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Autore: Lost on Mars    26/07/2014    15 recensioni
A diciassette anni non sai cosa sia la morte e perché debba capitare proprio a lei. Non sai perché il destino abbia deciso di fare questo scherzo proprio a voi. Perché tu debba soffrire così.
A diciotto capisci che non si può più cambiare nulla, allora provi ad uscire di casa, ma tutto ti ricorda troppo lei.
A diciannove ricominci a vivere, ma sei ancora legato ai fantasmi del passato,tant’è che non riesci più a legarti a nessuno, perché ti sembra di tradirla, perché la ami ancora, anche se è morta.
Ashton ha diciannove anni ed è convinto che il tempo che guarisce ogni ferita sia un gran cazzata: lei è morta da due anni, ma lui non smette di sanguinare dentro.
E se fosse una persona a guarire ogni ferita? Se il tempo non c’entrasse proprio niente?
-
«Non credo quanto possa interessarti la storia di un ragazzo depresso.»
«Oh, non credo che tu sia depresso. Non hai l’aria da depresso.»
«Allora devi essere una pessima osservatrice.»
«Hai l’aria da distrutto, a dir la verità, ma hai anche l’aria di uno che ne è uscito, da qualsiasi cosa tu fossi dentro. Hai un sacco di arie, in effetti.»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 23
 
 «We’ve got a special bond that’ll never break. ‘Cause darling, you and I are soulmates.»
(Josh Turner – Soulmates)
 
Non appena Thalia tornò a casa, stanca, con una maglietta che non era sua e che le andava troppo grande, sua madre non fece domande. Thalia sparì in camera e afferrò il telefono per chiamare Luke, sperando che fosse a casa. Doveva assolutamente raccontare tutto al suo migliore amico, era una cosa che la faceva sentire la solita Thalia di sempre, perché dentro di sé avvertiva una sensazione strana, come se stesse cambiando all’improvviso, e la cosa la turbava un po’.
Inoltre, se Luke credeva di chiuderla in una stanza con Ashton e non pagarne le conseguenze, be’, si sbagliava di grosso.
Le rispose proprio lui, e Thalia non sapeva nemmeno come iniziare. Intanto si limitò con un «Ciao, Luke» e il suo tono non doveva essere troppo benevolo, perché il biondo, dall’altra parte, le rispose balbettando.
«T-Thalia, a casa così presto?» le chiese. Thalia sbuffò.
«Sono quasi le otto, Luke. Non è presto.» rispose la ragazza.
«Pensavo che saresti rimasta a cena da Ashton, sai...» iniziò il ragazzo.
«Mi puoi spiegare come diavolo vi è venuta in mente quell’idea folle? Tu sei pazzo, e Calum anche! Ci avete chiusi in cucina. A chiave. Ti rendi conto, Luke? In cucina!» esclamò Thalia, adirata, si buttò sul letto e calciò via le scarpe, rimanendo però con la maglia di Ashton addosso. Profumava di lui ed era meraviglioso.
Luke tacque per qualche secondo, poi rispose. «Uhm, ma almeno ha funzionato, no? Non puoi negarlo, vi abbiamo beccati spalmati sul lavello, non mi pare che steste ancora litigando.»
«Sì, ha funzionato.» ammise Thalia.
«Sesso rappacificatore?» domandò il ragazzo, con un tono furbo.
«No! Luke, sei un depravato» disse la ragazza. «Lasciatelo dire.»
Ci fu un momento di silenzio, poi Thalia riprese a parlare.
«Cioè, quasi. Non mancava molto, a dir la verità. Dopo che ve ne siete andati, noi siamo saliti in camera sua e―» iniziò a dire Thalia, ma venne bruscamente interrotta dalla voce squillante di Luke.
«Non voglio i dettagli, grazie. Dimmi solo cosa vi ha trattenuti da... be’, insomma...»
Thalia represse un sorriso. Amava quando Luke era imbarazzato, soprattutto quando, essendolo, si contraddiceva da solo. Luke era così fantasticamente strano, era la persona adatta a capire Thalia, l’unico che l’avrebbe mai sopportata e sostenuta, non importava cosa fosse successo. Thalia sapeva che chiunque altro, al posto di Luke, l’avrebbe abbandonata e lasciata lì in preda a tutte le domande e a tutti i dubbi. Luke invece rimaneva. La chiudeva nelle cucine sperando che facesse pace con il suo ragazzo, ma rimaneva. Faceva cose stupide, ma si faceva perdonare. Anzi, non aveva nemmeno bisogno di farsi perdonare, perché Thalia non era mai veramente arrabbiata con lui.
Luke era una delle persone più importanti della sua vita, e non avrebbe sprecato un secondo della loro amicizia essendo arrabbiata. Loro non litigavano mai. Almeno non sul serio.
Da quando Thalia lo conosceva, le uniche discussioni che avessero mai avuto erano sul film da vedere, sulla musica da mettere in macchina e su quali pop-corn comprare al cinema.
«Lilian, ma è una lunga storia. Noi... non sono arrabbiata. Va bene, insomma, credo che stessimo per fare entrambi il passo più lungo della gamba, non eravamo pronti, e va bene così. Piuttosto, parliamo di te.» disse Thalia, evitando l’argomento e cambiando abilmente discorso.
«Me?» chiese Luke.
«Sì, te. Mentre ci chiudevate in cucina, tu e Calum avrete parlato, no? Insomma, cosa siete?» domandò Thalia.
«Non lo so. Siamo migliori amici, come al solito.»
«Oh, no, caro mio. Tu e Calum non potete essere migliori amici. O vi chiarite, o finirete per essere scopamici, il che è un tantino diverso.» asserì la ragazza.
«Non so quali problemi tu abbia, ma a me e Cal va bene così.» disse Luke risoluto.
«Menti. Tu con Calum nemmeno ci hai parlato a proposito di quella cosa. Non capisci, Luke? Dovete assolutamente DTR!»
«Dobbiamo fare cosa?»
«Cielo, ma nessuno di voi qui vede “Diario di una nerd superstar”?»
«Spiegati meglio, devo andare a cena.»
«Definire il Tipo di Relazione, Luke. Domani vai da Calum, ci parli e vi definite, poi vieni a casa mia e mi racconti.» spiegò la ragazza.
«Sissignora» mormorò Luke sarcastico. «Devo andare, a domani!»
«Buona fortuna, Lukey.»
 
