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Autore: Uptrand    26/07/2014    13 recensioni
Le vicende sono ambientate dopo Antiche Minacce. Dasha ha finalmente raggiunto il suo scopo diventando una delle donne più potenti della galassia, ma deve guardarsi le spalle perché il Consiglio le è apertamente ostile. Problemi arrivano anche da Omega dove muovendosi nell'ombra qualcuno vuole far scoppiare una guerra tra Aria e Dasha, un conflitto dalle conseguenze impossibili da immaginare considerando le risorse di entrambe.
Nel frattempo Olivia e Steve scoprono che l'Alleanza, che hanno fedelmente servito, potrebbe trasformarsi nel loro peggior nemico.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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L'asari camminava lungo le strade dei bassifondi di Omega, guardandosi attorno per accertarsi che nessuno la stesse riservando troppo attenzione.
Le asari erano una razza di biotiche naturali di aspetto femminile, mono-sesso potevano accoppiarsi con qualsiasi altre specie ma davano alla luce sempre un asari. Loro e gli umani erano le sole razze con cinque dita per mano, al posto dei capelli le asari possedevano delle creste rigide cutanee di cartilagine semi-flessibili. La loro pelle poteva essere blu, verde-acqua o viola.
Dopo aver cercato per un po', trovò il locale chiamato “Il krogan ubriaco”, che si trovava in un quartiere poco raccomandabile perfino per Omega. All'interno la sala era buia, piena di fumo e affollata. La gente le rivolse un'occhiata distratta. «Cosa vuoi?» Domandò l'oste, un turian a cui mancava un occhio.
«Un blu Maro.» Rispose l'asari
L'oste la fissò, poi annuì lentamente. Dopo avergli dato quanto aveva chiesto, il turian disse «Perché non ti trasferisci a quel tavolo? Vi sono sedute già due asari e c'è posto almeno per un'altra.»
«D'accordo, farò come dici.» Replicò lei. Le asari sedute a quel tavolo non avevano un'aria diversa dagli altri avventori presenti nel locale. Tutte e tre erano del comune colore blu.
Una delle due sedute aveva gli occhi argentati e disse «Siamo tutte finalmente. Mythra, pensavo non saresti riuscita a venire.»
«Non sarei mai mancata.»
«Sei sicura di poter mantenere quello che hai promesso?» Chiese l'altra asari, con pitture colore oro sul viso.
«Si!» - Affermò Mythra in tono sicuro - «Le mie ragazze sono sulle sue tracce a Stazalo e con loro diverse cacciatrici asari.»
«Anche così potrebbero fallire. Parliamo del biotico, forse, più potente della galassia.»
Mythra stava per rispondere quando un nutrito gruppo di persone fece irruzione nel locale, a guidarle un salarian. Era chiaro che non erano normali clienti.
L'asari con le pitture dorate gli scagliò contro una violenta onda d'urto e il salarian cadde a terra con un grido, portandosi le mani al volto ferito. Un attimo dopo, altri attacchi biotici seguirono il primo. Questo diede il via a una rissa generale
I poteri biotici non sarebbero bastati a fermarli. «Via di qui!» era la voce dell'asari con gli occhi argentati. Veniva dalla direzione del bancone del locale. Mynthra si fece largo verso di esso, seguita dall'altra asari.
Giunte dietro al bancone l'asari disse «Avanti, conosco un'uscita sul retro.»
«Bene» Commentò Mynthra, sperava anche che gli uomini di Aria non avessero deciso di sorvegliarla per catturare i nemici fuggitivi.
Il vicolo sembrava deserto. Lei guardò a destra e sinistra disse «Ora ci separiamo.»
«Infatti. Stavamo per dirti la stessa cosa Mynthra» - rispose l'asari con le pitture dorate - «Che la dea ti protegga.»
«Ricambio l'augurio» Rispose Mynthra. Le due asari non erano rimaste ad aspettare una risposta, ma stavano passeggiando lungo il vicolo con aria tranquilla e spensierata.
Mynthra s'incamminò nella direzione opposta, cercando di assumere un atteggiamento innocente. Si sentì più a sua agio dopo che ebbe svoltato in un buon numero di vicoli. Quando alla fine sbucò in una strada vera e propria, si trovava a diversi isolati di distanza dal locale. Indisturbata e inosservata si mischiò alla folla per strada.
****
Stazalo era una colonia come tante nella fascia di Attica, un concentrato di mediocrità dove per chiunque sarebbe stato facile sparire. Da una nave cargo appena attraccata cominciarono a scendere persone e merci. Sulla fiancata il logo della compagnia a cui apparteneva: Noveria Corps.
Sul logo erano ben distinguibile la sigla della compagnia all'interno del profilo di una montagna. Il colore verde era segno di prosperità, le stelle per segnalare i traffici interstellari della compagnia. La sagoma del monte rappresentava la vetta più alta del complesso montuoso di Caninea presente sul pianeta Noveria, all'interno del quale sorge il possente QG della Compagnia che prende il nome da esso. Situato in profondità nella montagna è uno degli impianti industriali più grandi della galassia.
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Tra coloro che scesero vi era una giovane donne umana con lunghi capelli dorati raccolti in una coda di cavallo, questa giungeva fino alle scapole toccandole appena, occhi di un azzurro incredibile e grandi, dalla forma rotonda, labbra carnose ben evidenziate, un viso dalla forma regolare e dai lineamenti delicati, così perfetti da rassomigliare un diamante, un mento appena accennato e collo esile.
Nessuno le prestò più attenzione di quella che avrebbero dato a qualsiasi altra donna di bell'aspetto né lo fecero gli ufficiali della dogana.
Quando in un luogo sperduto come quello si presentava colei che stando alle carte era la vice della Noveria Corp. la più grande compagnia dello spazio della Cittadella e della galassia nessuno faceva domande, soprattutto se l'intera economia del luogo dipendeva da loro.
La donna non perse tempo a guardarsi attorno, non vi era motivo  per farlo e si diresse alle cave situate appena fuori dalla città. Queste erano un ricordo di vecchie miniere da tempo esaurite e abbandonate. Ma una figura appostata all'ingresso sembrava smentire questo fatto. Al suo arrivo il batarian si fece più attento, lei gli diede un tesserino che la guardia controllò al volo. «Tutto in regola, può passare. Il torneo sta per iniziare.»
Le ante vennero aperte e Isabella emerse dall'oscurità del corridoio in cui si trovava e si diresse lentamente verso il centro esatto dell'arena. Attorno a lei le decine di spettatori battevano i piedi e gridavano impazienti che l'incontro incominciasse.
Al boato che aveva seguito il suo ingresso prese posto, lentamente, il silenzio dell'attesa per vedere chi sarebbe stato il suo avversario. Isabella girò su se stessa. Posava lo sguardo sulla folla riuscendo a cogliere su tutti le facce lo stesso ghigno feroce e sulla struttura che ospitava i giochi, un gigantesco spazio sotterraneo illuminato da luci appese al soffitto e con spalti costruiti lungo tutto il suo perimetro che permettevano a centinaia di spettatori di assistere al sicuro e comodi.
Un altro batarian si fece avanti al limite di quello che era il palco d'onore, dove risiedevano gli ospiti veramente importanti e l'organizzatore dei giochi biotici clandestini.
Esistevano molte versioni di questi giochi, in base anche a quello che uno era disposto a rischiare e a guadagnare. Isabella aveva interesse solo per una tipologia di questi scontri clandestini: quelli combattuti fino alla morte. Erano i giochi dove si poteva guadagnare di più scommettendo sul vincitore o se si era nell'arena vincendo l'incontro. Ma non era il denaro a spingere Isabella, quello ne aveva a sufficienza e lo amministrava Dasha.
Lei era li per il piacere di uccidere, quello di vedere la preda mentre capiva che sarebbe morta perché i suoi poteri l'avrebbero tradita, perché era cosi che andavano le cose. Lei era un predatore di biotici e loro le sue prede.
Non li odiava, semplicemente li uccideva perché era divertente. Mentre aspettava il suo avversario, non poté evitare di sorridere all'idea che dava per scontato lo scontro, ma d'altronde anche se fosse stata disarmata sarebbe sempre stata in vantaggio.
Le avevano spiegato che l'eezo dentro di lei era diverso, possedeva un isotopo raro di questo elemento denominato eezo 19. Questo le permetteva di emettere molto più energia biotica, inoltre il suo potere annullava quello avversario nel caso che due attacchi biotici si scontrassero il suo avrebbe disperso l'altro e l'energia rimasta, solitamente sufficiente, avrebbe continuato la sua corsa verso il bersaglio.
