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Autore: Marti Lestrange    24/07/2014    2 recensioni
[STORIA SOSPESA]
Killian|Ariel
Dal prologo:
{Lanciò un ultimo sguardo al promontorio in lontananza, appoggiata al suo scoglio preferito in mezzo al mare, e poi si rituffò nelle profondità marine, mentre l’oceano si richiudeva sopra di lei.}
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ariel, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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A Drop In The Ocean

Capitolo Cinque
Down By The Water

 
 
If you fall asleep down by the water
Baby, I'll carry you all the way home
 
 
 
*Bacio della sirena, Golfo dei Sospiri
Mulan.
La voce di Sao Feng le risuonava ancora nella testa.
Mulan. Dobbiamo parlare, figlia mia.
 
 
- Due giorni prima, a bordo della Empress -
Il percorso dal ponte di comando alla cabina del capitano non le era mai parso così lungo. E silenzioso. E ostacolato da dubbi.
La porta in legno produsse un rumore insopportabile, richiudendosi. Un rumore di ineluttabilità. Mulan deglutì a fatica, cercando di darsi un contegno serio e solenne per quella che si apprestava ad essere una chiacchierata piuttosto formale. Niente con suo padre era mai leggero. Mulan nemmeno ricordava più l’ultima conversazione padre-figlia avuta con lui. A cuore aperto, proprio come avrebbe dovuto essere.
Sao Feng si accomodò dietro la sua scrivania laccata di rosso e vederlo lì, circondato da tutto ciò che amava – circondato dal suo mondo – lo rendeva quasi normale. Quasi come se non fosse uno dei più potenti pirati e capitani di flotta della storia.
- Siediti – le disse indicando con un cenno della mano una delle due poltrone in pelle verde ormai sdrucita che troneggiavano davanti a lui. Mulan obbedì prontamente, soffermandosi solo per un secondo sul ritratto di sua madre appeso alla parete in legno alla destra di Sao Feng. Era sempre stata bellissima, ma la ragazza preferì non indugiarci oltre. Ricordare He Hua le attanagliava lo stomaco e in quel momento avrebbe preferito essere lucida. Alzò lo sguardo su suo padre e attese.
Finalmente, dopo un lungo silenzio carico di aspettativa e ansia, Sao Feng incontrò gli occhi scuri e accesi della figlia. Incrociò le grosse mani nodose e abbronzate sull’addome ormai prominente e si appoggiò allo schienale della sua alta poltrona.
- Sai quanto io sia fiero di te, Mulan – iniziò.
Mulan si mosse un secondo sulla poltrona, il cuore martellante nel petto. Sao Feng non era solito elogiare il prossimo, men che meno sua figlia. L’aveva sempre cresciuta con il pugno di ferro fermo di chi sa di dover insegnare molto, a lei, che avrebbe avuto tutto ciò che lui già possedeva. Lei che avrebbe ereditato il mondo.
- So anche quanto tu ti sia adoperata per la nostra ultima operazione. Senza di te non avremmo mai trovato il nostro contatto a bordo della Jolly Roger. Senza di te non saremmo nemmeno in marcia per Port Royal, adesso.
“Dove vuole arrivare?”, pensò Mulan. “Mi sta elogiando solo per darmi la mazzata finale, vero?”.
- La mia è stata pura e semplice fortuna, padre. Sono stata aiutata da persone molto più esperte e sagge di me, quindi il merito non è soltanto mio – replicò lei con un sorriso tirato. Nonostante gli elogi, non era tranquilla. Sentiva che c’era sotto dell’altro, in tutto quel bel discorso. Era abituata alle tattiche oratorie del capitano della Flotta Orientale e non era una stupida.
