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Autore: Donixmadness    25/07/2014    2 recensioni
La vita ci mette, alle volta, dinnanzi a scelte tanto difficili quanto importanti.
Non è ammesso lasciare il foglio in bianco e questo ci mette in sotto pressione, perchè è ovvio che si voglia beccare la risposta giusta.
Quattro adolescenti di IE Go dovranno superare la prova in assoluto più difficile: vivere al meglio.
"Quando varcai per la prima volta la soglia del Sun Garden, mi imposi di non fidarmi mai di nessuno, per quanto gentile si mostrasse. E invece ora?
Sono stato adottato da due tizi che –ne sono certo– non hanno tutte le rotelle apposto, frequento la Raimon e ho perfino dei compagni di squadra, dei quali mi fido.
O almeno credo. Tenma dice che siamo “amici”.
Sì, forse. Ma credo che sarà il tempo a stabilire se sia davvero così. Alla fine io il vizio non l’ho perso, ma come si dice … sto smettendo, no?"
Coppie: Shin x Nuovo; Ran x Masa, (Mina x Kura accenni).
Buona lettura!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Capitolo 4*





Il suono della campana comunica la fine delle lezioni, gli studenti rivolgono l’ultimo rispettoso saluto all’insegnate, dopo di ché sono liberi di tornare a casa oppure si recano nei club. Oggi è stata una giornata particolarmente noiosa per Masaki, tralasciando che c’erano le materie più barbose, le spiegazioni sono state di una lentezza incredibile. Non ha capito nulla di quello che ha detto la befana di storia, ma, dato che ha i riflessi paragonabili a quelli di un bradipo, non l’ha beccato a guardare fuori dalla finestra.
-Ragazzi! Andiamo al club di calcio!!- esclama Tenma con il solito entusiasmo. Il castano raccatta il materiale alla rinfusa e lo infila nella cartella.
-Aspettami Tenma!!- lo richiama Shinsuke, anche lui preso dalla fretta.
-Sbrighiamoci! Altrimenti gli altri arriveranno prima di noi!!- ribatte il centrocampista fiondandosi fuori dall’aula, seguito a ruota dal piccolo difensore. Questa insulsa gara su chi arriva prima al club di calcio Masaki la trova ridicola e fastidiosa: che senso ha correre se hanno un margine di ben quindici minuti prima dell’inizio degli allenamenti?
-Oh! Uffa!! Accidenti a quei due! Ma perché non mi aspettano mai?- si lamenta un banco più avanti di lui, Aoi, mentre tenta in tutti i modi chiudere la cerniera, ma pare che si sia inceppata.
-Ah! E va bene!!- sbotta arrendendosi e alla fine decide di portarla aperta. La blu sta per andarsene quando si volta nella sua direzione.
-Kariya-kun, non vieni?- gli domanda candidamente e, come al solito, l’azzurro veste la sua espressione mite e gentile.
-Sì, ma vai avanti tu. Poi vi raggiungo!- assente con un sorriso. Sorano sbatte un paio di volte le palpebre, dopo di ché fa un cenno con la mano:
-Allora ci vediamo dopo. Ciao!- e va di corsa in corridoio. Una volta sparita anche lei, sul volto di Kariya ritorna la smorfia annoiata ed infastidita di sempre.
Oggi però è più accentuata rispetto agli altri giorni: infatti già da stamani si è alzato con una pesantezza incredibile, sia per il corpo che per la mente.
La sera precedente Midorikawa gli ha portato la cena, ma il piatto di onighiri è rimasto intoccato tutta la notte. Era tardi e lo stomaco gli si era chiuso in una morsa letale, così non ha voluto mangiare nulla.
Inoltre, ha dormito pochissimo: non ha fatto altro che voltarsi e girarsi alla ricerca di una posizione più comoda. Per farla breve, è riuscito ad appisolarsi giusto alle prime luci dell’alba, poi la sveglia è suonata interrompendo bruscamente l’attimo di pace.
Come sempre l’ha spenta stizzito e si è immerso nelle coltri in un disperato tentativo di riprendere sonno, ma oramai era sveglio. Addirittura, quando Ryuuji è venuto in camera per smuoverlo dal letto, non ha fatto le solite scenate: ha scostato la coperta di scatto e si è chiuso in bagno biascicando a mala pena un “buongiorno”.
Al “è successo qualcosa?” di Hiroto, ha semplicemente risposto che ha dormito male.
Scuote il capo per scacciare quei pensieri: adesso deve concentrarsi solo sull’allenamento, non deve pensare ad altro.
Chiude in uno scatto il piccolo astuccio e lo infila nella tracolla assieme ai libri. Dà un’ultima occhiata sotto il banco, per non dimenticare nulla, poi corre verso la sede del club. E pensare che prima aveva criticato Tenma e Shinsuke per la loro stupida fretta, invece adesso anche lui si ritrova a correre e stavolta con il rischio di fare veramente tardi.
 
