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Autore: Greece_Lee    26/07/2014    1 recensioni
E' la prima storia che pubblico, quindi vi prego di leggerla e di lascare una piaccola recensioncina per rendermi conto se vale la pena che io continui a scrivere oppure no. Vi dico anche che questa parte l'avevo scritta molto tempo fa' e che quindi risulterà molto carina.
Questa è la storia di due ragazze che, insieme ai loro amci, devono tentare la missione impossibile di spodestare il re del male dal suo trono. Ci riusciranno?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scusate, ma a volte al posto del trattino, per segnare il discorso diretto, c'è un pallino. Scusate il disagio.

Greece <3


Due persone. Era proprio ciò che si aspettava. Quando erano atterrate rovinosamente qualche metro sotto il pavimento della scuola aveva sentito un risolino provenire da dietro di loro. Quando Shirtle li vide sembrò non notare neanche il primo, ma si piazzò davanti al secondo:

-Tu? Ma non avevi detto tra un anno? Non ti aspettavamo così presto! Anzi, non ti aspettavamo proprio!-urlò-ma cosa ti salta in mente? Farci precipitare due volte da più di cinque metri di altezza! Potevamo rimanerci secche!

-Ma era tutto calcolato-rispose lui-nei minimi dettagli.

-Ah, certo. Quindi adesso prevedete anche il futuro! Come potevate sapere che io e Greece saremmo tornate indietro a guardare se nemmeno noi lo sapevamo?

-In realtà il pavimento sarebbe dovuto cedere appena voi due lo avreste toccato. Ma è andato benissimo anche così, no?

-No!-rispose Shirtle urlando ancora, nonostante si fosse calmata un po'-quindi sei stato tu a farci cadere con le nostre amiche! Ma se volevi solo me e lei perché ci hai fatto cadere tutte? E perché l'hai posizionato in camera loro?

-Perché, di certo, non voleva solo noi e perché aveva incastrato la maglietta di cui Nycolet aveva parlato ieri quando aveva detto che se ne sarebbe messa una nuova. Così era certo che tutte saremmo andate lì ad aiutarla. Non è così? Ma se ci spiegasse il perché della caduta, della stanza e della luce sarei molto contenta.-rispose Greece, che fino a quel momento era rimasta a ridere sotto i baffi mentre Shirtle si infuriava. Erano in una stanza di pietra e circolare perfettamente illuminata, ma delle lampade o comunque del generatore di quella luce non c'era nessuna traccia; ma al momento non era la cosa che di certo preoccupava di più le ragazze. Niente porte o finestre. A detta di quest'ultime la stanza era piuttosto gelida, mentre per gli altri era anche troppo calda.

-Vi ricordate qual cosa di quello che vi avevamo detto l'altra volta?-disse Michael i fondamentali.

-Secondo te io mi posso ricordare una cosa che mi è stata raccontata a sei anni?

-Sì, e sono sicuro che te lo ricordi perfettamente-ribatté il Maestro-non ho né la voglia né il tempo per rispiegarti tutto da capo!

Shirtle non rispose ma si limitò a cambiare discorso dicendo (anzi, più precisamente urlando):

-Greece ha anche qualche costola rotta e voi rischiate di ucciderci facendoci cadere su un pavimento di pietra!

-Cara Shirtle- iniziò il Maestro- innanzi tutto devi sapere che questo pavimento sembra di pietra mentre in realtà è di un materiale molto più leggero e morbido, ma altrettanto resistente. Quindi è impossibile farsi male anche dopo una caduta da 100 metri.

  • Sì, certo.

  • Comunque, tornando al discorso di prima, vi ricordate quando vi avevamo detto che dopo dieci anni vi avremmo richiamate?

  • Certo che sì! Ma, se non sbaglio, ce lo avevate detto nove anni fa... come mai questo anticipo?

  • Bene, vi spiegherò tutto dopo avervi raccontato una storia di fondamentale importanza.

  • Un' altra storia! Quando ti incontriamo sembra di essere in un libro di fiabe (in tutti i sensi)!

