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Autore: Liviuz    23/07/2014    5 recensioni
Un college di tutto rispetto, persone di tutto rispetto, ma…
Se una ragazza festaiola come Emily Miller, avesse come migliore amica Darcy Styles?
Se il suo prof di inglese si chiamasse Malik?
Se il negozio di strumenti che adora, fosse di un certo Niall Horan?
Se il suo compagno di scuola, con un lato b scolpito alla Giotto, si chiamasse Lucas Tomlinson, e la sua gemella, Kim Tomlinson, fosse la sua ex migliore amica?
Se il ragazzo che continua a corteggiarla, senza avere nemmeno una chance, o quasi, si chiamasse Paul Payne?
Se casualmente Emily e Darcy trovassero degli album di fotografie del padre di Darcy? Guardando le foto potrebbero scoprire qualcosa di un lontano passato, forse riportando alla luce un’amicizia svanita nel tempo.
Genere: Avventura, Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vi prego di leggere lo spazio autrice a fine capitolo, grazie.

Chapter 16



Theo Horan’s Pov
- Lo conosco più di quanto credi… - mormorai impercettibilmente. Emily aprì la bocca, forse per chiedere spiegazioni, ma il cellulare le squillò.
- Pronto? –
Avrei voluto scappare lontano, ma ero come paralizzato. Emily mi guardò un attimo di sfuggita prima di perdersi con lo sguardo sulla distesa azzurra davanti a noi.
- Non sono a casa. – e annuì sorridendo divertita, per poi farsi seria. Il sangue mi si era gelato nelle vene. – Cosa devi dirmi? Uh-uh. – sospirò. La bocca mi si era seccata. – Puoi anche dirmelo per telefono, non credo arriverò prima di due ore. – parlò arricciandosi pensosamente un ciuffo attorno al dito, mordicchiandosi il labbro inferiore. – Non mi incazzerò, tranquilla, Kim. – rise piano divertita. Sentii un nodo allo stomaco. La sua espressione si trasformò presto in sconcerto guardandomi allibita. La parola “Tu” si formò sulle sue labbra, prima che il telefono le crollasse a terra.
- M-mi dispiace Emily. – soffiai. Si sentivano delle grida dal telefono che chiamavano Emily, ma lei non ci faceva più caso.
- Tu mi hai rovinato la vita. – boccheggiò, mentre gli occhi le diventavano lucidi. Avrei voluto spiegarle tutto, ma le parole mi morirono in gola. – Tu sei quel bastardo che mi ha tolto la felicità. – singhiozzò colpendomi debolmente il petto con una spinta. – N-non ci posso credere, non posso credere che anche tu mi stia prendendo in giro. – disse scuotendola testa. Vedevo l’oblio nei suoi occhi. – Non posso credere che sia riuscita a fidarmi di te. Avrei dovuto saperlo. -. Cercai di abbracciarla, ma lei mi scansò con violenza. – Cos’ho fatto? Cosa cazzo ho fatto per meritarmi tutto questo? – urlò e scappò via.
Avrei voluto seguirla, ma avrei solo peggiorato le cose.
 
Mio zio mi trovò nella stanza degli ospiti, mentre fissavo con molto interesse il soffitto bianco. Perché diavolo tenevo quelle foto sul computer? Perché avevo spiato così tanto Darcy Styles, da diventarne ossessionato? Avevo solo il compito di dire a mio zio in che condizioni era Darcy e dove si trovava. Avevo superato il limite e me n’ero anche accorto, ma pensavo che fosse rimasto solo per me questa faccenda. Chi avrebbe immaginato che la figlia di Tomlinson fosse una Hacker? Non di certo io. Suo padre non capiva un cazzo di quella roba, se non al massimo per mandare e-mail o roba del genere. Ma quello era secondo le mie fonti, Niall non mi aveva detto niente al riguardo delle sue capacità. Forse perché non avevo avuto il buon senso di chiederglielo.
- Ciao Theo! – esclamò felice sedendosi sul mio letto. Accennai ad un saluto. La mia testa era ancora in piena confusione, dovevo mettere a posto le idee.
- Dove sei stato? – chiesi mostrando poco interesse nella risposta. Lui inarcò un sopracciglio allibito.
- Con Zayn e Perrie, ma tu invece come stai? – mi rispose cauto. Tirai un sospiro esausto della giornata. Avrei solo voluto addormentarmi, per non svegliarmi più.
- Ho litigato con Emily, o meglio lei mi ha piantato in asso. È stato più un monologo. – spiegai confusamente, ma lui annuì comprensivo.
- E perché ti ha lasciato solo? –
- Perché sono un idiota, le ho rovinato la vita ed ecco che la fortuna mi volta le spalle. Pensavo di essere riuscito a trovare la normalità, ma proprio non ci riesco. –
- La famiglia Horan non è mai stata un modello di normalità. – disse pensosamente serio. Sorrisi beffardo.
- Allora cercavo di avvicinarmi alla normalità. –
- Comunque cosa è successo? –
Deglutii sonoramente nervoso.
- Lo sapevi che Kim Tomlinson è una Hacker. -. Non mi rispose, ma rimase impassibile. Chi tace acconsente. – Dio! E lo sapevi pure. – imprecai.
- No, non lo sapevo. Ma potevo intuirlo. Louis non aveva praticità dei computer, ma le sue sorelle Lottie e Phoebe avevano un intuito incredibile per queste cose. -, scossi la testa incredulo. Un gene della famiglia Tomlinson. Fantastico!
- Beh, comunque ha frugato inconsapevolmente nel mio computer. –
- Quindi? – chiese dopo un mio silenzio troppo prolungato.
- Ha trovato delle cose che non doveva trovare. – risposi cupo. Lo sguardo di mio zio mi squadrò curiosamente e confuso. – Ho iniziato a fare delle foto di Darcy, quando mi hai dato il compito di sorvegliarla, non chiedermi perché. Lo facevo e basta. Quando lei e Payne erano scappati a Firenze per sbaglio ho fatto una foto, mentre lei e quel viscido stavano facendo delle cose poco consone. – spiegai. – Ora non riesco più a sbrogliare la matassa. – sospirai affranto.
- Basta solo dire che avevi il compito di sorvegliare Darcy. Puoi anche fare il mio nome se vuoi. – fece spallucce mio zio. Lo guardai sbigottito. Certamente fare il suo nome era l’ultima cosa che avrei fatto! Non avrei mai dato la colpa a lui. Ero io quello stupido incosciente, avrei dovuto prendere più precauzioni.
- Dovrei anche dire che lavoro faccio, e sarebbe una bugia in più da smentire. – continuai, considerando i pro e i contro della faccenda.
- Non credo questo ti turbi più di tanto, Theodore. Cambiare lavoro è rientrato nei tuoi piani già da parecchio tempo, mi sembra. –. Brontolai seccato che mi avesse chiamato per intero. Usava quel nome solo quando mi voleva convincere a fare qualcosa che effettivamente sembrava più giusto, ma che in realtà si mostrava complicato da fare. Il novantanove percento delle volte gli davo retta.
 