La porta automatica si apre, Masaki entra che ha quasi il fiatone, tuttavia non si trova davanti la solita scena. Innanzitutto, nello spogliatoio sono presenti solo Kidou, Haruna, i suoi compagni di classe e i senpai del terzo anno. Quelli del secondo anno, invece, non sono ancora arrivati.
In realtà, la cosa che lo lascia un po’ perplesso è che tutti stanno fissando il maxi schermo della stanza. Si avvicina incuriosito:
-Che succede?- domanda, mentre sull’ LCD si susseguono le immagini di una partita.
-Oh, Kariya!- Tenma si riprende dal suo stato di trance e gli risponde -Guarda! E’ davvero incredibile!!
Allora rivolge i suoi opali ocra verso la fonte dell’attenzione di tutti: è il video di una partita di calcio e, a giudicare dai commenti del cronista, pare sia la finale di un torneo. La cosa che apprende, a primo impatto, è che la squadra con la maglia bianca sta letteralmente massacrando l’avversaria, la quale è in balia del loro gioco.
Ciò che lo colpisce di più è soprattutto l’alternanza tra tecniche individuali, combinate e gioco di squadra.
Quando inquadrano l’aria di rigore, si sofferma a guardare il portiere della squadra bianca: altezza nella media, lunghi capelli neri raccolti in una coda alta, occhi azzurri fissi sui movimenti della palla …
-Ma … ma è …
-Furude.- assente Kidou, pacato.
-Io non ci posso ancora credere … - aggiunge Sangoku che, seduto sul divanetto semicircolare, ha ancora il telecomando in mano.
-Avevo intenzione di farvelo vedere da un po’ di tempo, ma dato che mi avete chiesto della Sakurazaki JH, allora ho colto l’occasione.- spiega il rasta nel suo tono neutro.
-Ma di che si tratta esattamente?- domanda Aoi, curiosa come gli altri.
-Si tratta di un torneo per club che si è svolto l’anno scorso. Le squadre che hanno partecipato sono state estratte a sorte. Gira voce che si è trattato di una specie di prova, magari per un altro tipo di torneo.- spiega Haruna, inforcando gli occhiali rossi e leggendo dal palmare le notizie.
-Oh!- fa eco la blu assieme a Tenma e Shinsuke.
-Il torneo si chiamava Superball International. Infatti le squadre convocate erano tutte di nazionalità diverse … diciamo un mini Mondiale.- continua Kidou.
-Un mini Mondiale?- ripete Matsukaze.  
-E’ un po’ strano in effetti, non si capisce nemmeno secondo quale criterio siano state sorteggiate le squadre che, tra l’altro, sono molto forti. Comunque, un fatto è certo … - Haruna fa una breve pausa sfilandosi gli occhiali da lettura -Questo campionato è stato indetto dal Quinto Settore.
-Che cosa?! Il Q.S.??!- esclamano all’unisono tutti i ragazzi, scioccati.
-Ci deve essere senza dubbio un motivo per organizzare una cosa del genere, tuttavia resta ancora un mistero.- nel momento in cui Kidou pronuncia queste parole, i senpai del secondo anno fanno il loro ingresso nella sede del club.
-Buongiorno!! Scusateci per il ritardo!!- saluta energico Nishki, ma la sua esuberanza si spegne con i rimproveri di Midori.
-Che zuccone! Guarda che è proprio colpa tua se abbiamo fatto tardi! Tu e le tue solite sciocchezze da samurai!!- rimbecca la rossa.
-Fatela finita voi due!- taglia corto, Kurama -Che succede?- domanda poi scostandosi dal gruppetto.
-Stavamo guardando una partita.- informa Kurumada, facendo interessare gli ignari.
-Una partita?- fa eco Shindou.
-Dell’Holy Road?- chiede poi Kirino.
-No, si tratta di un altro torneo giovanile!- risponde eccitato Tenma, scuotendo i pugni chiusi -Si chiama …
-Superball International … - interrompe Rin, gli occhi azzurri leggermente spalancati per la sorpresa.
-Davvero?- fa il capitano, stupito anche lui.
-Furude-senpai!!!- ancora una volta Tenma e Shinsuke si avvicinano alla ragazza con i loro occhioni scintillanti. Tanto che la giovane indietreggia impaurita.
-Senpai!! Kakkoī (1)!!- esultano entrambi e metà della squadra non sa ancora il perché.
Rin fa da prima un’espressione confusa, ma poi si rabbuia in un certo senso infastidita.
-Da dove l’avete tirata fuori quella registrazione?- domanda, apparentemente calma.
