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Autore: Miakuzz    27/07/2014    0 recensioni
In principio esistevano i guardiani guidati dal re della luce contro con la regina delle tenebre, poi questi si ritirarono affidando il peso dei loro doni a sette comuni adolescenti. Tra amicizie,amori,gelosie, inganni e scontri questi ragazzi si ritroveranno ad affrontare le tenebre più oscure per salvare il mondo da un'orribile destino, ma chi dice che il male peggiore non si nasconda dentro loro stessi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Oggi, 16 febbraio ,Santa Monica, California

Catia era distesa sulla sabbia bianca della battigia di Santa Monica.  Il sole tramontava all'orizzonte, colorando il cielo di sfumature violacee, mentre si rispecchiava sul velo trasparente del mare. Un leggero venticello le scompigliava i capelli e le spieghezzava i vestiti già umidi. L'odore salmastro e il rumore delle onde la rilassavano seppur lei provasse un forte rancore verso il mare, era stato proprio il mare a portarle per sempre via sua madre e d'allora aveva sempre provato un forte terrore verso quelle sue acque profonde e ignote. Ricordava i capelli biondi della madre e suoi occhi color cioccolato, ricordava le sue carezze e i suoi baci e quanto fosse armoniosa la sua risata,  ricordava con quanta prepotenza le nere acque dello stesso mare che in questo momento fissava con odio l'avessero presa e portata verso il basso e le avessero tolto l'ultimo respiro. Era difficile per lei anche solo vivere lì vicino e dover vedere ogni mattina, diretta a scuola, quelle sue acque all'apparenza limpide con gli occhi che le pizzicavano per il ricordo. Poteva non guardarla, poteva tornare a casa senza dare un minimo di importanza alla spiaggia e invece una parte di lei, forse quella più masochista, la spingeva a trovare serenità solo in quel luogo. Non si spiegava il perchè di ciò, per quanto soffrisse e la ferita di quel ricordo ricominciasse a sanguinare ogni volta niente riusciva a calmarla  più del rumore delle onde contro gli scogli di quella  battigia. Dalla morte della madre il padre era scomparso e l'affidamento della tutela di Catia, che allora aveva 10 anni, fu affidato a sua zia Agata. La zia non era certo il tipo di persona  che si poteva definire dolce e comprensiva, anzi non poteva essere più ottusa e irritante, Agata la odiava al tal punto di essersi rifiutata di trasferirsi nonostante fosse ben conscia di quanto quelle acque disturbassero l'emotività della nipote. L'unica persona che calmasse l'animo diCatia era la cugina Michelle di tredici anni, la ragazza a differenza della madre era molto dolce e pacata e non c'era giorno in cui non le offrisse una spalla sui cui piangere. Forse era solo per lei che Catia continuava a vivere, si perchè per lei questo mondo non aveva niente da offrirle, nessuno a scuola voleva socializzare con lei nessuno le aveva mai rivolto un sorriso dolce, nessuno apparte Michelle esprimeva affetto nei suoi confronti.
Catia prese il cellulare per guardare l'ora, rimase sorpresa di quanto fosse tardi, la zia l'avrebbe uccisa. Si alzo di fretta scrollandosi da dosso i granelli di sabbia e si rimise le converse azzurre,  solita com'era a lasciarsi i piedi nudi per sentire maggior contatto con la fredda spiaggia. Si incamminò a passo svelto, stringendosi nella camicetta leggera, il volto basso. Salì sull'asfalto  e si girò un ultima volta verso il mare mentre una lacrima le scivolò sul volto.
"Ciao mamma" Sussurrò per poi tornare sui suoi passi.
Più si avvicinava a casa e più percepiva  un brutto presentimento farsi strada nella sua mente e senza acorgersene cominciò a correre. La casa non distava molto dalla spiaggia, la separavano solo alcuni negozietti di souvenir o discount, ma più Catia correva più la sua meta le sembrava lontana. Non sapeva cosa la spingeva  a correre eppure quel presentimento era così forte, così vivo in lei tanto da farle male, ricordava dei dolori simili averla accolta minuti prima della morte della madre, li ricordava come una cicatrice sul corpo. Non stava succedendo veramente si disse ma perse ogni certezza arrivata al portico della sua abitazione. Alcune persone si erano radunate intorno alla piccola casetta a due piani in legno, tutti avevano un volto terrorizzato e parlavano tra loro. Catia sorpassò tutta la gente per poi rimanere pietrificata a quella vista. Il fumo si velava alto nel cielo mentre il rumore del legno bruciato e l'odore del fumo provenivano dall'interno della casa, ma ciò che più la turbò era la vista di quelle persone che non reagivano, non facevano niente per impedire che le fiamme spazzassero via l'unica sua famiglia per qunto imperfetta. Dov'erano i pompieri?Non c'era nessuno che facessee qualcosa? Rimase basita dalla immobilità della gente che la circondava,perchè non facevano niente? Perchè rimanevano fermi? All'interno di quella casa c'era sua zia e sua cugina, esseri umani, persone che vedevano tutto il giorno e che salutavano e con cui scambiavano parole eppure non muovevano un passo per aiutarli. Scosse la testa con foga e solo allora la gente si accorse di lei. La guardarono pensierosi come se avessero dato per scontato che lei stesse bruciando viva in quel momento e che la sua presenza fosse un miracolo. Qualcuno le si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla, ma lei non voleva la compassione di nessuno, lei voleva Michelle, sua zia Agata,  non riusciva a dire addio ad altri componenti della sua vita e  senza pensarci si precipitò all'interno della casa. Si aspettava di sentire calore, di provare bruciore sulla pelle, ma tutto ciò che senti fu il fumo entrarle prepotentemente in gola e bruciarle i polmoni. Si portò un braccio sul naso per impedirsi di respirare quel veleno e cerco di aguzzare la vista in cerca di segni di vita. Si avviò per il corridoio guardandosi intorno e cercando di evitare i pezzi di legno che andavano a fuoco. Schivò per poco una trave che si staccò dal soffito e solo allora il suo sguardo venne catturato da una figura esanime sul pavimento di quella che un tempo era la cucina. I vestiti andavano a fuoco e la pelle era rossa e raggrinzita come fosse carta stropicciata, capì subito che si trattava della zia e a fatica trattenne un conato di vomito. Le dispiaceva, si Agata non era perfetta, ma era comunque sua zia e non poteva non provare  anche un briciolo di pietà a vedere il suo corpo in questo stato, una lacrima le scivolò sul volto sporco di fuliggine. Doveva trovare la cugina, forse lei era ancora viva, anche se le probabilità lasciavano a desiderare, non sapeva se avrebbe retto nel vedere la cugina nelle stesse condizioni, ma non avrebbe realizzato che fosse morta fin che non l'avrebbe vista. Cerco di calmarsi e di ricacciare indietro le lacrime e si decise a salire le scale, era una pessima idea e lei lo sapeva, le scale si sarebbero potute rompere ma niente le impediva di proseguire. Di sopra le fiamme sembravano più controllate, un chiaro segno  che l'incendio si fosse propagato dal piano di sotto.