Dalla folla giunse un mormorio che strappò Isabella ai suoi pensieri, fu il segnale che da una direzione opposta alla sua stava arrivando il suo avversario. Le ante si aprirono e ne emerse un krogan. Alto, massiccio, possente. Rise avanzando verso la sua avversaria.
«Gentili spettatori.» - Annunciò il batarian che si era alzato sul palco d'onore - «I primi avversari di questo scontro mortale sono Isabella, la furia umana che ha ucciso tutti i suoi avversari su tre pianeti diversi, e Xoref ,il più implacabile krogan biotico che avete visto in azione molte volte in questa arena. Ma questo non sarà un semplice duello dove una volta stabilito chi ha vinto è tutto finito. Dietro nostra proposta Isabella ha accettato di combattere tre incontri in fila, senza pause.» - dalla folla giunse un grido d'eccitazione - «Vi ricordo le uniche regole di questi incontri: è vietato l'uso di armi da fuoco, di scudi e di qualsiasi vestito che si possa definire una corazza. Fate le vostre scommesse finché potete!» Annunciò l'organizzatore dei giochi terminando il suo discorso.
Isabella si mise in guardia al centro dell'arena. Xoref strappò l'enorme martello biotico dalle mani degli inservienti che glielo portavano e si lanciò correndo contro l'avversario. Il pubblico accolse quella partenza repentina con un'ovazione.
Isabella si mosse compiendo solo i gesti indispensabili per evitare di farsi colpire.
Lasciò avvicinare il krogan che col martello puntava dritto contro la sua testa. Quando erano ormai prossimi alla collisione, Isabella flette un poco le gambe, chino il capo e lasciò che il martello passasse sopra di lei. Distrattamente averti i peli delle parti del corpo più prossimi all'arma drizzarsi per la grande quantità di energia biotica posseduta da questa. Poi ruotò a destra e mantenne le distanza dall'avversario e cominciò a ruotargli intorno. Tentò un secondo affondo alla testa di Isabella, ma lei si limitò a schivare.
Xerof stava perdendo la pazienza. Isabella si stava divertendo. Quando il krogan, cominciò a fintare per poi cambiare all'ultimo la traiettoria della pesante arma, lei cominciò ad arretrare, sottraendosi agli attacchi.
Il pubblico si levò in piedi furibondo. Voleva ferite, sangue e morte. Lui, eccitato dagli spettatori, scattò nuovamente in avanti lanciando una serie di colpi più veloci che potenti. Ma venendo da un krogan sempre abbastanza forti da uccidere un umano. Ringhiando, Xoref fece un balzo e col martello si preparava a schiacciare Isabella come un insetto, mentre una luce blu avvolgeva la sua arma. Lo schianto fu terribile, i posti più vicini all'arena tremarono quando il martello colpì il suolo. Isabella, intanto, aveva compiuto un salto in aria prima che il maglio calasse su di lei, usando i suoi poteri per rallentare la propria caduta fino a quando il colpo non venne scaricato al suolo, dopodiché si lasciò cadere.
Xoref fece solo in tempo ad alzare lo sguardo verso l'alto, la direzione verso cui aveva visto sparire Isabella, quando la spada gli sferrò un colpo violento alla faccia. Con un rumore sordo, l'affilata lama aprì il cranio del krogan.
Lui rimase in piedi. Dalla squarcio che partiva dalla fronte e gli attraversa la faccia fino al naso, il sangue affiorava poco a poco. Isabella incontrò con piacere lo sguardo attonito e già morente dell'avversario che aveva sconfitto e sorrise nel vedere, prima che si accasciasse al suolo, la disperazione di chi aveva compreso il proprio fato.
Quando la folla vide Xoref cadere esanime nessuno applaudì tanta era la sorpresa. Poi come una cascata gli applausi scrosciarono per lei. Indifferente a quelle acclamazioni, solo un complimento da parte di Dasha l’avrebbe resa felice.
Un suono attraversò l'aria segnalando l'entrata del secondo avversario. Un asari. Isabella si passò la lingua sulle labbra per la gioia e l'impazienza di vedere la sua disperazione. Le asari combattenti erano tutte biotiche naturali, finalmente le davano qualcosa che valeva la pena di uccidere.
Dagli spalti il pubblico incominciò con forza a scandire un nome «Ne-tha! Ne-tha! Ne-tha!»
Netha avanzò ghignando verso di lei, da esso traspariva la sua certezza che l'avrebbe uccisa, armata di spada come Isabella.
L'asari cominciò a muoversi rapidamente intorno a lei con dei salti biotici corti, veloci e precisi. Tanti giri concentrici che si stringevano su Isabella e obbligandola a girare su se stessa.
All'improvviso, Netha strinse ancora di più il cerchio, puntando dritto sull'avversario. Isabella la lasciò fare, a meta del salto dell'ultimo mezzo giro l'asari sparì dalla sua visuale. L'avversaria aveva eseguito un salto quando quello precedente non era ancora terminato. Isabella intuì di avere l'avversario al suo fianco appena in tempo a scattare a sinistra. La lama  dell'asari riuscì a colpirla di striscio a quel al fianco.
Netha però non aveva perso tempo ed era scattata dalla parte opposta. La donna umana sentì la lama ferirgli il fianco destro.
Isabella mise una mano sulla ferita, portandosela poi alla bocca e assaggiò il proprio sangue. Sorrise all'idea di aver trovato qualcuno capace di farla divertire.
Adesso che aveva ferito l’avversaria la sicurezza dell’asari era aumentata, Isabella lo capiva da come si muoveva.
Sentiva che il suo corpo stava cominciando ad eccitarsi all'idea che presto tutta quella sicurezza sarebbe diventata disperazione.
Le ferite erano molto dolore, se pur non profonde, tendevano ad aprirsi ogni volta che alzava le braccia e il sudore scendeva facendole bruciare ancora di più.
Isabella si drizzò, spalancò le braccia e si incamminò decisa verso l'asari.
Quest'ultima rimase interdetta. Intuì che l'umana  aveva in mente qualcosa, il suo sguardo la inquietava. Arretrò.
Netha ricominciò a saltare in circolo, ma inaspettatamente Isabella eseguì un salto biotico ma in direzione opposta, a diversi metri dall'avversaria che la guardò stupita.
Ma non lo fu per molto ed eseguì un salto, in direzione dell'umana, che non sarebbe potuto essere corto se voleva raggiungerla. Isabella eseguì un secondo salto ponendosi sulla traiettoria dell'avversaria. Sorpresa, non poté evitare il pugno di Isabella. Accecata dal colpo e dalla sorpresa, cercò di rialzarsi. Fu in quel momento che con le sue spade, cariche di potere biotico, Isabella le amputarono le gambe. L'asari urlò di dolore, un grido incredibile e incontrollabile come quello di un animale. Isabella le allontanò l''arma con un calcio, quindi si chino su di lei guardandola sempre fissa negli occhi, non volendo perdersi niente di quel volto ormai deformato dalla paura.
Le mise la mani intorno al collo e incominciò a piegarglielo in modo che fosse una cosa abbastanza lenta da permettere alla sua preda di accorgersi di ogni dettaglio. Netha si dibatteva ma alla fine si udì distintamente il suono di un osso che si spezzava e smise di muoversi.
Lo stesso segnale suonò nuovamente a indicare l'ingresso del prossimo avversario. Due uomini entrarono nell'arena, le loro facce esprimevano la sicurezza di chi anche domani avrebbe visto il sole sorgere.
Isabella si concesse il lusso di un profondo respiro e di inarcare un sopracciglio. Era stanca, ferita ma incuriosita dal fatto di dover combattere contro due avversari e dal loro aspetto. Chiaramente non erano novellini e entrambi combattevano a petto nudo. Uno teneva in ciascuna mano qualcosa di simile a dei cilindri vuoti di metallo e lei non capiva cosa fossero, l'altro portava invece un paio di guanti batarian.
Un boato accolse il loro ingresso e il batarian di prima si alzò nuovamente per parlare «Con piacere signori vi offriamo questo incontro unico. Il duo assassino, da tempo campione di questa arena e di altri quattro sistemi proverà ad uccidere l'astro nascente di questi giochi, la silenziosa Isabella.»
A vedere la sua avversaria l'uomo con i guanti esclamò «È proprio una bellezza Daniele. Se non la uccidiamo subito potremmo divertirci, magari mentre è svenuta e finirla dopo.»