Il Maestro ignorò Shirtle e cominciò a raccontare:

  • Tanto tempo fa,...

  • Sì, magari in una galassia lontana lontana come Star Wars!-disse Shirtle.

  • Non proprio in una galassia lontana lontana ma poco ci manca-rispose il Maestro (evidentemente scocciato), poi continuò-vivevano un padre e due figli. Erano le uniche forme di vita esistenti, all'epoca, quindi erano i padroni di tutto quanto. Il padre era giunto alla fine dei suoi giorni e lasciò in eredità al maggiore dei due, che gli era sempre stato fedele, ogni Mondo esistente e, al secondo figlio che era disobbediente e scorbutico, cinque pietre di colori diversi. Disse ad entrambi di farne buon uso, soprattutto al secondo figlio e poi spirò. Ma quest' ultimo non era affatto contento della sua misera eredità, quindi chiese fin da subito a suo fratello di scambiare i cinque pianeti più grandi che aveva con le sue cinque pietre. Lui dapprima rifiutò, poi acconsentì perché voleva che anche suo fratello avesse qual cosa per sé. Il figlio minore, che si chiamava Gilder, capì dopo molto tempo il suo errore. Infatti suo fratello Ferhal scoprì che ogni pietra era speciale, perché se si era in possesso di esse si riusciva a comandare ogni cosa esistente nell' Universo (terra, aria, acqua, fuoco, luce e anche le stelle, il sole, il sale, il freddo, il caldo, i metalli, la sabbia, il vetro, il legno,...) e pian piano iniziò a capire come funzionavano. Poi, dopo molti anni, Ferhal decise di tentare a trasferire il potere delle pietre nel vuoto per cercare di creare un posto perfetto per andare a vivere con i propri figli. Ma Gilder, che non aveva capito le buone intenzioni del fratello, pensava che Ferhal volesse trasferirlo dentro di sé. Così, quando il maggiore decise di tentare l'operazione ed era concentrato per riuscire bene nell'impresa, Gilder ruppe le cinque pietre a metà. Una scarica enorme di energia li buttò a terra, e il primo a rialzarsi fu Gilder che riuscì a prendere una metà di ciascuna pietra e a scappare prima che suo fratello potesse fermarlo. Ma quest'ultimo, che aveva previsto questo fatto, aveva trovato un modo per creare una Parola, o meglio la Parola, talmente potente che avrebbe spazzato via la malvagità da suo fratello. Ma non bastava pronunciarla, bisognava prima riunire le cinque pietre intere e usarle contemporaneamente. Però si accorse che se le avesse usate tutte lui il potere sarebbe stato talmente tanto da scoppiare. Così creò quattro persone che chiamò "Eremers" cui affidò una pietra ciascuno. La quinta la tenne per sé. Le pietre vennero perse molto tempo fa, ma il loro potere si "infilò" in ogni Eremers, dando vita così ai domatori. Gli Eremers morirono presto uccisi da Gilder, ma Ferhal, prima di morire fece un incantesimo grazie al quale dopo cinquanta miliardi di anni il potere degli Eremers (cioè la capacità di domare le pietre) nasca dentro cinque domatori. A quel punto essi dovranno riunire le pietre e il suo discendente, ovvero quello che avrà in eredità la pietra verde, dovrà pronunciare la Parola così da sconfiggere i discendenti di suo fratello, perché anch'essi prima di morire fece il medesimo incantesimo. Vi è piaciuta la storia?

  • Molto-rispose Greece -ma qual è la Parola? La conosci?

  • Certo, ma te la dirò tra molto, molto tempo. O forse non te la dirò affatto.

  • Che simpatico!-disse Shirtle -fai morire dal ridere.

  • A parte che io ho detto che la dirò a lei e non a te (o forse a tutte e due), ma non dipende dalle mie simpatie.

  • Cosa?

  • Ma veniamo al punto- disse -abbiamo ragione di sospettare che voi siate due delle quattro Eremers, o addirittura che una di voi sia l'erede di Ferhal.