- Nonostante ciò, mi trovo costretto a lasciarti fuori dall’azione diretta, questa volta – concluse lui.
“Eccolo, l’affondo finale. Colpita e…”, Mulan non riuscì a pensare a nient’altro. Si limitò a fissare suo padre – il suo capitano – senza proferire parola. Lui la guardava di rimando, serio.
- Spero capirai perché, figlia mia – riprese.
Mulan scosse la testa, le lacrime che premevano per uscire. No, non capiva. Non capiva perché, nonostante tutti gli sforzi, nonostante tutti i rischi e le paure e i progetti, suo padre si ostinasse a trattarla come una bambina, lasciandola a margine, protetta e al sicuro, mentre tutti gli altri erano al centro dell’azione, rischiando il tutto e per tutto. Si era già trovata coinvolta nelle azioni della flotta, non capiva cosa cambiasse, questa volta.
- Forse sono troppo stupida, ma non lo capisco – replicò a bassa voce, che minacciava di spezzarsi da un momento all’altro.
Sao Feng sospirò. – È troppo pericoloso, Mulan. Sai bene chi potremmo incontrare, scontrandoci con la Jolly Roger. È ancora troppo presto, per te. Non sei pronta. Finiresti per seguire il cuore e compiresti azioni sprovvedute e sconsiderate. Rischieresti la tua vita. E non posso permetterlo.
In quel momento, Mulan capì.
- Non me ne importa niente di Li Shang, padre – replicò, questa volta a voce più alta. Aveva ricacciato indietro le lacrime e il pensiero di Shang l’aveva riscossa. – Lo sai, tutto ciò che voglio è porre fine alla sua vita.
- Ed è per questo che non posso rischiare, Mulan. Lasceresti perdere tutto il resto, solo per avere la tua vendetta. Anche io voglio vederlo morto, io più di chiunque altro, ma non mi lascio accecare dal cuore e dai sentimenti, figlia. Arriverà un giorno in cui Shang pagherà, ma non oggi.
“Lui sa”, pensò Mulan. “Sa che ero innamorata di Shang.”
Eri, Mulan?, le sussurrò una vocina interiore, una vocina che lei avrebbe tanto voluto non dover sentire mai. Eri o sei?
Mulan scosse la testa come per metterla a tacere e tornò a guardare suo padre.
- E cosa dovrei fare, nel mentre? Aspettare tutti voi da qualche parte, cucendo e preparando la zuppa per il ritorno dei vincitori?
- Non essere insolente, adesso – la rimproverò Sao Feng e Mulan si morsicò la lingua. Non avrebbe voluto replicare a suo padre con quel tono, ma aveva un carattere impetuoso e sovente agiva con troppa impulsività. Abbassò lo sguardo, silenziosa.
- Questo non è nemmeno il vero e proprio attacco finale alla Jolly Roger. Il nostro intervento servirà solo come disturbo alla flotta del vecchio Teach durante il loro attacco a Port Royal. Barbanera non conquisterà mai quel porto. E questo lo sai. Inoltre, ho intenzione di promuoverti.
Mulan sollevò di scatto lo sguardo. Una promozione?
- Ti affido il comando della Bacio della sirena, la nave ammiraglia della Empress.
Mulan saltò su dalla poltrona, le mani sulla bocca. Non poteva crederci. Non voleva crederci. Lei, capitano di una nave tutta sua. Aveva dell’incredibile.
- Mi aspetterai, insieme a tutto il tuo equipaggio, al largo dell’Isola delle Pietre Verdi. Definiremo il tutto stasera, durante la riunione con gli altri ufficiali. Ora va’, prenderai possesso della tua nave domattina. Capitano.
 