« È un idea che non mi dispiace Jacopo. Quei capezzoli che si intravedono sotto la tutta me lo stanno facendo tirare. Faremo finta di ucciderla per il piacere del pubblico e corromperemmo gli inservienti perché c'è la lascino portare via, magari la vorranno anche loro.»
Daniele grugnì il proprio assenso.
Fu quest'ultimo a scattare in avanti compiendo un balzo e portando le braccia più indietro che poteva. Delle lingue di luce fuoriuscirono dai due cilindri e colpirono violentemente il suolo sotto di loro.
Solo allora capì cos'erano, fruste biotiche. L'onda d'urto generata dal colpo si diresse su di lei colmando rapidamente la distanza. Isabella scartò a destra evitandola senza problemi. Il pugno la raggiunse al volto senza che se ne fosse accorta, non oppose resistenza ma si lascio accompagnare dalla potenza del colpo rotolando per terra diverse volte, ma riuscendo a fermarsi in posizione supina e ritornando subito in piedi.
Jacopo aveva eseguito un salto biotico mentre Isabella scartava a destra con tale tempismo, frutto della lunga esperienza che aveva maturato con il suo compagno di squadra, da coglierla impreparata e aveva affondato il colpo. Il suolo tremò nuovamente quando Daniele eseguì lo stesso attacco di prima. Isabella sorrise nel comprendere la loro tattica. Appena un attacco terminava partiva quello del compagno dando l'opportunità  all'altro di raccogliere con calma l'energia biotica necessaria. Isabella sorrise.
Si buttò di lato facendo una capriola e scattò in avanti facendo appena in tempo ad eseguirne una seconda che mandò a vuoto il colpo di Jacopo. Eseguì un salto biotico prendendo le distanze dagli avversari. I due uomini avanzarono con calma su di lei. Isabella li attendeva immobile, le spade rivolte verso il basso brillavano per l'energia biotica che le attraversava.
Una nuova onda d'urto venne lanciata. Lei eseguì il suo attacco più potente, il doppio fendente. Un biotico normale aveva energia per un singolo fendente biotico alla volta, ma non Isabella. Era in grado di far partire un fendente da ciascuna delle sue lame, in contemporanea. Con piacere vide l'energia dei suoi due attacchi fondersi e diventarne uno solo. I fronti dei due attacchi si scontrarono. L'onda d'urto fu come tagliata in due parti che deviarono dal loro percorso per disperdersi subito dopo, mentre il colpo di Isabella leggermente ridotto per l'energia spesa nel sopraffare quello avversario continuava il suo percorso. Fu come se un coltello gigantesco avesse colpito Daniele di traverso, all'altezza di gomiti senza affondare del tutto il colpo.
La carne della braccia era stata tagliata fino all'osso che risultava visibile, mentre una larga ferita percorreva il suo ventre per tutta la sua larghezza. Da essa il sangue colava copioso e le viscere stavano cominciando a sporgere pericolosamente, quando il ferito si accasciò al suolo. Jacopo aveva assistito alla scena incredulo e quando poso lo sguardo su Isabella vedeva che lo sfidava con un sorriso di scherno.
Nell'istante in cui l'uomo si lanciava su di lei con un altro salto biotico, Isabella si abbassò e il colpo dell'avversario andò a vuoto. Senza il compagno non aveva a disposizione il tempo necessario per raccogliere l'energia necessaria per un secondo salto e continuò quindi a incalzarla come se fosse un pugile. Lei evitava facilmente gli attacchi, senza neanche il bisogno di portarsi a una distanza di sicurezza, i guanti batarian facevano male quando colpivano ma erano anche terribilmente pesanti. Troppo per effettuare attacchi veloci e Isabella schivava tranquilla ogni pugno. In Jacopo cresceva la speranza di usare nuovamente un salto biotico, a quella distanza non avrebbe potuto evitarlo. Isabella decise di colpire quando vide un sorriso affiorare sul volto dell'avversario, segno che sperava di farcela. Lascio cadere una spada. Ebbe un attimo di rimorso, adorava le sue spade. Jacopo strabuzzò gli occhi  quando la mano di Isabella gli afferro la gola e gliela strinse con forza tale da  impedirgli di respirare o anche solo di muoversi. Alzò le braccia al cielo unendo i pugni per calarli e fendente quel braccio che lo tratteneva, ma prima che potesse farlo sentì la mano aumentare la stretta. Una fontana di sangue si originò quando le dita di Isabella affondarono nel collo nell'avversario come denti di un leone. Jacopo cadde sul dorso, braccia e gli occhi all'indietro e la gola devastata.
La folla esplose in un frastuono assordante di grida mentre un segnale indicava la fine dell'incontro.
Isabella indugiò in qualche istante di beatitudine mentre si crogiolava nel piacere di aver distrutto le speranze del suo avversario. Le piaceva uccidere, ma non quanto distruggere le speranze delle persone che affrontava. Quello per lei era vero piacere, per questo cercava di finirle mentre le loro speranze erano al massimo o dopo essere crollate tornava a risalire.
Ma, improvvisamente, Isabella scattò raccogliendo la spada a terra mettendosi in guardia e in allerta. Aveva avvertito la presenza di qualcuno o meglio il suo istinto l'aveva avvisata di qualcosa. Vide la lama soltanto quando scartò di lato per evitare di farsi colpire, intravedendo per un attimo la sagoma del suo avversario ma niente di più. Il nemico, chiunque fosse, era occultato.
Sinuosa e rapida come un serpente Isabella calò la spada quando vide di sfuggita la figura celata. Una lama intercettò la sua.
Stupore e smarrito si alternarono in Isabella quando finalmente il suo nemico si mostrò, non meno se avesse visto un fantasma. Perché di questo di trattava, davanti a lei vi era un phantom.
Avvertì appena in tempo un rumore alle spalle e uno spostamento d'aria, voltandosi per affrontare la minaccia con l'altra spada. Fermò l'attacco nemico in un clangore di metallo, mentre dal pubblico e dal palco d'onore qualcuno incominciava ad accorgersi che qualcosa non andava.
Sempre più confusa ora aveva di fronte un altro phantom. Senza concedergli un momento di respiro i due nemici la attaccarono mulinando le loro spade. Isabella rispondeva con la stessa formidabile destrezza. Le spade di ambedue le parte volteggiarono sempre più velocemente finché il sibilo divenne una specie di rombo sordo.
Isabella si batteva energicamente, ma era ferita e stanca per gli incontri precedenti. I phantom coordinavano i loro movimenti fulminei come se avessero un'unica mente. Nuove ferite si aprivano nella tuta di lei. Spiccò un balzo all'indietro riuscendo a distanziare i nemici di mezzo metro, raccolse la propria energia biotica  nella mano come aveva fatto prima, quando aveva schiacciato la gola a Jacopo,  e la rivolse verso il suolo ma senza colpirlo. L'energia biotica fuoriuscì dalla mano  come se fosse fumo, si mischio alla sabbia dell'arena  facendola alzare e accecando i nemici in una nuvola di polvere. Essere un'assassina le aveva insegnato a guardare in faccia le cose. Si voltò e si diede alla fuga per guadagnare l'uscita, si era già trovata in situazioni di svantaggio senza scappare. Questa volta però era diverso, percepiva il pericolo da questi nemici.
Sapeva di non essere in grado di affrontare questi avversari con solo le sue spade, doveva cercare di raggiungere il cargo con cui era arrivata dove teneva la sua armatura che stupidamente aveva deciso di non portare con se. Vi erano inoltre le guardie a protezione della nave e Dasha non prendeva mai incompetenti a lavorare con lei, indipendentemente da quale ruolo avessero.
All'imboccatura da dov'era entrata nell'arena fu costretta a buttarsi di lato quando un raggio di energia biotica per poco non la colpì. Un terzo phantom le sbarrava la strada. 
Un fendente biotico si liberò dalla spada di Isabella, mentre lei correva dietro al suo stesso attacco. Il phantom non riuscì a impedirle il passaggio e venne oltrepassato, mentre l'attacco biotico lo respingeva indietro. Lei non poté fare a mano di notare come la barriera biotica che proteggeva il nemico non avesse ceduto, ma anzi aveva resistito proteggendolo.
Da quello che sapeva non sarebbe dovuto essere possibile, ma non aveva tempo per porsi delle domande e uscì sperando di non incontrare altri phantom, tre erano decisamente troppi per lei nelle sue attuali condizioni.
