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Autore: lady lina 77    25/07/2014    3 recensioni
La mia prima fics Athos/Aramis con la presenza come solo comprimario stavolta, di d'Artagnan.
Aramis, dopo la sconfitta di Mansonne non sa più chi è e che scopo ha la sua vita nei moschettieri. E prende una decisione difficile, se ne va per iniziare di nuovo tutto da capo, pensando che a Parigi non c'è più posto per lei. Ma dieci anni dopo quel mondo fatto di spade, complotti, moschetti, torna a bussare alla sua porta...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non aggiorno questa storia da tantissimo, da oltre un anno e me ne scuso. Come molti ricordano ero stata operata alla spalla e poi mi era venuto un mega-blocco dello scrittore per le storie di questa sezione e così negli ultimi dodici mesi mi sono occupata di storie di altre sezioni che mi ispiravano di più.

Ma d'Artagnan, i moschettieri, il loro mondo sono un mio amore da sempre e l'ispirazione era infatti lì dietro l'angolo, pronta a tornare!

Non sò bene se qualcuno si ricorda di questa storia e se qualcuno vorrà ancora leggerla ma ho comunque tutta l'intenzione di finirla, aggiornando con tempistiche meno scandalose di come ho fatto nell'ultimo anno.

Ovviamente se qualcuno leggerà, se qualcuno recensirà, mi farà assolutamente piacere! :D

Per ora mando un grosso saluto a tutti!





Moschettiere contro moschettiere



Il primo giorno di d'Artagnan in casa di Aramis era trascorso in uno strano e teso silenzio. Il tempo si era mantenuto pessimo, con pioggia e vento che avevano sferzato la campagna del piccolo borgo incessantemente. Partire coi tre bambini era impensabile in quelle condizioni, troppi intoppi potevano trovare sul cammino. Un infortunio del cavallo a causa del fango, rallentamenti per le pioggie violente, attacchi da parte di briganti di strada che non aspettavano altro che vedere una carrozza impantanata in qualche meandro isolato. Meglio aspettare il ritorno del sole e viaggiare così in tutta tranquillità verso Parigi coi gemelli e soprattutto col futuro re di Francia. D'artagnan dubitava comunque che gli scalcinati banditi che avevano rapito i tre bambini si sarebbero fatti rivedere. Dal racconto fattogli da Aramis dovevano essere una banda di ladri di polli o poco più, che erano riusciti in quell'impresa solo perchè alle prese con bambini piccoli e curiosi.

D'artagnan aveva meditato in silenzio durante tutta la giornata, studiando mentalmente i percorsi più veloci e sicuri per raggiungere Parigi mentre Aramis era stata una perfetta padrona di casa, riuscendo a sistemare tutti i suoi improvvisati ospiti nel più confortevole dei modi.

I bambini sembravano più tranquilli dopo l'arrivo del guascone, soprattutto il piccolo principe che non smetteva di osservare e di stare appiccicato a d'Artagnan, persona per cui provava sentimenti di grande ammirazione. Spesso sua madre Anna gli aveva raccontato le gesta coraggiose e la fedeltà incrollabile di quello spadaccino fenomenale e lui era cresciuto nel suo mito, anche a causa di un padre davvero troppo assente e che per lui di certo non poteva diventare una figura di riferimento stabile.

Athos invece era stato silenzioso e scontroso tutto il giorno e non aveva parlato minimamente del viaggio di ritorno, limitandosi a strasene seduto sulla poltrona a pensare a chissà che... In fondo, il capo non sarebbe dovuto essere d'Artagnan? Che ci pensasse lui a stabilire e a organizzare tutto!

Il guascone dal canto suo, benché avesse preferito discutere con Athos un piano di viaggio, aveva evitato di punzecchiarlo troppo o di coinvolgerlo in qualche discussione anche futile per non incorrere nel pericolo di scatenare dal nulla nuove discussioni davanti ai bambini. Però il comportamento del suo vecchio amico lo irritava e di certo, faccia a faccia, due paroline con lui le avrebbe scambiate volentieri, almeno per sapere cosa gli frullasse nella testa. Non lo riconosceva più, in quel momento... Dov'era l'Athos saggio, la mente del gruppo, l'uomo di esperienza a cui chiedere consigli?