 
Ti affido il comando della Bacio della sirena, la nave ammiraglia della Empress.
Mulan continuava a sentire la voce di suo padre. Il cuore prese a batterle forte e dovette stringere forte il corrimano in legno sul ponte di comando della Bacio della sirena per riacquistare la calma. La sua nave. Ancora non poteva crederci.
Osservò il profilo delle scogliere dell’Isola delle Pietre Verdi, che si innalzavano dietro le sue spalle, rigogliose e floride di alberi e vegetazione tropicale. Davanti a lei, il mare aperto. Alla sua destra, poteva intravedere le cupole biancheggianti del palazzo reale di Port Royal, là dove si sarebbe consumata la battaglia. Dove si sarebbe scritta la storia.
 
 
*
 
 
*Dente di Squalo, Terre della Lunga Estate
- Le vedi? Le cupole laggiù?
Ariel si alzò in piedi, spolverandosi il vestito e raccogliendo le loro cose. Si erano svegliati presto e avevano fatto colazione, terminando quasi tutte le provviste che Penelope aveva dato loro alla partenza dal Golfo dei Naufragi. La ragazza si avvicinò a Flynn e guardò nella direzione da lui indicategli. Aveva ragione. Il sole faceva risplendere le bianche cupole di un qualche palazzo, un baluginio di luce nel cielo azzurro del mattino.
- Le vedo – replicò lei sorridendo. – Che cos’è?
Sapeva cos’era una cupola. Il palazzo reale di Atlantica ne aveva una di vetro, proprio sopra la sala del trono di suo padre, attraverso la quale filtrava la luce del sole proveniente dalla superficie.
- Quello è il palazzo reale di Port Royal. Lì vive il principe Eric con la sua corte.
Il principe Eric… Il cuore di Ariel sobbalzò e perse un battito. Flynn si girò ad osservarla in viso. Ariel incrociò il suo sguardo preoccupato e distolse in fretta il suo. Flynn era fin troppo sveglio, non voleva che le leggesse in faccia la verità.
- Tutto bene, Ariel? – le chiese mentre lei tornava al loro piccolo accampamento per ritirare le ultime cose.
Lei annuì. –Certo. Sono solo emozionata all’idea di poter ritrovare mia sorella, tutto qui.
- Starà bene, Ariel – disse lui accostandosile e passandole una mano sulla spalla nuda. Le sorrise e Ariel replicò, affettuosa.
- Grazie, Flynn.
- Ora sarà meglio metterci in marcia se vogliamo arrivare a Port Royal per stasera.
- Stasera? – esclamò Ariel, stupita.
- Ci manca poco, ormai. Ci siamo quasi.
Flynn le sorrise nuovamente, ma questa volta Ariel replicò con un sorriso tirato che non le arrivò agli occhi. Flynn non sembrò farci caso, molto probabilmente perché troppo perso anche lui nei suoi pensieri. Avrebbe sicuramente ritrovato la sua nave, la sua ciurma, tutti i suoi amici di sempre. Avrebbe ritrovato casa sua.
Ariel lo seguì lungo la strada, il cuore che batteva all’impazzata. Tutto ciò che attendeva lei invece era il profondo ignoto, una missione pericolosa e rischiosa, una missione nella quale avrebbe potuto perdere tutto. La sua famiglia, la sua libertà, il suo cuore. La sua stessa vita.
 
 
*
 
 
*Port Royal, Terre della Lunga Estate
- Cannoni, in posizione! Pronti a fare fuoco.
Le urla di Killian Jones raggiunsero la ciurma sottocoperta e i suoi compagni raccolti nell'area di fuoco, che armarono i cannoni, pronti a distruggere i moli e le banchine di Port Royal, prima di raggiungere la Flotta del Principe ormeggiata nella rada.
Dalla timoneria, Killian si spostò sulla tolda, dove trovò un Aladdin intento ad attorcigliare le funi, mentre John Smith controllava il filare delle veli.
- Come procede? - chiese, le mani sui fianchi. L'attacco era appena iniziato, la nave e l'equipaggio erano in fermento.
- Tutto al meglio, Jones - rispose Smith. - Le vele filano, il vento è dalla nostra.
- Aladdin? - chiese Killian rivolto all'amico, che gli sorrise furbescamente.
- Confermo - replicò il ragazzo lasciando per un momento il suo posto e asciugandosi il sudore dalla fronte scura. - Certo, si sente terribilmente la mancanza delle braccia di Flynn, ma ce la faremo.
- Ce la farete? Senza di me? Così mi deludete, amici miei.
Killian e Aladdin si voltarono all'unisono, i volti stupiti e come pietrificati nella stessa identica espressione di meraviglia. Davanti a loro, Flynn Rider sorrideva, un sacco buttato sulla spalla e una mano in tasca. I capelli erano più corti dall'ultima volta che si erano visti, sembrava che qualcuno glieli avesse tagliati, e i vestiti non erano più quelli che indossava sulla Jolly Roger, ma stava bene. Era lì, vivo. Di nuovo con loro.
I tre amici si incontrarono a metà strada e si abbracciarono, in mezzo al caos e alle mille voci concitate che invadevano il ponte. Nessuno di loro disse niente, non c'era bisogno di parole inutili. Flynn era di nuovo lì, sulla Jolly Roger, pronto per riprendere da dove aveva lasciato, pronto per riprendere in mano la sua vita.
- Rider, corri al tuo posto. Subito - esclamò Killian una volta sciolto l'abbraccio di gruppo. - Siamo nel bel mezzo di un attacco cruciale.
- Subito, capitano - esclamò Flynn correndo accanto ad Aladdin, che continuava a sorridergli, felice. Quella parola - capitano - pronunciata da Flynn, lì, in mezzo alla battaglia, ebbe il potere di infondere in Killian tutta la fiducia che quell'attacco avventato aveva cancellato. In quel momento, seppe che ce l'avrebbero fatta.
 