Harry Styles’ Pov
Avevo perso il conto dei giorni da quando Carlotta era partita. Cercavo di pensarci il meno possibile, per rallentare il mio stato di follia. Ma solo rallentare. Potevo già sentire gli effetti di questa lontananza forzata: non uscivo di casa, se non per lo stretto necessario.
- Papà, ho bisogno della moto, posso prenderla? -, entrò nella mia stanza Darcy. La guardai inebetito qualche secondo.
- La moto? Non hai nemmeno la patente, Darcy. Come credi di poterla guidare? –
- Conosco qualcuno che la sa guidare. –
- Payne? – domandai mettendomi a sedere sul letto.
- No. Non è Paul. –
- E come si chiama questo ragazzo? –
- Non ho mai detto che fosse un ragazzo. – replicò lei.
- E allora come si chiama questa ragazza? –
- Rachel. È una mia compagna del corso di letteratura. –
- E come fa di cognome? –
- Maynard. – rispose impaziente. – Rachel Maynard. Non la conosci. –
- Chi è suo padre? Conor o Jack? – domandai. Darcy mi guardò stranita. Per lei ero un uomo che viveva fuori dal mondo, che non conosceva niente e nessuno, se non quelle poche persone che lavoravano per lui.
- Nessuno dei due. Suo padre è morto anni fa. – ribatté secca.
Stava mentendo. Nonostante non capissi il motivo per cui mi stava mentendo, lo avevo capito. Lei e sua madre erano identiche, delle brave attrici, ma non ai miei occhi.
- No, non prenderete la mia moto. – risposi alzandomi. Lei inarcò un sopracciglio indispettita.
- Perché no? –
- Chi mi dimostra che la tua amica abbia la patente per guidare la mia moto? – chiesi impassibile al suo capriccio.
- Non credi a me? –
- Non credo nella tua amica. –
- Non posso credere che non credi a me… Harry. – mi apostrofò.
Mi si gelò il sangue nelle vene. Come poteva mia figlia chiamarmi per nome? Mia figlia! Non una sconosciuta, non un’amica od una conoscente, ma la creatura che mi stava di fronte, che avevo amato come sua madre, che avevo accudito nel corso degli anni, che avevo consolato nei momenti tristi e aiutato nei momenti difficili…
Prima di accorgermi di quello che avevo fatto, Darcy scappò via con il segno delle mie dita sul volto.
 
