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Autore: DalamarF16    26/07/2014    1 recensioni
Milano, quartiere Bovisa. Natalia Romanova è in missione sotto copertura, con lo scopo di raccogliere informazioni su un nuovo velivolo in sviluppo al dipartimento di aerospazio del politecnico. Clint la sta seguendo, l'ordine di tenderle un'imboscata...ma qualcosa cambia...e Clint si ritrova a proteggerla.
Questa fanfiction nasce dall'altra storia che sto scrivendo, La recluta. Lì racconto a flashback la mia versione dell'inizio dell'amicizia tra Clint e Natasha e siccome mi è venuta voglia di approfondirla...eccomi con questa fanfic del tutto indipendente da "la recluta". E' una Clintasha? Probabile. Chi sta leggendo la recluta troverà parti uguali, ma il tutto è approfondito...per chi invece non la sta leggendo...bè spero che questa mia versione vi piaccia...
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Agente Phil Coulson, Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PERSONAL SPACE: per chi legge "La recluta" questo capitolo non avrà nulla di nuovo, ma la verità è che è da questo punto che mi è nata l'idea dello spin off, e mi piaceva come l'avevo scritto (ebbene sì ogni tanto mi succede), per cui ho deciso di non cambiare nulla, tranne un'aggiunta alla fine a completamento del tutto.
Ringrazio intanto Ledy Leggy e L'unicorna, che mi hanno recensito, sempre puntualissime e molto gentili!
grazie poi anche a Ginge, Mumma e Slytherine_ in_ love, che l'hanno messa tra le seguite!
Vi lascio al capitolo! A dopo!

Capitolo 4: Alla stazione


Quando una bella ragazza ti prende e ti bacia, così, dal nulla, non è che ci stai troppo a pensare, se sei una persona normale.
Ma Clint non era una persona normale, e sul momento aveva avuto la tentazione di respingerla, sospettoso di una trappola. Non conosceva quella ragazza, e dubitava di un banale scambio di persona.
Ma poi aveva sentito un dito picchiare sulla sua schiena, mentre lei lo stringeva. Picchiettava in modo ritmico, con uno schema. A volte si soffermava per più tempo sul tessuto sulla sua felpa. A volte meno. A volte si fermava.

Tre contatti brevi. Pausa. Contatto lungo, contatto lungo, contatto corto, contatto lungo. Pausa. Tre contatti brevi.

Gli si gelò il sangue nelle vene. Codice morse. SOS. Lo stava “scrivendo” a ripetizione. Strinse la presa un attimo, a farle capire che aveva capito.
Ma il messaggio non era finito.

Contatto lungo, contatto lungo. Pausa. N. Contatto breve, contatto lungo. Pausa. A. Contatto lungo. Pausa. T. Contatto breve, contatto lungo. Pausa. A. Contatto breve, contatto lungo, contatto breve, contatto breve. Pausa. L.