-L’ho mostrata io. Avevo fatto qualche ricerca sulla Sakurazaki tempo fa. - ammette l’allenatore, assolutamente tranquillo. Furude, invece, lo fulmina con uno sguardo accusatorio.
-Era proprio necessario?- ribatte, piuttosto contrariata.
-Hanno chiesto loro qualche informazione sulla tua squadra.- Kidou le risponde abbozzando un lieve sorriso, il quale alla mora è parso sardonico.
-Ahh … beh ormai … - si rassegna alla fine.
-Allora è vero che l’anno scorso giocavi come portiere della tua squadra?- domanda Sangoku, scatenando lo stupore dei compagni.
La ragazza fa spallucce in segno di affermazione, tuttavia vorrebbe dare anche lei delle ulteriori spiegazioni, prima che tutti comincino a farsi castelli in aria.
-Non pensare chissà che cosa! Il più delle volte ho avuto fortuna e i miei compagni mi hanno sempre aiutata. Inoltre, fin dall’inizio, Kudou-san mi ha messo in porta perché, per quanto ci provassi, non riuscivo mai a calciare nello specchio della porta.- dice mentre si gratta la nuca, un po’ in imbarazzo in effetti.
Il numero uno della Raimon non si aspettava una simile risposta, perché era chiaro che la motivazione più ovvia e scontata fosse che lei ha talento. Invece, pare proprio essere andato fuori pista.
-Non essere modesta! Sei stata bravissima in quella partita!- si complimenta sinceramente, essendo un esperto, e anche gli amici Amagi e Kurumada lo appoggiano. La corvina arriccia il naso poco convinta, poi sposta le iridi cerulee verso la schermata del video che è in pausa.
-Ma come sei passata a diventare un libero, a questo punto?- chiede Tenma, sollevando inconsapevolmente il dubbio anche negli altri.
-E’ vero! Come hai fatto senpai?- calca la questione, Shinsuke.
Allora Rin sfila il telecomando dalla mano di Sangoku e mette in play il video. I rumori da stadio riecheggiano nello spogliatoio, in cui nessuno dei presenti fiata.
La squadra blu ha ottenuto un calcio d’angolo, di conseguenza quelli in maglia bianca, la Sakurazaki, sono ammassati nell’area piccola.
L’arbitro fischia, c’è cross, inutile colpo di testa, la palla va a finire ai piedi dell’attaccante. Questo, per il pressing asfissiante, non controlla bene l’equilibrio, ma riesce a calciare. Il portiere bianco si tuffa in estremo salvataggio con il pugno. Riesce a sventare il pericolo. Purtroppo, quello stesso giocatore poggia male il piede che slitta sull’erba, così cade di peso sul braccio della ragazza. Subito parte forte il fischio del direttore di gara.
-Oh mamma mia! Che brutta botta!- esclama Aoi molto impressionata, portando istintivamente una mano davanti alla bocca.
-Puoi dirlo forte, amica mia! Pesava cinquantacinque chili!!- risponde Furude premendo stop sul telecomando, il quale butta sul divanetto beige.
-Quell’infortunio ti è costato parecchio, immagino.- interviene Kidou sempre a braccia incrociate sul petto.
-Già.- asserisce toccandosi il polso sinistro -Una frattura davvero strana. Quando mi sono ripresa gli esercizi si sono ridotti drasticamente. Anche adesso, pure dopo la riabilitazione, se lo sforzo eccessivamente mi fa male.- spiega, roteando la giuntura.
-Per rispondere alla vostra domanda … - e si rivolge soprattutto a Tenma e Shinsuke
-Se volevo continuare a giocare allora dovevo imparare anche a destreggiarmi in mezzo al campo, ma grazie a Kudou kanto-kun e al sostegno dei ragazzi è stato più veloce del previsto!- sorride, infine, rassicurante, eppure Shindou riesce a scorgere un’insolita forzatura.
Con un battito di mani la sensei richiama l’attenzione dei ragazzi:
- Bene! Direi che è ora di allenarsi!- il fratello fa solo un cenno del capo e poi va fuori in campo.
-Forza ragazzi! Mettiamoci all’opera!!- esulta il numero due con un pugno alzato. E ovviamente a seguire è il coro entusiasta dei giovani calciatori. Tuttavia a quel simbolo di amicizia e spirito di squadra non partecipa Masaki, il quale si volta indifferente verso il proprio armadietto. Sicuro di non essere osservato, ma nulla sfugge agli occhi vigili e vispi del difensore dai codini rosa.
 
