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Autore: thegreenminstrel    25/07/2014    7 recensioni
Sono passati quasi vent'anni da quando è stato chiuso il cerchio di sangue, Gwenny e Gideon hanno avuto una bambina, Falk ha finalmente conquistato Grace e l'ha convinta a sposarsi, Leslie ha finalmente ceduto alle avanches di Raphael. La vita è andata avanti per tutti. Niente più linee di sangue, niente più salti nel tempo... Almeno fino a quando viene scoperta una nuova linea maschile e, a conti fatti, la piccola Livy de Villiers risulta invece l'erede di quella femminile.
A complicare il tutto, farà il suo ingresso in scena una vecchia conoscenza e, volenti o nolenti, i nuovi viaggiatori nel tempo dovranno affrontare passato e futuro.
Scritta come seguito a Green, sperando che risulti piacevole anche se non ai livelli dei libri a cui si ispira.
V.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gideon de Villiers, Gwendolyn Shepherd, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The (First) Writer's Corner: scusate se rompo le scatole anche prima del capitolo, ma volevo avvisarvi di due cose: a) il capitolo è terribilmente lungo, ma non potevo tagliarlo a metà, portate pazienza se vi torturo così, b) *è il punto più importante* alla fine del capitolo odierete qualcuno, che molto probabilmente sarò io, visto che sono io che l'ho scritto; tuttavia non disperate, la storia è ancora lunga. Evaporo, ci vediamo giù per i ringraziamenti ai/alle tantissimi/e lettori/lettrici e recensori! V.



1. Lezioni di scherma

La punta lucente della spada di mamma mi sfiora la guancia, riesco ad indietreggiare in tempo e a contrattaccare con un fendente da manuale, ma che, puntualmente come ogni volta, mamma riesce ad evitare. Meno di due secondi dopo mi ritrovo distesa a terra con la testa dolorante, la spada accanto a me.

“Devi tenere alta la guardia anche quando attacchi, Livy.” sospira papà, seduto in un angolo della stanza, la schiena appoggiata alla parete e un libro piuttosto consunto tra le mani. Intanto mamma mi porge una mano per rialzarmi, sorridente come sempre. Capisco che ormai sono più di due mesi che non faccio progressi con la scherma e così facendo rischio di non passare l'esame fra due settimane, ma ogni tanto un po' di incoraggiamento paterno al posto di una critica pedante, mi aiuterebbe “Se non riesci a battere nemmeno tua madre che è una schiappa, non hai speranze nel passato.” continua papà compito. Dio, che noia!

“Lo so!” esalo esasperata mentre mi rimetto in guardia.

“Lascialo perdere, leggere Shakespeare lo mette di cattivo umore.” scherza mamma sfruttando la mia momentanea distrazione per partire all'attacco. Accidenti, ma non potevamo essere una famiglia normale che il sabato pomeriggio si dedica allo shopping a Mayfair? O ancora meglio, i miei si dedicano allo shopping, mentre io mi godo il weekend con i miei amici! All'ennesimo colpo della mia avversaria, la spada mi sfugge di mano, volteggia in aria e ricade ai miei piedi.

“Concentrazione.” sputa severamente papà aggrottando le sopracciglia.

“Io sono concentrata!” ringhio ansimando letteralmente per la fatica: mi fa male la milza, ho le ginocchia a pezzi e le braccia indolenzite “Ci sto mettendo l'anima in questo cavolo di scherma!” Calcio di lato la spada e mi asciugo la fronte dal sudore con la manica della felpa.

“Non è abbastanza, vuoi che alla prima occasione qualcuno ti trapassi lo stomaco o ti tagli la gola?”