-Natalia- Soffiò sulle sue labbra, staccandosi appena per darsi il tempo per guardarla.
Il suo aspetto era cambiato, ma non fece fatica a riconoscerla, ora che ci faceva caso e la vedeva così da vicino.
Non sapeva cosa lei volesse da lui, o quali pericoli stesse correndo, ma se era lì, ora, a chiedergli aiuto, lui certo non poteva negarglielo. Non se lo aveva trovato tra tutti gli abitanti di New York, dopo averlo visto per pochi minuti una notte di qualche mese prima.
E allora rispose a quel bacio, stringendola forte a sé mentre, coperto dalle lenti scure, cercava di individuare la minaccia.
Perchè per spingere la Vedova Nera a quell'azione plateale, una minaccia doveva esserci,  e doveva essere nelle vicinanze.
Si guardò intorno, scandagliando velocemente ma accuratamente la folta popolazione della stazione.
Pendolari: stanchi operai o uomini d'affari entravano e uscivano a passo svelto. Qualche famiglia, con delle valigie, in partenza o in arrivo da un viaggio. Un nonno che teneva la nipotina per mano. Non doveva prendere il treno, l'aveva semplicemente portata a vedere i convogli che passavano, non prima di averle comprato un palloncino rosa a forma di unicorno.
Cerca Clint. Cerca.
Continuava a baciarla, mentre esplorava i dintorni. Eccoli. Niente valigie, niente ventiquattro ore. Nessun segno di stanchezza sul viso. Due uomini a ore 20. A stento riusciva a vederli con la coda dell'occhio. Ruotò di poco su sé stesso, senza staccarsi da lei, fino ad averli quasi di fronte.
-Amore...- disse alla fine staccandosi e raccogliendo da terra il borsone posato poco prima da un tizio che era andato a fare i biglietti senza l'ingombro del bagaglio -Come è andato il viaggio? Sei stanca?-
Lei aveva alzato gli occhi e l'aveva guardato con una punta di riconoscenza
-Esausta. Andiamo a casa?-
Lui le aveva avvolto un braccio attorno alle spalle stringendola a sé e l'aveva portata fuori dalla stazione. Solo quando si fu assicurato che quelli non li avevano seguiti abbandonò il borsone in un cassonetto e la prese per mano, guidandola in un vicolo.
Lì fece scendere la scala antincendio.
-Su. Sali. Fino in cima-
La istruì, e fu lieto che lei obbedisse senza fiatare. Lui si arrampicò dietro di lei.
La fece arrivare su un tetto, poi la prese per mano e iniziò a guidarla sicuro sui tetti di Brooklyn. Ogni tanto guardava di sotto, mentre saltavano da un edificio all'altro, ma nessuno li seguiva. Si fermò solo quando atterrò sopra  palazzo malandato.
Casa sua.
Anche questo non era decisamente da lui. Sapeva benissimo chi, o meglio, cosa era Natalia. Poteva essere tutta una trappola per eliminarlo, del resto, ultimamente aveva fatto parecchio arrabbiare i russi, e non solo loro.
Ma per un qualche motivo, sentiva che lei non era lì per ucciderlo.
La fermò un istante prima che lei iniziasse la rincorsa per il salto al tetto successivo. Aprì del tutto la finestra della mansarda e la fece entrare, richiudendola poi dietro di sé.
-Dove siamo?-
-Bè...questa è...casa mia- disse con il respiro appena un poco affannato -Chi era che ti inseguiva?-
-Mi hai portato...a casa tua?-
-Bè tu mi hai cacciato la lingua in bocca...-
Fu lieto di vederla sorridere alla sua pronta risposta.
-Giusto...quindi tu vivi qui? A New York?-
-Sì...quando non sono in missione. A proposito. Clint Barton-
-Natalia Romanova, ma dubito che tu non lo sappia-
Stavolta toccò a lui sorridere, mentre la faceva accomodare in quel monolocale diversamente ordinato. Ok. Diciamo pure disordinato all'ennesima potenza.
Non era spesso a casa, per lo più preferiva farsi spedire in giro per il mondo dallo SHIELD. Non si diventava il migliore stazionando in ufficio troppo a lungo, almeno questo era quello che amava ripetersi.
Ma era rimasto solo abbastanza a lungo da conoscersi piuttosto bene: quello che odiava era il vuoto di quella casa una volta rientrato dal lavoro. L'essere sempre solo.
Certo, gli bastava andare in un bar, fare il carino, e rimorchiare non gli era difficile. Ma per qualche motivo, niente durava più di una o due scopate, tre se proprio la storia era duratura.
Non riusciva a legarsi a qualcuna, e anche sulle amicizie non era proprio una cima. O certo, qualcuno con cui bere una birra l'aveva sempre trovato, qualche leccaculo voglioso di farselo amico per fare carriera, qualche recluta del cazzo che voleva sentire le avventure di Occhio di Falco. Ma amici veri? Con cui condividere...bè qualcosa di più, nessuno.
La voce di Natalia lo riportò alla realtà. Gli spiegò come era scappata dall'Italia, rifugiandosi a New York, dove aveva provato a rifarsi una vita. Si era trasformata in Lana Roberts, una giovane brunetta con un appartamento in affitto e un lavoretto in un ristorantino che lui conosceva per il pessimo caffè che facevano.
Aveva mantenuto un basso profilo, ma oggi aveva riconosciuto quei due, e loro avevano avuto un sospetto su di lei, tanto da inziare a seguirla.
-E poi hai visto me-
-Beh...non esattamente-
Lui la guardò curioso. E poi sbalordito quando lei gli confessò che ormai lo seguiva da mesi, tipo stalker, ma con casualità.
Era inseguito e non se ne era accorto.
Non sapeva se far finire la propria autostima sotto i piedi o congratularsi con lei per essere stata così brava. Nel dubbio rimase zitto.
-Che farai ora?- le chiese sinceramente preoccupato
-Non lo so. Non so nemmeno chi sono veramente. Non so chi erano i miei genitori, se ho ancora una famiglia la fuori che mi aspetta-
Per la seconda volta gli era sembrata totalmente indifesa, quasi spaventata. E per istinto sapeva che a lei faceva strano quanto a lui avere un contatto così sincero con un altro essere umano che non fosse il proprio riflesso allo specchio.
-Ci sono io. Se vuoi- disse di getto, più spontaneo verso qualcuno di quanto non lo fosse stato da...bè da un sacco di tempo.
Cosa aveva questa ragazza? Perchè voleva proteggerla a tutti i costi?
-Non credo nelle seconde possibilità, lo sai-
Lui per tutta risposta le aveva messo in mano un bigliettino.
-Io ora devo andare, Nat. Il lavoro mi chiama. Questa casa è sicura. Resta pure qui questa notte. Pensaci su ok? Se decidi che vale la pena tentare, allora ci vediamo domani a quell'indirizzo-
Lei aveva annuito, poi lui l'aveva lasciata per partire. Missione lampo in California.