  • Ma perché lo sospettate?-chiese Greece.

  • Perché i cinquanta miliardi di anni scadettero proprio nell'anno in cui siete nate voi.

  • E allora? Ci saranno più di cinquanta milioni di persone nate nel nostro stesso anno.

  • Sì, ma nessuna è stata cercata di uccidere appena nata; e soprattutto nessuna ha mai quasi affogato Keinorf mentre era ancora in fasce. E neanche da adulto, sinceramente.-rispose il Maestro, ma non con un tono un tono sarcastico come faceva sempre (a parte quando raccontava le storie), ma con un tono saggio, di chi di cose ne sa tante perché è in circolazione da un bel po'. Un po' come quando, nel quinto episodio di Star Wars Yoda inizia a parlare con Jake rivelandosi quel che è e non un pazzo alieno come sembrava. Faceva più o meno lo stesso effetto.

  • Cosa vuoi dire?-dissero le due ragazze.

  • Niente, era solo per farvi stare zitte.

Il Maestro era tornato quella persona un po' strana di prima. Il modo con cui aveva parlato poco prima sembrava appartenere ad un' altra persona. Eppure, qual cosa era rimasto, soprattutto negli occhi e Greece lo notò.

Ma anche quello sguardo saggio non tarderà a scomparire. pensò Greece, ma le piaceva molto di più la sua versione saggia. Io però non abbocco; lo so che è qual cosa di importante e che prima o poi ce lo dirai. Per ora lascio correre. pensò Greece riguardo la sua ultima frase.

  • Va bene, come vuoi. Allora?-disse Greece.

  • Sessanta minuti -rispose il Maestro.

Ci misero un po' prima di capire la battuta (a-l'-ora) e poi Shirtle disse:

  • Perché ci avete "convocato" qui?

  • Indovina indovinello, chi fa l'uovo nel cestello?

  • Cosa?-disse Shirtle, perplessa. Per un attimo sembrava che si fosse scordata di essere arrabbiata con il Maestro e per la risposta insensata che aveva dato loro. Ma poi se lo ricordò e disse:

  • Io l'uovo non lo faccio! Ce lo vuoi spiegare o no?-la sua voce (del tutto diversa da quella che ci vorrebbe per pronunciare la sua ultima frase) sembrava quella di una persona dopo la rivelazione della morte di un parente. Greece non capiva perché. Shirtle era sempre stata timida, ma mai con le persone che occupavano posti importanti all'interno della società (il preside, i professori più severi, il Maestro,...) o con le sue amiche. Perché ora sembrava diversa?

  • Ancora non ci siete arrivate? I 50 miliardi di anni dalla morte degli Eremers sono scaduti proprio nell'anno in cui siete nate voi e abbiamo ragione di credere che voi siate due dei cinque (il discendente di Ferhal è compreso tra gli (o le) Eremers).

Greece e Shirtle rimasero a bocca aperta. Se solo pensassi che un giorno fa sono stata vittima di un atto di bullismo e mi sono salvata solo grazie ad un altro, come posso pensare adesso che sono una delle persone più speciali del Mondo e che, se le cose si mettessero male, dovrei salvarlo io? Io, che non mi so neanche difendere da Harley! Pensò Greece.

Prima che Shirtle potesse "risvegliarsi" dalla rivelazione, Greece disse con tono fermo e autoritario:

  • E gli altri tre? Chi sarebbero?

  • Pensiamo le vostre tre amiche: Lyuco, Nycolet e Jo.

  • Che cosa?-disse Shirtle- Ma è fantastico!! Un momento: perché, se sospettate di tutte e cinque qui ci siamo solo io e Greece?

  • È quello che sto cercando di sapere io dal primo minuto in cui sono entrata qui-commentò Greece a bassa voce.

  • Suvvia, non penserete davvero che tutte possiate entrare nella K9, giusto?-rispose Michael.

  • Allora perché noi sì e loro no?-chiese Greece?

