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Autore: CieloeMare    27/07/2014    0 recensioni
Uno strano istituto chiamato "Adam H. SMith College", situato in un'isola nella zona sud dell'Islanda, ammette solo persone che hanno fatto almeno 80 punti su 100 and un certo test. Arianna, italiana nata e cresciuta a Roma, ha totalizzato ben 97 punti e ha una buona conoscenza dell'inglese. Viene quindi ammessa in questa strana scuola frequentata da ragazzi di tutto il mondo in cui si parla solo in inglese. Tutta l'atmosfera però sembra carica di tensione, sono successe tante cose strane prima dell'arrivo di Arianna e l'atteggiamento dei compagni nei suoi confronti è altrettanto strano. Quando poi Akira, una ragazza giapponese, scompare misteriosamente and Ary viene affidato lo stranissimo compito di trovare appunto una via di fuga per poter uscire dalle mura della scuola e andarla a cercare...
Tante strane storie si incrociano, tanti strani misteri nascono. Forse questa storia non è proprio tanto originale, ma spero che possiate divertirvi a leggerla come io mi sono divertita a scriverla.
Genere: Mistero, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Personaggi conosciuti nel capitolo precedente:
 Arianna Chiocciola: Protagonista della nostra storia. Italiana di Roma, ha vissuto l’incubo del bullismo durante le medie. Reputata incapace di applicarsi dai suoi professori è uscita con un semplice sufficiente dalle medie. Tuttavia è riuscita a fare un punteggio molto alto ad un test che le  ha permesso di essere ammessa al ‘Adam H. Smith college’ una scuola molto selettiva che si trova in una isola a sud dell’Islanda. Dopo la notizia dell’ammissione strane cose le sono successe (vuoti di memoria, nausea, emicranie) e anche la sua famiglia si è comportata in modo anomalo. Sua madre si chiama Lisa Giolitti. E’ stata messa nella Classe 1 dove sembra essersi già guadagnata le simpatie di alcuni compagni. Al compito di letteratura orientale ha preso 98 su 100, il voto più alto, e per questo ha paura di uscire dall'anonimato.
Akira Yukio: l'unica ragazza del gruppo Giapponese. Finisce vicino ad Arianna durante un compito. Questa, vedendola piangere, decide di aiutarla, passandole i suoi risultati.

Altri personaggi:
Yulia Shenko: Una bella ragazza bionda, dal carattere allegro e un po’ sfrontato, prima a presentarsi ad Ary in tutta la classe. La prende subito in simpatia e le permette di stare con lei durante il pranzo. Sbaglia sempre la pronuncia del suo nome.
Igor e Nicholas: Unici due russi della classe. Nicholas assomiglia a Semola di “la spada nella roccia” e sembra anche molto gentile. Igor invece ha un rapporto conflittuale con Yulia e un atteggiamento da teppista. Yulia dice che era stato accusato di omicidio in passato.
Irene: Ragazza tedesca, compagna di banco di Yulia. Sembra molto cinica e non è minimamente interessata ad Ary, ritenendola niente di speciale.
Barnaby: Un ragazzo afroamericano, l’unico della classe. Gioca spesso con il nintendo DS.
Jack e Dick Holmes: I due inglesi. Il secondo vuole essere chiamato sempre per cognome visto che il suo nome in inglese indica una parolaccia. Si comportano amichevolmente con Ary.
Il gruppo di Giapponesi: Costituito da quattro maschi e una femmina, stanno nell’ultima fila a destra. Tra di loro spicca un certo Koizumi che ama infastidire Wen e Hu, fallendo puntualmente.
Il gruppo di italiani: quattro ragazzi tutti maschi, che non sembrano aver ancora notato Ary.
Il ragazzo senza bandiera: Un piccoletto asiatico che se ne sta sempre per fatti suoi. Sembra conoscere soltanto Hu, poiché egli è l’unico a salutarlo.
Hu e Wen: Due strani personaggi, sono nella stessa classe di Ary. Parlano tra loro attraverso il pensiero. Cinesi e occhialuti, sono stati i soli a notare Ary, ma non glielo hanno fatto sapere. Wen riesce a sentire i suoi sentimenti, mentre Hu, non trovando in lei nulla di speciale, la ignora del tutto.
Angelo Littori: Inquietante personaggio, sembra a detta di Ary una versione malefica di Babbo Natale. Ha il ruolo di tutor di Arianna, in quanto studentessa minorenne. Ha detto che non firmerà il suo contratto di lavoro se non prenderà almeno 100 al compito di lettere.

