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Autore: Scintilla19    23/07/2014    3 recensioni
...Perché quando c'è di mezzo una convivenza, spesso neanche le migliori amicizie sopravvivono.
1- Sviste...
2- I lati scabrosi della simbiosi
3- Amicizia senza malizia...
4- Di botte, rimbrotti, e briciole di biscotti
5- Tra ciambelle e cappuccini non proporre mai pom****
6- Di intenti pretestuosi e incidenti deliziosi
Continua...
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2827516&i=1
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Un po' tutti | Coppie: L/Light
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Questa raccolta è una collaborazione di Mirella__ e  Scintilla19





At First Fight

- Chi sarà il primo a colpire? -


 



I lati scabrosi della simbiosi
 

Quando per cause di forza maggiore due persone poco più che conoscenti sono costrette a vivere in simbiosi, contano davvero molto poco le accorate dichiarazioni di unica, vera, carissima amicizia e le relative repliche di equivalente valore, perché quando c'è di mezzo una convivenza, spesso neanche le migliori amicizie sopravvivono.

A maggior ragione se le suddette migliori amicizie risultano palesemente false nel contenuto, poiché difatti Light e Ryuzaki fingevano per ovvie ragioni di essere cari amici; se dunque scoprire cose di un caro amico che mai avremmo voluto sapere mette a repentaglio un rapporto d'amicizia, cosa potrebbe mai succedere se i due amici in questione si detestano reciprocamente?

La prolungata prigionia cui Light Yagami era stato sottoposto aveva cancellato molti passi avanti che i due avevano fatto nel loro cordiale rapporto (oltre ad una buona parte dei suoi ricordi), ma non aveva cancellato il suo proverbiale ottimismo, ragion per cui il ragazzo, quando seppe che avrebbe vissuto a tempo indeterminato col detective che lo aveva rinchiuso e torturato, non si fece troppi problemi, poiché era sicuro di aver già visto e vissuto abbastanza da non scandalizzarsi più di niente. Come dargli torto, giustamente, dopo esser quasi morto d'inedia dentro una cella?

Naturalmente non poteva essere più in errore di così, perché forse al mondo non c'era persona più strana di Ryuzaki. Ma non erano tanto le cose che faceva in sé per sé a turbare Light, quanto piuttosto il fatto che Ryuzaki fosse privo di qualsivoglia pudore, garbo o buon senso, nel farle.

Ad ogni modo, grazie alla sua mancanza di tatto, erano riusciti a rompere il ghiaccio senza troppi convenevoli. 

Tanto per cominciare, c'era stata la questione del bagno. Due persone normali, ammesso che si possa parlare di persone normali in una situazione come la loro, avrebbero perso come minimo un quarto d'ora per stabilire chi dovesse andar prima, come ovviare al problema della fastidiosa catena, spendere un po' di tempo a parlare del più e del meno per prendere confidenza, fare qualche battuta per smorzare la tensione e l'imbarazzo, e infine non avrebbero concluso un bel niente.

Ryuzaki, invece, era una persona diretta, e aveva preso di petto quella faccenda: senza batter ciglio, si era calato le braghe senza preoccuparsi di avvertire il compagno, si era arrampicato come un primate sulla tazza -dimenticando di chiudere la porta- e aveva espletato i suoi bisogni fisiologici in quella posa assurda e oltretutto in presenza di Light, che per l'imbarazzo sarebbe volentieri sprofondato sotto terra.

«Prego, puoi andare tu adesso» disse il detective, una volta concluse le sue faccende, appoggiandosi contro lo stipite della porta col chiaro intento di godersi lo spettacolo a sua volta.

«Magari più tardi...» bofonchiò Light, spremendosi le meningi su come aggirare quell'imbarazzante situazione. Da quando aveva tre anni e si era finalmente liberato del vasino, nessuno lo aveva più visto andare in bagno, e avrebbe fatto di tutto per far sì che le cose rimanessero così com’erano da ormai quindici anni.

Un ottimista come Light avrebbe pensato che come primo giorno di convivenza con Ryuzaki, quella disavventura di prima mattina sarebbe stata sufficiente per il resto della giornata, e naturalmente non poteva che sbagliarsi di grosso anche in questo caso.

Il detective, infatti, non dormiva da chissà quanti giorni, e proprio quella mattina le forze lo avevano abbandonato, facendolo cadere addormentato sulla tastiera del pc.

«Ryuzaki, che ti prende?!» aveva urlato Matsuda, facendo un salto di due metri per lo spavento. Tutti gli agenti si erano avvicinati per controllare le condizioni del detective, sussurrando concitati che tipo di malore potesse avere, finché non arrivò Watari -armato di cuscino e coperta- che li fece allontanare, spiegando la situazione.