  • Perché siamo quasi sicuri che una di voi due sia l'erede di Ferhal e che l'altra sia l'erede dell'Eremes che era diventato più importante per lui.

  • Fate sul serio?-chiese Shirtle.

  • Ti sembra che sto scherzando? Ma che razza di domanda è "fate sul serio"?-rispose il Maestro

  • Le domande non sono di nessuna razza!-rispose Shirtle indignata.

  • Va bene... Comunque vi abbiamo convocate qui per informarvi che è ora che impariate a domare i vostri elementi. Forse è un po' presto (di solito un domatore apprende la sua natura verso i vent'anni) ma vi ci abituerete. Per imparare prenderete delle lezioni da alcuni maestri della nostra società.

  • E quando iniziamo?

  • La prossima settimana; le lezioni saranno di tre ore ogni tre giorni (tranne la domenica, anche noi ci riposiamo!!).

  • Ok, quindi la prima lezione è lunedì.

  • Sì, ora potete andare.

  • E come? Siamo sottoterra e non vedo scale!

  • Quanto adoro quando mi fanno questa domanda!-disse sottovoce il Maestro a Michael. Quest'ultimo fece un bel respiro e fece un gesto con le braccia simile a quando si getta una cosa a terra e... il pavimento si alzò così tanto da farle volare in aria e a farle arrivare nel buco del pavimento dal quale erano cadute. Si aggrapparono e, con un po' di sforzo (Greece stava quasi per cadere di nuovo di sotto) si rimisero in piedi in superficie.

 

 

  • Quelli sono tutti matti!-esclamò Shirtle.

  • Già, matti da legare!-rispose Greece.

  • Io non ho nemmeno capito che cos'è la K9!

  • Se può farti sentire meglio neanch'io ho capito molto. L'unica cosa che ho capito è che la K9 è un'agenzia di (appunto) agenti segreti italiana. Poi ho capito che tanto tempo fa c'erano due fratelli (pazzi anche quelli; ehi, ci fa anche rima!!) e uno era buono e l'altro cattivo. Il buono ha fatto nascere in qualche modo i domatori come noi e poi i due fratelli sono morti. E c'erano anche delle pietre colorate... e delle cosa chiamate Ilkfly... poi non so.-rispose Greece

  • Mah, secondo me siamo tutti...

  • Tutti chi?-disse una voce femminile dall'angolo.

  • Ci mancava solo lei!-sussurrò Shirtle all'amica.

  • Guarda guarda chi c'è qui-disse la ragazza appena arrivata insieme al suo solito seguito di cinque ragazzi e tre ragazze-le mie due coetanee di classe preferite!!

  • Anche per noi sei la più simpatica, Kelly- rispose Shirtle sarcasticamente. Kelly era, da come si intuisce, una del loro anno, ma sembrava più grande. Non frequentava la loro classe ed era brava a scuola (aveva la media del 9) ma non per merito suo. Mi spiego meglio: pagava i cosiddetti “Nerd” per farsi fare delle “ripetizioni”; o meglio, per farsi scrivere dei bigliettini che poi nascondeva nella calcolatrice o nel dizionario prima del compito in classe. Le interrogazioni non erano un problema: bastava accendere il cellulare e chiamare la sua vittima di turno e restare in collegamento. Poi bisognava attivare l'app che veniva usataper modificare il timbro di chi parla al telefono per renderlo uguale a quello del proprietario ed era fatta. Un gioco da ragazzi. Era molto ricca ed era sempre truccata mooolto pesantemente. Capelli marroni scuro, occhi neri, maglietta bianca scollata, camicetta di jeans con i bordi fucsia molto corta e aperta, minigonna, borsetta in mano e tacchi alti. Pettegola, ricca, meschina e antipatica. Ma, nonostante ciò molti ragazzi e ragazze erano dalla sua parte. Si credeva al di sopra di tutto e tutti e non le importava niente degli altri. Che dire? Di certo non era la persona con cui ti scambieresti anche solo due parole.

