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Autore: luna_storta    25/07/2014    0 recensioni
Questa è una storia che riprende il fantastico Cameron Briel, dopo tutta la sua esperienza con Luce e Daniel, quando loro ormai sono solamente dei comuni mortali innamorati. Cam conoscerà per caso una ragazza che esercita su di lui un fascino particolare. Inizierà a viaggiare nel tempo e conosce una seconda ragazza, con cui nasce qualcosa in una Germania barocca. Ad un certo punto però, farà una scoperta che cambierà completamente il loro rapporto. Sarà la loro fine? Oppure semplicemente un nuovo inizio?
Quella sera, quando chiuse gli occhi, non sognò tenebre, ma vide dei capelli color grano volare secondo le decisioni del vento e due occhi verdi sorridere. Per lui.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cameron Briel, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina del giorno seguente si ripassò mentalmente ciò che avrebbe fatto. Non sapeva se il piano avrebbe potuto avere successo o meno. Spontaneità prima di tutto, Cam, si disse. In un modo nell’altro, avrebbe fatto bingo, ne era certo. A dire il vero non ne era per niente certo. Non aveva ancora fatto di lei un profilo chiaro, quindi non sapeva come avrebbe dovuto rapportarsi. Questo lo metteva in crisi, terribilmente in crisi. Osservò per un attimo il suo riflesso allo specchio. Sorrise all’idea che aveva avuto pensando di poter essere presentabile. Si pentì subito di aver sorriso dopo aver visto le condizioni dei suoi denti. Era trasandato. Certamente trasandato e qualche dente era pure sbeccato.                                                                                                                                                    
Aveva poco tempo, quindi non poteva mettersi del tutto a nuovo, ma avrebbe fatto quanto gli era possibile. Era strano per lui andare in crisi davanti ad una ragazza, aveva sempre saputo come ammaliarle; eppure, di lei non sapeva nulla. Non sapeva se preferisse il bianco al nero, se avesse un senso dell’ordine maniacale o meno, non sapeva se fosse una tipa gelosa o meno e questo lo tormentava, terribilmente. Se lei fosse stata una che badava molto all’aspetto esteriore, lui sarebbe stato fregato in partenza. Corse di filato a farsi una doccia veloce, uscendo prese lo spazzolino e lo riempì di dentifricio. Si lavò i denti al meglio per cinque buoni minuti e poi andò a cercare il rasoio che da tanto tempo non utilizzava. Eliminò completamente la barba, ma quel semplice gesto gli costò una vita, perché ormai ne aveva perso l’abitudine. Finalmente era presentabile. Mise a lavare i vestiti che da mesi aveva addosso e ne tirò fuori degli altri, del tutto identici. Identici era un termine accettabile se non si consideravano i buchi e le varie macchie. Ai capelli avrebbe pensato un altro giorno. Nonostante avesse fatto tutte quelle cose il tempo che aveva utilizzato, era decisamente poco. Non gli sembrava vero…era di nuovo lui, Cameron Briel, dopo tanto.  Dire che era sensuale come ai vecchi tempi era molto azzardato perché aveva il viso di chi era malnutrito e le occhiaie spiccavano.                                                                                                                                    
L’aspetto fisico ben curato era convinto fosse un primo passo avanti. Decise di schiacciare un breve pisolino, anche se in fondo, non era veramente stanco.                                                                                   