Le fiamme si levavano alte nel cielo, rischiarando anche il volto di Isabella in cima a un palazzo non distante dallo spazio porto. Dall'alto dell'edificio guardava bruciare il cargo con cui era arrivata e i corpi delle guardie della nave e degli agenti della dogana distesi al suolo, mentre una squadra di cacciatrici asari presiedeva la zona. Chiunque fosse responsabile della sicurezza doveva essere morto o scappato visto che nessuno si occupava di rimettere a posto la situazione.
Isabella si sedette sulla fredda paratia di metallo che formava il tetto dell'edifico cercando di riflettere sul da farsi. Per quello che ne sapeva lei doveva essere l'ultimo dei phantom eppure coloro che l'avevano attaccata indossavano sicuramente delle armature ideate da Cerberus più di trent'anni fa, non una loro variante o altro, in più non capiva perché il suo fendente biotico per quanto frettolosamente lo avesse scagliato fosse stato fermato dalla barriera biotica del nemico che non era caduta ma al massimo indebolita.
Trasse un profondo respiro. Aveva sete ma niente con cui alleviarla, passandosi una mano sulla fronte notò una della ferite che gli erano state inferte sul braccio. L’angolazione della ferita, le loro tecniche, movimento e postura avevano qualcosa di familiare e non solo perché erano phantom, condividevano quindi i medesimi attacchi di base se come lei avevano un programma di indottrinamento nella mente.
Vi era qualcosa di molto più intimo che non riusciva a decifrare, era certa di poter uccidere le cacciatrici asari. Era spinta ad attaccarle dalla sua indole. Eppure quella sicurezza le veniva a mancare pensando a quei phantom, erano biotiche come lei eppure il suo istinto non era di cacciarle.
Il suo eezo non reagiva come al solito percependo il loro, il suo istinto la spingeva ad evitarle.
Non capiva il perché, decise che si sarebbe limitata ad aspettare.
Presto Dasha avrebbe saputo che qualcosa non andava e avrebbe mandato una squadra di sicurezza e lei sarebbe stata sicuramente con loro, non l'avrebbe mai abbandonata.
Le tre figure apparvero all'altra estremità del tetto, lei si voltò con calma. Isabella capì che nascondersi non era possibile. In un mulinello d'acciaio rispondeva a ogni singolo colpo degli avversari, incalzandoli per impedirgli di colpirla da distante con i raggi di energia biotica. Nonostante la situazione cercava di rimanere concentrata e di soffocare il senso di soddisfazione che provava nell'impegnarsi in un simile duello anche se la vedeva svantaggiata. Fu durante un breve istante di pausa in cui il trio nemico si preparava per un nuovo attacco coordinato che notò che i nemici erano più bassi di lei.
Guardando meglio le sembrò che non avessero un fisico da adulti, aveva la sensazione che fossero più giovani di lei anche se era impossibile dirlo con sicurezza senza vederne il volto. Il trio parti all'attacco.
Una ferita alla gamba le fece perdere equilibrio, se fosse caduta a terra sarebbe finita e lo sapeva bene. Fece quello che non avrebbe mai dovuto fare. Isabella trasse un profondo respiro riempiendo i polmoni di quanta più aria poteva e quindi esegui uno spostamento di fase, il teletrasporto, sparendo nel nulla.
Tre piani più sotto riapparve a mezz'aria precipitando di schiena contro il pavimento.  Avrebbe voluto urlare ma non ci riusciva, si sentiva come se del piombo fuso fosse colato nei suoi polmoni. Più volte le era stato detto di non eseguire mai uno spostamento di fase senza un casco con la dotazione necessaria perché i polmoni umani altrimenti sarebbero collassati all'istante, di sicuro ora avrebbe preferito morire che ripetere l'esperienza.
Gli ci volle un minuto buono per rimettersi in piedi e nel farlo fu colta da violenti colpi di tosse, portandosi la mano alla bocca vide del sangue. Sputava sangue ogni volta che tossiva, no, i suoi polmoni non stavano bene. Era diretta verso l'uscita del palazzo quando una figura le sbarrò il cammino. L'avevano trovata. Mosse qualche passo avanti, ma venne colpita alla spalle.
Dalla sensazione di bruciare che avvertiva sulla schiena mentre cadeva fu certa che si trattasse di un raggio. L'ultima cosa che vide mentre perdeva i sensi furono tre figure che si chinavano su di lei.
*****
Quando si svegliò vide un ambiente ben illuminato, ma aveva la vista sfocata e le sembrava che tutto intorno a lei vorticasse incessantemente.  Le ci volle qualche minuto per riprendersi e capire dove si trovava.
A prima vista sembrava un'infermeria e sotto di se sentiva qualcosa di morbido, girando la testa vide che era appunto un lettino. Ma quando provò a muovere il resto del corpo scoprì di non poterlo fare. Delle morse di metallo la imprigionavano al letto, bloccandole braccia e gambe. Avrebbe voluto risposte, ma al momento aveva altre priorità.
Con fatica cercò di concentrarsi e usare i suoi poteri biotici ma scopri che questi non gli  rispondevano, in compenso avvertiva una sensazione di nausea che aveva qualcosa di famigliare, ma al momento non era in grado di ricordare. Fu allora che la porta si aprì e un asari fece il suo ingresso.
«Quindi ti sei svegliata veramente. Non lo credevo quando gli strumenti me l'hanno segnalato.» Si avvicino mettendosi di fianco al lettino su cui giaceva Isabella. «Sei in grado di capirmi? Capisci quello che ti dico?» Isabella fece si con la testa.
«Bene.» - l'asari sorrise compiaciuta - «Sono Mythra Zon, vediamo di chiarire la situazione. Chi ti ha attaccato lo ha fatto per ordine mio.» Isabella la fissò con sguardo glaciale mantenendo la calma almeno esteriormente. «Ti spiegherò perché ti ho portata qui viva, ma è una storia che risale ad almeno vent'anni fa, pochi per un asari molti per un'umana. Tu fosti rapita da Cerburus, sottoposta a un indottrinamento per diventare un phantom, ma una squadra dell'Alleanza arrivò fermandoli prima che il processo su di te...e anche su Dasha fosse completato. Da allora avete entrambe perso ogni ricordo antecedente a quel episodio. Dopo che sei scappata dalla struttura dove l'Alleanza vi aveva portato seguendo Dasha, hai deciso di rimanere con lei per motivi tutt'ora oscuri. C'è però una parte della storia che non conosci e che giustifica la tua presenza qui.
Il dott. Gaz Al-Asad, scienziato di Cerberus e convinto fautore della supremazia umana sulla galassia aveva condotto, anche dopo la distruzione dell'organizzazione, studi per migliore il progetto Phoenix per il potenziamento della razza umana.
In particolare si era votato anima e corpo a un modo per potenziare i biotici umani. Riuscendoci alla fine. Scoprì un modo per sintetizzare eezo 19 in piccolissime quantità, troppo infinitesimali per essere utili, ma quella scoperta portò ad altro. Eezo 19 in presenza di eezo normale poteva agire su di esso convertendolo nell'isotopo 19, ma questo era un processo che richiedeva oltre un ventennio di attesa e in più eezo 19 produce un tipo di radiazioni che per la lunga e cronica esposizione possono portare alla morte del soggetto umano in massimo cinque mesi. Il dott. Al-Asad incominciò cosi una ricerca alla fine di trovare soggetti in grado di sopravvivere e superare questo ostacolo. Niente di più che cavie da laboratorio da cui ottenere informazioni preziose. Per questo chi voleva rifondare Cerberus acquistò da gruppi di criminali o rapì una cinquantina di bambini umani con nuclei di eezo con un'età non superiore ai dieci anni, perché un fisico giovane e in fase di sviluppo avrebbe resistito meglio alle radiazioni. Tra quei bambini vi eri tu Isabella e in ognuno di voi venne inoculato dell'eezo 19. Tu fosti l'unica a non morire in quell'esperimento. Sei una sopravvissuta e il buon dottore riversò su di te tutte le sue speranze per i prossimi cinque anni, decidendo di farti indottrinare come phantom quando ritenne che stavi diventando troppo irrequieta e per essere sicuro che la sua preziosa cavia non tentasse qualche colpo di testa, ma anche per testare la tua forza in combattimenti veri. Fu in quel periodo che arrivò un nuovo carico di umani destinato ad essere indottrinato e tra quelli vi era Dasha. All'epoca, secondo i dati che ho recuperato dovevate avere entrambe più di una quindicina d'anni. Ma l'Alleanza si mise di mezzo e durante l'irruzione il dottore rimase ucciso.» - Fissò con attenzione Isabella - «Hai capito la storia fino a questo punto?» - Isabella fece segno di si, anche se cercava di scappare non poteva evitare di trovare interessante quello che ascoltava. - « Da allora tu hai sempre seguito Dasha nella sua scalata al potere, cosa che non mi ha mai permesso di avvicinarti fino al momento attuale che la vede presidente della Noveria Corp. Una società talmente grande da aver addirittura acquistato un pianeta e anche la prima volta che Dasha ha abbassato la guardia mostrandosi in pubblico in diverse conferenze. Questo mi ha dato un punto di partenza da dove iniziare a cercarti. Devi anche sapere che il dottore non era il tipo di persona da potersi definire soddisfatto di qualcosa, per lui c'erano sempre margini di miglioramento. Prelevò campioni del tuo DNA e li manipolò per ottenere tramite clonazione qualcuno che fosse migliore di te nello sfruttare i poteri che l'eezo 19 concedeva. Ma l'esperimento non fece neanche in tempo a vedere la luce, che tutto il materiale venne requisito dall'Alleanza e messo sotto chiave.» Premette un pulsante che emise un segnale di chiamata e dopo qualche istante tre figure entrarono nella stanza. Isabella riconobbe i tre phantom che aveva affrontato. «Toglietevi il casco.» Ordinò l'asari.