  • Che cosa vuoi?- chiese Greece- Se sei venuta a chiedermi di farti una registrazione per l’interrogazione di Storia di domani sappi che non te la farò.

  • No, tranquilla, non sono qui per una registrazione. Tutt’altro. Volevo sapere cosa state facendo qui ora. Non avete sentito quando la preside ha detto a tutti cinque minuti fa che ogni alunno della scuola sarebbe dovuto rimanere nella propria stanza per l’ispezione mensile? Ovviamente io le ho dato una mancia e mi ha permesso di andare a fare shopping adesso con i miei aiutanti più fedeli. Jess? Il fondotinta rosa pesca! Parlando me ne è partito un po’.

Jess era un ragazzo un paio di anni più grande di Greece e Shirtle. Non era brutto: aveva la pelle olivastra, era muscoloso e aveva gli occhi neri e persuasivi, o così sembrava. Aveva i capelli castani e scuri ed era bravo sia a scuola che nello sport. Era anche piuttosto simpatico, per quel che ne sapeva Greece. Non poteva credere che fosse dalla parte di Kelly. Ma come faceva una patita della moda a stregare tutto il mondo?

Comunque, Jess glielo prese, ubbidiente. Però aveva qual cosa di diverso dagli altri, Greece lo vide nei suoi occhi. Non era “stregato” come gli altri: era un po’ riluttante nel seguire i suoi ordini, come se qualcuno glielo ordinasse. Si augurò che non fosse perché era innamorato di lei e quello fosse il suo unico modo per conquistarla.

  • Stavamo giusto andando a sistemare la nostra stanza.- rispose Shirtle.

  • Buona ispezione!- disse Kelly sarcastica.

Si avviarono ognun per la sua strada e Greece si voltò indietro e notò che anche Jess si era voltato. Si girò e continuò a camminare avanti.

  • Non la sopporto!- esclamò Shirtle, riportandola con i piedi a terra.

  • Credo che la cosa sia reciproca. E vale anche per me. - le rispose l’amica.

  • Già. Io faccio il letto e poi, per l’ispezione, ho fatto. Almeno credo. Sbrighiamoci, però. Sennò la professoressa di turno brontolerà. Ça ne vas pas- aggiunse lei in francese. Si misero a correre ma in punta dei piedi per non farsi sentire poiché non si poteva correre in corridoio. A metà strada incontrarono Lyuco, Nycolet e Jo che erano appena state ispezionate e Lyuco disse loro che era riuscita ancora una volta a nascondere il suo mp3 dalle grinfie dell’ispettrice. Sembrava che i professori avessero chiamato una nuova persona per ricoprire tale ruolo, poiché non avevano mai visto quella signora da nessuna parte. Lyuco disse questo a Greece e Shirtle mentre loro le sfrecciavano avanti e si dirigevano in camera a tutta birra, poiché la loro stanza era distante solo di tre camere da quella delle amiche. Arrivarono appena in tempo per fare il letto quando l’ispettrice entrò. Era una ragazza, sui vent’anni ed era veramente carina. Era rossa e aveva gli occhi di uno strano colore (sembravano gialli, ma le persone con gli occhi gialli sono per lo più inesistenti), era alta e magra, ma aveva due braccia e due gambe piuttosto muscolose. Quando entrò nella loro stanza, chissà perché, per un istante le si illuminò il volto e disse:

  • Ciao, come potete notare sono nuova qui e non conosco i vostri nomi. Come vi chiamate?

Le ragazze dissero i propri nomi e l’ispettrice si presentò come Sheryl. Diede un’ occhiata alla camera e la trovò a posto. Visto che non avevano niente di proibito (tipo un mp3) da nascondere in camera, erano piuttosto tranquille. Era vero che una camera disordinata veniva punita con l’espulsione dalla scuola ma, nonostante tutto, la loro era piuttosto ok. Sheryl, comunque, iniziò a girare per la stanza per cercare degli oggetti proibiti, e cercò proprio dappertutto. Alla fine, quando la stanza era ormai cosparsa dappertutto di vestiti e oggetti personali, l’ispettrice sembrò delusa. Borbottò qual cosa simile a “Bene, alla prossima” e se ne andò. Shirtle si stese sul letto ed esclamò:

  • Bene, e anche questa è fatta! Cos’hai Gree?