 
La sveglia iniziò a suonare rumorosamente alle 7.00 del mattino, come sempre. Ma quel giorno Ary non se la sentiva di alzarsi.
Il giorno prima aveva passato il compito di lettere orientali con 98. Un voto eccellente e ne era fiera, ma c’era un particolare che non aveva messo in conto: i voti delle verifiche venivano pubblicati nel corridoio fuori dalla classe per essere visti da tutti gli studenti!
Se lo avesse saputo forse si sarebbe potuta contenere. No, non era comunque possibile. Il suo tutore, Angelo Littori, era stato chiaro: gli avrebbe firmato il permesso di lavorare alla biblioteca solo se avesse preso 100 al compito di lettere, pertanto doveva assolutamente impegnarsi. Ormai gli erano rimasti sì e no 1500 euro.
‘Chissà se accetterà 98 come voto’
C’era anche questo a cui pensare. La sera precedente aveva provato a contattarlo, ma come risposta gli era arrivato un sms che le diceva che era in viaggio, senza dire neanche quando sarebbe tornato.
‘ Ma sì che gli andrà bene! Che saranno mai due domande sbagliate. Sono pur sempre la prima della classe!’
Ed ecco che era ritornata al filo principale del discorso. Con quel 98 poteva dire addio all’anonimato.
Lo stomaco gli si contorse e si sentì girare la testa.
Era ormai da molto tempo che Ary non provava più quella sgradevole sensazione. Le succedeva spessa alle medie.
Forse poteva saltare la scuola, darsi malata. No, non è il caso. Avrebbe attirato ancor di più su di sè l’attenzione, e già lo era abbastanza.
Non aveva altra scelta che andare e far finta che non fosse successo niente.
Con un profondo sospiro Ary si decise ad alzarsi per prepararsi ad andare a scuola.
In effetti appena entrata in classe, Ary non ebbe la sensazione che la situazione sia cambiata più di tanto. Certo, ora si era aggiunto qualcun altro nel salutarla ma nulla di più.
‘Si era trattato solo di aver preso un buon voto a lettere dopotutto, che non è neanche tra le materie più difficili, e quindi è naturale che non diano molto peso al mio 98. Menomale! ‘
Sollevata Ary prese posto nell’aula quando si sentì osservata. Sapeva già da cosa era dovuto, ma si girò lo stesso per averne la conferma. Appena incrociò lo sguardo con la ragazza giapponese, questa si voltò subito dall’altra parte.
Akira Yukino, l’unica ragazza giapponese della classe.
Ary gli aveva passato il compito di letteratura Occidentale (grazie al quale è risultata seconda nella graduatoria della verifica) mentre due suoi compagni, Wen e Koizumi, si stavano menando. Non l’aveva fatto per amicizia o perché volesse un favore da lei, ma solo perche le faceva pena vederla piangere. Ary non ricevette nemmeno un ringraziamento dalla giapponese, ma per lei non era un problema. Solo che da allora aveva iniziato a fissarla quando non la guardava. La cosa la innervosiva un po’.
“Buongiorno Arara! Come va oggi?”
Ormai Ary si era abituata agli assalti dell’esuberante bionda, quindi non ebbe problema a rispondergli.
“Buongiorno Yulia”
“Ma lo sai che gli altri parlano di te?”
Ary si sentì come se gli fosse piombato un macigno in testa. Un po’ come negli sckech degli anime giapponesi.
Yulia invece aveva preso la reazione sconvolta di Ary per un’espressione di incredulità e sorpresa.
“Parlo sul serio! Sai da quando abbiamo cambiato insegnate non si è più visto un 90, e già prima era difficile. Il gruppo degli Italiano ti hanno perfino sopranominata ‘Letterata’, che in italiano vuol dire ‘andare bene in lettere’, vero?”
Ary annui, troppo sconvolta per parlare, e grazie alla campanella che indicava l’inizio della lezione non dovette neanche farlo.
Ma quella mattina non riuscì a concentrarsi.
Ary era troppo presa su come poteva riportare le cose come prima. Il fatto che gli Italiani l’avessero inquadrata non le piaceva affatto.
‘Ti prego fa si che non si ripeta!’
Forse se si dava per malata gli avrebbero concesso di tornare in appartamento. No, no! L’aveva pensato anche al mattino e aveva concluso che una mossa del genere avrebbe solo peggiorato le cose. Ma nella scuola c’era un’infermeria. Yulia una volta le aveva detto che se uno studente non si sentiva bene poteva riposarsi in infermeria.
Avevano due ore di letteratura orientale con la ricreazione nel mezzo.