Le tre figure ubbidirono e davanti a Isabella comparvero i volti di tre ragazze. Come aveva immaginato erano più giovani di lei. Le tre ragazze erano identiche fra loro e lei non poté negare che avessero anche un'aria familiare, anche se era sicura di non averle mai viste prima. Ma quello che la colpì più di tutto furono i loro occhi vacui, che non esprimevano niente. Mythra riprese a parlare «Qualche decennio fa venni a conoscenza di questa storia, decisi di indagare spinta da un forte desiderio di vendetta e dopo numerose ricerche entrai in possesso del materiale del dottore e ne portai avanti la ricerca. Cosi mentre Dasha creava il suo impero criminale e mi rendeva impossibile avvicinarmi a te, io mi dedicai a questo e a partire dai campioni di DNA modificati clonai queste ...persone. Purtroppo ho dovuto clonarle in un'età infantile per gli umani per permettere all'eezo 19 di agire, ma non prima di averle esposte all'eezo in modo che durante il processo si formassero spontaneamente noduli di eezo nei loro tessuti nervosi. Per assicurarmi questi tre splendidi soggetti sono passata per numerosi fallimenti e per garantirmi una fedeltà come quella che tu riservi a Dasha le ho sottoposte a un indottrinamento da phantom, privandole di personalità e capacità decisionale. Ora sono dei docili servitori. Le potresti definire le tue...sorelline.»
Isabella non sapeva bene di cosa pensare di tutta quella storia, la notizia di avere dei cloni l’aveva stupita abbastanza da farle innalzare le sopracciglia ma l’ultima affermazione le dava sui nervi senza sapere bene il perché.
Quei pensieri complicati le fecero venire mal di testa. Il programma phantom nella sua mente la colpiva con scariche di dolore, pur nella sua incompletezza, rilevando tracce di pensiero autonomo. Ormai quel dolore giornaliero era per lei diventato talmente abituale, da renderlo spesso trascurabile.
Quello che voleva era uccidere quell’asari, il suo istinto glielo imponeva alimentato dal programma phantom. Il resto poteva aspettare. Mythra se ne accorse e sorrise «Vorresti usare i tuoi poteri vero? Mi spiace è impossibile, hai in corpo del nium.»
A Isabella parve tutto subito chiaro, ecco cos'era quella sensazione di nausea. Già una volta era stata contaminata con il nium. Un minerale che annullava le proprietà elettromagnetiche dell'eezo, che se messo in circolo in un biotico ne annullava i poteri e tanto più forti erano questi tanto maggiori sarebbero stati gli effetti collaterali, come la nausea, che si verificavano ogni volta che si cercava di farne ricorso.
«Veniamo ad oggi. Ti ho voluta qui per due motivi: il primo è che i tuoi noduli di eezo 19 sono ormai liberi di ogni radiazione e i tuoi poteri sono completamente sviluppati segno che la conversione ad eezo 19 deve essere terminata o sul punto di esserlo. In pratica sono come dei frutti maturi in attesa di essere colti e sarò io a farlo.  Se l'eezo 19 rende cosi potente te, cosa potrebbe fare a me che sono una biotica naturale? Il secondo motivo è perché mi servi per scatenare una guerra tra Aria e Dasha e per ucciderle entrambe. Potresti scoprire che posso anche essere più generosa di Dasha.» Lo sputo di saliva colpì l'asari appena sotto l'occhio sinistro.
Lo schiaffo fece voltare violentemente la testa a Isabella «Stupida!» - le gridò contro Mythra - «Sapevo che non avresti mai tradito Dasha, ma valevo lo stesso fare un tentativo. Gli indottrinati sono fedeli ma a volte lasciano insoddisfatti nei lavori più delicati.» Premette un altro pulsante su un lato del muro, vicino ad Isabella. Un pannello del soffitto si aprì e ne scese un casco. L'asari sorrise compiaciuta « È ora di completare il tuo indottrinamento, ci vorranno alcune ore ma quando ci rivedremo tu sarai un mio fedele servitore proprio come loro» - indicò le tre ragazze phantom - « Non ricorderai più niente, ne il tuo nome, l'unica ricordo rimasto della tua vecchia vita, ne Dasha, ne tutto quello che è successo negli ultimi trent'anni. Risponderai a me con il nome in codice che ti aveva dato il dottore, Alpha, soggetto Alpha.» e uscì dalla stanza, seguita dai tre phantom, non prima d'indugiare sulla soglia e dire «Ci vediamo tra qualche ora, Alpha.»
Isabella si agitava più che poteva nel lettino, per quello che le morse glielo permettevano. Quel casco le ricordava un'emozione del passato, il terrore. Incominciò a piangere a dirotto non riuscendo a trattenersi. Chiamo il nome di Dasha un paio di volte con lo stesso tono che avrebbe fatto un bambino nel chiamare la propria madre in aiuto. Ma non venne nessuno.
Quando il casco fu su di lei cominciò a ripetere in maniera forsennata il proprio nome, non voleva dimenticare chi era.
«Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,Isabella,...»
Il casco incominciò a emettere un ronzio e alcuni luci si illuminarono. Lei urlò di dolore mentre tutto il suo corpo si dibatteva furiosamente e ferendosi dove i ganci la trattenevano. Isabella cercava di resistere mentre sentiva qualcosa di lei che veniva risucchiato e continuava a mormorare il proprio nome tra un urlo e l'altro»
«AAHH..Isabella,...AAAHH..Isabe..AAHH...AAAHH....AAAAHHHHH..Isabella....AAAHH..»
Alla fine l'unica cosa udibile fu un lungo e costante urlo di agonia.
*****
Mythra Zon si sedette sulla sedia del proprio ufficio soddisfatta di come procedevano le cose. Ora che aveva Isabella avrebbe ottenuto tramite Dasha Weaver la sua vendetta su Aria T’Loak.
La regina di Omega e Cerberus avevano distrutto il suo Movimento Segreto dei Biotici, il cui scopo era di sostituire il Consiglio con esponenti biotici che condividessero la sua convinzione: che i biotici fossero superiori e per questo il diritto di decidere e governare sarebbe dovuto aspettare solo a loro. Si sarebbe vendicata di Cerberus usando le loro tecnologie per i suoi scopi.
Sapeva che Aria aveva un conto in sospeso con Dasha quando anni fa, in vicende che non era riuscita a chiarire, quest'ultima aveva attaccato il locale di Aria a colpi di Mc Cain causando la morte di buona parte di clienti e Isabella si era misurata con Aria in persona.
In seguito Dasha si era dimostrata abile a nascondersi, a celare ad Aria il nome di chi aveva osato tanto contro di lei. Ma quando Weaver fondò un impero criminale abbastanza vasto da rivaleggiare con quello di Aria rimanere nascosti alla regina di Omega non era fattibile, soprattutto quando l'ultimo phantom della galassia ti accompagna. Ma per qualche motivo l'umana e l'asari non si scontrarono mai, quasi cercassero un modo di coesistere.