 
Durante l’allenamento il kohai è concentrato, forse fin troppo. I suoi contrasti duri in difesa ne sono una dimostrazione e a Kirino gli sembra di essere tornato agli inizi, quando faceva tutto di testa sua.
-Kariya!- grida raggiungendo la panchina, vicino alla quale l’azzurro si sta dissetando. Il ragazzino fa finta di non averlo sentito. Il rosa gli si avvicina.
-Che ti succede?- domanda ovviamente.
Il tredicenne aggrotta la fronte infastidito: ormai sono due giorni che gli chiedono sempre la stessa cosa, non ne può più.
“Sto bene! Non mi succede proprio niente!!” pensa irritato e al limite della pazienza.
Beve un altro sorso d’acqua: -Niente … - mormora in modo che lo senta solo lui.
-Non mi sembra … non giochi come al solito.- insiste il difensore, preoccupato.
La stretta sulla bottiglietta si fa più forte, stavolta fingere è molto più difficile.
-Allora devi aver visto male senpai!!- sbotta girandosi furente verso il più grande. Kirino rimane sorpreso da quell’improvviso cambio di atteggiamento, ma, soprattutto, è trafitto dallo sguardo del kohai. È carico di … odio.
Il rosa rimane davvero senza parole: non si è mai rivolto a lui in questo modo.
Subito gli occhi ambrati si accorgono delle occhiate perplesse di Kidou –l’unico impassibile in verità– e delle manager. Svia immediatamente lo sguardo con la vergogna che lo assale, intingendogli le guance.
-Kariya … - tenta di dire Kirino, però Masaki lo interrompe.
-Gomen(2)senpai … - sussurra con il capo chino -Va tutto bene.
E ritorna in campo correndo, senza lasciare il tempo a Ranmaru di dire qualcosa. Nei restanti minuti di allenamento pare essere lo stesso di sempre, ma il numero tre non ne è affatto convinto.
Dopo il fischio i ragazzi ritornano negli spogliatoi. Non scambia una parola con nessuno, piuttosto si riveste in fretta: vuole andarsene di lì il prima possibile.
Infila la tracolla e chiude l’armadietto con un rapido scatto.
-Kariya!!- ancora la voce squillante di Tenma gli assorda le orecchie. Fa appello a tutta la sua buona volontà per non urlagli in faccia.
-Torniamo a casa insieme?- chiede col suo fare innocente. Il kohai tira su un mezzo sorriso.
-No, oggi devo andare a casa presto.- si inventa una scusa e l’ingenuo centrocampista non può che abboccare.
-Ok. Allora ci vediamo domani.
-Sì … Ciao. - saluta e si dirige a grandi falcate verso l’uscita.
Kirino, da lontano, segue la scena con un certo interesse, inoltre, lo sente a pelle che c’è qualcosa che turba il suo compagno. Il problema è se lasciare tutto come sta oppure …
“Oppure cosa?” rimugina e, nel frattempo, si prepara anche lui per rincasare.
Escono tutti fuori, nello spogliatoio non rimane più nessuno. Shindou e Rin sono di fianco a lui e come tutti i giorni fanno la strada insieme. Conversano animatamente, ma non sta ascoltando neanche una parola.
Ripensa allo sguardo di Masaki, ancora non riesce a togliersi dalla mente quell’immagine … Quelle iridi color dell’oro erano colme di odio, rabbia, rancore …
Per quanto possa essere insopportabile e dispettoso, non ha mai mostrato di nutrire tali sentimenti. Conosce solo a tratti la sua situazione famigliare: sa solo che è finito in orfanotrofio quando aveva undici anni, ma che poi è stato adottato.
Forse c’è qualcosa di molto più grande di un semplice capriccio, come all’inizio aveva pensato.
Si blocca all’improvviso: no, deve sapere cosa sta succedendo.
-Che c’è Kirino?- domanda il suo migliore amico, qualche passo più avanti, affiancato dalla ragazza.
-No, niente … E’ che mi sono appena ricordato che devo passare da una parte prima di andare a casa.- dice.
-Ah ok. Allora ci vediamo domani.- risponde infine, Shindou, con un sorriso.
-Ciao ragazzi.- saluta entrambi i giovani, i quali ricambiano, e corre spedito imboccando una stradina. Più o meno si ricorda dove abita: anche se non c’è mai stato, dai discorsi dei compagni del primo anno ha capito che la casa si trova dalle parti di un parco giochi.
 