“Non c'è bisogno di essere così tragici, passo tutto il tempo a trasmigrare in quel cazzo di scantinato con voi due alle calcagna!” protesto decisa a mettere fine a questa farsa: chi vogliono prendere in giro? È un anno che devo sopportare di starmene chiusa nello stanzino dal divano verde e se per caso, cosa piuttosto rara ormai, il cerchio interno mi concede di trasmigrare in un altro luogo per avere l'opportunità di incontrare i nonni Paul e Lucy, i miei mi sorvegliano come dei mastini! Quale diciottenne può dirsi agli arresti domiciliari da parte dei suoi genitori oltre a me?! Diavolo, voglio una mia vita privata!

“Bada a come parli, ragazzina!” si infervora papà, avvicinatosi minaccioso a me “Tu non hai nemmeno idea di che cosa possa nascondersi lì fuori!”

“Perché tu non me ne dai la possibilità! Non posso mettere neppure il naso fuori dalla porta senza scorta, cosa pretendi, che capisca?”

Gli occhi verdi di papà fissano i miei, dello stesso colore, con aria di sfida. Se crede che gliela dia vinta anche stavolta, ha sbagliato di grosso a fare i conti. Mi scosto una ciocca di capelli nera sfuggita alla coda dalla fronte.

“Non sai di cosa stai parlando...” dice papà a denti stretti, ma prima che possa continuare, mamma si è interposta tra noi e ora lo fissa irata, lo sguardo assottigliato e le sopracciglia aggrottate.

“Ora basta, Gideon.” Per fortuna qui dentro c'è qualcuno che mi sostiene. Ben detto, mami “Siamo tutti stanchi, prendiamoci un'oretta di pausa.”

Un'ora di pausa? Col cavolo, io ora mi fiondo a casa, chiamo mia cugina Jude e passo il resto del pomeriggio da Harrods, magari ci infilo una capatina allo Starbucks. Noto con soddisfazione immensa che il volto di papà è contratto per lo sforzo di non controbattere alla mamma; alla fine annuisce sconfitto.

“Va bene.” dice a testa bassa rivolgendo uno sguardo dolce alla mamma.

 

Gironzolare per il quartier generale dei guardiani quando il cerchio interno non è in sede può essere davvero divertente e affascinante, ad esempio fino a qualche decina di minuti fa non avevo idea che in un oscuro corridoio laterale subito dopo la sala del drago, ci fosse uno stanzino pieno di vecchi vestiti impolverati di ogni epoca. Davvero nel XVII secolo indossavano brache gialle a righe rosse come se niente fosse? Per fortuna la moda è cambiata.

Sono sul punto di addentrarmi tra le file di abiti della sezione Ruggenti anni Venti, quando il cellulare prende a vibrarmi nella tasca dei jeans, sul display campeggia il nome Jude a caratteri cubitali.

“Prima che tu dica qualsiasi cosa, devi sapere che è successo.” spara la mia migliore amica come una mitragliatrice.

“Tu e Andrew l'avete fatto?!” spalanco gli occhi sconvolta pensando a lei e al suo ragazzo strafigo che si rotolano sul tappeto persiano di zia Leslie. Lo zio Raph non approverebbe per niente.

“Ma no, sciocchina! I miei hanno deciso di farsi un weekend di vacanza a Bora Bora per ricaricare le pile, ovvero fornicare come dei roditori, quindi ho la casa libera per la festa di fine scuola! Non è fantastico?” Sono mesi che cerchiamo di organizzare questa benedetta festa per l'addio alla Saint Lennox, ma prima ci si sono messi di mezzo gli esami*, poi mio cugino Peter, fratello di Jude, ha preteso di avere la precedenza con la sua festa di sedicesimo a casa Bertelin, i miei si sono rifiutati di lasciarmi la casa libera e la trisnonna Arisa mi ha detto che potevo farla sotto la statua di Nelson in Trafalgar Square se proprio ci tenevo.

“I tuoi quindi non lo sanno...”

Chissenefrega! Abbiamo la casa libera, perfino il marmocchio ha acconsentito ad andare a dormire dai suoi amici!” Povero Peter, chissà con quale estorsione o sotto quale tortura ha ceduto alle rimostranze di sua sorella. Mia cugina sarebbe capace di tutto.