 
*
 
 
Il primo odore che colpì le narici di Ariel fu l'odore del mare. Pungente, salato, acre. L'odore di casa.
Flynn e Ariel erano arrivati a Port Royal al tramonto, un bellissimo tramonto aranciato che faceva risplendere le bianche cupole del palazzo reale, arroccato sulla collina, in mezzo al verde della foresta, e che donava alle acque circostanti il colore del sangue. Il sole si stava coricando ad ovest e in quel momento per Ariel non ci fu niente di più bello al mondo come quella rada. La Flotta del Principe era ormeggiata in profondità nella rientranza rocciosa, al sicuro, al fondo del grande porto. Poco lontano era ancora in corso il mercato del pesce giornaliero e il ciarlare dei venditori ambulanti le riempì le orecchie. Flynn le aveva raccontato così tante cose, durante il loro viaggio... Sicuramente aveva pensato che la ragazza fosse vissuta fuori dal mondo - quasi in un altro mondo - per tutta la vita, ma ad Ariel non importava ciò che il suo amico poteva pensare di lei. In fondo, sapeva che Flynn aveva capito molto più di ciò che lasciava a intendere, e ad entrambi andava bene così.
Una volta arrivati a Port Royal, una delle prime cose che Ariel notò furono i velieri che, veloci, stavano raggiungendo la cittadina dal mare aperto. Erano tantissimi e avevano un'aria pericolosa che portò la ragazza a tirare Flynn per la manica, silenziosa e impaurita. Anche Flynn li aveva notati, ma nel suo sguardo non c'era paura o panico, ma meraviglia e stupore e gioia. E Ariel capì. Quella era la flotta di Flynn. Casa sua.
- Sono loro, vero? - gli chiese. 
Flynn annuì, senza però distogliere lo sguardo dalle navi in avvicinamento. Ariel le osservò anche lei, chiedendosi come fosse stata la vita di Flynn prima di conoscerla, quali persone avesse incontrato, quali mari avesse esplorato. Si chiese come fosse la vita su una grande nave come la Jolly Roger, sempre frenetica e attiva. Flynn le aveva raccontato parecchie cose, ma Ariel era sicura ne avesse taciute altrettante. Chissà come mai, gli uomini credevano sempre che certi argomenti non fossero adatti ad una donna. Aveva capito che gli uomini credevano troppe cose, la maggior parte delle quali senza fondamento.
Flynn fece qualche passo avanti, fino a raggiungere la banchina più vicina, sempre senza distogliere lo sguardo dalla flotta. Ariel lo guardò avanzare, quasi dimentico di lei. Sorrise tra sé e sé. Il loro cammino insieme era terminato.
Dopo qualche minuto, il ragazzo sembrò ricordarsi della sua compagna di viaggio, perché si voltò e, non trovandola al suo fianco, la cercò alle sue spalle. Sul volto aveva dipinta una certa forma di urgenza primitiva e anche della preoccupazione, che svanì non appena incontrò gli occhi di lei. Ariel le sorrise.
- Credo che sia meglio per te raggiungerli - gli disse lei senza muoversi.
Flynn tornò sui suoi passi e le prese le mani. - Voglio prima che tu sia al sicuro.
Ariel scosse la testa. - Me la caverò, Flynn. Per stanotte dormirò ai confini della città e domani mattina presto comincerò a cercare mia sorella. Sono sicura che sia qui. Me lo sento.
Flynn la guardava, studiandola.
- Ariel, io so che-, ma Ariel lo interruppe, mettendogli un dito sulle labbra. Sapeva quello che stava per dire: io so che non c'è nessuna sorella. Io so che sei un animo perso. Io so che c'è sotto ben altro, oltre alle mezza verità che mi hai raccontato.
La ragazza scosse la testa. Non poteva permetterglielo. Non poteva permettere a Flynn di rovinare tutto.
- Sai tutto ciò che ti è dato sapere, amico mio - disse lei, diplomatica. - Conoscerti è stato per me un dono del cielo, non ce l'avrei mai fatta a raggiungere Port Royal senza di te. E lo sappiamo entrambi. Le nostre strade però si dividono qui. Tu devi raggiungere la tua famiglia e io la mia. Ti porterò sempre nel cuore, Flynn Rider.
- Anche io, Ariel - disse lui, e di slancio l'abbracciò, stringendola forte. Immerse il viso nei suoi capelli, cingendole la schiena con le sue braccia forti. Ariel si aggrappò alla sua vita, il viso sul suo petto. Aveva trovato un amico, un vero amico.
- Spero che tu possa trovare ciò che cerchi - concluse lui depositandole un bacio dolce sulla guancia.
- E io auguro a te tanta fortuna. Che il cielo ti protegga.
I due si sorrisero un'ultima volta e poi il volto di Flynn si trasfigurò. Gli era appena venuta un'idea. Slacciò la lunga spada che gli aveva donato Ettore e la porse ad Ariel.
- Voglia che la tenga tu. Non ho bisogno di altre armi, sulla Jolly Roger. Ce ne sono in abbondanza. Questa potrebbe servirti per difenderti.
- Ettore l'ha donata a te, Flynn, non voglio privartene.
- E io la dono a te, di mia spontanea volontà. Come regalo - insistette lui.
Ariel prese la spada dalle mani di Flynn e gli sorrise ancora una volta. In silenzio, il suo amico le volse le spalle e corse via lungo la strada del porto, verso il suo destino.
 