Arrancai titubante fino alla porta d’ingresso spalancata, come fossi stato ubriaco, nonostante non lo fossi e guardai la via deserta. Chiamai Darcy un paio di volte, ma come prevedibile, lei era già scomparsa. Come potevo aver alzato le mani su di lei? La mia piccola Darcy. Avevo fatto una promessa a Carlotta, ma l’avevo infranta. Mi sentivo meschino in quell’istante.
Mi ritrovai seduto sul gradino con la testa fra le gambe.
- Come stai Harry? –
Rimasi paralizzato da quella voce. Alzai la testa, ma nonostante tutto non riuscivo ancora a capacitarmi di quanto mi stava accadendo.
- Louis? –
Si grattò la nuca nervosamente guardandosi attorno e si sedette accanto a me sul gradino.
- Già, sono io. – mormorò infilandosi le mani in tasca.
- Cosa… - . Cosa diavolo ho fatto perché il mio ex-migliore amico mi vedesse in quello stato, dopo tanti anni? - … ci fai qui? –
- I-io, ehm… passavo di qui. – rispose torturandosi le mani. Annuii poco convinto. – Devo andare a casa di… di Zayn. –
- Oh, quindi voi… -
- No, non ci sentiamo. Solo che mia figlia è appena tornata dalla Francia, Zayn è un professore d’inglese, così… sai, mi chiedevo se potesse fare delle ripetizioni a Kim. Non navigo più nell’oro come prima. –
Lo scrutai bene in viso. Sembrava invecchiato molto in questi anni.
- Non hai più soldi? – domandai incredulo. Lui mi guardò con un sorriso amaro.
- Non faccio più il lavoro che fai te, Harry. Sono l’allenatore della squadra di calcio. Ho praticamente speso tutto quello che avevo per permettere ai ragazzi di fare qualcosa che piacesse a loro, adesso sto andando in perdita. –
Non riuscivo a credere che Louis avesse davvero rinunciato a tutto fino a quel punto, ma infondo non dovevo rimanerne sorpreso, lui era sempre stato così. Ero io quello egoista.
- Vieni dentro con me un secondo. – dissi alzandomi ed entrando in casa di corsa.
Non persi un solo secondo per vedere l’espressione che aveva Louis dipinta in quel momento. Corsi a prendere il libretto degli assegni e scrissi la cifra che più mi sembrava opportuna da donargli. Quando alzai lo sguardo Louis stava scuotendo la testa imbarazzato.
- No, Harry. Non sono venuto ad elemosinare alla tua porta. –
Gli infilai lo stesso l’assegno in mano.
- Prendilo. Dovevo ripagarti i danni alla casa che ti avevo fatto un po’ di tempo alla casa. –
- Sono passati anni. Non c’è bisogno che mi ripaghi di quello. –
- Certo che sì. Ti avevo distrutto anche il quadro che ti piaceva tanto. –
Presi un altro assegno e compilai anche questo.
- E questo è per la tua squadra. So che ci tieni molto. – dissi porgendoglielo. Lou scosse nuovamente la testa.
- Non posso accettare i tuoi soldi Harry. Non adesso. Non dopo tutto quello che è successo. – e posò quello che gli avevo dato su un mobile lì accanto. Mi sentii ferito. Pensavo eravamo riusciti a mettere a posto qualcosa tra noi. – Non è cambiato niente, Harry. – rispose come se mi avesse letto nel pensiero. - Ciao. – disse togliendomi la mano dalla spalla che aveva messo un secondo prima. Avevo sperato che mi abbracciasse.
 
Paul Payne’s Pov
Continuavo ad accarezzare la parte arrossata del volto di Darcy, mentre continuava a piangere ad imprecare contro suo padre, come se fosse stato lì dov’ero io. Se mio padre era un codardo, il padre di Darcy era una carogna. Non riuscivo a credere che qualcuno potesse alzare anche un solo dito su sua figlia, io almeno non l’avrei mai fatto. Le ragazze dovrebbero essere intoccabili.
Il cellulare mi squillò nelle mani, mentre Darcy si asciugava gli occhi.
- Pronto? – risposi uscendo dalla stanza.
- Paul, sono Kim. – rimasi impietrito.
- Come hai il mio numero? –
- Lunga storia. Non ti ho chiamato per sentire di come ho il tuo numero, volevo sapere se hai visto Emily. – chiese con preoccupazione nella voce.
- Se fosse qui sentiresti al telefono i suoi insulti rivolti a me. – risposi seccamente.
- Sento qualcuno urlare. –
Feci una smorfia. Sapeva benissimo che quella non era la voce di Emily.
- Emily non è con me… - rimasi un secondo col fiato sospeso, mentre una domanda mi vorticava nella testa. - … Non è con te? –
- No, e nemmeno con mio fratello. Adesso doveva avere un appuntamento con Horan, diceva di essere a due ore di distanza da casa. –
- Un appuntamento con Horan? Pensi che le abbia fatto qualcosa? –
- No. Non sapevo che era con lui. Le ho detto una cosa che forse dovevo tenermi per me in quel momento. – sussurrò.
- Cosa le hai detto? – chiesi tramortito.
- I-io… Lascia stare, Paul. Non fa niente, la cercherò da sola. – e mi chiuse il telefono in faccia, prima che potessi replicare. Rimasi interdetto per qualche minuto. Dovevo sapere cosa le aveva detto. Entrai nella mia camera prendendo le chiavi della moto e il portafoglio.
- Dove stai andando? – mi chiese Darcy. Mi ero quasi scordato di lei.
- Vieni con me. Renditi presentabile. Devi abbordare Lucas. – risposi sbrigativo.
 