“Okay, okay, non voglio piantare grane. Solo stiamo attente e programmiamo tutto nei minimi dettagli, se lo vengono a sapere i miei siamo morte.” L'immagine di mio padre che piomba all'improvviso alla festa mi fa rabbrividire: come minimo mi rinchiude in una torre controllata a vista da un mucchio di guardiani con la faccia da gorilla per il resto dei miei giorni.

“Tranquilla, non ci tengo a morire giovane per mano di zio Gidi.”

Ridacchio, papà odia essere chiamato Gidi, anche se è un soprannome così adorabile... Dei passi in corridoio mi fanno rizzare le orecchie, ho la vaga impressione che non dovrei trovarmi in questo magazzino e che se mi scoprisse zio Falk potrei dire addio alla festa fin da ora.

“Jude, devo andare, ti chiamo stasera quando sono a casa!”

“Va bene, buona fortuna con la banda di matti!” Quella banda di matti sono i guardiani, se non si fosse capito. Chiudo la telefonata e mi affretto a tornare nel corridoio, per sicurezza mi dirigo lungo esso dalla parte opposta rispetto alla provenienza dei passi subito dopo aver richiuso la porta.

Ormai sarà anche ora di tornare alla lezione di scherma, spero che mamma abbia preparato una camomilla a papà.

Svoltando l'angolo, immersa nei miei pensieri, sbatto contro qualcosa. O meglio, qualcuno.

“Livy.” esclama zio Falk “Che ci fai qui?”

A quanto pare è tornato, accompagnato anche da un seguito: zia Grace mi sorride da dietro la spalla di suo marito, mentre il dottor White ha inarcato un sopracciglio sorpreso. Accanto a lui c'è un ragazzo piuttosto alto -molto alto, diciamo pure-, che si passa una mano tra i capelli corti e biondi perplesso. Ha qualche anno in più di me, gli occhi scuri e due fossette ai lati della bocca.

“Questa zona è solo per il cerchio interno.” commenta il dottor White caustico, ma nessuno lo ascolta, perché il ragazzo mi ha teso una mano con fare cortese.

“Sei Liv de Villiers? Mi chiamo Tom.” dice con un terribile accento americano. È uno yankee, che diavolo ci fa qui? Gliela stringo: ha una stretta forte e decisa. Da più vicino sembra più vecchio, venticinque anni li ha di sicuro, anche se ha un che di infantile nelle guance piene e leggermente arrossate e nella luce degli occhi.

“Tom è l'altro viaggiatore, è appena atterrato a Londra da Boston.” annuncia orgoglioso zio Falk.

“Oh, bene.” Così è lui la mia controparte maschile in tutta questa faccenda dei viaggi nel tempo. Me lo immaginavo diverso, ma probabilmente non ha importanza visto che non ci siamo mai incontrati fino ad ora e dubito che ci rincontreremo ancora “Come mai è dovuto venire fin qui? Immagino non sia stato facile per via della trasmigrazione.”

“Il cerchio interno ha ritenuto opportuna la sua presenza alle prossime sedute.” continua lo zio tetro.

“A quanto pare è tutto molto segreto.” ridacchia il diretto interessato “Ma è l'occasione della vita per visitare il vecchio continente.”

“Falk, dobbiamo andare.” si intromette ad un certo punto il dottor White dopo essersi controllato l'orologio da polso.

“Mi ha fatto piacere conoscerti.” mi saluta il ragazzo mentre si inoltra nei cunicoli nascosti del quartier generale del cerchio interno, dandomi la possibilità di ammirare il suo lato B. Wow, non ho mai conosciuto un ragazzo a cui i jeans cadano così bene. Per un attimo rimango incantata a guardarlo andare via.