 
Non appena è uscito fuori dalla scuola, ha tirato un sospiro di sollievo. Non ne poteva più di tutta quella gente che gli sta appiccicata, ultimamente più de solito.
Adesso che è ben lontano dall’edificio, rallenta il passo come se tutta quella fretta si fosse consumata all’improvviso. Oggi è proprio una giornata no, in tutti i sensi.
Il malumore, per lui assolutamente ingiustificato, è peggiorato durante tutto l’arco della giornata. Sospira: l’apice è stato raggiunto dopo l’ennesimo richiamo di Kirino.
“Tsk! Senpai impiccione!” brontola mentalmente, tuttavia non si accorge che i suoi piedi lo riportano di nuovo davanti a quel parco.
Alza lo sguardo verso la sua destra: non ci sono più i bambini che giocano, ma solo una persona siede sull’altalena a fissare il tramonto. Masaki lo riconosce subito e attraversa il parco con insolita pacatezza.
Quando si avvicina all’uomo, quest’ultimo si gira e gli sorride timidamente.
-Ciao Masaki.- lo saluta, è davvero lieto che sia arrivato.
-Che ci fai qui?- domanda l’altro, leggermente confuso. Allora il padre si alza dall’altalena e fa qualche passo verso di lui.
-Niente di che … Mi piace guardare il tramonto, qui si vede benissimo.- commenta rivolgendo lo sguardo al sole calante.
-E poi … - continua titubante -Speravo che passassi di qui, come hai fatto ieri … - ammette grattandosi la nuca imbarazzato, come fa sempre suo figlio.
La loro somiglianza è sconcertante, di questo si accorge Masaki che lo guada un po’ smarrito.
-Ah capisco … Io passo sempre di qui, è una strada più veloce per andare a casa. - spiega, anche lui con non poca reticenza. E’ una situazione strana quella, però all’azzurro fa inspiegabilmente piacere stare con lui.
Cala un silenzio imbarazzante, in cui nessuno dei due sa che dire perché troppo intenti a fissare l’orizzonte o la punta delle proprie scarpe. A un certo punto, Kariya senior nota un oggetto sferoidale sotto una panchina, così si allontana sotto lo sguardo perplesso del figlio.
-Guarda.- dice raccogliendolo -Qualcuno ha lasciato un pallone!- si rialza con una vera palla da calcio fra le mani. Masaki è sorpreso: sembra quasi fatto apposta per loro due, ma preferisce non rivelare questo pensiero.
Allora l’uomo sorride, stavolta più convinto, e dice:
-Ti va di giocare?
Il tredicenne viene travolto dalla nostalgia e solo adesso si rende conto di quanto gli sia mancato giocare con suo padre, vivere questi momenti spensierati assieme …
Solo ora si accorge di quanto gli sia mancato …
Infine sorride, sorride sinceramente e dal profondo del cuore. Sorride felice.
La tracolla scivola dalla spalla cadendo sul prato verde.
-Perché no?
 

 
 
 
 
 
(1) Kakkoī: significa “fantastico” oppure in gergo “figo”.
(2)Gomen: significa “scusa”.

 
 
 
 
 
  
 
 
 
Ola!! Amigos!!
Capitolo lunghetto eh? Beh devo comunque attenermi ad una tabella di marcia!!
Comunque spero che vi sia piaciuto, attendo le vostre opinioni.
  
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