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Autore: gleek    26/07/2014    3 recensioni
E se Harry avesse due gemelli? e se i suoi genitori fossero ancora vivi ma avessero comunque dovuto nascondere Harry dai Dursley? e se Harry non fosse un comune mago?
"L’ultima cosa che percepì il ragazzo fu un calore molto intenso che lo avvolgeva dolcemente"
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Nessun contesto
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Ragazziii!! Non sono morto XD... scusate se ci ho messo tanto ma con l'università non ho avuto molto tempo per continuare la storia, mi sono ripromesso di non lasciarla incompiuta perché è una cosa che anche io odio, come tutti... che dire, spero vi piaccia, buona lettura =D

Erano trascorsi diversi giorni da quando Harry aveva passato il pomeriggio giocando a Quidditch con i fratelli; in quel periodo i rapporti con la sua famiglia erano migliorati incredibilmente: purtroppo sia a causa dello  studio che per i propri fidanzati non potevano stare interi pomeriggi insieme,  però  non si negavano delle camminate per il parco. Grazie ai fratelli  aveva conosciuto anche il guardiacaccia di nome Hagrid, un mezzo gigante, molto cordiale e alla mano. Aveva scoperto che in realtà era un mago, ma gli era stata spezzata la bacchetta perché si credeva fosse stato coinvolto in un omicidio durante i suoi anni ad Hogwarts; una volta scagionato gli furono restituiti i frammenti della bacchetta che, messi dentro ad un ombrello, gli permettevano di poter scagliare degli incantesimi. Harry trovò la cosa estremamente triste, ma Hagrid lo rincuorò dicendo che non gli era mai mancata la magia e che si trovava bene anche così. I  rapporti con Draco migliorarono ancora, per quanto fosse possibile, ormai facevano l’amore  tutte le notti. E per ultimi i suoi genitori si erano avvicinati ancora di più;  era diventata un’abitudine prendere il the con loro in  compagnia dei suoi fratelli che gli presentarono i rispettivi fidanzati:  sebbene li trovasse troppo rumorosi per i suoi gusti, pensava che fossero perfetti per i suoi gemelli.
L’unica pecca in tutto ciò era Dumbledore; Harry percepiva la sua magia sempre alle  spalle che controllava i suoi movimenti, cosa che iniziava ad infastidirlo. Purtroppo doveva tenere duro, in fondo era l’unico a sapere qualcosa in più su Voldemort e, finché non riusciva a carpirgli qualcosa nella mente, gli serviva. Aveva cominciato a leggere nella mente del preside ogni volta che poteva; in realtà avrebbe potuto fare tutto in una volta sola, ma se ne sarebbe accorto, quindi preferiva farlo con calma e con scrupolo.  Aveva già appreso la storia degli Horcroux e della profezia, per il resto erano informazioni relativamente importanti: in particolare i vari accordi che aveva stretto con le creature della notte erano solo una scocciatura per lui; le creature avrebbero intuito chi lui fosse e sarebbero scappate, ma se ne sarebbe dovuto occupare, soprattutto dei lupi mannari, visto che erano esseri privi di senso di sopravvivenza. Aveva quindi deciso che avrebbe raccolto e distrutto gli Horcroux non appena fosse iniziato a nevicare …  con l’arrivo del Natale per lui sarebbe stato più semplice scomparire per fare i suoi incantesimi. Ormai Novembre era inoltrato, tra poco i suoi piani per sconfiggere Voldemort si sarebbero concretizzati.
Quel giorno di metà Novembre Harry si alzò con una strana sensazione e, prima che potesse capire cosa fosse, sentì l’urgenza di correre al bagno per rimettere i resti della cena della sera prima. Scansò immediatamente il braccio di Draco che lo teneva stretto a sé, ormai dormivano sempre insieme, e si precipitò dirigendosi verso la tazza. Il biondo lo raggiunse in fretta, svegliato dai movimenti del fidanzato e gli tenne i capelli mentre finiva. Lo sostenne mentre si alzava e lo portò verso il lavandino dove lo aiutò a pulirsi
«Oggi tu resti a letto, non stai bene,  non preoccuparti per le lezioni, ti farò avere un permesso da Severus, ora vatti a sdraiare e cerca di riposarti un altro po’ mentre io vado a colazione. Prima che inizino le lezioni ti porto qualcosa da mangiare ok?» Chiese apprensivo. Harry non aveva le forze per rispondere, per questo annuì senza aggiungere altro, voleva solo riposarsi e, camminando lentamente con vicino Draco, raggiunse il letto e ci si buttò sopra, chiudendo immediatamente gli occhi e cadendo in un sonno pesante.
Si risvegliò poche ore dopo: la sensazione di vomito era ritornata, si sbrigò a correre in bagno e rigettò le poche cose che gli erano rimaste nello stomaco; quel malessere non gli piaceva per niente, così decise di lanciare un incantesimo di controllo su di sé per vedere cosa gli stesse succedendo. Era debole e dovette usare il suo ventaglio per effettuare  la magia;  si infuriò visto che il suo piano sarebbe andato a monte se non riprendeva le forze, ma l’incantesimo fece il suo effetto e  apparve la risposta sul suo ventaglio:  quasi rischiò di svenire, come aveva fatto a non pensarci prima? Avrebbe dovuto prestare più attenzione con Draco, in fondo sapeva che sarebbe potuto succedere: non riusciva a credere di essere stato così stupido, Draco neanche sapeva tutta la verità su di lui e ora gli metteva di fronte questa situazione; sicuramente  lo avrebbe mollato seduta stante, poteva già immaginare il momento in cui gli diceva che aspettava un bambino e lui che non accettava la situazione e gli diceva che non potevano più stare insieme. Dai suoi occhi iniziarono a scendere lacrime dolorose e, mentre si risistemava sul letto, abbracciò il cuscino sul quale il suo ragazzo poggiava la testa e se lo strinse forte annusandone l’odore. Iniziò a pregare che Draco potesse prendere bene la notizia, magari gli sarebbe piaciuto poter avere un erede da lui e, con quella  speranza nel cuore, si riaddormentò.