Vorrei scattargli una foto e mandarla a Scott, il mio ex che si ostinava a portare i pantaloni con il cavallo abbassato: invece di essere cool faceva la figura del cretino perché sembrava se la fosse appena fatta addosso. Almeno però era divertente e aveva una folta chioma scura in cui affondare le mani. Quello scemo mi ha mollata dopo due settimane solo perché non gliel'ho data la sera del suo compleanno; dico io, come si fa a perdere la verginità in uno squallido sedile posteriore di un'utilitaria con uno mezzo sbronzo?

“Livy!” la voce preoccupata di papà rimbomba tra le pareti. Uffa, non può starmi alla larga per cinque minuti?! Farò meglio a sbrigarmi prima che i miei chiamino una squadra di ricerca.

 

Xemerius se la ride con piacere quando, per l'ennesima volta, inciampo sui miei stessi piedi cadendo prima ancora di aver mollato un solo fendente. Papà si nasconde il volto tra le mani con fare tragico, non mi sorprenderei se ora scoppiasse a piangere e cominciasse a singhiozzare sulla spalla di mamma Qu-quella imbranata di mia fi-figlia non riesce nemmeno a ti-tirare di spada!

“Sei uno spasso da guardare! Dovresti postare il video su youtube!” dice Mr. Doccione-che-crede-di-essere-divertente; da quando ha scoperto Internet e i social network non pensa ad altro che ai followers, mi ha perfino costretto ad iscriverlo a Facebook con il falso nome di Alexemerius Tolstoj, un improbabile e affascinante studente russo di filosofia del King's College. Non avete idea di quante ragazze abbocchino ai post melensi che mi obbliga a scrivere per trovare qualcuno con cui parlare. Se solo potessi strozzarlo con le mie mani... Mamma gli lancia un'occhiataccia “Che c'è? Tua figlia è più imbranata di te e se tu sei esilarante, beh, lei...” Nel rialzarmi inciampo sul laccio sciolto delle mie Converse, così Xemerius deve interrompere la frase per ricominciare a ridere. Diavolo, odio i doccioni!

Papà ha sfilato una spada da allenamento dall'espositore delle armi e si è messo in guardia, nervoso come sul punto di scoppiare: “Vedi? Devi tenere i piedi così, se vai un passo avanti l'ordine è uno, due, uno. Indietro: due, uno, due. Poi a destra...” Inutile tentare di capire, mi sembra che i suoi piedi si muovano a caso, proprio come i miei. Dovrebbero editare un corso intensivo di scherma per idioti in dvd “Hai capito? È l'ennesima volta che provi questo stupido esercizio, ci arriverai prima o poi, spero.” Mi fissa come se stesse parlando ad un'alunna ritardata e lui fosse il maestro. Accidenti, perché non può essere solo mio padre, abbracciarmi e spiegarmi tutto da capo senza guardarmi con sufficienza? Ho voglia di gridargli contro e prenderlo a pugni.

“Rispondimi, hai capito sì o no?”

“No.” ammetto con tono di sfida. Sì, papà, tua figlia non sa tirare di spada e crede che sia da fissati passare il sabato pomeriggio così.

“Perché devi concentrarti! Maledizione, non abbiamo tutto il tempo del mondo.” Papà si passa una mano tra i capelli con fare nervoso.

“Tuo padre ha ragione, Livy. È tutta una questione di impegno, se tu non...”

“Io mi sto impegnando!” Perfetto, ora anche mamma sta dalla sua parte.

“Non è affatto vero, smettila di raccontarci questa storiella! Non te ne importa proprio niente della scherma.” ruggisce papà, gli occhi gli si sono fatti più scuri e liquidi, minacciosi al punto di causarmi un brivido di paura che mi corre lungo la spina dorsale “Sei solo una bambina immatura che non capisce niente!”

“Smettila di urlare! A me fa schifo tirare di scherma, mi fa schifo questo posto, mi fa schifo viaggiare nel tempo...!” Stavolta sono io ad urlare con tanto fiato quanto ne ho in corpo.