Era ormai la seconda sera dall'arrivo del guascone, quando la pioggia cominciò a calare di intensità. D'artagnan fissò il paesaggio fuori dalla finestra. Era un pantano unico, il terreno ci avrebbe messo almeno un giorno di sole pieno ad asciugarsi quel tanto che bastava per non restare impantanati nel fango con una carrozza. "Se siamo fortunati e domani c'è il sole, fra due giorni potremmo riuscire a partire!" - commentò fiaccamente.

"Davvero?" - chiese Luis, eccitato.

Julie si avvicinò al piccolo principe. "Io non sarei così contenta! Appena torniamo a casa a Parigi, ci mettono tutti e tre in castigo A VITA!!!".

D'artagnan squadrò la figlia. "Ci puoi scommettere ragazzina! Tu e tuo fratello siete in guai grossi!".

"Dai papà, scusa!" - esclamò Demian aggrappandosi al braccio del padre.

Aramis ridacchiò. "Dai d'Artagnan, non giocare a fare il severo! Da ragazzo se non ricordo male, di guai ne combinavi parecchi anche tu!".

Athos a quelle parole sbuffò, tetro in viso. "Lui ha una memoria selettiva Aramis, ricorda e dice solo quello che gli fa comodo!" - sussurrò in maniera sibillina.

D'artagnan fissò Athos, torvo. Era un attacco non troppo velato a lui, di nuovo! E non ci voleva un genio per capire che Athos ce l'aveva con lui per qualcosa... Non si era mai comportato così, il loro era da sempre stato un rapporto aperto e di grande amicizia e rispetto. Ma ora era evidente che qualcosa in Athos era cambiato e non era solo a causa di quella strana situazione con Aramis, riapparsa magicamente nelle loro vite dopo dieci anni di silenzio. Athos ce l'aveva anche con lui evidentemente e non ne capiva il motivo! Forse era ingenuo, forse gli aveva fatto un torto senza accorgersene, forse, forse... Beh, non ci capiva un accidenti! Guardò i figli e Luis che sembravano smarriti davanti a quello strano atteggiamento di Athos e decise di agire ancora una volta con diplomazia. "Non si tratta di essere severo coi miei figli o di punirli. E' una questione di fiducia verso di loro, la mia... Da piccolo mi hanno insegnato che la fiducia è molto difficile e lunga da conquistare ma estremamente veloce da perdere. Se i miei figli vogliono che io mi fidi di loro in futuro, devono dimostrarmi di esserne degni. Come io devo dimostrarmi un buon padre verso di loro perchè si fidino di me, loro devono dimostrarmi di essere figli che sanno ascoltare e sanno seguire i consigli di chi ha più esperienza di loro e gli vuole bene!".

Julie si oscurò. "Vuoi dire che ora che abbiamo disubbidito, non ti fiderai più di noi e non ci vorrai più bene, papà?".

Il guascone sospirò e poi la prese in braccio. "Ti vorrò sempre bene Julie e sò anche che tu e tuo fratello siete piccoli e quindi è facile che voi sbagliate. Ma se tu e lui mi dimostrerete di aver imparato la lezione per il futuro, se saprete dimostrarmi di essere ubbidienti, pian piano comincerò a fidarmi di voi come prima. Gli errori si possono commettere Julie, ma l'importante è imparare da essi. E se saprete farlo, man mano che crescerete diventerete persone sempre migliori di cui tutti avranno fiducia e rispetto e di cui io sarò orgoglioso. Ma fino ad allora dovrete saper ascoltare me, vostra madre e chi è più grande e ha più esperienza di voi. Capito?".

"Capito!" - esclamò la bimba abbracciandolo, imitata poi dal fratellino Demian.

Aramis sorrise. D'artagnan era decisamente diventato un uomo, saggio e maturo. Lo vedeva dal suo rapporto coi figli, dalle sue parole e da come sapeva tener testa senza dare in escandescenze ai modi di fare di Athos, insopportabili per chiunque, ad essere onesta!