Kim doveva essere con suo fratello in quel momento, infatti non sbagliai la mia previsione, visto che quando Darcy suonò alla porta venne ad aprire Lucas.
- Hey, Lucas. – lo salutò Darcy. Lo vidi uscire e chiudere la porta alle sue spalle.
- Cosa ci fai qui, Styles? – chiese lui nervoso.
- I-io… volevo parlare con Emily. – fece lei con le lacrime agli occhi. Le avevo dato delle istruzioni prima di andare da loro, ma in quel momento Darcy non stava recitando.
- Perché pensi che possa essere qui? – chiese lui. Lei si asciugò gli occhi arrossati con il dorso della mano. Il trucco le stava colando e il segno rosso sul viso stava ricomparendo.
- Ti prego, Lucas! È stata una pessima giornata. Cercherò di non farmi vedere da tua sorella, ma devo parlare con Emy. – lo supplicò. Lo vidi avvicinarsi a lei pericolosamente. Soffocai l’istinto di andare da quel coglione e tirargli un cazzotto, per il fatto che dopo averci provato con la mia ragazza, ora stava flirtando con Darcy. Poi ricordai. Per lo stesso motivo ora Emily non mi parlava. Se non fossi andato a letto con la sua migliore amica, ora lei sarebbe stata lì accanto a me. L’ultima cosa che potevo fare in quel momento era giudicare Lucas Tomlinson. Ero diventato peggio di lui.
 
Darcy e Lucas si allontanarono da casa. Io mi avvicinai alla porta. Speravo con tutto il cuore che Darcy riuscisse a tenerlo a lontano il tempo necessario. Suonai alla porta. Kim venne ad aprirmi.
- Paul? Che diavolo ci fai qui? – chiese sorpresa e nervosa al contempo. Non le risposi ed entrai in casa sua come se niente fosse.
- Dov’è Emily? – le chiesi senza giri di parole.
- Non lo so. –
- Certo che lo sai! –
- Non ti avrei chiamato se lo avessi saputo. – mi sputò. Era vero.
- Cosa le hai detto? –
- Niente che ti può interessare. –
- Fino a prova contraria… -
- Fino a prova contraria niente! Emily ora sta con mio fratello. – concluse lei seccamente. Ingoiai un groppo che mi si era formato in gola e soffocai le lacrime.
- Non è vero. – replicai debolmente ma con voce ferma. Lei mi studiò qualche secondo.
- Già. Non è vero. – sospirò alla fine. Sgranai gli occhi.
- Vuol dire che Emily mi ha raccontato una stronzata? –
- Ma se… - sbuffò. – Sei bravo con i giochetti di parole, Payne. E no, mio fratello è single. –
Rimanemmo a fissarci qualche minuto.
- Cosa le hai detto? – chiesi alla fine.
- Tante cose. – rispose lei sarcastica.
- Cosa le hai detto perché non ti rispondesse più al cellulare? – specificai. Fece una smorfia.
- Una cosa. –
- E cosa? –
- Qualcosa che non doveva scoprire in quel momento. –
- Cosa cazzo le hai detto?! – sbottai irritato. Si passò una mano trai i capelli e si fissò la punta delle scarpe.
- Paul, non ho intenzione di finire in prigione. –
- Cosa? – feci confuso.
- Hai capito bene. Quello che ti direi mi farebbe finire al fresco per un sacco di tempo. –
- Non hai rubato o ucciso nessuno. E spezzare il cuore a qualcuno non è ancora ritenuto reato. –
- Paul, io sono una Hacker. – mormorò.
 
Non sapevo come prendere la questione. Ero spiazzato. Riuscii solo a sgranare gli occhi e fissarla inebetito.
- E questo cosa c’entra? – chiesi. Anche se lei fosse stata una killer, questo non poteva c’entrare con Emily.
- Avevo preso di mira un computer un po’ di tempo fa. – spiegò abbassando la voce. – Questo tizio mi aveva incuriosito parecchio, per il semplice fatto che sul computer teneva una serie di foto di Darcy. –
- Uno stalker? –
- Si potrebbe presupporre. –
- Ok, ma cosa c’entra Darcy con me e Emily? –
- Sei andato a letto con lei, non ricordi. – mi disse tagliente. Ci misi qualche secondo a capire le sue parole.
- T-tu come fai a saperlo? –
- Perché quel tizio aveva una foto di te e Darcy che vi baciavate mezzi nudi. –
Rimasi in silenzio per mettere in ordine le idee.
- Chi era quel ragazzo? – chiesi alla fine.
Non c’era bisogno di rispondere. Sapevo già il nome.
- Theo Horan. – mormorò alla fine Kim.
 
Dovevo scoprire dov’era Emily. Poteva diventare impulsiva nei momenti più inopportuni, e quello lo era in piena regola. Peccato che non sapessi nemmeno da dove incominciare.
 