«Non è nulla, Ryuzaki ha bisogno di riposare» disse coprendo il detective e sistemandogli il cuscino sotto la testa.

«Ma come...» esordì Light, preoccupato. «Anche io devo rimanere qui?»

«Oh, signorino Yagami...» fece Watari dispiaciuto, rendendosi conto della situazione in cui versava il ragazzo. «Sono desolato... Forse se riuscissi a svegliarlo qualche minuto...»

Il maggiordomo cominciò a scuotere leggermente il detective per le spalle, chiamandolo gentilmente, ma non ricevette nessuna risposta. Gli sollevò delicatamente una palpebra e scosse la testa, rassegnato.

«Signorino Yagami, temo che Ryuzaki dormirà per almeno dodici ore» disse, facendo sbiancare Light alla notizia. «Purtroppo non ho l'ordine di liberarla, quindi dovrà rimanere qui. Mi creda, sono veramente desolato. Provvederò a farle avere tutto ciò di cui potrebbe aver bisogno» disse, correndo poi a procurarsi cibo, acqua e quanto potesse servire al povero Yagami.

«E adesso noi cosa facciamo?» chiese Matsuda, dando voce a ciò che tutti in realtà stavano pensando.

«Continuiamo a lavorare, ovviamente!» rispose Aizawa, cominciando poi ad inveire con i colleghi contro la poca serietà dimostrata da Ryuzaki.

Tempo un’ora, e gli agenti se l’erano svignata con le scuse più svariate, lasciando Light da solo col detective addormentato.

A tarda sera, finalmente, Ryuzaki diede segni di vita.

«Watari... quanto ho dormito?» chiese con voce impastata, senza muoversi di un millimetro.

«Quindici ore e quarantasette minuti» gli rispose la voce seccata Light.

Il detective sobbalzò facendo velocemente mente locale.

«Oh, Light-kun, mi dispiace» si scusò, vedendo le condizioni dell’altro, che non aveva potuto muoversi per più di mezza giornata. «Credo proprio che dovrò assumere abitudini più regolari finché saremo legati» disse, tediato, come se fosse colpa di Light.

Il ragazzo comprese in quel momento che in realtà il detective, come tutte le persone che hanno sempre vissuto da sole, non era abituato ad adattarsi alle esigenze altrui, e che pertanto avrebbe dovuto darsi da fare lui stesso in prima persona per abituarlo alla sua costante presenza, pena la sua sopravvivenza.

Proprio mentre giungeva mentalmente a queste conclusioni, arrivò Watari per informare Ryuzaki che di sopra gli aveva appena preparato l'occorrente per il bagno.

Per quanto fosse strano che Watari dovesse ricordare al giovane quando era ora di lavarsi, Light non avrebbe mai immaginato fino a che punto potessero spingersi le stranezze di Ryuzaki.

Dopo essere saliti di sopra, in una stanza apposita adibita all'igiene personale, Light si ritrovò al cospetto della famigerata “lavatrice umana” in cui il detective era solito lavarsi, la cui sola vista gli fece accapponare la pelle.

Per ovvi motivi logistici, avrebbero dovuto slegarsi per poterla usare, cosa che Ryuzaki si era categoricamente rifiutato di fare, ragion per cui una volta che si riebbe dallo shock iniziale, l’aveva trovato immerso in una comoda, funzionale, normalissima vasca da bagno, situata proprio al centro della stanza.

«Watari, le manette» ordinò Ryuzaki, facendo scattare la chiusura attorno al proprio polso. Il giovane non si era minimamente accorto delle manovre di Ryuzaki, troppo assorto nelle sue contemplazioni, altrimenti ne avrebbe approfittato per darsela a gambe; invece, per la seconda volta nella giornata, si trovò costretto ad assistere ad una scena che avrebbe preferito non vedere.

Scoprì che Ryuzaki era terribilmente pigro, e più di starsene in ammollo per ore nell'acqua bollente, non faceva. Toccava a Watari insaponarlo, strofinarlo, risciacquarlo, sotto lo sguardo basito di Light, che non aveva nemmeno portato un libro per tenersi occupato. 

Il ragazzo non sapeva bene dove guardare, anche perché lo spesso strato di schiuma che nascondeva le nudità di Ryuzaki andava via via scemando, complicando la situazione ogni minuto di più; così decise di concentrarsi sulla figura di Watari per evitare ogni eventuale, spiacevole imbarazzo.

