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Autore: lily_livia    24/07/2014    1 recensioni
Uh, ehm. Ciao, sono alquanto negata nelle introduzioni, ma ci proverò lo stesso.
Ninfadora è scomparsa ormai da tre anni, quando finalmente accetta l'invito di passare la settimana di Natale a Grimmauld Place. Nel frattempo sono cambiate un pò di cose e lei non si presenta da sola a casa di Sirius. Sa di dover chiarire molte cose con molte persone, e soprattutto di dover spiegare la presenza di una altra persona. Buona lettura :D
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Remus si era appena smaterializzato davanti al numero 12 di Grimmauld Place, quando vide un bambino seduto sui gradini di casa che si stava rigirando una foglia tra le mani.
 
“Hey John! Che ci fai qui?”
“Ciao Remus. Guardo le foglie.”
“Uh? Che cosa particolare! Comunque preparati, entro un attimo e poi ti accompagno a casa.”
“Va bene Remus.” Acconsentì il bambino, entrando in caso e salendo di corsa le scale.
 
Una volta entrato sentì un brusio provenire dalla cucina, così vi si affacciò.
 
“Buonasera a tutti!” Salutò cordiale l’uomo.
“Eccoti Remus! Come sta Ninfadora?” Chiese subito Sirius.
“Sta bene tranquillo, è rimasta a casa. Io sono passato a salutare e ad accompagnare John a casa.”
“Remus hai già mangiato? Vuoi portare qualcosa da mangiare a Ninfadora? John ha già mangiato qui.”
“No grazie, sul serio Molly. Allora, ciao a tutti, ci vediamo presto.” Salutò Remus.
 
Uscito dalla cucina trovò John, con un zainetto sulle spalle, ad aspettarlo.
 
“Andiamo John.”
 
“Eccomi!” Scattò in piedi il bambino e correndo verso la porta.
 
In quel momento però un dubbio toccò Remus, era il caso di fare una materializzazione congiunta con un bambino di 4 anni?
 
“Hey, John. Ma tu con la tua mamma ti materializzi?”
 
“Certo, perché?”
 
“Niente, niente. Aggrappati al mio braccio, su.” Il bambino posò la manina sull’avambraccio dell’uomo.
 
“Pronto John?”
 
“SI!” Rispose il bimbo.
 
E così Remus si smaterializzò insieme al bambino. Per ricomparire davanti al numero 69 di Clayton Street.
 
Remus si avvicinò al campanello e lo suonò. Volendo si sarebbe potuto smaterializzare dentro la casa direttamente, ma non voleva rischiare di trovare Ninfadora in condizioni poco presentabili.
 
Dopo una quindicina di secondi, non avendo ricevuto risposta, suonò nuovamente il campanello.
 
Due volte.
 
Tre volte.
 
Quattro volte.
 
 
“Remus, guardo che mamma quando dorme non lo sente il campanello.”
 
“Eh? E’ vero! Me lo ero scordato, mi ha fatto aspettare ore sotto casa per questo motivo anni fa.”
 
“E quindi che facciamo Remus?”
 
Remus sopirò.
“Prendimi il braccio và.” Il bambino obbedì subito.
E si smaterializzaro dentro l’appartamento, vedendo subito Ninfadora addormentata su un divano.
 
“John tu hai fame?”
“NO Remus.”
“Ok, allora facciamo così, tu vai a letto va bene? Qualsiasi cosa io rimango nell’appartamento. Ok?”
“Va bene Remus. Ah però aspetta!”
“Che c’è?”
“Lo sai che tu sei il mio omonomi? O qualcosa del genere. Lo ho letto oggi!”
“Si dice omonimo John! E vai a letto su! E’ tardi.”
 
Il bambino entrò nella porta rosa shocking , che Remus aveva inizialmente pensato portasse al bagno.
 
Remus si avvicinò lentamente a Ninfadora, sedendosi sul divano e scuotendole dolcemente una spalle.
 