" Michelle" Provò ad urlare per quanto le fosse possibile.
"Michelle" Pronunciò più forte con la voce roca.
Un singhiozzo provenì dalla stanza della cugina, Catia non aspetto altro, si mise a correre verso la fonte della voce ma si ritrovò un muro di fuoco davanti  alla porta. Alzò lo sguardo invocando ancora il nome della cugina e la vide rannicchiata tra il cassettone e l'armadio mentre si teneva un panno bagnato sulla bocca, i suoi occhi la imploravano di salvarla, poteva leggere il terrore di morire, di sentire il corpo bruciare o intossicarsi per via del fumo. Non voleva perdere anche Michelle, non poteva, le sarebbe crollato il mondo addosso e non sapeva se sarebbe riuscita a rialzarsi, forse ne sarebbe stata schiacciata. Non ci pensò due volte e si lanciò contro le fiamme. Sentì un bruciore sulla pelle e temeva che i lunghi capelli avrebberò preso fuoco ma miracolosamente ne uscì indenne. La cugina le si fiondò tra le braccia liberandosi del groppo in gola e bagnandole tutta la camicetta,Catia le accarezzo i capelli leggermente bruciacchiati e la condusse verso la porta, il fuoco che divampava però si intensificò constringendole ad arretrare per il forte calore che emanava. Più Catia lo guardava più pensava che quel fuoco avesse vita propria, che non volesse farla uscire . L'adrenalina che aveva in corpo la abbandonò facendola accasciare a terra con la cugina attaccata ad un braccio. Nella sua mente si faceva strada la certezza che non ne sarebbe uscita viva di lì e l'idea che con lei sarebbe morta la cugina la faceva sentire terribilmente in colpa, lei non meritava tutto questo, Michelle era un essere così puro e dolce che non avrebbe dovuto morire così brutalmente. la guardò negli occhi e come se la toccasse con le mani potè sentire la sua forza vitale scemare, spegnersi, la cugina teneva gli occhi sbarrati cercando di non chiuderli, ma il dolce sonno che la morte le offriva la stava tentando come un gioco perverso. Non poteva finire così continuava a ripetersi, ma più pronunciava quelle parole più le sentiva lontani e irrealizzabili. La paura le attanagliò le viscere e non potè trattenere un grido disperato per la crudeltà di quella sorte. Chiuse gli occhi accasciandosi contro il corpo esanime della cugina e solo allora lo sentì, era un rumore debole, appena percettibile, un rumore soave e ritmico, pensò al rumore delle tubature, pensò a come l'acqua scivolava in esse e come fosse piena di vita, ininterrotta, come il sangue delle sue vene, che continuava a darle vita e fu allora che senti una nuova enegia diffondersi in ogni singola parte del suo corpo, darle nuova forza. Spinta dall'istinto mosse una mano davanti a sè e senti l'acqua reagire a quel gesto, il getto aumentò  compatto costringendo le tubature a piegarsi davanti quella forza. Catia poteva vedere ogni movimento dell'acqua, sentirla parte del suo corpo, udirla scrosciare con preopotenza. I rubinetti dlla cucina e dei due bagni saltarono facendo uscire il liquido trasparente fuori in tutta la sua maestosità. Non riusciva a spiegarsi quel che aveva fatto ma l'importante ora era uscire di lì. L'acqua spegneva il fuoco sotto di se ma non bastava per spegnere l'incendio che dirompeva in tutta la casa. Catia si concentrò di più sul getto immaginandolo e plasmandolo in qualcosa di  più grande, più inarrestabile,  e così fece. Dall'acqua si levarono degli enormi tentacoli che attaccarono il fuoco come ad ingaggiare una lotta, una lotta con le spade: il fuoco era una sciabola pronta a  farla  in mille pezzi, ma l'acqua come uno stiletto si insinuava al suo interno colpendolo alla radice del suo potere. L'energia sprigionata era così forte, che la perdita così repentina fece barcollare Catia. Il fuoco era domato e la casa era così spoglia e grigia, tuti i ricordi distrutti, andati, così sarebbe stata d'ora in poi la vita di Catia,  grigia, sola e spoglia di tutto. La stanchezza ebbe la meglio e la ragazza svenne, l'ultimo rumore le sirene dei pompieri.
  
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