di 7 pagine di Word, mentre fino al capitolo 6, le pagine saranno 9/10.

La storia si sta evolvendo lentamente, questo può essere un bene quanto un male, ma fa parte del mio stile. Non dico che 'cercherò di cambiare' ma di migliorare. D'altronde, ogni scrittore ha il proprio modo di esprimersi e può piacere o meno. 

Lasciatemi con una recenzione per sapere cosa ne pensate, magari un commento o un consiglio o anche una critica costruttiva.


Un Bacione 
  
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