Percepiva dei rumori vicino a lui nell’oblio del suo sonno leggero, però non riusciva a capire da dove provenissero; si fece forza e riuscì ad aprire gli occhi comprendendo che i rumori che aveva sentito erano prodotti da Draco. Stava posando i libri della mattina sulla sua scrivania, per poi riordinare i suoi appunti in modo da averli raggruppati per materia. Finito di mettere a posto, il biondino si voltò verso il suo ragazzo, scoprendo che lo stava guardando con gli occhi stranamente tristi. Subito l’ansia si fece sentire e in un battito di ciglia si ritrovò a sdraiarsi sul letto mentre stringeva a sé il moretto; si stupiva  di com’era diventato premuroso e iperprotettivo con quel ragazzo; non era mai stato così anzi, era conosciuto per essere glaciale con tutti: una volta era in grado di gelare qualunque persona con un semplice sguardo ed ora gli venivano le palpitazioni con un nonnulla.
«Mi vuoi dire che succede? Perché mi guardavi con quello sguardo pieno di dolore?» Gli chiese visto che quel silenzio lo stava innervosendo sempre di più
«I-io ho s-scop-perto da c-cosa è causato il m-mal-essere di stamattina, e tu mi la-lascerai.» Gli disse il moretto mentre i singulti gli scuotevano il corpo.
«Non ti lascerò mai Harry, qualunque cosa accada noi l’affronteremo insieme, te lo giuro.» Disse aprendogli il cuore.
«Davvero?» Chiese Harry.
«Davvero davvero.»
«I-io… aspetto u-un bambino.» Disse Harry. All’inizio Draco pensò di aver sentito male, ma poi si rese conto che invece aveva sentito perfettamente.
«Ma come è possibile? Non hai preso la pozione per rimanere incinto, come è potuto succedere?» Chiese Draco non riuscendo a capire .
«Mi vuoi lascare?» Chiese invece di rispondere Harry.
«No, certo che no; non ti nego che sono preoccupato. Un figlio nella nostra situazione non è il massimo con la guerra e con il fatto che non abbiamo terminato gli studi, ma sono felice che il figlio che aspetti sia mio.» Gli disse Draco per poi baciare con nuova passione il suo fidanzato.
«Però voglio delle spiegazioni, in fondo credo che sia giusto, no?
«S-sì, hai ragione. Vedi io sono diretto discendente di un essere chiamato Hecate; forse conosci questa divinità Greca, la creatrice della magia. Io, essendo suo discendente, sono in grado di manipolare a mio piacimento la magia intorno a me, in me sono raccolti tutti i grimori scritti e quelli che devono ancora essere scritti.»
«E la tua natura come ti rende in grado di essere fertile senza prendere la pozione?» Chiese Draco con lo sguardo di uno scienziato di fronte ad una nuova scoperta, sguardo che spaventò non poco Harry.
«Perché tecnicamente la natura di Hecate è quella di donna, e questo mi conferisce un “doppia natura”, diciamo che mi da la possibilità di riprodurmi. Vedi probabilmente tutto questo non sarebbe successo senza Voldemort: sta uccidendo troppi maghi e, visto che la vostra magia è già indebolita con il trascorrere degli anni e le unioni con i babbani, la magia ha evocare l’entità di Hecate. Io ero il nascituro più adatto a contenerla;  capirò se non vorrai più vedermi dopo quello che ti ho detto.» Disse Harry guardando il lenzuolo del letto, non aveva il coraggio di guardare Draco e leggervi il disprezzo o la repulsione.
«Non essere sciocco, non vorrò mai lasciarti ed ora potrò vantarmi con i miei amici: non solo la mia pistola non spara a salve, ma il mio ragazzo e futuro marito è l’essere magico più potente al mondo! Sai come mi invidieranno tutti gli altri!» Disse felice Draco mentre Harry lo guardava radioso.
«Marito hai detto?» Chiese, mentre un sorriso gli nasceva sulle labbra.
«Certo, ti amo come non amerò mai nessun altro e per di più porti in grembo mio figlio; è già tanto non mi sia smaterializzato in un posto come Las Vegas per poterti sposare seduta stante.» Gli disse mentre  rilasciava dei piccoli baci sulle sue spalle.
«Sai ho sempre voluto un matrimonio in grande stile, pomposo forse perché ho sempre vissuto di stenti, ma vorrei un matrimonio enorme.» Gli disse Harry con quel sorriso che non voleva smettere di abbellire le sue labbra.
«Ogni tuo desiderio è un ordine per me Harry.»
«Però c’è una cosa che possiamo fare senza che nessuno ci interrompa.» Disse Harry mentre lentamente si avvicinava a Draco. Inaspettatamente però non lo baciò sulla bocca come si aspettava il biondino, ma le sue labbra si posarono esattamente al centro della fronte, poco sopra l’attaccatura del naso. Dal bacio si espanse una luce pura che avvolse il corpo dei due ragazzi: era una luce dolce, dello stesso colore del sole in una giornata d’estate, riscaldava i corpi dei due ragazzi e, allo stesso tempo, li faceva sentire protetti, come se in quel bozzolo di luce magica niente e nessuno potesse scalfire il loro amore o far loro del male. Lentamente la luce ritornò nei loro corpi, e, prima che i due si addormentassero privi di energie, la stessa identica luce scaturì dai loro occhi.
  
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