“Livy, ascolta...” Mamma tenta di calmarmi mettendomi una mano sulla spalla, ma io non voglio calmarmi, col cavolo! Sono stufa di questa storia!

“No!” Mi divincolo malamente spingendo via mamma.

È questione di un attimo, non faccio nemmeno in tempo a rendermene conto che la guancia sinistra brucia pulsante per il dolore: papà mi ha appena dato uno schiaffo, la sua mano ancora sospesa in tensione davanti a me. Abbasso lo sguardo mentre dagli occhi già cominciano a scendere lacrime calde, non riesco a trattenere un singulto. Tremo tutta.

“Oddio Livy, perdonami, io...” dice papà con sincero rimorso. È facile chiedere scusa una volta che si è ammazzato l'uomo; la mano che prima mi ha colpito si abbassa con delicatezza come a volermi carezzare, ma di riflesso faccio un passo indietro scoppiando in un pianto disperato. Come ha potuto colpirmi?

“Vi odio...” singhiozzo.

“Livy, tesoro...” Anche mamma ha la voce rotta dallo sconforto e tenta, come papà, di avvicinarsi a me per abbracciarmi.

“Stammi lontana!” grido tirando fuori tutta la rabbia, la frustrazione che mi hanno accompagnato per questi anni. Io volevo solo avere una vita normale e questi due pensano ai guardiani e tutto questo schifo. Bella famiglia, davvero “Non dovevi permettere che vivessi una vita del genere!”

“Noi non lo sapevamo, pensavamo che tutta questa storia fosse finita! Ti prego, Livy, devi crederci!” Le guance di mamma sono nere per via del mascara che cola dai suoi occhi insieme alle lacrime copiose.

“E allora perché mi trattate così se sapete che è difficile?!”

Silenzio. Nessuno dei due osa parlare, entrambi tengono lo sguardo fisso a terra.

“Io voglio essere prima di tutto vostra figlia, non una povera e imbranata viaggiatrice del tempo a cui insegnate a tirare di scherma.” Tiro su con il naso, mi asciugo le lacrime con la manica della felpa.

“Lo facciamo perché ti vogliamo bene.” mormora ad un tratto papà.

“Se davvero mi volete bene, se davvero siete felici di avermi messa al mondo, mi chiedereste più spesso come sto, tentereste di comunicare con me, invece di trattarmi da stupida perché tanto non capisco mai niente, non è vero?” ribatto amara, le parole pronunciate mi lasciano un sapore acre in bocca, bruciano la gola “Non siete capaci di fare i genitori, mi fate schifo tutti e due.”

Mi volto, raccatto le mie cose in un angolo della stanza in silenzio sotto lo sguardo acquoso di Xemerius e me ne vado dalla sala, non prima di aver sentito i gemiti strazianti di mia madre cominciare a riempire la stanza.

 

Rifugiarmi da Jude sarebbe stato inutile perché sarebbe stato il primo posto in cui mamma e papà mi avrebbero cercata. E poi non volevo coinvolgere anche lo zio Raphael e la zia Leslie, non sarebbe stato giusto; così mi sono limitata a scrivere a mia cugina che dormivo a casa di nonna Arisa. Tanto è mezza rimbambita, non si accorgerà nemmeno che sono lì, se riesco a convincere zia Caroline a farmi entrare di nascosto.

“Una pepsi e un muffin al cioccolato, grazie.” dico al cameriere del bar, seduta su un tavolino in angolo vicino alla finestra. Per fortuna per oggi ho finito di trasmigrare e mi sono potuta defilare subito dopo il litigio, a dire il vero mi sorprende che non abbiano mandato nessun guardiano a seguirmi. La porta del locale si spalanca facendo suonare il campanello sulla porta.

Devo ricredermi, qualcuno lo hanno mandato.