Greece era pensierosa. Le rispose:

  • C'è qual cosa che non mi torna. Quella tizia... aveva qual cosa di strano...

  • Dici? Io non ho notato proprio niente!

  • Sarà... Ma hai visto i suoi occhi? Sembravano gialli!

  • Ho visto! Pensa quanto ce l'avranno presa in giro i suoi compagni quando andava a scuola. Poverina! E' impressionante come ti trattano se hai qual cosa di diverso.

  • Già. Eppure... ho una strana sensazione.

    Una voce metallica interruppe la loro conversazione. Era quella della preside che assegnava a tutti gli studenti l'incarico della settimana che avrebbe contribuito a fare di quella scuola "un posto civilizzato" dicevano. Ecco, era arrivato il loro turno. Camera 401... spazzatura. Avrebbero dovuto buttare via l'immondizia alle otto di ogni pomeriggio, subito prima di cena. Poteva andare peggio (pulizia gabinetti). Siccome erano le cinque e tre quarti (c'erano state un bel po' là sotto!) decisero di avviarsi verso la mensa, dove presero i sacchi. Mammamia quanto puzzavano!! Si diressero fuori verso la raccolta differenziata. Non è una cosa bella raccontare quello che si fa quando si butta via la spazzatura, quindi passo subito al punto cruciale. Bene, per arrivare a tale luogo bisognava camminare per circa un quarto d'ora e passare vicino al lago (lungo e profondo un paio di centinaia di metri) che aveva al centro una fontana con lo stemma della loro scuola. Tutto il resto del tragitto si compiva in mezzo ad un bel prato fiorito. Bene, Greece e Shirtle avevano appena svolto il loro lavoro e stavano tornando in camera quando videro due piccole luci gialle comparire dietro l'angolo. Erano vicino al lago ed era appena tramontato il sole, quindi le videro bene. Pian piano le luci si avvicinarono e notarono che non erano proprio luci ma... occhi.

  • Ciao Sheryl, cosa ci fai qui a quest'ora? Se credi che abbiamo infranto le regole e siamo uscite dopo le sette non è così perché dovevamo svolgere l'incarico- disse Shirtle.

  • Tranquille ragazze: lo so perfettamente. Io ero venuta qui per cercare voi- rispose lei con una voce che non sembrava quella di prima: questa era più profonda, più autoritaria, più pericolosa.

  • Ecco cosa!- esclamò Greece.

  • Cosa?- chiese Shirtle.

  • Ho capito cosa c'è che non va in lei: non ha l'ombra.

  • Che cosa?! Hai ragione! Com'è possibile?

  • Te lo spiego io- disse Sheryl. In quel momento arrivarono sei persone e si fermarono alle sue spalle. Nemmeno loro avevano l'ombra. Sheryl notò che Greece e Shirtle le guardavano e disse:

  • Oh, ci dovrete fare l'abitudine, piccole Eremers!

  • Eh?- disse Shirtle. Poi pensò alla storia che il Maestro aveva raccontato loro poco prima e se lo ricordò. Anche Greece sembrava aver capito.

  • Avete capito, non è vero?- disse Sheryl- Venite con noi prima che le cose si mettano male. Male per voi, ovviamente.
    - Ma voi chi siete?- chiese Greece. Non lo disse perché le importasse qualcosa, ma solo per cercare di pensare ad una soluzione nel frattempo.
    - Noi siamo i fedelissimi di sua maestà che governa il mondo e che l'ha fatto diventare così bello.
    - Beh, se il così mondo è bello, non oso immaginare come sarebbe se fosse brutto!- ribatté Shirtle. Greece intanto non aveva pensato a niente che le potesse tirar fuori di lì. Con quell'affermazione, Shirtle sembrava aver fatto infuriare un bel po' l'ispettrice, che iniziò ad avanzare verso di loro. E, mentre avanzava, cambiava forma, diventando sempre più simile ad un animale. Si mise a quattro zampe, le crebbe il pelo rosso come i capelli. I canini le crebbero e diventarono due zanne. Ed ecco che anche le altre persone si trasformavano in mostri come lei, ma un po' più piccoli, ed anche loro avanzavano verso le due bambine.