Luke sapeva benissimo che quel momento sarebbe arrivato, prima o poi. Non c’era  bisogno che Thalia glielo ricordasse. Aveva ancora in testa le parole che la sua migliore amica gli aveva detto la sera prima: definire il tipo di relazione, che poi, quanti tipi di relazione esistevano al mondo? Era nervoso da morire, sentiva ogni muscolo del proprio corpo teso come una corda di violino, credeva che sarebbe morto da un momento all’altro. Poi Calum entrò in camera sua e Luke parve rilassarsi. Lo guardò negli occhi e capì che dovevano assolutamente chiarirsi. Nonostante gli avvertimenti di Thalia. Deglutì, a volte quella ragazza gli faceva un po’ paura.
«Sai, a volte tua madre è un po’ pressante.» disse Calum, con un tono piuttosto scherzoso, sicuramente gli aveva fatto una miriade di domande sugli esami, su come erano andati, su cosa volesse fare ora che aveva finito scuola... e Luke sapeva quanto Calum fosse spaventato da quegli argomenti. Si mise seduto sul letto, accanto a Luke, che intanto aveva represso un sorriso.
«Solo a volte?» domandò sarcastico Luke. Poi tirò un sospiro e si perde negli occhi scuri di Calum. Si buttò sui cuscini e tirò l’altro per la maglietta facendolo finire addosso a lui, scoppiarono a ridere e si persero nella naturalezza di quel gesto, nello stare così vicini e così a proprio agio. Calum si sentiva bene tra le braccia di Luke e non avrebbe cambiato quel momento per nient’altro al mondo. Per un po’ stettero così, in silenzio, a guardare punti fissi della camera di Luke e a cercare di parlare, anche per dire qualcosa di stupido.
Ma Luke pensava che Calum, con la testa poggiata sul suo petto, sentisse il suo cuore battere velocemente, e che non ci fosse affatto bisogno di parole.
Tuttavia «Cal, credo che dovremmo parlare.» disse il biondo.
«Sapevo che l’avresti detto.» Calum sorrise e chiuse gli occhi.
«Thalia mi ha detto che dobbiamo DTR e poi ha cominciato a dare di matto dicendo che nessuno si vede non so che telefilm, ma sai―» iniziò Luke, portando istintivamente le mani tra i capelli di Calum, un po’ arruffati e ribelli, quel pomeriggio.
«Dobbiamo fare cosa?» chiese il moro, confuso. Luke sorrise.
«Semplicemente dirci cosa vogliamo essere.» rispose Luke. Fece un grande sospiro e Calum percepì il suo petto alzarsi e poi abbassarsi tutto insieme, incurvò gli angoli della bocca e ci pensò su. Lui non lo sapeva cosa voleva essere, odiava definirsi e appiccicarsi un’etichetta addosso, ma se Luke ci teneva, allora lui si sarebbe definito, si sarebbero definiti insieme, e allora sarebbe importato solo a loro, ma era quello l’importante. Calum teneva a Luke, era stato lui ad insegnargli, in poco tempo, le cose più importanti della vita. O almeno, della sua vita. Gli aveva insegnato a non avere paura e a sorridere sempre, proprio lui che tremava sempre come una foglia prima esibirsi, proprio lui che a volte si lasciava buttare giù da ogni folata di vento.
Luke era speciale, e per lui Calum avrebbe fatto qualsiasi cosa. Qualsiasi. Se Luke gli avesse detto di buttarsi da un ponte – e sperava che non lo facesse mai, insomma, non era una cosa esattamente normale chiedere a qualcuno di buttarsi da un ponte – lui l’avrebbe fatto senza esitazioni.
«Non lo so, Luke. Tu che vuoi essere?» chiese Calum. Luke spalancò gli occhi e questi brillarono, al suono di quella domanda. Non pensava che Calum gli chiedesse cosa volesse che fossero. Aveva sempre pensato che fosse impossibile stare insieme a Calum, che in qualche modo avrebbero trovato una soluzione per volersi bene, amarsi talvolta, ma senza impegnarsi l’uno con l’altro. Calum gli sembrava troppo insicuro mentre percorrevano quella strada e Luke non voleva creargli alcun disagio, ma adesso era proprio Calum stesso a lasciargli carta bianca sul loro rapporto.
Cosa vuoi essere?
Luke avrebbe voluto essere tutto, per Calum. Avrebbe voluto essere suo fratello, il suo migliore amico, le braccia da cui tornare a casa, le labbra da baciare quando ne aveva bisogno e la persona da amare, quella con cui confidarsi, quella con cui condividere ogni singolo istante.