Anche Luis sembrava colpito dalle sue parole. Invidiava i suoi amichetti Julie e Demian e il rapporto stretto che avevano col padre. Il suo di padre, l'uomo più invidiato e potente di Francia non perdeva certo tempo a giocare o a parlare con lui. Era sempre distante, sempre severo nelle poche volte che aveva a che fare con lui. Gli ricordava i suoi doveri, lo soddisfava in ogni capriccio ma mai avevano giocato o riso insieme come d'Artagnan faceva coi suoi figli. Gli sarebbe piaciuto un padre come il moschettiere, al posto di essere figlio del re di Francia. Si avvicinò timidamente a lui, posandogli una manina sulla spalla. "D'artagnan, vi giuro una cosa!" - disse serio.

"Cosa?" - chiese il guascone, incuriosito dal tono solenne usato dal bambino.

Luis sorrise. "Un giorno sarò re di Francia e voi sarete il mio uomo di massima fiducia! Voglio che stiate sempre con me, in ogni cosa che farò! Come fate con Demian e Julie!".

D'artagnan sussultò a quelle parole sincere, ammirate, gentili e piene di innocenza infantile. "Vi ringrazio principe! Sarà un onore servirvi!".

Luis scosse la testa. "No, non come servo! Io voglio che siate come un padre per me, come fate con loro!".

Aramis gli si avvicinò, capendo forse i sentimenti che cercava di esprimere il bambino. "Ma voi principe, avete un padre! Forse non lo vedete quanto vorreste ma vi vuole bene e sono sicuro che sarebbe felice di insegnarvi quello che sa!".

"Esatto!" - aggiunse d'Artagnan.

Luis ci pensò su, non troppo convinto. "Mh... Lui preferisce stare col Cardinale Richelieu!".

"Lavorano insieme, come farete voi quando sarete cresciuto! Lo fa per il bene della Francia e dei francesi!" - lo rimbeccò d'Artagnan.

"Ma non è bravo quanto voi con la spada!" - ribatté Luis, deciso.

D'artagnan e Aramis, a quelle parole, scoppiarono a ridere. "Mai argomentare con un bambino determinato!" - commentò infine il giovane divertito, rivolgendosi all'amica. Avrebbe spiegato a Luis, quando fossero stati in viaggio, che doveva essere orgoglioso di suo padre e di quello che faceva per la Francia. Ma in quel momento era troppo divertito e stupito dalla determinazione del piccolo per farlo.

"Già!" - esclamò Aramis.

"D'accordo principe, sarò al vostro fianco per servirvi, quando sarà il momento!" - disse infine d'Artagnan, deciso a non continuare troppo quella conversazione che stava deviando il bimbo da quelli che avrebbero dovuto essere i suoi veri affetti.

"Al primo posto in ogni cosa..." - commentò rabbiosamente Athos, dalla sua poltrona, spezzando quel momento sereno. Aveva assistito a quella conversazione irritato. D'artagnan avrebbe avuto anche la piena fiducia del futuro re, oltre al comando dei moschettieri, a quanto pareva...

D'artagnan sussultò a quelle parole di nuovo dure e di nuovo dirette a lui, ma fece finta di nulla. Si alzò dalla sedia, prendendo i bambini per mano. "E' tardi ora! Su, andate a letto!" - disse con una certa fretta, parlando a loro ma osservando con occhi severi Athos. Li avrebbe messi a letto e poi avrebbe fatto quattro chiacchere con lui.

"Ma..." - protestò Julie.

Aramis si chinò davanti a lei. "Ricordi cosa ti ha appena detto il papà sulla fiducia! Devi obbedire, è tardi e tuo padre ha ragione! Devi andare a letto!".

Demian sospirò. "Va bene!".

Julie sbuffò arrendendosi e i due maschietti annuirono senza fare ulteriori storie. Tutti e tre volevano rimediare al loro errore e apparire bravi e degni di fiducia agli occhi di d'Artagnan.

Il guascone portò i bimbi nelle loro stanze, li mise a letto e i tre si addormentarono quasi subito senza fare ulteriori storie.

D'artagnan li osservò dormire nei loro letti, felice di averli ritrovati sani e salvi, di averli stretti a se e della convesazione che aveva avuto con loro poco prima. I suoi figli, la sua famiglia erano la sua vita. Così come il piccolo principe Luis, di cui comprendeva bene la solitudine per la poca presenza del padre e che considerava quasi, a sua volta, come un figlio. Era onorato dalle parole che il piccolo gli aveva rivolto poco prima e sperava vivamente di non deluderlo mai, in futuro, quando fosse diventato adulto. Sospirò, chiuse dietro di se la porta della camera e poi tornò nel piccolo salotto. Ora ben altre conversazioni, meno piacevoli, lo aspettavano.