Aveva pensato che Aria potesse non sapere di Isabella, prova vivente che era stata Dasha a guidare l'attacco di allora ma non le sembrava credibile. Se lei era stato in grado di scoprirlo, allora anche Aria doveva essere giunta alla stessa conclusione.
Certo, una possibilità era che Aria pur essendo la regina di Omega non avesse tutta la forza necessaria per sconfiggere Dasha fuori da essa. Anche così le sembrava strano che non avesse mai fatto un atto di rappresaglia. In ogni caso presto sarebbe tutto finito.
Isabella avrebbe cercato di uccidere Aria, fallendo e dietro suo ordine avrebbe confessato che la Weaver le aveva ordinato di uccidere la regina di Omega, di questo nessuno avrebbe dubitato. Doveva solo fare attenzione che Aria non uccidesse Isabella, avrebbe ancora avuto bisogno di lei e per questo aveva un paio di persone fidate vicino alla regina pirata.
Aria avrebbe reagito per vendetta e Dasha per difendersi e liberare Isabella. Lei e coloro che la seguivano avrebbero agito dall'interno di Omega per facilitare la vittoria di Dasha. Morta Aria avrebbe usato Isabella per uccidere Dasha e allora l'intera Noveria Corp. sarebbe andata alla prima, ma sarebbe stata lei a comandare all'ombra di Isabella e a usare le immense risorse dell'azienda per avere Omega ai suoi piedi.
Con la Noveria Corp. e Omega sotto il suo dominio, avrebbe controllato più della meta di tutti i traffici legali e illegali che avvenivano nella galassia. Un fiume di crediti impossibili da immaginare.
Solo allora avrebbe potuto realizzare il suo sogno e creare un Consiglio formato da soli biotici, in cui le asari facevano la parte dominante.
Aveva abbandonato la suo ideale infantile di una parità fra biotici, con gli anni aveva maturato la convinzione che come i biotici erano superiori alle persone normali, così le asari erano superiori ai biotici delle altre specie.
*****
Il Consiglio si era riunito anche se al momento era incompleto. Erano assenti la consigliere krogan Bakara che era dovuta tornare sul suo pianeta per motivi religiosi, e la quarian Xen che si era presa dei giorni di riposo. Non essendo un'emergenza si preferì non usare i relativi canali di comunicazione.
Jerod Wizard il consigliere salarian era decisamente sorpreso, non si sarebbe mai aspettato una richiesta così ragionevole e rispettosa da parte di quell'umana. Tra se, dovette ammettere a malincuore che acquistava qualche punto a suo favore ai suoi occhi. Per sicurezza chiese «È davvero sicura di volersi dimettere dall'incarico di comandare la Normandy SR3 Tenente Shepard?»
«Si Consigliere. Ho avuto modo di appurare che secondo molti la mia nomina non è avvenuta in maniera legittima o che ci sono state delle pressioni per farmi ottenere il comando.» Rispose Olivia
Il consigliere salarian meditò tra se. Quando la SR3 era stata recuperata il capitano John Shepard si era presentato al Consiglio esibendo i nomi, in base all'incarico che gli era stato dato di selezionare l'equipaggio per la nave, della propria figlia e di coloro che l'avevano seguita nel suo piano di salvare il fratello rimasto sulla SR3 quando era stata rubata insieme ad un'altra umana.
Il capitano non aveva fatto pressioni, ma aveva chiesto al Consiglio di fidarsi della sua opinione. Poteva però capire perché ad alcuni non sembrasse così.
Fu Volanti Deos, il consigliere turian, a prendere la parola «Cosa farebbe se dessimo il comando a un altro?»
«Lo accetterei.»
Il turian parve un attimo sorpreso, non si aspettava una resa così spontanea ma aggiunse «Se invece dovessimo confermarla al comando?»
«Accetterei. Desiderio rimanere al comando della Normandy SR3 ma solo se le mie capacità vengono ritenute all'altezza.» Il turian non poté evitare di fare un segno di approvazione con la testa a quella risposta e voltò lievemente in direzione del consigliere umano Chloe De Falco, donna energica rimasta in silenzio fino a quel momento.
Volanti la capiva, vista la richiesta del Tenente Shepard non poteva farsi avanti o dire qualcosa senza che sembrasse di favorirla per via della parentela con l'eroe della galassia invece che come umana, alimentando cosi ulteriori voci quando il tenente voleva invece eliminare quelle esistenti.
Ma non aveva dubbi che De Falco avrebbe fatto sentire la propria voce a porte chiuse. Spostò quindi la sua attenzione sul Consigliere asari Tevos, che con poche e eleganti parole stava rivolgendo all'umana un commiato e termino al dicendo
«Per questo ha voluto incontrarci chiedendo espressamente che il Capitano Shepard non fosse presente?»
«Si, signora.»
«Apprezziamo la sua decisione e il Consiglio terrò conto dell'aiuto da lei fornito nella crisi conosciuta come “Oscurità”. Le prometto una decisione in tempi brevi, tra cinque giorni avrà una risposta. Il tempo perché il Consiglio sia riunito.»
«Vi ringrazio Consiglieri.» Rispose Olivia che si voltò per andarsene, davanti a lei l'attendeva la sua intera squadra. Vi erano tutti. Mordin, Arturus, Steve, Asiria, Ilary, Pars vas Lippi.
«È fatta, ora non ci resta che affidarci agli spiriti.» Commentò Arturus posandogli una mano sulle spalle con delicatezza. Sapeva infatti delle ferite di Olivia sulla schiena dovute alla fustigazione. Quando una navetta aveva riportato lei e Steve al porto di Seattle dove li attendeva un passaggio fino alla Cittadella, scoprirono ad attenderli la Normandy SR3 con Arturus e Ilary a bordo.
La nave in quei due mesi era stata sotto il comando del turian che aveva svolto il suo ruolo egregiamente come sempre. Gli raccontarono che avevano ricevuto un messaggio che gli diceva dove e quando venirli a prendere.
Dopo essersi raccontati a vicenda cos'era accaduto durante la loro assenza, al momento di ripartire Ilary trascinò Steve in cabina di pilotaggio con la scusa che dopo due mesi senza notizia doveva almeno tenerle compagnia per tutto il viaggio di ritorno.
Olivia non poté evitare di inarcare un sopracciglio, quando la porta della cabina non solo si chiuse ma venne sigillata dall'interno. «Tanto vale che metta un cartello “Non disturbare”» Commentò lei.
«Sono sicuro che Ilary è in grado di gestire due cloche di comando.» Disse Arturus con uno strano sorriso.
Ad Olivia sfuggì una risatina per la battuta sporca di Arturus, nel frattempo aveva allungato una mano sulla schiena di lei in un gesto d'intimità che conosceva bene. Rimase quindi sorpreso quando la vide sussultare dal dolore. Messa alle strette fu obbligata a mostrare le ferite e a raccontare l'accaduto.
Arturus, come per tutti i turian, dava per scontate le punizioni corporali in caso di grave errore e non rimase sorpreso o turbato nel vedere quei segni su Olivia né ci rimase male del fatto che lei non volesse parlagliene, aveva visto molto commilitoni comportarsi nello stesso modo, ma era sicuro che ci fosse dell'altro. Olivia gli aveva solo detto che aveva sbagliato e per questo era stata punita.
Il giorno dopo aveva convinto Steve a farsi raccontare tutto. Berck e Okiyua erano i due nomi che si era segnato a mente e che sperava d'incontrare. Era contento di ciò che Steve aveva fatto a Berck, ma lui non sarebbe stato soddisfatto se non avesse dato una lezione anche all'altro o a entrambi. Quando alla fine arrivarono sulla Cittadella trovarono con soddisfazione tutti quanti ad attenderli. I loro amici aspettarono che ricevettero i saluti da parte dei loro genitori per poi farsi avanti. Passarono per la prima volta dopo due mesi una tranquilla e squisita serata in famiglia e vi fu anche una sorpresa inaspettata, quando un piccolo pacco arrivato per Steve qualche giorno prima gli fu portato.
Al suo interno trovo la tanto agognata licenza come capo istruttore di fanteria e specialista nell'uso della tuta da combattimento Distruttore N7. Nonostante le domande sul perché l'avesse voluta non vi fu modo di fargli confessare niente, si limitò a dire «Nel caso che debba usarla.»
In effetti Steve era più interessato a sapere come avesse fatto a riceverla, che al perché visto che da quello che sapeva tutta la prova era stata annullata.