Quell'uomo era davvero dotato di una pazienza e di una forza pressoché infinite.

Neanche il tempo di pensarlo, che al vecchio venne uno strappo alla schiena...

«Signorino Light, la prego» ansimò, cercando di raddrizzarsi come meglio poteva. «Sia così gentile da continuare lei...» lo pregò, guadagnandosi subito l'uscita e lasciando Light nei pasticci.

Il povero Light rimase allibito a fissare il detective, ancora mezzo insaponato.

«Allora, Light, ti decidi?» disse sbuffando Ryuzaki. «Guarda che non mordo...»

Light si ricordò dei buoni propositi che aveva stretto con se stesso poco prima: avrebbe reso normale quel ragazzo strambo, ragion per cui gli avrebbe insegnato a lavarsi da sé.

«Non puoi finire tu?» chiese al detective.

«Non mi lavo mai da solo» rispose l’altro, come se fosse la cosa più normale del mondo.

«Beh, non credo sia opportuno che lo faccia io» polemizzò Light.

«Va bene, allora non ho motivo di restare qui» replicò il detective, facendo per alzarsi.

«Aspetta!» gridò Light. «Ma... ma che fai?» chiese, strabuzzando gli occhi.

«Esco...» disse pacato il detective, che si era immobilizzato un attimo prima che succedesse il peggio; «immagino che vorrai lavarti anche tu adesso...»

Light deglutì, angosciato.

«Senti, Ryuzaki...» cominciò con fare accondiscendente. «Rimettiti giù, ok? Ti lavo io...» disse avvicinandosi alla vasca e rimboccandosi le maniche.

Light non avrebbe sopportato di vedere pure Ryuzaki nudo, dopo quella giornata, o peggio ancora farsi vedere nudo, e tra tutti i possibili mali, aveva scelto il minore, auspicandosi un tempestivo ritorno di Watari per soccorrerlo.

«Direi che abbiamo decisamente rotto il ghiaccio, adesso» disse Ryuzaki, mentre Light gli insaponava i capelli. «Ne sono felice, non sopporto gli inutili convenevoli...»

Light si chiese quando mai avesse fatto degli inutili convenevoli, ma decise di rispondergli un neutrale «sono d’accordo con te», tanto per non complicare ulteriormente le cose, visto che doveva ancora insaponargli tutto il resto e di Watari si erano perse ormai tutte le tracce...

«Light-kun...» lo chiamò il detective, diversi minuti dopo, facendolo trasalire. «Questa vicinanza tra due persone... credi sia quello che comunemente si definisce intimità?»

Light si irrigidì. 

«L'intimità presuppone assenza di disagio in tale vicinanza» rispose a denti stretti, sperando che il detective intuisse quanto poco a suo agio si sentisse in quella circostanza.

«Giusto» concordò Ryuzaki. «Immagino che la consuetudine renda accettabili anche le cose più assurde.»

Light si bloccò mentre gli insaponava un braccio per guardarlo con un'espressione allarmata, non poco turbato dalla piega che quel discorso stava prendendo.

«E in effetti potrebbe essere una bella sfida per chi ha sempre vissuto in solitudine entrare in intimità con qualcuno» continuò Ryuzaki, ponderando evidentemente su oscure e pericolose questioni. 

Alzò infine lo sguardo apatico per incontrare quello sempre più in allerta di Light.

«In pratica ti sto chiedendo di occuparti tu della mia igiene d'ora in poi, Light-kun. Watari è diventato troppo vecchio per certe cose» disse, raggelando Light definitivamente.

No, questo poteva anche scordarselo. Lui, Light Yagami, non avrebbe mai accettato una simile incombenza, per nessun motivo. Con calma, avrebbe detto chiaramente a Ryuzaki ciò che pensava e lo avrebbe convinto dell'assurdità della sua rischiesta. 

«Ryuzaki...»

Fu più forte di lui: con un gancio destro colpì il detective in pieno viso, facendolo accasciare inerme sul bordo della vasca.

Così Light Yagami spiegò a Ryuzaki le sue ragioni e chiuse in un sol gesto la questione.






 

Note dell'autrice

Dopo aver letto L file n 15, in particolare la parte dove viene illustrata la giornata tipo di L, questa shot si è praticamente scritta da sola. Incredibile ma vero, la lavatrice umana è canon, così come le numerose ore di sonno/coma consecutive, o il fatto che vada in bagno stando "accucciato" e con la porta aperta...

Dopo questa, Light ha tutta la mia comprensione, e spero anche la vostra... :) :) :)

Grazie per aver letto fin qui.
 

 





 
 
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