Raggiunse i due compagni e si parò davanti ad Athos, serio. "Esci fuori un attimo, per favore!" - gli intimò con fare deciso.

Aramis si avvicinò ai due. L'aria stava diventando incandescente e lo sguardo di d'Artagnan prometteva scintille quanto quello di Athos. "Ragazzi, calmiamoci e non facciamo o diciamo cose di cui poi ci pentiremmo!" - si intromise, cercando di smorzare i toni.

D'artagnan scosse la testa. "Non ho alcuna intenzione di dare di matto, ho solo un paio di cose da chiarire con lui fuori di quì!".

"Puoi parlare, ti ascolto!" - rispose Athos con tono arrogante.

Il guascone scosse nuovamente la testa. "Fuori di quì! I bambini dormono e non voglio disturbare ne loro ne Aramis che è la proprietaria di casa, con le nostre faccende!".

Athos sospirò. Lo fissò in viso, torvo, poi si alzò dalla poltrona avviandosi verso la porta. "Agli ordini, futuro capitano..." - commentò sarcasticamente. In effetti era nervoso, arrabbiato e frustrato. E un faccia a faccia con d'Artagnan gli avrebbe fatto smaltire un bel pò del sangue amaro che gli scorreva nelle vene.

D'artagnan sbuffò, fece cenno ad Aramis di rimanere in casa e di stare tranquilla e poi uscì fuori, dove Athos lo aspettava già. Richiuse la porta dietro di se, venendo investito dalla pioggerellina che continuava incessantemente a cadere. Era fastidiosa! Come quell'assurda situazione che si era venuta a creare con quello che credeva uno dei suoi migliori amici. "E allora Athos, che ti prende?" - chiese, senza giri di parole.

Athos si allontanò dalla porta, camminando verso la staccionata che dava poi sui campi intorno alla casa. Non gli importava ne della pioggia ne del nervosismo di d'Artagnan. Era fuori di se, accecato da una rabbia talmente incontenibile che non riusciva a percepire nient'altro che i suoi sentimenti. "Non ho assolutamente niente d'Artagnan! Sono solo bloccato in piena campagna in una missione che avresti dovuto condurre TU e solo TU, per tanti motivi!".

D'artagnan lo seguì. "Tu sei quì perchè il capitano De Treville te l'ha ordinato!" - commentò, secco. C'era dell'altro, Athos non poteva essere tanto nervoso solo a causa del fatto che erano bloccati in piena campagna dalla pioggia!

Athos scoppiò a ridere, sarcasticamente. "Ahah, d'Artagnan! Lo sò, io sono il galoppino di De Treville, quello da mandare ovunque per sistemare i guai fatti dai suoi pupilli e dai loro famigliari! Lo sò, lo sò perchè sono quì, non c'è bisogno che me lo spieghi come se fossi un pivello...".

D'artagnan scosse la testa. "Finiscila di fare la vittima! Sai benissimo che il capitano non pensa a te in questi termini e che sei un uomo di massima fiducia per lui!".

A quelle parole Athos si voltò verso di lui con un'espressione furiosa sul viso. "Oh, davvero? Se non ricordo male sono i TUOI figli ad essere stati rapiti. E hanno trascinato con loro il futuro re di Francia! Il fatto che siano stati salvati da Aramis è un'ulteriore segno del fatto che avresti dovuto solo TU venire quì ad occupartene!".

D'artagnan sospirò. Ecco, pian piano Athos stava arrivando al fulcro del discorso. Ed era come pensava! Non era la missione in se che lo innervosiva tanto ma la vicinanza con Aramis, dopo anni di lontananza e di mancate spiegazioni. E forse in questo mix esplosivo anche la posizione che lui aveva raggiunto ai vertici del corpo dei moschettieri contribuiva a rendere Athos ancora più aggressivo. Non sapeva a che altro attribuire il comportamento del suo amico nei suoi confronti, davvero non capiva. "Senti... Io capisco che sei in imbarazzo nei confronti di Aramis e che...".