 
*
 
 
Una volta che Flynn scomparve dalla sua vista, perduto tra la folla del porto, Ariel sospirò, guardandosi intorno. Non aveva prestato molta attenzione a Port Royal, a parte la meravigliosa vista del tramonto al loro arrivo. Era stata troppo presa ad osservare la flotta che, rapidamente, aveva raggiunto la città.
Fece qualche passo avanti, intenzionata ad assistere a quello che si stava rivelando un vero e proprio attacco. Si chiese cosa avessero in mente i compagni di Flynn, assaltando una forza marina come Port Royal. Ad Atlantica aveva studiato la storia delle Terre della Lunga Estate insieme al suo precettore e Port Royal era la più fiorente fra tutte le Città Libere, il maggiore porto marino e il più ricco centro commerciale di tutto il Mare di Giada. Vantava una delle flotte più potenti e ben armate del Continente e dubitava che, tutta sola, la flotta di Edward Teach sarebbe riuscita a conquistarla, sconfiggendo allo stesso tempo le loro forze senza però danneggiarsi e perdere uomini e navi. Insomma, anche lei – una semplice sirena che sapeva poco o nulla di guerre e battaglie marine – capiva che aveva davanti un’impresa impossibile.
In lontananza, verso il punto di ormeggio della flotta del Principe, l’equipaggio della Stella del leone stava armando quello che era considerato il veliero più potente della storia moderna, orgoglio dei Principi di Port Royal e terrore dei Cinque Mari. Ariel non aveva mai visto nave più bella, prima che la Jolly Roger non fosse a portata di sguardi più attenti, però. Tutta la sua attenzione venne immediatamente attirata da quel poderoso veliero, dalla sua polena dorata, dall’immenso castello di prua decorato con vetri colorati e motivi floreali, dalla figura possente di Edward “Barbanera” Teach eretto fieramente in timoneria, impegnato a sferrare il suo attacco.
Senza neanche pensare a dove metteva i piedi, Ariel voleva vedere di più, voleva assistere a quelle azioni eroiche delle quali aveva tanto letto e studiato e che aveva fantasticamente immaginato e perfino sognato. Vedere con i propri occhi era tutta un’altra cosa. Si avvicinò sempre di più alle banchine esposte del porto, che ormai si stava velocemente spopolando. Gli abitanti di Port Royal e i visitatori accorsi per il mercato del pesce stavano rapidamente sfollando l’area antistante i moli, impauriti e spaventati dalla possente flotta in avvicinamento.
Ingenuamente, Ariel procedeva in direzione opposta alla folla, incantata e ipnotizzata da tanta affascinante bellezza. E capì la febbre di Flynn. Capì il suo smanioso desiderio di ritrovare i suoi compagni e la sua nave. Flynn aveva avuto – e avrebbe avuto di nuovo – tutto questo. Per tutta la vita. O almeno fino a che il mare non avesse deciso di reclamare la sua anima. Una bruciante fitta di gelosia le attanagliò le viscere. In piedi su quel molo deserto, era circondata dal boato assordante dei cannoni e dalle voci concitate della ciurma e tutto ciò che desiderava era esserci. Era far parte di quel mondo. Dentro di sé, sapeva che stava sprecando il suo tempo. Sapeva che la sua missione era un’altra, lontano da lì, dal pericolo e dalla morte. Sapeva che stava rischiando tutto, ma non le importava.
Aveva assistito ad una sola battaglia tra navi, nella sua breve vita. E vi aveva assistito di nascosto, dato che suo padre, il signore di Atlantica, aveva severamente vietato alle figlie di salire in superficie, e ben che meno di assistere a cose così pericolose come le battaglie marine. Ariel aveva sempre creduto di essere stata testimone di un evento epico, che sarebbe stato ricordato per sempre nei libri di storia e nella memoria della gente. Prima di vedere la flotta di Teach distruggere le banchine di Port Royal. Prima di sentire il legno sotto i piedi saltare via. Prima di sentire il proprio corpo volare e ricadere in acqua con un tonfo assordante, mentre l’impatto con il mare le mozzava il fiato. Sentì in bocca il sapore del sale, lottando tenacemente con le correnti che ruotavano intorno alla Jolly Roger, sforzandosi di restare viva. All’improvviso, qualcuno la prese per la vita, mentre i sensi piano piano minacciavano di abbandonarla. In fondo, non era più una sirena. Il mare – ciò che era stato la sua casa da sempre – era diventato letale, per lei.