Olivia guardò la busta che l'aveva contenuta, non aveva niente di strano ma l'indirizzo da dov'era stata spedita gli era più che famigliare. Era quello dell'accademia Hackett e a quel punto fu sicura che ci fosse la “Strega” dietro a tutto.
Qualche giorno dopo, parlò del fatto di volere cedere il comando della Normandy SR3.
*****
La sede ufficiale della Noveria Corps, sul pianeta Noveria, era il gigantesco complesso sotterraneo amministrativo e industriale di Caninea. Quasi tutte le strutture su Noveria erano in gran parte sotterranee per ottenere una protezione aggiuntiva dal clima. La sede principale, nel massiccio roccioso di Caninea da cui prendeva il nome, non sfuggiva a questa regola.
Da fuori, la più visibile di esso erano delle gigantesche porte corazzate su cui campeggiava il loro della compagnia. 
Attraverso di esse passavano navi cargo, che al suo interno trovavano banchine riparate.
Ufficialmente la sua costruzione era iniziata due anni fa, in realtà era iniziata in segreto ben prima. Quando una donna sconosciuta, costretta a rimanere nell'ombra, era riuscita a imporsi all'interno della Corporazione per lo Sviluppo di Noveria: Dasha Weaver, una donna umana con folti e corti capelli corvini che giungevano fino alle guance sfiorandole appena, sopracciglia ben delineate, dal tratto sottile e lungo, occhi di un nero intenso e grandi, dalla forma allungata, labbra molto sottili, appena visibili, un viso ovale, con mento e collo prominente.
Noveria era un piccolo pianeta di classe terrestre roccioso e ghiacciato considerato abitabile, anche se estremamente inospitale. Un giorno aveva 52 ore terrestri e l’anno durava 9 mesi terrestri, aveva una massa e una gravità di poco inferiori a quelle della Terra. Colonizzato ed esplorato da spedizioni private, Noveria era stato posseduto ufficialmente dalla Corporazione per lo Sviluppo di Noveria. La CSN era finanziata dai capitali di una ventina di compagnie di ricerca ad alta tecnologia, e amministrata da una Commissione Esecutiva che rappresentava gli interessi degli investitori.
Le compagnie membri della CSN avevano costruito remoti laboratori di massima sicurezza in posizioni isolate, sparse sull'intera superficie del pianeta. Queste strutture venivano utilizzate per svolgere ricerche particolarmente pericolose o controverse, dato che Noveria non faceva parte dello Spazio della Cittadella e non era quindi sotto la giurisdizione del Consiglio.
Dasha Weaver aveva trattato, minacciato, ricattato e ucciso con e contro la CSN, in quell'occasione lei diede per la prima volta prova delle sue abilità.
I miliardi ottenuti quando tradì Woods e da attività criminali furono il suo capitale iniziale che le permise di trattare con la CSN, al termine di quel confronto nacque la Noveria Corps anche se rimaneva il problema della sua ufficializzazione. Gli accordi presi violavano qualsiasi legge sulle fusioni industriali, per non parlare di altri aspetti legali e etici.
Fu costretta ad aspettare, poi il destino le venne incontro. Per risolvere la crisi “Oscurità” avevano avuto bisogno di Isabella, quindi di lei, in cambio del suo aiuto aveva ottenuto dal Consiglio  le autorizzazioni di cui aveva bisogno e come extra un'amnistia per i crimini commessi da lei e da chi la seguiva. La Noveria Corps era nata, possedeva ogni impianto industriale di Noveria oltre a decine di altri sparsi nella galassia.
La CSN smise di esistere, Dasha Weaver aveva vinto, dominando con il proprio carattere e ambizioni quegli individui da subito più potenti e ricchi di lei. Vi era riuscita grazie a un incredibile senso di equilibrio del potere, capiva come esso si distribuiva e questo le permise di inserirsi in posizioni chiavi, allo stesso modo intuiva cosa spingesse una persona ad agire e quali desideri si annidassero nel suo animo.
Diede ad ognuno ciò che più desiderava o scoperto cosa fosse minacciò di toglierla.  Questa filosofia fu uno dei fondamenti della Noveria Corps, su come gestire i dipendenti.
Ma quello che davvero le permise di vincere fu l’assenza di ogni paura davanti alla possibilità di fallire. Per un ricco la povertà era un incubo, lei gettò i suoi miliardi in faccia alla CSN pronta a perderli, spiazzando chi ancora non si era schierato con lei con una aggressività negli affari che non lasciva scampo.
Parte della CSN divenne il suo Consiglio di Amministrazione, i rimanenti furono privati di ogni vero potere e si stabilirono nella capitale di Noveria: Port Hanshan.
Avrebbero avuto i mezzi per uno stile di vita quanto mai sostanzioso, salvando le apparenza davanti a tutti. Potevano continuare a presentarsi come individui estremamente influenti, quando in realtà non lo erano.
In cambio, lei si sarebbe tenuta nel lontana dalla capitale. Felice di stabilirsi in un posto dove lei sarebbe stata l’indiscussa padrona: Caninea.
 
Senza peccare di falsa modestia, Dasha sapeva di essere una delle persone più influenti della galassia. Però, evitando nello stesso tempo una pericolosa auto-celebrazione, sapeva di non essere intoccabile.
A ricordargli questa semplice e importante realtà erano i documenti sulla sua scrivania, in quello che era l'ufficio del presidente e amministratore delegato della Noveria Corp.
Questi riguardavano tutti una serie di inchieste che il Consiglio aveva intenzione di portare avanti, per accertarsi della legalità degli accordi stretti dalla sua società. Sorrise sapendo bene cosa c'era dietro quegli educati comunicati.
Non potevano andare contro qualcosa che loro stessi avevano autorizzato, senza perde la faccia davanti all'opinione pubblica, si limitavano a mandare continue ispezioni che erano come zanzare sul corpo di un gigante. Un gigante con i piedi di fango come Dasha sapeva bene. Soverchiare lo status quo non era mai stata la sua intenzione, solo unirsi a chi comandava.
Quando era stata fondata la Noveria Corps aveva completamente spiazzato l'economia galattica e aveva avuto occasioni di rafforzarsi e di far valere i propri numeri, ma consolidare una società come quella richiedeva tempo e tranquillità.
Due anni erano passati dal giorno in cui in un'intervista si era presentata alla galassia, lei aveva previsto che sarebbero serviti almeno cinque anni. Scoprì che le sue previsioni non erano lontane dal vero.
Non c’erano crisi in vista, la Noveria Corps era un “gigante” con cui pochi si sarebbero scontrati, ma proprio per le sue dimensioni rischiava di inciampare sui suoi piedi.
Tranquillità chiedevano i mercati, lei era felice di accontentarli.
La segretaria di turno in quel momento, un’umana dai capelli castani, sporse la testa nell'ufficio. «Signora, l'ambasciatore volus Bardin Paan è arrivato.»
«Molto bene Gillian fallo entrare.» Rispose Dasha.
Dopo la fine della guerra contro i razziatori l'economia galattica era stata sul punto di crollare, se questo non era successo il merito era interamente dei Volus. Avevano inoltre aiutato i turian a rimettere in sesto la propria economia e questo aveva completamente alterato gli equilibri di potere esistente tra le due specie. Se i turian rimanevano militarmente più forti e Irune era un loro protettorato, i volus possedevano buona parte dell'economia di Palaven ed erano in grado di far pesare le proprie ragioni più di prima anche al Consiglio, tramite il consigliere turian Deos che si rendeva ben conto che quando l'ambasciatore volus gli chiedeva qualcosa  non aveva la stessa libertà d'azione o la possibilità di calcare la mano come l'avevano avuta i suoi predecessori. Questo li rendeva utili per Dasha, nel caso il Consiglio fosse diventato troppo aggressivo.
Bardin entrò nell'ufficio « Buongiorno Dasha Weaver.»
«Buongiorno anche a te Bardin.» Le rispose e indicò la poltrona dall'altro lato della scrivania «Siediti.» Come convenevoli potevano bastare.
Bardin andò dritto al problema, un tratto del suo carattere che Dasha aveva sempre apprezzato «C'è qualche cambiamento nella vostra posizione riguardo il complesso di elio-3 su Sherk Sa?»
«No, non credo» - replicò Dasha - «Noi continueremo con l'estrazione di elio-3 come previsto. Quell'impianto è di proprietà della Noveri Corp.»