Quando si svegliò, quasi gli prese un colpo. Il tempo era volato e non si era accorto che erano le 17:32. L’idea che lei sarebbe potuta non esser già più lì gli fece prendere un attacco di panico. Ansia. Tanta ansia. E prima di subito fu là. Entrò e la vide. Più bella di quanto ricordasse. Gli dava le spalle, ma da dietro riusciva a riconoscere il suo magnifico profilo snello e il colore dei suoi capelli. Fin ora non si era ancora accorto della loro bellezza che per una volta, era tutta naturale. Non aveva segni di tinta, colpi di sole, piastra, messa in piega o altro. Lisci e color paglia scura al naturale. Ebbe la voglia incontrastabile di toccarli; ma l’avrebbe fatto più avanti, forse. Quello non era decisamente il momento, sarebbe sembrato troppo avventato e precipitoso.                                                                       
Si sedette vicino a lei. Si accorse di un dettaglio molto affascinante: stava leggendo. Era un libriccino molto piccolo e le parole erano scritte in modo altrettanto piccolo, probabilmente era un classico. Dalla sua bocca non uscì nulla, ma proprio nulla. Nemmeno un sorriso che si era prefissato, o qualche semplice parolina per farsi notare dalla ragazza. Non gli mancavano di certo i metodi, e nemmeno il coraggio; in situazioni normali non sarebbe mai successo, ma con lei…con lei era tutto diverso. Troppo e terribilmente diverso. Perché?                                                                                                           
Alla fine della giornata, l’unico segno fu un cenno di consenso quando l’amico gli pose la domanda << Il solito? >>. Per il resto, lui non la guardò eccessivamente, né le rivolse una parola. Aveva tentato in molti modi di farsi coraggio. Si ripeteva che se i suoi fratelli l’avessero saputo avrebbero sicuramente riso di lui, ma soprattutto, si sarebbero sorpresi perché non era una cosa minimamente accettabile da Cameron Briel. Tutti questi lunghi pensieri, quelle lunghe paranoie non riuscirono a fargli aprir bocca né in quel momento, né in qualsiasi altro della serata. Avrebbe tanto voluto avere vicino qualche amico, mortale o non, capace di infondergli tutto il coraggio di cui aveva bisogno. Avrebbe voluto avere un vero amico che ti consiglia e ti sostiene sempre, a cui poter dire tutto; proprio come nei libri. E fu proprio in quel momento, nel tardo pomeriggio, in un bar sperduto su qualche costa paludosa della Georgia che Cam, si rese realmente conto della sua solitudine. Perché in fin dei conti, nemmeno il tanto ingenuo e semplice Clive era un suo amico, forse solo qualcuno che lo conosceva bene, ma il significato della parola ‘’amico‘’ non gli si avvicinava nemmeno di striscio. Il che era davvero deprimente da considerare. Quella miriade di pensieri lo stavano travolgendo, proprio come uno sciatore che viene travolto da una valanga. Le ferite esterne accumulatesi nei secoli e le ferite interne bruciavano come non mai. Era molto ma molto ridicolo, considerando tutti i millenni che aveva vissuto. Era un po’ come aprire gli occhi sul mondo per la prima volta, o come svegliarsi da un lungo e profondo coma e vedere come tutto possa essere cambiato, divenendo atroce. Quei minuti di quell’eterno pomeriggio parevano non passare mai, ma a un certo punto; durante tutti i suoi cruci sul perché non se ne andasse, la misteriosa ragazza; pagò il conto e fece per andarsene. Pagare il conto era l’equivalente aver finito il suo soggiorno lì e l’equivalente di andarsene per sempre. No, non poteva essere vero. Cam non l’aveva né salutata né conosciuta. Il panico lo sovrastò, ma anche un’incredibile ondata di rabbia e rimorso. Se solo non fosse stato così timido e stupido! Che cosa poteva fare? DOVEVA conoscerla. Ormai ne stava facendo una ragione di vita.
<< Allora è vero, mi lasci. >> disse in tono teatrale Clive. Si stava davvero fingendo dispiaciuto? Patetico. Umano. 