Si ritrovò nuovamente su una superficie solida e dura e percepì sotto le dita il legno caldo e lucido. Tossì acqua, il petto scosso dai singulti, il respiro affannoso e stanco. Riaprì lentamente gli occhi solo per vedere intorno a sé piedi che si muovevano rapidamente e voci che gridavano – voci che non avevano consistenza, per lei, in quel momento – e il rumore tonante dei cannoni era ancora più assordante nelle sue orecchie. Si mise faticosamente a sedere e capì. Qualcuno l’aveva salvata dalle acque roboanti nelle quali era finita dopo che il molo era saltato in aria. Qualcuno l’aveva ripescata dal mare. Si guardò intorno e il viso preoccupato di un ragazzo dalla carnagione scura occupò tutto il suo campo visivo. Ariel sobbalzò leggermente, spaventata.
- Va tutto bene – le sussurrò lui poggiandole una mano sulla spalla. Ariel ne seguì la traiettoria e poi, leggermente rassicurata dalle parole gentili del giovane, tornò a guardarsi intorno.
- Aladdin, si può sapere cosa sta succedendo qui? – tuonò una nuova voce.
Ariel si voltò proprio mentre un uomo alto, di una manciata di anni più vecchio dell’altro, i capelli scuri e due incredibili occhi azzurri, li raggiungeva, scendendo rapidamente alcuni scalini che portavano sicuramente alla timoneria. Indossava un paio di pantaloni scuri di pelle e una camicia nera, leggermente aperta sul petto abbronzato e lacerata sul fianco, molto probabilmente nell’impeto dell’attacco.
Il ragazzo gentile si alzò in piedi e lo fronteggiò. – L’ho ripescata dal mare. Stava annegando e le ho salvato la vita.
- Da quando ci mettiamo a salvare vite umane nel bel mezzo di un attacco cruciale, eh? – chiese l’altro con voce severa, le mani sui fianchi.
Ariel si limitava ad osservarli, ancora intontita e incredula. Non capiva cosa stava succedendo.
- È saltata in aria dopo il nostro attacco ai moli. Mi sono sentito responsabile, ecco.
L’uomo con gli occhi azzurri – azzurri e freddi – scosse la testa, passandosi una mano dietro la nuca.
- Aladdin, Aladdin – borbottò pensieroso, guardando il ragazzo severamente, ma nei suoi occhi – glaciali – Ariel scorse un barlume di affetto. – E va bene. Adesso torna al tuo posto, me ne occupo io.
In quel momento, una voce riscosse tutti presenti. Persino Ariel si voltò. Capì che le grida provenivano dalla coffa, così alzò anche lei gli occhi al cielo.
- La Flotta Orientale! La Flotta Orientale! – gridava un ragazzo. – Pericolo! La Flotta Orientale in avvicinamento da ovest!
- Dannazione! – imprecò l’uomo, che intanto si era avvicinato ad Ariel e l’aveva presa per le spalle, intenzionato a farla alzare in piedi.
- Cosa succede? – chiese lei ritrovando la voce.
L’uomo si voltò a guardarla, gli occhi azzurri fiammeggianti. – Vieni con me – esclamò senza degnarla di una risposta.
La trascinò malamente con sé, fino ad una porta che si apriva proprio accanto alle scale dalle quali era sceso correndo pochi istanti prima. Scese delle altre scale e spalancò un’altra porta. Ariel si ritrovò all’interno di una piccola cabina, con tanto di letto, una scrivania ingombra di carte e altri oggetti personali sparsi qua e là. La luce del sole al tramonto la invadeva.
L’uomo la fece sedere malamente sul letto e Ariel emise un flebile verso di protesta. Stringeva ancora saldamente la sua sacca, con dentro tutti i suoi tesori e ancora qualche provvista, che si era sicuramente tramutata in cibo per i pesci, dopo il suo volo in acqua. La spada lunga regalo di Flynn le pendeva sul fianco, pesante come un macigno.
- State qui, d’accordo? – le intimò lui guardandola severamente da sotto le ciglia, leggermente chino in avanti su di lei. Sembrava un adulto che rimbrotta un bambino capriccioso. – Non ho tempo per occuparmi di voi, adesso.
- Cosa mi farete? – chiese piano Ariel mentre lui si apprestava a lasciare la cabina. Si girò a guardarla. – E voi chi siete? – aggiunse lei, piena di domande senza risposta.
- Killian Jones – replicò lui duramente, la mascella serrata. – Questa è la Jolly Roger e voi siete ufficialmente prigioniera del suo capitano, Edward Teach, fino a decisione contraria. Godetevi la permanenza, signorina.
 