Natalia era rimasta sola.
Non credeva possibile che Clint l'avesse portata a casa sua, eppure sapeva esattamente chi era, il pericolo che correva, e per quanto ne sapeva, poteva anche essere stata mandata a ucciderlo.
Eppure si era fidato ciecamente di lei.
Aveva raccolto il suo disperato SOS, picchiettato sulla spalla tramite codice morse e l'aveva portata in salvo.
Quando era stata l'ultima volta che qualcuno si era fidato di lei in quel modo?
Oh, giusto.
Non c'era mai stata nemmeno una prima volta, da quel che poteva ricordare.
Rimase per un tempo indefinito piantata in piedi in mezzo a quel mezzo salotto dove sembrava che qualcuno avesse piazzato un sacco pieno di roba di varia natura con al centro una bomba che era esplosa: c'era roba ovunque.
Era totalmente opposto all'ambiente asettico di casa sua, ma anche diverso dalle case ordinate e perfette delle sue colleghe di lavoro.
Non sapeva cosa fare.
Non aveva idea di quanto la manovra sua e di Clint avesse convinto quegli uomini che lei non era quella che cercavano, ma di certo era escluso che tornasse al lavoro.
Casa sua era già più sicura, anche se non era detto che la stessero spiando da un po' e che solo oggi avessero commesso l'errore di farsi vedere.
Analizzò le varie possibilità e decise che alla fine valeva la pena passare la notte lì, in quella casa.
Quindi si diresse verso la camera da letto, non osando toccare nulla. Il letto, stranamente, era intonso, le lenzuola pulite e ben posizionate.
Si fece una doccia veloce e poi si mise a dormire.

PERSONAL SPACE: Rieccomi! grazie a chi è arrivato fin qui! Al prossimo capitolo!
   
 
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