Louis Tomlinson’s Pov
Fui accolto da un sorriso dolce di Perrie, mentre mi accompagnava dentro casa.
- È davvero bello rivederti, Lou. – disse prendendomi a braccetto. Perrie ed io eravamo sempre stati grandi amici, ed El e Zayn accettavano benevolmente la nostra amicizia.
- Anche per me, Pez. – risposi affettuosamente. Qualche volta si fermava di nascosto al campo, dopo aver salutato Zayn, e chiacchieravamo in po’ insieme, come ai vecchi tempi. Mi fece accomodare in salotto, mentre mi versava un bicchiere di succo ace. Sorrisi divertito.
- La prossima volta prepara direttamente un succo alla carota. – la canzonai premurosamente. Lei mi fece la linguaccia.
- Senz’altro Louis. Ma avvertimi prima di passare. – rise. Da giovane quando scoppiava a ridere, ero sempre preoccupato di innamorarmi di lei, che all’improvviso mi venisse la voglia di baciarla. Poi capii che l’amore che provavo per lei era quello che serbavo alle mie sorelline. Quegli occhioni dolci azzurri, somigliavano così tanto a quelle delle mie sorelline, che ormai ritenevo Perrie una di loro.
- Penso che questa sarà l’ultima volta. – mormorai tristemente pensando alla realtà dei fatti. In quell’ultimo periodo avevo acquisito il potere di smorzare tutta la felicità che mi circondava. Sul viso di Perrie si dipinse un sorriso triste al di là dello scudo di capelli che la proteggeva dal mio sguardo, mentre mi dava le spalle per chiudere la bottiglia.
- Zayn l’altro giorno ha incontrato Niall. Lo sapevi? – chiese cambiando argomento. Un masso si posò sul mio petto. Ingoiai un groppo che mi si era formato in gola. – È davvero cambiato molto. Beh, se per questo siete cambiati un sacco tutti. – disse. Sembrava quasi un’accusa.
- Siamo dovuti crescere alla fine, Perrie. Anche io. – Per via dei miei bambini. Lei si voltò lentamente senza incrociare il mio sguardo.
- Tu eri già un adulto, Louis. Hai dovuto aiutare tua madre ad accudire le tue sorelline quando non avevate più un padre. Non ti sei mai comportato come un fratello maggiore, ma come un padre. Sei cambiato. Sembriamo stati tutti catapultati sul set di un film scadente, dove nessuno è capace di recitare. Tanto meno tu o gli altri ragazzi. –
Sospirai nervosamente. Non potevo che darle ragione, ma scossi la testa in segno di dissenso alle sue parole taglienti.
- Avevo solo bisogno di parlare con Zayn oggi. Forse… forse passerò un giorno da lui nel suo ufficio. – mormorai alzandomi. Ma sentii la porta d’ingresso aprirsi.
- Amore? – quella voce calda e suadente. Perrie rimase immobile davanti a me, senza rispondere al richiamo di Zayn. La porta si chiuse con un rumore secco, mentre io continuavo a fissare il tappeto sotto i miei piedi che era diventato incredibilmente interessante in quel piccolo lasso di tempo. – Perrie? – la chiamò nuovamente una voce corrucciata, entrando nel salotto. Sentii il suo sguardo appoggiarsi su di me. Non ricordavo più l’ultima volta che avevo parlato con lui faccia a faccia. Quando ci incontravamo casualmente nel campus ci scambiavamo a malapena un cenno col capo, ma niente di più.
Avrei voluto scomparire nel pavimento.
 
*Flashback*
La mia mente era completamente offuscata quando urlai il nome di Harry. Quando riuscii a calmarmi mi ero accorto che tutti mi stavano fissando. Tutti meno Carlotta. Era scappata via. Sentii una mano colpirmi in pieno viso, e dopo qualche istante il segni delle dita di Pez mi contornarono la guancia. Danielle si era alzata per andare da Carlotta, come pure Letizia. Liam e Zayn erano intenti a tenere Harry calmo. Niall invece raggiunse Perrie.
Mi passai una mano sul segno dolorante.
- Perché l’hai accusato ingiustamente, Louis? – mi domandò Niall serio. Strinsi le labbra, fino a ridurle ad una striscia bianca.
- Perché è un coglione. – ribatté cupamente Perrie.
Ma non risposi né alla domanda, né alla frecciatina. Fissavo il ragazzo riccio che cercava di divincolarsi dalla morsa salda di Zayn e Liam.
Ero totalmente confuso. Non ero più io. Il solito Louis, quello che aiutava le persone in difficoltà, che era fiero di avere come amici quattro ragazzi come loro… quello che aveva sempre desiderato come fratello minore Harry. Avevo rovinato la vita al mio migliore amico, quando avevo passato la maggior parte del tempo ad aiutarlo con Carlotta. Cosa mi era preso?!
Corsi fuori dal locale. Mi vergognavo troppo del mio comportamento.
 
*Fine flashback*
 
Emily Miller’s Pov
Avevo fatto l’autostop fino ad arrivare a casa mia. Mi sentivo frustrata e tradita. Era forse questa la punizione per il fatto di essere stata crudele col mondo in tutti questi anni? Avrei voluto sparire dalla circolazione. Starmene lontano da tutti.
Corsi in camera mia e spalancai le ante del mio armadio, tirando fuori vestiti a casaccio e buttandoli sul letto. Raccolsi tutto e buttai il tutto in un borsone. Non avevo tempo di mettere a posto. Sarei scappata. Nessuno sarebbe stato in grado di trovarmi, nessuno poteva cercarmi. Non avevo parenti, nessuno che avrebbe potuto sporgere denuncia per la mia scomparsa. Sarei scappata a Londra. Niente di più semplice, niente di più efficace.
 