"TU NON CAPISCI NIENTE INVECE!". Era troppo... Con un balzo Athos si scagliò contro il guascone, assestandogli un pugno in faccia. Era tutto il giorno che desiderava farlo! Non ce la faceva ad ascoltarlo mentre cercava di consolarlo, di capirlo, di fargli quella che gli appariva come una paternale! Non capiva niente d'Artagnan! Non capiva che si era sentito tradito da Aramis dieci anni prima e che ora si sentiva tradito anche da lui per aver scoperto che lui sapeva del segreto della donna con cui probabilmente aveva condiviso un qualcosa che per lui era rimasto solo un sogno. No, d'Artagnan non poteva, non doveva parlare! Lui, che aveva una vita perfetta, una famiglia perfetta doveva solo stare zitto! Aveva avuto tutto dalla vita d'Artagnan, a quanto sembrava anche un rapporto intimo con una donna che per lui aveva sempre rappresentato un sogno. Una donna che viveva da uomo, che sapeva combattere come un uomo. E che aveva la bellezza di una dea...

"HEI!". Frastornato dal colpo subito, d'Artagnan barcollò e cadde a terra. Ma con un balzo fu subito sù. Da piccolo di scazzottate ne aveva fatte parecchie e gli erano servite da allenamento, anche se negli anni non gli era più capitato di trovarsi in situazioni simili. "Athos, sei impazzito?!" - gli urlò, rimettendosi in piedi in posizione di guardia.

"Corardo! Che fai d'Artagnan, indietreggi? Paura?".

Il tono di Athos era altezzoso, provocatorio. Se quella situazione fosse avvenuta dieci anni prima, d'Artagnan si sarebbe azzuffato con lui subito, senza pensarci su. Ma ora era adulto e Athos era un suo amico. Non voleva azzuffarsi con lui e soprattutto non ne capiva il motivo. "Smettila! Non combatterò con te e non farò a pugni come un ragazzino! Dimmi che diavolo c'è!".

Athos strinse i denti, corroso dalla rabbia. Come faceva a non capire? "Non ti dirò niente, caro FUTURO CAPITANO!". Si lanciò nuovamente contro di lui, pronto a scazzottarsi di nuovo.

D'artagnan parò i colpi dell'amico, indietreggiando. Ma poi, complice il fango, cadde a terra, trascinando Athos con se. I due presero a combattere fra la pioggia e il sudiciume della terra fradicia. Athos colpiva, d'Artagnan parava i colpi come poteva, ancora bloccato dall'idea di reagire, di rispondere. Non ci riusciva, non con Athos!

"Codardo, traditore!" - urlò di nuovo il moschettiere più anziano.

D'artagnan a quel punto lo afferrò per il colletto della camicia, trascinandolo con la schiena a terra e sovrastandolo poi col suo peso. "Traditore? Ma di che stai parlando?".

Athos fece un sorriso maligno e malizioso. "Di te, di LEI... Constance è a conoscenza del forte legame che vi unisce?".

"Ma di che stai parlando?" - chiese a sua volta, bloccandosi, d'Artagnan stupito.

Athos avvicinò il viso al suo, minaccioso. "Sei a conoscenza di molti aspetti 'intimi' di Aramis... Il che è sintomo di una certa... vicinanza... O sbaglio?".

D'artagnan lo fissò alcuni istanti, in silenzio. E finalmente capì. Gelosia, semplice gelosia, perchè non ci era arrivato prima? La mente di Athos doveva aver prodotto un melodramma del rapporto suo con Aramis di dieci anni prima, una specie di fantasia malata su come lui avesse scoperto la sua vera natura di donna. Probabilmente il suo amico, fino a quel momento, ignorava che lui fosse a conoscenza di quel segreto e scoprire invece che lui sapeva la verità lo aveva turbato più di quanto si sarebbe aspettato. D'artagnan da sempre sospettava che Athos sapesse ma non aveva mai osato chiedere nulla su Aramis per non tradire la fiducia che l'amica aveva riposto in lui e per non turbare Athos che sembrava, dieci anni prima, il più sconvolto di tutti dalla partenza misteriosa della donna moschettiere. Il suo amico non poteva certo immaginare che lui aveva scoperto tutto per un puro e fortuito caso e che Aramis MAI gli avrebbe confidato il suo segreto se le circostanze non l'avessero costretta a farlo. Evidentemente Athos nutriva sentimenti ben più profondi verso Aramis – o Renée – di quelli che voleva dare a vedere e proprio a causa di ciò si era lasciato sedurre dalla gelosia e dal sospetto, evitando di cercare la soluzione più ovvia alla natura dei rapporti fra lui e la donna moschettiere, a come avesse scoperto la verità solo per caso. Era chiaro, Athos si era sentito tradito da lei per essersene andata senza dire nulla e doveva essersi sentito tradito anche da lui perchè pensava che loro avessero avuto anni addietro una tresca amorosa tenuta nascosta a tutti. Beh, Athos era fuori strada! "Sai che ti facevo ben più intelligente?" - sbottò infine, quasi divertito da quello strano gioco di malintesi che aveva generato quella situazione surreale in cui lui e Athos si prendevano a cazzotti in mezzo al fango come due ragazzini.