“Ciao, ci rivediamo. Posso sedermi?” domanda lo yankee sorridente. Gli americani sorridono sempre come degli ebeti, anche se il suo sorriso non è male.

Annuisco, non credo abbia intenzione di ammanettarmi per portarmi a forza al cospetto di sua maestà il capo del cerchio interno in seguito alla mia fuga.

“Ti mandano i guardiani.” constato mentre lo osservo togliersi la giacca scura.

“Sono tutti preoccupati per te, Falk ha sguinzagliato metà di loro. Me compreso, nonostante non abbia ancora capito cosa sia successo di preciso.” Si interrompe un attimo e si rivolge al cameriere che, efficiente, è tornato a prendere la sua ordinazione “Una pinta di bionda, grazie.” Poi torna con lo sguardo su di me “Mi piace questa abitudine che avete di bere birra in qualsiasi momento della giornata. E poi Falk aveva ragione, la birra inglese è davvero fantastica.” Ammicca verso di me come a volermi mettere in imbarazzo per forza. Avvampo.

Per distrarmi dal suo sguardo indagatore prendo a seguire con la punta del dito le venature del legno del tavolo.

“Tuo padre e tua madre sono in pena per te.” dice Tom un attimo dopo che abbiamo ricevuto le ordinazioni.

“Non mi importa niente.” Loro mi hanno fatto soffrire come un cane, è colpa loro se le cose hanno preso questa piega, io ho solo detto loro quello che pensavo. L'americano prende un lungo sorso della sua birra ed emette un gemito di soddisfazione ad occhi chiusi.

“Nettare, davvero fantastica.” sospira.

Okay, mi da i nervi parlare con qualcuno che non mi ascolta nemmeno. Strappo la cartina protettiva della cannuccia con rabbia. Idiota. Con la coda dell'occhio lo vedo leccarsi le labbra soddisfatto e io deglutisco. Smettila, Liv, hai diciotto anni, sai resistere al fascino di una bocca carnosa ben fatta. Gli è rimasta un po' di schiuma appena sopra il labbro superiore, vorrei solo avvicinarmi un po' e leccargliela via con la mia lingua... Liv, maledizione, sveglia! Scendi dall'iperuranio delle tue fantasie adolescenziali!

“Mi stavi dicendo che hai litigato con i tuoi, è per via dei viaggi del tempo, scommetto. Grace mi ha detto che sei sempre sotto con lezioni di scherma, ballo, galateo, portamento... Non deve essere facile averli intorno tutto il giorno.” Le sue parole mi riportano alla realtà.

“No, per niente. Sanno solo rompermi le scatole con le loro lezioncine e poi non vengono nemmeno a vedere la mia cerimonia per il diploma.” Già, quella sera avevano una missione importantissima e segretissima da compiere per quelli del cerchio interno, così mi sono dovuta accontentare di un biglietto musicale che cantava Buon Compleanno, visto che non esistono quelli con Buon Diploma. La cosa più triste è stata doversi aggregare alla festa per Jude, circondata da un sacco di parenti, festa in cui io mi sono seduta in un angolo a mangiare pizzette mentre gli altri festeggiavano. Anch'io volevo una festa come la sua.

“È triste.” osserva dispiaciuto.

“Lo so, questa è la mia vita.” asserisco decisa. Azzanno il muffin che si rivela soffice e burroso al punto giusto. Non c'è niente di meglio di una bibita gassata e un po' di cioccolato per farsi passare la depressione. Dio che bontà...

“Però anche crescere una bambina in queste condizioni deve essere difficile a volte. Pensa come doveva essere, a qualche giorno appena dalla tua nascita, doverti lasciare sola per trasmigrare. Oppure, inaspettatamente, venire a sapere che anche la bambina che hanno tirato su con tanta fatica dovrà condividere il triste destino dei viaggiatori del tempo.” continua sempre nello stesso tono dispiaciuto, un po' incolore.