Mi ero addormentata sul treno, forse ero a poco più di metà tragitto. Non mi accorsi che nel mio stesso vagone c’era una donna mora che stava guardando fuori dal finestrino. Il sole stava appena tramontando. Sbadigliai appena e tolsi i piedi dal sedile.
- Oh, salve signorina! – salutò lei quando si accorse che mi ero svegliata. Arrossii a quel nomignolo che poco mi si addiceva.
- La prego, non mi chiami signorina. Mi chiami semplicemente Emily. – sorrisi timidamente. Era veramente una bella donna. Occhi scuri, capelli ricci, una figura slanciata e un viso candido, a dispetto dell’età, che poteva aggirarsi vicino alla quarantina.
- Certo Emily. Io sono Danielle Peazer. Diamoci del tu, se per te va bene. – mi sorrise dolcemente. Quel sorriso…
- Certamente Danielle. –
- Allora Emily, come mai sei diretta verso Londra? Sei maggiorenne vero? – mi domandò maternamente.
- Sì, lo sono. E sto cercando di dimenticare, Londra mi sembrava il posto più semplice in cui perdersi. –. Lei annuì comprensiva. – Tu cosa fai a Londra invece? –
- Io? Oh… uhm. Anch’io forse sto cercando di dimenticare. Un matrimonio fallito e tutte le sue conseguenze, sai… - sorrise tristemente.
- Lo amava? –
- Forse è stato il mio errore più grande amarlo più della mia stessa vita. –
- L’amore è una fregatura, vero? – risi. Lei si unì a me. Eravamo già d’accordo su una cosa.
- Tu invece sei innamorata di qualcuno? Non bisognerebbe innamorarsi alla tua età. Bisognerebbe solo vivere. Per l’amore c’è sempre tempo, quello aspetta, mentre il divertimento… Quello finisce presto. –
Ma ormai era già troppo tardi per me. Cupido aveva già scoccato la sua freccia fatale.
- È proprio per questo che sto scappando. Dall’amore a tutte le sue conseguenze. – sospirai.
 
Mi guardai attorno. Mentre le gente mi spintonava per passare.
- Emily, tu dove andrai? – mi domandò Danielle portandomi via da tutto quel trambusto.
- Penso che prenderò una stanza in un hotel. Anche se non so da dove iniziare. – ammisi. Ero davvero spaventata da tutto quel movimento.
- Non ti sei organizzata tutto prima? –
- Uhm, no. È stato tutto una cosa impulsiva. –
Lei si guardò attorno pensierosa. Molto probabilmente stava aspettando qualcuno e io non volevo esserle di alcun peso.
- Ma stai certa che me la caverò. Non ti preoccupare, ho il tuo numero. Ci terremo in contatto. – sorrisi facendole vedere il telefono stretto nelle mia mano. Mi guardò corrucciata.
- Io vado a stare da una vecchia amica. O almeno, ho le sue chiavi da casa. Mi ha dato il permesso di stare a casa sua tutto il tempo che volevo, ma non credo che sia a casa. Perché non vieni con me? La casa è grande. Un po’ di compagnia ci farebbe bene ad entrambe. –
Valutai la sua offerta. Forse avrei potuto accettare, ci saremmo divertite insieme.
- Certo. Andiamo allora. – sorrisi.
 
Theo Horan’s Pov
Sapevo che gli amici di Emily mi stavano braccando, non ero stupido. Avevo un’esperienza come spia e sapevo che quello era il momento di tagliare la corda. Non sarebbe passato molto tempo da quando il suo ex, i Tomlinson e Styles mi avrebbero trovato. Sapevo da fonti certe che Emily era scappata a Londra, ora stava a me mettere a posto tutto il casino fatto con lei.
Riposi nella valigia gli ultimi indumenti che stavano sul letto e chiusi la cerniera.
- Theo! C’è qualcuno per te alla porta! – mi chiamò mio zio entrando nella mia camera. Mi fissò qualche secondo poi i suoi occhi studiarono la valigia e l’armadio vuoto.
- Chi è? – chiesi infilandomi il cappotto.
- Il motivo per cui stai scappando. – rispose Niall.
- Sto andando a Londra. Devo ritrovarla, zio. –
- Lo so. Ma quel ragazzo è sconvolto, Theo. Devi spiegargli la questione, non puoi scappare ora. –
- Come Payne ha fatto con te. Ti ha sconvolto. –
- Theo. – mi ammonì lui. – Lo sai che non mi piacciono questi tipi di giustizia. Con la vendetta non si risolve niente, né tanto meno io voglio che tu mi faccia giustizia in quel modo. –
- Tornerò con lei e poi spiegherò tutto a Payne, ok? – feci appoggiando le mani sulle sue spalle e incatenando i nostri sguardi.
- È lì fuori che aspetta una risposta adesso, Theodore. –
- Anche tu mi devi un sacco di spiegazioni, zio. –
Sospirò e annuì. Avevo il suo via libera. Avevo a disposizione la scala antincendio, mentre Niall faceva accomodare in casa il figlio di Liam Payne. Aprii la finestra e scesi di corsa le scale di acciaio.
 