 
 
 
 
NOTE 
 
  • Il titolo del capitolo e la citazione arrivano da "Down By The Water" dei The Drums.
  • Bacio della sirena, Stella del leone, Città Libere: da "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" di GRR Martin.
  • Timoneria: la zona di comando con, appunto, il timone.
  • Tolda: il primo ponte scoperto.
  • Polena:  decorazione lignea, spesso figura femminile o di animale, che si trova sulla prua delle navi.
  • Castello di prua/cassero di prua: il cassero è una sovrastruttura (cioè una struttura sopraelevata rispetto al ponte di coperta) che si estende parzialmente per la lunghezza della nave, ma totalmente per la larghezza della stessa. Il cassero di prua viene anche chiamato "castello".
  • Ettore: l'abbiamo conosciuto nel capitolo III, "Ocean Wide". Accoglie Flynn - e poi Ariel - al Golfo dei Naufragi, insieme alla moglie Penelope.
 
 
NB per questioni di praticità, i nomi di luoghi già citati in queste note non saranno ulteriormente citati nelle note ai successivi capitoli.
 
 
Heilà.
Okay, mi vergogno profondamente. È passata un'eternità dal mio ultimo aggiornamento, lo so, e me ne scuso. Ormai conoscete i miei tempi eterni e geologici, mi perdonate? Anche perché in questo capitolo le strade di Ariel e Killian finalmente si incontrano. Ve l'avevo detto che il capitolo cinque sarebbe stato decisivo. Insomma, ancora non si sono detti molto, ma avranno modo di interagire, vedrete. Inoltre, Flynn - che amore - torna dai suoi amici, mentre Mulan prende il comando di una nave tutta sua. Infine, l'attacco a Port Royal sembra all'improvviso complicarsi, con l'arrivo della Flotta Orientale capitanata da Sao Feng. Per vedere come se la caverà la Jolly Roger e per leggere ancora di Ariel e Killian non vi resta che attendere - pazientemente - il prossimo capitolo.
 
Per qualsiasi chiarimento, mi trovate su FB, sia sul mio profilo:
https://www.facebook.com/marti.lestrange
 
sia sul gruppo dedicato ai miei aggiornamenti:
https://www.facebook.com/groups/159506810913907/
 
Oppure potete scrivermi qui via messaggio.
 
Detto ciò, ringrazio chi ancora segue con amore questa long, chi legge/recensisce e chi fangirla, soprattutto la mia Ciurma, che stresso anche via whatsapp - sì, siete proprio voi <3
 
A presto.
Marti.
 
   
 
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