«Quell'impianto era di proprietà di una compagnia volus che la Noveria Corp. ha assimilato e in cui il Protettorato ha investito parecchio per la sua realizzazione e di cui possedeva il trenta per cento.»
« Non è quello che risulta dai nostri contratti. Quando la Noveria Corp ha acquistato la compagnia ...» Dasha dovette fare uno sforzo per non sorridere, più che acquistata la compagnia volus era stata fagocitata come un topo da un serpente « …Ha ceduto per intero la gestione dell'impianto. »
Bardin emise una serie di respiri profondi, segno che era irritato e disse«Questo è intollerabile. Il Protettorato se sarà costretto non si farà problemi ad effettuare un espropriazione o a chiudere a tempo indefinito l'impianto. A quel punto a voi renderebbe come a noi. Niente!»
Dasha si era aspettata questa minaccia e sapeva come rispondere «Mi domando che ruolo riveste la Noveria Corp nell'economia di Irune nel suo complesso? Se i rapporti tra noi peggiorassero, il consiglio d'amministrazione potrebbe decidere di spostare altrove le proprie industrie.»
Era però sicura che il volus non fosse rimasto sorpreso o impressionato, avevano già fatto questo discorso almeno un paio di volte per altri motivi. Ma non era una dichiarazione neanche da prendere alla leggera. Su tutti i pianeti più importanti, la Noveria Corps era la seconda se non la prima realtà economia locale e rivestiva un ruolo troppo importante nella stabilità economica per poterla ignorare, lo stesso valeva per le decine di colonie che dipendevano da lei per mandare avanti i propri affari. Se di colpo i suoi stabilimenti su un pianeta avessero chiuso, milioni di crediti sarebbero andati perduti e l'economia dell'intero sistema sarebbe andata in contro a una grave recessione. I volus, con una cultura interamente rivolta al commercio, lo sapevano bene.
«Forse…» - disse il volus-«...possiamo venirci incontro.»
«Forse...» Annuì Dasha.
*****
Qualche ora dopo Dasha si stava concedendo un riposante bagno nelle sue stanze private. La vasca  era posizionata davanti a un finestrone di notevole dimensioni, dal quale poteva osservare il clima di Noveria dare il meglio di se.
La neve batteva violentemente sui vetri sospinta da un vento ancora più violente, mentre lei si godeva il caldo tepore dell'acqua in cui era immersa. L'incontro con Bardin era andato bene, il Protettorato avrebbe ottenuto parte dell'impianto ma avrebbe aumentato le scorte di elio-3 che acquistava dalla Noveria a discapito dei suoi concorrenti in quel settore. Questo avrebbe portato a una riduzione del loro valore nella borsa galattica, permettendo alla sua società di acquistarle o almeno d'infilarsi direttamente nei loro affari. Si concentrò quindi sull'altra idea che aveva a in mente.
Sul Noveria erano presenti un gran numero di persone, che però non avevano modo di spendere a favore della compagnia quello che guadagnavano da essa.
A breve avrebbe fatto costruire centri abitativi per i dipendenti e per le loro famiglie. La gente si sarebbe trasferita, così anche il potere avrebbe abbandonato i vecchi centri abitativi per i nuovi. Dove sarebbe stato possibile trovare in commercio solo prodotti della Noveria Corps, a un costo notevolmente inferiore. I suoi dipendenti su Noveria, sarebbero diventati un bacino a uso personale della compagnia.
Si poteva rimanere su Noveria solo se si lavorava per la sua compagnia o se si arrivava per svolgere altri incarichi terminati i quali si era gentilmente invitati a partire. Gli stranieri non erano i ben venuti e non lo erano mai stati neanche prima che arrivasse lei. Voleva fare in modo che il denaro guadagnato sul pianeta li rimanesse, almeno la maggior parte.
Ripensando alla situazione su Noveria poteva dire che era migliore di tante altre parti. Non esisteva povertà o disoccupazione perché era possibile arrivare e rimanere sul pianeta solo se si aveva un lavoro, non c'era criminalità per il semplice fatto che tutti erano troppo impegnati a lavorare per fare altro e fintanto che vi era lei al comando era sicura che non ci sarebbero stati casi di corruzione, perché la conoscevano e sapevano che si sarebbe adoperata per rovinare chiunque tentasse di fregarla.
Questo pensiero fece affiorare alcuni ricordi di un passato recente. Quando venne il momento di disfarsi del suo impero criminale, per recuperare ulteriori fondi necessari, come per le grandi aziende vendette a tocchi le varie parti delle attività criminali che gestiva sempre al miglior offerente.
Una volta che ebbe venduto tutto il possibile, passò le informazioni che possedeva su un gruppo criminale a un altro rivale, avvisando poi il primo delle intenzioni dell’altro. Tutto quanto dietro un lauto compenso. Alla fine aveva venduto tutti alle forze dell'ordine, sempre dopo essere stata pagata e facendo attenzione a rimanere anonima. Aveva perso il conto di quante volte avesse fatto il doppio-gioco.
Dopotutto, da capo di una grande azienda perfettamente legale sapeva quanto il crimine organizzato potesse costituire un problema per gli affari. Si era però portata dietro gli elementi più validi che aveva incontrato durante la sua vita da criminale, oltre che la sua squadra sulla Atlantic Codex. Isabella era stata nominata vice della Noveria Corps e occupava il ruolo più alto subito sotto di lei. Non avrebbe potuto chiedere niente di meglio di un vice-presidente totalmente fedele che le avrebbe lasciato fare qualsiasi cosa avesse voluto. Per motivi burocratici le avevano anche fornito un cognome, falso, secondo la prassi in questi casi era il nome del pianeta dove si risiedeva: Noveria.
All’anagrafe risultava: Isabella Noveria.
Tetrius Bellitus, l'ex-generale turian, era a capo della sicurezza con sua enorme gioia. Dasha gli aveva fornito duemila uomini con cui garantire la protezione e la sicurezza degli stabilimenti sparsi su tutto il pianeta e alcune squadriglie di caccia che avevano la loro base in una vecchia struttura di Cerberus chiamata durante la guerra “Artiglieria Bianca”, senza contare tutti gli uomini della sicurezza impiegati negli altri pianeti e sulle navi. Un autentico esercito nominato Divisione N, con un totale di diecimila effettivi sparsi nella galassia..
Sunt Quis il volus hacker si occupava della cyber-sicurezza e di spionaggio verso chiunque lei lo indirizzasse. Gestiva l’intero sistema informatico della compagnia. Aveva progettato lui l’intero struttura informatica della Noveria Corps e di Caninea.
Naomi Takara,umana, ex-soldato N7 dell'Alleanza e originaria del Giappone. Aveva capelli mori e corti, alcune frange le scendevano verso l’occhio sinistro. Nel complesso un aspetto giovanile, un atteggiamento calmo e un sorriso pigro. Si era messa volontariamente agli ordini di Tetrius come vice. Cosa che il generale aveva apprezzato, avendo bisogno di sottoposti capaci per gestire la sicurezza di un intero pianeta e oltre. Era la seconda in comando di Divisione N.
Mores Quod, scienziato krogan, era impiegato nella sezione ricerca e sviluppo armamenti della Noveria Corps. Si divertiva a sperimentare le sue armi nelle regioni più inospitali del pianeta. Insieme a Sunt aveva avuto un ruolo di primo piano nella progettazione di Caninea.  
Tenus Etiam, assassino drell, aveva un viso ovale e come tutti quelli della sua specie un aspetto rettiliforme, la pelle verdastra e i grandi occhi neri. Non rivestiva nessun ruolo nella società avendo preferito rimanere nell'ombra da dove poteva eseguire quegli incarichi che Dasha gli passava quando qualcuno risultava troppo ostinato per capire quando era meglio cedere.
Multan Neque il pilota batarian della Atlantic Codex, la nave personale della Weaver. Rivestiva ancora lo stesso ruolo, essere pilota di una buona nave lo rendeva felice e quando a questo era legato un ottimo stipendio non poteva chiedere di meglio.
Dasha alzò una mano e guardò la pelle raggrinzita sui polpastrelli delle dita. Doveva essere rimasta a mollo troppo, ma il bagno era così confortevole che dovette uscire controvoglia dalla vasca. Distrattamente pensò che se Isabella fosse stata sul pianeta si sarebbe sicuramente unita a lei a fare il bagno, allora questo non sarebbe stato solo caldo ma rovente e non per la temperatura.
Fu allora che un messaggio acustico la avvisò di una chiamata in arriva sul suo terminale privato.
   
 
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