Arrivai a Londra qualche ora dopo in sella alla moto. Emily aveva preso il treno quindi dovevo vedere i nastri della sorveglianza per sapere dove era diretta, se aveva incontrato qualcuno o se era rimasta da sola. Presi il telefono e cercai il numero di Nick.
- Pronto? –
- Hey Nick. Sono Theo. –
- Theo? Theo Horan? Pensavo fossi morto in Russia, amico! – rise lui.
- A questo punto avrei sperato anch’io di morire laggiù. – sospirai. La risata si spense.
- Che succede? –
- Ho combinato dei casini. –
- Questione di vita o morte? –
- No. Questioni di amicizia. –
- Amicizia? Allora la questione è ancora più grave! Una spia come te che ha degli amici. –
- Oh, tu sei anche sposato! –
- Mia moglie è una spia come noi. E comunque oltre a noi due non abbiamo amici, noi. A parte te e qualcun altro. –
- Anche per me è così. –
- Comunque cosa stavi dicendo prima? –
- Devo rintracciare una persona a Londra. – spiegai.
- A Londra? Allora è un gioco da ragazzi. – rise Nick. Alzai gli occhi al cielo. – Pensavo che stessi per dire che dovevi rintracciare una persona scomparsa dieci anni fa, magari in Africa. Sarebbe stato tutto più difficile, mentre Londra… Con tutte le telecamere che ci sono, i telefoni con il GPS e le carte di credito. Ci vorrà al massimo un quarto d’ora! –
- Per te. Ecco perché ti ho chiamato. –
- Dove sei? –
- Alla stazione dei treni di Londra. –
- Dammi dieci minuti e sono lì da te. –
 
- Chi è quella donna? – chiese Nick indicando lo schermo del suo computer. Eravamo riusciti a bypassare tutti i sistemi di sicurezza e ora avevamo il controllo di tutte le telecamere della stazione e attorno.
Fissai più attentamente lo schermo.
- È la moglie di Payne. Dio! – imprecai. – Cosa diavolo ci fa con Emily? –
- Forse stanno cercando un vestito per un matrimonio. Suocera e la sposina. – ironizzò Nick. Lo guardai male.
- È da Payne che sta cercando di scappare. –
- Io pensavo da te. –
- Anche da me e… senti è tutto troppo complicato. E comunque sapresti tutta la storia anche prima che io riesca a finire di raccontartela. –
- Grazie per il complimento. –
- Di niente. – bofonchiai. – Riesci a scoprire dove sono. –
- Hai il numero di telefono delle tua amichetta? –
 
Vidi Emily entrare in un taxi seguita da Danielle. Accesi il motore della moto e le seguii e debita distanza, quando si fermarono davanti ad un pub chiassoso. Quella serata sarebbe finita male… molto male.
Superai la fila ed entrai come avevano fatto loro. Conoscevo bene il bodyguard di quel locale, lo avevo preso a scazzottate una volta, lui era finito in ospedale per qualche giorno.
Non volevo che Emily si riducesse ad abbracciare un gabinetto, come finivano ogni volta tutte le sue bevute. Anche se non sarei mai dovuto essere lì, mi ero esposto troppo e avrebbe scoperto tutto riguardo la mia vita.
- Hey bellissimo! Ti va di ballare? – mi si parò davanti una moretta voluminosa. Ero disgustato da tutta quella pelle piena di glitter in mostra, sembrava più una pallina per un albero da natale.
- Forse più tardi. – risposi sbrigativo, avevo perso di vista Emily. La cercai con gli occhi per tutto il locale finché non la scovai mentre si faceva fuori il terzo bicchierino consecutivo di vodka. Ce n’erano almeno altri dieci accanto a quelli svuotati. Intanto alcuni ragazzi si erano raggruppati attorno a lei, sembrava che avesse scommesso qualcosa.
- Non ce la farà mai. – rise un ragazzo biondo mentre fissava Emily tenersi al bancone per svuotare il sesto bicchierino. Mi feci spazio tra la folla. Era appena entrata nel locale da meno di un quarto d’ora ed era già mezza ubriaca.
 