  • Non avete nessun posto dove scappare e non avete ancora imparato a combattere. Chi vi salverà da noi? La fata turchina?- le schernì Sheryl.

Greece continuò a pensare, ma non le venne in mente niente che le potesse salvare. Eppure un modo ci doveva essere.

- Allora, venite con noi o no? Vi informo che se risponderete di no, noi attaccheremo e vi faremo fuori.

- Noi non ci muoviamo da qui. E tanto meno con dei mostri capeggiati da una pazza dagli occhi gialli!- rispose Shirtle a tono.

- D'accordo, l'avete voluto voi. Sappiate che non doveva finire così. Andate!- urlò Sheryl a due del suo seguito che si staccarono dal gruppo e si avventarono sulle due ragazze che, però, riuscirono a schivarli scansandosi di lato appena in tempo. Uno dei due picchiò con forza un piede a terra e un piccolo terremoto scosse la terra. Erano messe un po' male. Shirtle si domandava che cosa potevano sentire le loro amiche dentro la scuola. E se avessero sentito tutta la “conversazione”? Non ebbe tempo di pensare a nient'altro perché i due mostri attaccarono di nuovo e le due ragazze li schivarono ancora.

- Basta con questi giochetti- disse Sheryl- diamo loro un assaggio di quello che il nostro padrone può fare!

L'intero gruppo dei mostri dietro l'ispettrice fece un balzo di tre metri circondando le due ragazze. Uno di questi colpì Ceyel su un fianco che, essendo circondata, non potette scansarsi. La ragazza urlò di dolore e la maglietta bianca le si colorò presto di rosso scuro poiché il taglio era parecchio lungo e profondo. La vista le si appannò e la gola le divenne secca e sapeva parecchio di sangue, ma riuscì lo stesso al dire:

- Ma che ti abbiamo fatto di male da meritare la morte?

- Niente, per ora, ma diventereste delle minacce per il mio padrone se non verrete eliminate subito!

- Ma chi sei tu per decidere se noi dobbiamo vivere o morire?

Questa frase fece voltare tutti i mostri verso Sheryl e quest'ultima si distrasse un attimo. In quel nanosecondo le due ragazze scattarono. Purtroppo, però, i mostri avevano i riflessi pronti e corsero loro subito dietro.

Purtroppo lo spazio non era molto ampio, soprattutto perché i mostri le avevano circondate. Rimaneva una sola via di fuga: il lago. Purtroppo però erano già arrivate al capolinea. Si fermarono sul bordo del laghetto. I mostri non si fermarono né rallentarono, al contrario: accelerarono per prendere lo slancio e aggredire le due ragazze. Proprio mentre saltavano, le due si scansarono e così gli aggressori caddero nel lago e affondarono. Greece disse rivolta all'acqua:

- Non lasciarli andare per nessun motivo!

Non era una cosa molto intelligente parlare ad un liquido, ma, per puro caso oppure no, i mostri non riemersero. Le due si voltarono verso Sheryl e scoprirono che sorrideva.

- Le abbiamo trovate- disse. Poi scomparve in un lampo rosso.



Spazio personale di Greece Lee

Ehilà!
Scusate per l'enorme ritaardo, ma non riuscivo ad aggiornare due ff contemporaneamente. Vi prego di scusarmi.
Ringraziamenti:
- A tutti quelli che leggono Ilphis;
- A tutti quelli che recensiscono;
- Specialmente a Lady Red Moon, Lady Wintermale (ho scritto bene?), Sethmentecontorta e Emma Powell.
Alla prossima!

Greece <3
  
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