<< Dimmi cosa stai leggendo, leggimi qualcosa, concedimi almeno questo, tesoro. >>
<< È un romanzo epistolare del secolo scorso, racconta di una storia d’amore finita male, ora scrive: Credo di aver finito con una fase della mia vita molto brutta. Ho capito che lui non mi cercherà più e che forse è meglio così, al momento non sono in cerca di altro. Se non di nuove esperienze. Sono stata per sei mesi a cercare risposte ma temo di dover aspettare ancora per averne. Ho capito che devo voltar pagina e andare avanti anche senza di lui, e che metterlo in atto è possibilissimo. È inutile inseguirlo ancora per tanto. Posso essere felice anche senza di lui. Ho capito che nella vita c’è altro, molto altro. A volte questo altro è davanti ai nostri occhi, a volte lo dobbiamo scoprire. Io opterò per la prima delle due opzioni che mi ritrovo davanti. Diciamo che non andrò a perlustrare molti nuovi luoghi nel mondo, anche se sarebbe interessante. Mi dedicherò perlopiù a opere di volontariato con i bambini malati in modo terminale. Voglio tentare di dar loro un piccolo barlume di speranza. Voglio tentare di accendere di nuovo, anche solo per un’ultima volta, i loro occhi come vorrei che si accendessero i miei. Loro sapranno sicuramente farmi tornare felice, ne sono certa. Là spero di trovare fortuna e se non la trovo non importa, non mi rassegnerò. Troverò altro. In questa vita c’è così tanto che se mi si chiude una porta me ne si aprono altre cento, come minimo. Non gli lascerò ridurre la mia vita a brandelli. Forse ho già sprecato troppo tempo e francamente non ho intenzione di sprecarne altro. Chissà quante occasioni ho perso in tutti questi mesi, quante occasioni non colte! È un vero peccato. Non ho appunto intenzione di perder altro tempo. Ho capito quanto la vita possa offrire a tutti, me compresa.                                                       
la tua amica e confidente, Tonia. >>
Finì di leggere e dopo una breve pausa aggiunse: << Sì, ti lascio; ma ti tornerò a far visita. È una piccola promessa, Clive. >> le parole che uscivano dalla sua bocca avevano un tono diverso da chi legge semplicemente. Lei amava quel libro, e si vedeva chiaramente. Era più felice del giorno precedente, qualcosa l’aveva resa felice. La gioia le donava, ora era ancora più bella. Erano parole pensate, fiere dell’esser dette, ma soprattutto, decise e determinate. Tonia avrebbe sul serio fatto ciò che aveva appena detto e si capiva dal modo chiaro e deciso in cui l’aveva espresso. Il suo discorso sembrava aver toccato Cam nel profondo, sembrava averlo fatto smuovere dentro. La situazione era sicuramente un’altra ma per lui sembrava calzare a pennello. Qualcosa, dopo tanto, si era smosso e aveva fatto tornargli la voglia di vivere e di fare. Lui non avrebbe fatto la prima scelta. Non voleva illudere nessuno né voleva avere contatti con quei bambini pidocchiosi. Non li aveva mai amati e non li avrebbe amati nemmeno ora. Non lui. Avrebbe sicuramente intrapreso la seconda, che lo aveva affascinato da subito, appena pronunciata. Viaggiare. Se nel tempo o nello spazio non faceva differenza. Rivivere vecchi ricordi, vecchie avventure e vecchie amicizie. Forse con un po’ di dolore, qualche fitta al cuore ma nulla di insopportabile. L’idea era affascinante, quasi quanto lui. E se le cose erano messe su quel piano, voleva dire che erano belle, belle davvero.      
Quando Cam uscì dai suoi pensieri, la ragazza era già fuori dal locale e lui si affrettò a raggiungerla. La raggiunse, dopo aver corso un po’.
<< Posso almeno sapere il tuo nome? Mi sarà utile saperlo, per quando tornerai. E prevedo tra tanto, sbaglio? >> disse la prima cosa che gli era venuta in mente. Suonava banale, ma sembrava aver divertito la ragazza.