Paul Payne’s Pov
Kim e Darcy erano volute venire con me e purtroppo anche Lucas di conseguenza. Niall Horan ci fece accomodare nel suo salotto e ci fece sedere sul divanetto davanti alla poltrona. Fortunatamente ero finito accanto a Darcy, mentre dall’altra parte avevo il bracciolo del divano, Lucas era finito in mezzo alle ragazze e certamente era in grado di gestirle meglio di me.
- Allora, ragazzi… Cosa vi ha spinti tutti qui? – ci chiese l’ometto che avevamo davanti con uno sguardo molto eloquente. Sembrava conoscerci da una vita.
- Suo nipote. – rispose prontamente Darcy.
- Voi siete i figli di… uhm, Tomlinson se non sbaglio. – fece Horan come se non avesse sentito la risposta di Darcy. – I gemelli Tomlinson. – disse più lentamente come se volesse assaporare bene quelle sillabe.
- E lei come fa a saperlo? – domando Lucas scontroso. Sua sorella gli tirò una gomitata nelle costole facendolo gemere di dolore.
- Sì. Siamo i figli di Louis Tomlinson, io sono Kim, mentre lui è Lucas. –
- Siete tutti amici? – ci chiese divertito lui. Rimanemmo spiazzati dalla domanda. Non potevamo certo definirci amici, a mala pena ci sopportavamo.
- Siamo solo venuti insieme perché siamo tutti amici della stessa ragazza. Emily Miller, sappiamo che lei la conosce di persona e sappiamo che suo nipote è stata l’ultima persona a stare con lei. –
- Theo? –
- Sì, esatto. – rispose Kim precedendo tutti. Annuimmo in segno di conferma, mentre l’uomo davanti a noi diventava sempre più pensieroso.
- Ditemi ragazzi. Davvero pensate che la malefatta di Kim rimarrebbe impunita? – ci chiese poi improvvisamente. Vidi la sorella di Lucas sobbalzare. Non riuscivo a credere a quello che stavo sentendo… Come face a sapere del guaio in cui era incappata Kim?
- Kim non ha fatto niente! – la difese suo fratello. Di risposta l’uomo ci lanciò un sorriso divertito, tutt’altro che maligno.
- Sentite ragazzi. Io so più di quanto voi potete sospettare, su tutto e tutti. Potrei dirvi ogni vostro guaio e anche ogni guaio dei vostri genitori. –
- I nostri genitori? I nostri genitori non devono sapere che siamo qui… insieme. Questa cosa doveva rimanere tra di noi. – sbottò Darcy irritata.
- È un peccato che Perrie non abbia avuto un figlio. – parlò l’ometto ritornando con la testa tra le nuvole. Ci guardammo imbarazzati tra di noi. – Comunque se volete proprio sapere… dovreste fare una scappata a Londra per ritrovare la vostra amica, la signorina Miller. E fatevi raccontare tutta la storia da Theo. Io intanto devo farvi le più sincere scuse, specialmente a te Darcy. –
- A me? I-io… -
- Non chiedere il perché ora. Vi spiegherà tutto Theo, ne sono certo. – ci sorrise incoraggiandoci. – Ma dovete sbrigarvi. Theo sta già cercando la vostra amica, ma penso che vi ragazzi gli sarete utili per riportare Emily a casa. –
- Come faremo a trovarli? Lei sa più precisamente dove sono? – chiese speranzosa Darcy. L’uomo scosse la testa.
- Avete una risorsa molto più preziosa voi. – sorrise a Kim.
 
Dopo un attimo di esitazione Kim ci guardò sconcertata.
- Io? –
- Un genio dell’informatica come te… - proseguì il Signor Horan. – Sei più brava di quanto pensi, nessuno ti potrebbe scoprire. –
- Ma come la mettiamo con i nostri genitori? – chiesi.
Stavamo praticamente mettendo giù un piano per scappare a Londra e cercare Emily, davanti ad uno sconosciuto. C’era posto migliore?
- Se permettete vi vorrei aiutare con loro. – ci propose lui.
 
Niall Horan’s Pov
I ragazzi erano usciti da pochi minuti, mentre componevo un numero di telefono.
- Pronto? – chiese la voce di Perrie.
- Salve Signora Malik. – la salutai ridendo.
- Niall?! – strillò felice. – Perché mi ha chiamata? –
- Devo riunire i ragazzi… Per te è un problema aiutarmi? –
 
- Questa è l’idea più folle che tu abbia mai avuto! – mi gridò Perrie saltandomi addosso per abbracciarmi. Mi limitai a fare spallucce.
- Questa storia sta andando avanti fin da troppo tempo, Pez. Lo sai meglio di me. – spiegai. Lei annuì comprensiva e prese il suo telefono cellulare.
- Sicuro di volerlo davvero? –
Annuii deciso, non potevo avere ripensamenti. Non ora.






 
***




Sciao People! Come state? Sinceramente non so se leggete il mio spazio autrice alla fine di ogni capitolo, ma spero davvero di sì.
Oggi ho aggiornato perchè lo ritengo uno dei giorni più importanti dell'anno, sì, insomma... Simon Cowell ha deciso di mettere insieme quei cinque scemi e ha creato la felicità di un sacco di ragazze!

Non c'è giorno in cui non ringrazio quel uomo per aver creato una ragione di vita per la mia esistenza!

E per dare un senso anche al mio tempo libero ho iniziato a scrivere questa fan fiction...
Ringrazio tutte quelle che stanno leggendo la mia storia, ma sinceramente sembrate davvero poche, quindi non so... vorrei quasi cancellare questa storia.
Mi piacerebbe ricevere qualche opinione in più da voi, ma più il tempo passa e più sembra che sto perdendo lettrici.
Vorrei poter rimangiarmi queste parole, ma dovreste voi farmi ricredere. Non voglio scrivere per nessuno, quindi vi prego fatemi sapere cosa ne pansate della storia in generale e di questo capitolo, ve ne sarei davvero grata.
Bye bye!








 
Casting:
 
Darcy (India Eisley)  Paul (Callan Mcauliffe)
 Emily (Freya Mavor) Lucas (Devon Werkheiser)
 
 Kim (Sarah Hyland) Louis Tomlinson
 
Danielle Payne Theo Horan (Chace Crawford)
Niall Horan Zayn e Perrie Malik
 


 



 
 
 
   
 
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