Proprio per questo fu spiazzato nella risposta, come si poteva riassumere tutte quelle cose in un unico termine, in una definizione sola?
«Voglio essere la tua anima gemella.» mormorò. Calum smise di respirare per un momento e si prese degli istanti per rifletterci.
La voce di Luke era stata bassa, poco più di un sospiro, ma Calum l’aveva sentito bene. Forte e chiaro, e ora sapeva che quelle parole avrebbero riecheggiato nelle pareti della sua mente per sempre.
«Che cos’è l’anima gemella, Luke?» chiese Calum.
Luke ci pensò un momento, prima di rispondere. «È tipo il tuo migliore amico, ma di più di quello. L’anima gemella è collegata a te da sempre, da prima che nascessi. Tu devi solo accorgertene. Esiste e basta, non puoi fare altro. È quella persona che ti sopporta come un fratello, che ti vuole bene come un amico e che ti ama come un―»
«Fidanzato?» provò Calum, alzando la testa. Vide il viso di Luke  sottosopra e gli venne da ridere. Poi la ruotò e tutto si fece più nitido: il sorriso imbarazzato di Luke, le sue fossette, gli occhi azzurri e profondi.
«Sì» rispose il ragazzo. «Cal, hai presente quando ti ho detto che tu mi piacevi perché eri semplicemente tu?»
Calum annuì e si fece un po’ più serio in volto.
«Be’, ripensandoci, mi sono reso conto che non aveva molto senso. Cioè, sì! Tu mi piaci perché sei Calum e nessun altro, ma... ma io credo che non sia solo per questo.» disse ancora Luke, mordendosi nervosamente il labbro.
«Luke, che stai cercando di dirmi?» Calum si tirò su e poggiò la schiena contro lo schienale, le loro braccia si toccavano e adesso i loro visi erano vicini.
«Che credo che tu mi piaccia anche perché sei un ragazzo e... che ho paura.» mormorò Luke.
«Lukey, non devi aver paura. Perché mai dovresti averne? Insomma, me l’hai detto tu una volta che noi siamo quello che siamo e che non dobbiamo vergognarcene, no?» domandò il moro.
«Non lo so, è questo il punto.» La voce di Luke tremava, come se avesse freddo. Eppure faceva caldo. Luke deglutì rumorosamente e Calum sospirò.
«Ma ci sono io con te, okay?» Gli accarezzò la guancia e poi chiuse gli occhi. Luke fece lo stesso e tutti i suoi nervi si sciolsero quando Calum gli sfiorò delicatamente le labbra con le proprie. Luke non si tirò indietro perché quel bacio valeva più ogni altra promessa, di ogni altra parola e di ogni altro gesto. Si limitò solo a portare una mano dietro la nuca di Calum per attirarlo di più a sé e sentirlo vicino come quella sera alla festa di Emily.
«Comunque sì» sospirò Calum, staccandosi per un momento dalle labbra di Luke. Aprì gli occhi e aspettò che lo facesse anche lui, per poi annegare nell’oceano stesso. Anzi no, gli occhi di Luke erano meglio dell’oceano. Erano il cielo, e invece di affogare, a Calum parve di star volando. Oltre le nuvole e oltre il sole. Si sentiva leggero e senza aria nei polmoni.
«Sì cosa?» chiese Luke, spaesato e ancora con la testa sulle nuvole per il bacio.
«Voglio essere la tua anima gemella, ma per gli altri possiamo stare semplicemente insieme. Sai, credo sia un po’ strano andare in giro a dire “Hey, io e Luke siamo anime gemelle”» scherzò il moro, appoggiandosi alla fronte dell’altro.
«Oh, e perché? Sarebbe una cosa così originale» replicò Luke ridendo. «Però forse hai ragione, va benissimo così.»
Calum rise dolcemente e poi seppellì il viso nel collo di Luke, scivolando giù con la schiena. Luke fece lo stesso e si tolse le scarpe, fu imitato da Calum un momento dopo.
E rimasero semplicemente così per tutto il pomeriggio. Niente baci né sguardi. Rimasero abbracciati tutto il tempo, consapevoli che, qualsiasi cosa avessero detto, ci sarebbe stato qualcuno ad ascoltarli e a rispondergli. Tuttavia, non dissero niente. Il suono dei loro respiri regolari era più che sufficiente.
Luke si addormentò, ad un certo punto, più facilmente di quanto avesse mai fatto in vita sua. Riscoprì che Calum era il suo ritorno a casa e il posto dove essere tranquilli. Si addormentò con il suo respiro sul viso, con le gambe intrecciate a quelle di Calum, e con le braccia di quest’ultimo attorno alla vita, come se avesse voluto proteggerlo da ogni insidia e paura.
Oh sì, Calum era decisamente la sua anima gemella.
 