<< Ti sbagli, non sarà tra molto. Sarà semplicemente appena avrò un po’ di tempo. Sarà allora che verrò e starà a te giudicare se sarà passato molto o poco tempo. Diciamocelo però, in fin dei conti non importa quanto tempo sia passato, l’importante è come; se veloce o lento, se proficuo o meno. In tal caso, se sarà passato lentamente avrai tutto il permesso di dirmi ‘’sei in ritardo, ci hai messo troppo’’ ma non una parola di più al riguardo. La precisione non fa per me, tanto o poco non lo calcolerò. Lento o veloce sì, per il tempo mi do solamente questi canoni di misurazione. Hai sbagliato, perciò non ti dirò il mio nome. >> disse sorridendo radiosa. I suoi occhi verdi le brillavano chiaramente in sfida.
<< Mi dispiace molto signorina, perché il mio intento era solo quello di schiarirmi un dubbio. >> disse rispondendo alla provocazione.
<< E quale sarebbe questo vostro dubbio, di grazia? >> chiese, all’apice della curiosità.                                  
Per tutta la risposta Cam sfoderò il suo sorriso migliore: << Quando tornerete lo saprete, se il tempo passerà veloce vi sembrerà un attimo, vi sembrerà ieri avermelo chiesto. Se il tempo passerà lento…ahimè, rimarrete sulle spine soffrendo! >> fece una breve pausa << Ad ogni modo, ad una così bella ragazza non può che appartenere un bel nome. >>. Quasi certamente la ragazza era arrossita, ne era sicuro. Ora gli sembrava tutto più facile e tutto gli era tornato spontaneo. Non rispose ma com’era venuta, se ne andò.
Clive scoppiò in una sonora risata non appena fu rientrato.
<< Che hai da ridere!? >> gli domandò Cam.
<< Cam, lasciatelo dire, le tue intenzioni si capivano benissimo. Dai, andiamo, era tutto molto chiaro. E te la sei lasciata sfuggire così. Hai sempre fatto centro sulle ragazze, con un qualche tuo fascino misterioso. Patetico da parte tua. >> gli disse a mo’ di rimprovero Clive.
<< Patetico? A me? Ho le mie buone ragioni per non averla convinta a restare, era evidente quanto antipatica fosse. Non l’ho semplicemente ritenuto opportuno. Fine. Stop. Non è assolutamente mancanza di coraggio, codardia o altro. >> mentì il ragazzo. Una parte di lui non voleva evidentemente ammettere l’interesse che provava per lei. Non era principalmente da lui ammettere le sue debolezze, né tantomeno i suoi sentimenti. Perché avrebbe dovuto farlo con Clive? Il barista comunque insisté, convinto di sé:
<< Ho capito… comunque, fai sempre in tempo a convincerla, se vuoi. >> Cam però, parve non dare molto retta all’uomo e mentre tornava a casa, continuò a pensare.
Chi era lei? Niente di più di una sconosciuta per cui provava l’interesse di conoscerla. La cosa finiva lì, e forse era anche giusto così. Forse avrebbe provato più avanti con qualche altra ragazza. Dentro di se provava però uno strano amaro e un forte rimorso. Perché? Ripensò ai suoi capelli castani, un po’ scuri e un po’ chiari, perfettamente lisci e raccolti in modo disordinato… chissà lei come fosse. Se fosse una ragazza tormentata o una ragazza tranquilla. Chissà quale fosse la sua natura. Ma si disse che tutto ciò che provava per lei era solo curiosità e nulla più. Era vero? Non lo sapeva nemmeno lui. Quella sera, quando chiuse gli occhi, non sognò tenebre, ma vide dei capelli color grano volare secondo le decisioni del vento e due occhi verdi sorridere. Per lui.
Il giorno dopo tornò al bar, convinto di farla finita per sempre con quel posto. Pagò il conto e non si premurò nemmeno di salutare Clive.
Ormai aveva deciso tutto. Aveva pianificato al dettaglio ciò che avrebbe fatto della sua vita per almeno un po’. Eternità, gran concetto.
Avrebbe vissuto ancora, e ancora.
  
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