“Allora sarebbe stato meglio prendere in considerazione tutte le possibilità prima di arrivare a mettere al mondo un bambino.”

“Giusto.” ammette convinto, fissandomi mentre finisce metà boccale. Poi sorride beffardo: “Lo sai che queste cose puoi dirmele solo perché sei qui, perché loro ti hanno messo al mondo?” Ma che sta dicendo? Pensavo fosse dalla mia parte! “Avresti preferito non nascere e risparmiarti tutto lo strazio? Puoi dire ciò, ti ripeto, solo perché sei nata, quindi il tuo discorso non ha senso. È un semplice capriccio. Una lagna vera e propria.”

Prego? Come si permette a volermi far sentire in colpa?! Le orecchie mi vanno a fuoco: perché gli ho raccontato quello che era successo? Perché non sono stata zitta?! Ad un tratto faccio due più due, la lampadina dell'illuminazione si accende nella mia testa.

“Tu mi hai manipolato... Sei riuscito a farmi dire quello che volevi per poi farmi sentire in colpa e farmi venire con te di nuovo dai guardiani!” esclamo scioccata. Brutto yankee figlio di...

Tom è più serio che mai ora: “No, non voglio affatto farti sentire in colpa. Voglio che ragioni su quello che è successo.” Gli spunta un sorriso furbo sulle labbra “Quanto a manipolarti, mi sono solo divertito un po'. Avrai seguito anche tu, immagino, il corso di coercizione durante il noviziato.”

“Sei uno stronzo.” sibilo tra i denti.

“E tu una bambina viziata ed ingrata.”

“Piantala di giudicarmi, non mi conosci nemmeno! Tu non sai cosa...”

“Cosa si provi a vivere in questo modo!” Piagnucola come ad imitarmi, solo che io non piagnucolo “Credi che sia difficile solo per te? Sono anch'io un viaggiatore e quando ho fatto il mio primo salto, non c'erano mamma e papà accanto a me a tenermi la mano. Per un anno, tutti i giorni, a tutte le ore, avevo il terrore di sentire quel senso di rivoltamento nello stomaco e di ritrovarmi all'improvviso, senza che lo sapessi, da solo in un altro tempo.” Il suo tono è duro e mi colpisce come pugno nella pancia.

Sto per alzarmi e correre via, quando lui mi afferra il polso. Non voglio ascoltarlo, non voglio ascoltarlo...

“Nessuno ti sta dicendo che è una cosa facile, non voglio paragonare il tuo dolore al mio né a quello di nessun altro. Non ti devi sentire in colpa se trovi che sia tutto uno schifo, devi solo farti forza perché si può trovare un modo per vivere in serenità comunque.” Sospira pesantemente “Anche i tuoi hanno fatto degli errori, ma sono sicuro che sarebbero disposti a rimediare, se tu dessi loro la possibilità di farlo.”

La stretta sulla mia mano si affievolisce, colgo l'occasione per precipitarmi fuori, nelle affollate strade di Londra, ansimante e per la prima volta sola. Avanzo, senza pensarci, nella via che prosegue dritta davanti a me, imponendomi di non voltarmi indietro.

 

The (Second) Writer's Corner: Okay, sono pronta al linciaggio, lanciatemi contro quello che volete! Spero che, nonostante tutto il capitolo vi sia piaciuto e che non faccia scappare a gambe levate ognuno/a di voi. Ed ora vorrei un applauso per le quattro persone -lo ripeto, ben quattro!- che hanno deciso, gentilmente, di recensire la storia. Ringrazio anche chi l'ha inserita tra le preferite/seguite, spero continui a piacervi la storia :)
Devo anche chiedere scusa ad una lettrice/recensore -lei sa che intendo lei- a cui avevo promesso che il capitolo sarebbe stato postato entro lunedì e invece ho rimandato fino ad oggi! Chiedo venia.
Al prossimo capitolo -speriamo!-
Baci, V.

 

  
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