“Mhg.” Mugugnò Ninfadora.
 
“Hey Dora, come ti senti?”
 
“Ho. Sonno. Lasciami. Dormire. Aaah.” Rispose lei.
 
Remus scosse la testa in segno di disapprovazione ridendo e si alzò per dare una occhiata in giro.
 
La sua attenzione fu attratta da un mucchietto di quello che sembravano delle lettere scritte. Impilate disordinatamente e appoggiate sopra la piccola scrivania.
 
Remus si avvicinò e scorse il contenuto della prima lettera.
 
 
Ci sono quelle mattine, in cui mi siedo sul bordo del letto, prendo la testa fra le mani e mi dico che non ce la faccio, oggi proprio non ce la posso fare. 
Tu manchi sempre,ma certi giorni, certi giorni manchi cosi tanto che mi chiedo come fare ad arrivare a fine giornata.
Quei giorni grigi dove tutto ricorda te, il mondo come promemoria che non ci sei.

Ma certi giorni, mi manchi cosi tanto che credo di impazzire, col cuore straziato da tutto questo dolore.
Certi giorni manchi cosi tanto che devo costantemente frenare l’impulso di venirti a prendere.
Quei giorni cosi, coi cieli neri, e tu che non ci sei.

Ti aspetto. R. ti aspetto sempre.
 
Tua Ninfadora.
 
 
 
Remus si rese subito conto che quello che stava leggendo probabilmente non era altro che una lettera destinata a qualcuno che la aveva abbandonata. Probabilmente il padre di John.
 
Non avrebbe dovuto farlo, ma lo fece. Spostò la prima lettera e lesse la seconda.
 
Io volevo dirti che tutto sommato ti amo. Nonostante la vita abbia deciso di separarci, ti amo. Anche se le parole che scriverò non le leggerai mai e se le leggerai forse non capirai che sono per te, ti amo. Anche se ho pianto tanto, ti amo. Anche se ti ho cercato in lungo e in largo tra la folla, tra i passanti, tra gli sguardi e gli occhi della gente, ti amo. Anche se mi hai voltato le spalle nel momento del bisogno, ti amo. Perchè alla fine, io ti amo ancora
Ti aspetto. R. ti aspetto sempre.
Tua Ninfadora.
 
.
Non avrebbe dovuto continuare. Ma la voglia di scoprire chi era l’uomo che aveva abbandonato la donna che aveva amato, e che forse, amava ancora, era troppo forte.
 
 
Questa sera, come tutte le altre sere, cercherò il tuo volto fra le stelle.
Questa sera, come tutte le altre sere, mi chiedo come sarebbe stato se tu  avessi scelto qualcosa di diverso per noi due. Perché lo sappiamo tutti e due, hai scelto tutto tu.
Mi chiedo cosa saremmo potuti essere se qualche sguardo in più ti fosse entrato dentro e penetrando l’anima ti avrebbe permesso di esprimerti a parole. Ma invece no. Eccomi qui, adesso, con tuo figlio. Perché si, tu sei stato l’unico uomo che ho amato. A dispetto di tutto, e di tutti.
E questa sera, come tutte le altre sere, andrò a dormire all’alba pensando: ecco arriva un altro giorno senza di te.
 
Ti aspetto. R. ti aspetto sempre.
Tua Ninfadora.
 
Finì di leggerla.
 
E ne lesse una altra.
 
 
 
 
Ma perché io di te mi sono innamorata così, all’improvviso e senza sapere il perché.
Forse parlando, forse in silenzio.
Forse sono stati i tuoi modi di fare, forse invece solamente il tuo sorriso. Non lo so, mi credi se ti dico che non lo so? Non so perché ti amo, so solo che ti amo e che ti ho scelto, che tra tutti ho scelto te.
 E sempre ti sceglierò, perché degli altri non m’importa, perché sei tu e tu sei diverso.
Sarai pure un completo disastro, una persona strana, complessata, un po’ lunatica e triste, ma sei tu.
 Ed è questo ciò che mi frega, il fatto che sei tu. L’unico che i miei occhi sono capaci di vedere e il mio cuore capace di amare.
E per quanto tu mi abbia lasciata. Io ti amo ancora.