 
 
 
 
 
 
 

 
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Angolo di Marianne
Here I am! Dopo solo quattro giorni. Odio ricordarvelo e ricordarmelo ogni volta, ma adesso è davvero necessario. Ora, abbiamo - quasi - sitemato Ashton e Thalia e abbiamo sistemato i Cake. Il prossimo capitolo sarà l'ultimo capitolo effettivo, poi ci sarà l'epilogo che sarà più corto di un capitolo normale. E indovinate un po' su chi sarà quest ultimo capitolo? Ma ovviamente su l'unica coppia che non abbiamo sistemato, ovvero Michael e Lene. A me sono mancati troppo ç_ç e mi sento cattiva perché me li sono trascinati fino alla fine. Q__Q
Anyway, io dal basso della mia opinione da ""scrittrice"" amo questo capitolo, asdfhjkfg. E spero che a voi piaccia allo stesso modo, perché è una di quelle poche cose che mi rendono orgogliosa di me stessa. Davvero, a scriverlo mi sono divertita e ci ho messo il cuore, perché i Cake sono i miei due bambini e meritano tutto l'amore del mondo. Quindi niente, spero vi sia piaciuto :3
Ringrazio le nove fantastiche persone che hanno recensito lo scorso capitolo: DarkAngel1, shakjra, Annachiara99, Letizia25, Aletta_JJ, mahoneismyhero, animanonimy, xitsmaj e ashton_irwin94. Grazie davvero ♥ E ovviamente un ringraziamento enorme anche per le 66 preferite, le 12 ricordate e le 71 seguite ♥

Alla prossima e grazie ancora di esserci e di supportarmi sempre. 
Marianne

Ps: Anche se non ve ne frega niente, vi ricordo la storia che sto traducendo: Silence. Se volete passare a dare un'occhiata mi farebbe molto piacere :3







 
 


 
   
 
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