Athos però pareva molto meno propenso a scherzare. "RIPETILO!" - urlò, pronto a sferrare un altro pugno.

"ORA BASTA!".

La voce forte, potente e furente di Aramis fece voltare entrambi. Da quanto tempo era lì, a quanto aveva assistito di quella zuffa infantile? Troppo presi da loro stessi, non si erano accorti che la donna li aveva raggiunti fuori, sotto la pioggia, e ora la fissavano a occhi sbarrati, inebetiti e con le guancia rosse dalla vergogna.

Lo sguardo di Aramis faceva scintille, incurante dell'imbarazzo dei due! A dire il vero in quel momento avrebbe preso volentieri a calci nel di dietro entrambi!!! "I bambini che dormono in casa mia sono più maturi di voi, allo stato attuale! Prendervi a pugni così, VOI, due degli uomini più fidati di Francia? Due moschettieri? Non state facendo onore alla divisa che portate, spero ve ne rendiate conto! Non oso immaginare cosa direbbe il capitano De Treville se lo sapesse...".

"Non sono affari tuoi!" - sibilò Athos, furente e allo stesso tempo imbarazzato.

"Ti avevo chiesto di lasciar fare a noi..." - borbottò d'Artagnan, sentendosi abbastanza ridicolo.

Aramis sbuffò. "Mi avevi anche detto che la situazione sarebbe stata tranquilla, se ben ricordo... E invece!".

D'artagnan arrossì. "Ha iniziato LUI!!!" - balbettò, quasi a giustificarsi.

"Finiscila!" - ribatté Athos stizzito. Stava facendo la figura dell'idiota. Davanti a lei!!! E se ne rendeva ben conto!

D'artagnan sospirò, deciso a tornare a fare l'uomo per primo visto che Athos si ostinava a fare il ragazzino offeso. Era ora di tirarsi su e di tornare a fare la persona adulta. "Si, la finisco TESTONE! E vi lascio soli, credo che voi due abbiate un pò di cose da chiarire!". Si alzò in piedi e si diresse verso casa senza aspettare una qualsiasi risposta dai due. Voleva lasciarli soli. Per permettere ad Aramis di spiegare e permettere ad Athos di capire e di fugare i suoi dubbi. E forse per permettere un chiarimento che aspettava da dieci anni di venire alla luce. Non sapeva che piega avrebbe preso per loro quella conversazione, cosa ne sarebbe nato e qual'era la natura esatta e l'intensità dei sentimenti lasciati in sospeso da entrambi. Ma era ora di scoprire le carte in tavola, di far venire alla luce il VERO rapporto che li aveva uniti da quando si erano conosciuti. Aramis avrebbe trovato la pace e Athos avrebbe avuto le risposte che tanto cercava, se si fossero parlati onestamente e senza giri di parole. E forse gli animi si sarebbero calmati e tutti avrebbero ritrovato serenità e gioia. Lo sperava vivamente... Forse sarebbe esistito ancora il loro motto... Tutti per uno, uno per tutti...

"Hei, dove vai?" - gli chiese Athos in tono severo, ancora seduto nel fango.

D'artagnan non si voltò nemmeno. Si limitò ad alzare il braccio in un segno di saluto e a rientrare in casa. "A farmi un bagno caldo, ne ho bisogno!" - rispose fiaccamente, chiudendo la porta di casa dietro di se.

Aramis e Athos si guardarono negli occhi. Erano soli. E ora l'un l'altro si sarebbero dovuti dare molte spiegazioni.





  
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