 
Ti aspetto. R. ti aspetto sempre.
Tua Ninfadora.
 
 
E un’altra ancora.
 
 
Eri la cosa più bella e pulita che avessi mai provato nella mia vita. Sai cosa significa trovarti davanti ad una persona e renderti conto che da quel momento in poi nessun'altra potrà più contare alla stesso modo per te? E quando perdi questa persona. Ti rendi conto che non amerai più nessuno.
 
Ti aspetto. R.L. ti aspetto sempre.
 
Tua Dora.
 
 
E dopo non ce ne erano più. Remus si stava sentendo in colpa. Non era giusto guardare così delle cose private di Ninfadora. Ma è anche vero che in fondo lo faceva per aiutarla. Adesso sapeva che questo strano individuo si chiamava R.L. e la aveva abbandonata. Che poi, erano le stesse sue iniziali. Che coincidenza, la differenza è che quando se ne è andato lui non aveva lasciato Ninfadora incinta.
 
“Remus, non si leggono le cose private degli altri.”
 
Remus sussultò.
 
“Scusa, sul serio Dora, non so perché lo ho fatto, cioè, mi rendo con-“ Remus fu interrotto da lei.
 
“Zitto coglione che non sei altro. Tu sei l’unico che le dovrebbe leggere. Ebbene, hai capito chi è il misterioso padre, che tanto tutti voi cercate?”
 
“Dora, guarda che non è vero che lo stiamo cercando tutti.”
 
“John. Non sei mai stato molto bravo a mentire sai? Come quando mi dicevi che non mi amavi. Si vedeva dai tuoi occhi.”
 
“Ninfadora, è vero, ma devi capire che lo facciamo per il tuo bene.”
 
Ninfadora rise.
 
“Sei un coglione John. E poi fai pure la parte del geloso..”
 
Remus non riuscì a trattenersi a questa provocazione.
 
“Scusa tanto cara. In genere quando si ama una persona non ci si fa mettere incinta da un'altra persona subito dopo che l’uomo che tanto dicevi di amare se ne è andato. Pensi che non abbia fatto due più due? Appena me ne sono dovuto andare ti sei data alla pazza gioia no? E poi bella persona che ti sei trovata. Ti ha lasciato così, subito. Contenta ora?”
 
Ninfadora guardò l’uomo con uno sguardo carico di risentimento.
 
“Dimmi la differenza tra questo presunto uomo e te. Su, forza, dimmela John!”
 
“La differenza è che io non ti ho abbandonata mentre aspettavi un bambino e non sono tornato per quattro anni!”
 
“Remus perché pensi che abbia chiamato mio figlio John? E sai quale è il suo secondo nome? “
 
“Ninfadora non mi interessa il suo secondo nome! Mi interessa sapere chi è l’uomo che ti ha trattata in quel modo! Mi interessa sapere il suo vero cognome!”
 
“Si chiama Remus di secondo nome sai?” E vedendo che Remus stava per interromperla gli fece cenno di stare zitto.
 
“Ma aspetta, tu mio caro Remus John Lupin vuoi sapere anche il cognome! Beh, sappi che mio figlio si chiama John Remus Lupin. Deficiente che non sei altro!”
 
 
A Remus parve di non poter più respirare.
 
Era lui.
 
Era lui che aveva lasciato Ninfadora da sola.
 
Da sola e con un figlio.
 
Iniziò a borbottare qualcosa del tipo “Scusa” “Non pensavo” “Scusa”
 
Ma Ninfadora prese parola.
 
“Senti Remus, sono andata avanti così per quattro anni. Non c’è bisogno di te che ti metti a fare così. Vai via, non dire nulla a John, né a nessuno. Dimentica tutto come hai fatto fino ad adesso. Io sto bene, certe notti sento la tua mancanza. Ma vado avanti. Perché tu non sei altro che un ipocrita. E io ti odio ormai! Odio la tua cadenza della voce controllata. Odio i tuoi capelli. Odio i tuoi occhi. Odio il fatto che tu te ne sia andato e sia scomparso. Odio il fatto che tu non mi abbia scritto. E sai quale è la cosa che odio di più? La cosa che odio di più è il fatto che io non ti odi, perché malgrado tutto, io ti amo ancora.”
 
Remus che nel frattempo si era seduto sul divano affianco a lei, si girò velocemente.
 
Poggiando le proprie labbra su quelle di Ninfadora.
 
In un gesto che amava.
 
E che non ripeteva da troppo tempo.
 
Le cinse il fianco con le braccia.
 
Mentre Ninfadora si faceva trasportare dal bacio, sedendosi sopra le sue gambe e stringendo le proprie sul suo fianco.
 
 
“Riuscirai mai a perdonarmi Dora?” Riuscì a dire Remus, in un momento in cui aveva distaccato leggermente le sue labbra.
 
“Non lo so. Ma continua a baciarmi e starai di sicuro un passo avanti.”
 
“Dora, ti amo.”
 
“Ti amo anch’io. Ma sta zitto e baciami John.”
 
“Buon Natale Dora.”
 
 
 
E quello che successe dopo fu immaginabile.
 
Si spostarono sul letto.
 
E fecero l’amore.
 
L’ultima volta che lo avevano fatto lui era scomparso.
 
Ma questa volta non lo avrebbe fatto più.
 
E John Remus Lupin avrebbe finalmente avuto un padre.
 
E Ninfadora Tonks finalmente avrebbe avuto l’uomo che amava.
 
E Remus John Lupin avrebbe finalmente capito i suoi errori. E ci sarebbe passato avanti. Perché amava Ninfadora e avrebbe amato John Remus.
 
 
Sarebbero stati insieme.
 
Fino a che la guerra non li avrebbe separati.
 
 
Ma quella, è un’altra storia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-NOTE DELL’AUTRICE-
 
Ed ecco la mia prima long che si conclude(lacrimuccia).
Non scriverò molto nelle note. Perché lo troverei superfluo.
Voglio solo ringraziare Marta, la mia beta.
Perché questo capitolo va a lei. Va a lei che mi ha spinto ad andare avanti.
Questo capitolo però va anche a voi. A voi lettori silenziosi, o meno.
Ma l’intera long va alla persona che amo. Va a te Silvio. Perché questa storia è la nostra storia.
Perché se non ti avessi mai conosciuto, non avrei mai messo per scritto la nostra storia.
Va a te che non leggerai mai né la storia. Né queste note
Sia perché non verrai mai a conoscenza di questa storia.
Sia perché tanto, la hai già vissuta.
 
 
 
 
-NOTE DELLA BETA-
 
Alloooora, eccomi qua. Probabilmente i più smielati fra di voi staranno odiando me e i miei modi caprini perchè sto per sparare due o tre ciufolate alla Jay (o Marta, ma meglio Jay, the Mockingjay. Vabbè, basta). Che dire? Sono seriamente commossa, nessuno mi ha mai dedicato l'ultimo capitolo di una long (okayquestaèlaprimachebetoenonconoscogentechenescrive) *colpo di tosse* ehm... *sigh **lacrimuccia** sigh*
 Davvero, sono abbastanza triste, questa long era entrata nel mio little heart, gne.
Bene, ci sentiamo (spero) gente! Cercherò di convincere il prototipo di capra aka Livia a scriverne un'altra.
Jay
 
 
 
 
 
 
 
 
A presto. Ricordate di non perdere le speranze e di coltivare i sogni.
 
La felicità non è niente altro che il rapporto tra sogno e realtà.
 
 
                   Livia e Jay <3
  
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