Non voleva perdersi la lezione, anche perchè era in programma studiare uno dei classici della letteratura giapponese “Storia di un taglia bambù”, ma poteva rifugiarsi in infermeria durante la ricreazione. Soddisfatta del suo piano Ary si poté dedicare alla lezione di chimica della seconda ora.
Alla terza ora il professore fece una lunga, quanto interessante, introduzione sulla “Storia di un taglia bambù”. Ary ne era così affascinata da dimenticarsi tutti i problemi che l’avevano assillata quella mattina. Forse anche troppo. Quando suonò la campanella della ricreazione Ary si era totalmente dimenticata del suo “piano di evasione”.
“Aianna Chiocciola? Che nome strano.”
Ary alzò lentamente la testa dagli appunti con il cuore che gli martellava nel petto.
Non era un ragazzo attraente, anche se alto e con braccia forti. E i pirising che portava sul naso e sul labro inferiore non ne migliorava di certo l’aspetto. Al contrario, lo rendeva cattivo.
Tale era la tensione che provava Ary da non accorgersi che stava fissando il ragazzo italiano con aria sperduta, mettendolo a sua volta adisagio.
“Ehm sei italiane vero? Mi capisci? Do you speak Italiano?”
A quel punto Ary si rese conto della situazione e cerco di riprendere il controllo.
‘Accidenti a me. E ora che faccio? Faccio finta di essere straniera? Non sembra che padroneggi bene l’inglese, ha una pronuncia tremenda. E menomale che conoscere l’inglese era uno dei requisiti necessari per accedere alla scuola. No no, non è questo il punto! Ho deciso: faro finta di essere straniera, così forse se ne andrà’
“Do you need somthing?” (Hai bisogno di qualcosa?)
Appena Ary pronunciò parola, l’espressione del ragazzo si contrasse in una smorfia. Era in difficoltà.
Bene!
“Sorry. My name is Guglielmo Esposito. Can I ask you for help?” (Scusa. Mi chiamo Guglielmo Esposito. Posso chiederti per un aiuto? )
Accidenti, non si era ancora arreso!
“If I can” (Se posso)
“Yesterday you pass the test with 98. My friends and I are not good with Literature, even because we are not good in english too…” (Ieri sei passata al test con 98. I miei amici e io non siamo bravi in letterature, anche perche non ce la caviamo con l’inglese…)
‘L’ho notato…’
“Thats why we were thinking that you can halp us. We were thinking that you are Italian too, but we were wrong…” (Ecco perchè pensavamo di chiedere il tuo aiuto. Pensavamo che tu fossi italiana, ma ci sbagliavamo… )
“I’m really sorry.” (Mi dispiace molto.)
Il ragazzo abbassò lo sguardo rassegnato. Finalmente l’avrebbe lasciata in pace.
"Insomma Guglielmo, ma che combini?! Gli hai chiesto o no se ci può aiutare in lettere Orientale e Occidentale?"
Ary solbazzò. Non si era resa conto che il gruppo degli italiani li stesse osservando mentre parlavano.
“Ci stavo arrivando, cretino!”
“Ma che! Stavi facendo il fichetto parandogli in inglese !” gli rispose un ragazzo lentigginoso dai capelli color carota.
“Non parla italiano”
“Allora la questione è chiusa. Se non parla italiano non possiamo comprenderla e siamo a
punto e a capo”
“Ma ha la bandierina italiana al petto o sbaglio?” fece notare un altro ragazzo dai capelli scuri legati in un codino e due orecchini d’argento su ciascun orecchio.
Ary inizio a sudare. La bandierina! Come aveva potuto dimenticarsene!?
Il volto di Guglielmo si corrucciò. Si stava chiedendo se non l’avesse forzata a parlare in inglese perché credesse che lo fosse anche lui. Non era un tipo sospettoso, e non era neanche uno che parlasse male degli altri. I suoi compagni lo definivono un ingenuo e poco sveglio, spesso veniva preso in giro per questo e per il fatto che fosse sempre in regola con i voti. La svolta l’ ebbe alle medie. Suo fratello Edoardo, di due anni più grande, gli consigliò un cambio di look. Sosteneva che se avesse avuto un aspetto più fico non avuto più temere di essere sotto le mire di qualcuno, ed eccolo quindi lì: con i capelli sparati in aria con lo spray pirsing sulla faccia e un tatuaggio sull’avambraccio destro con su scritto “Fuke you!” (un idea di suo fratello). Effettivamente da allora non ebbe più problemi di quel genere e riuscì anche a farsi degli amici, anche se delle volte si rivelavano degli analfabeti, ma con loro non ogni suo timore cessò. Tuttavia non si rese conto di avere un aspetto di un tipo pronto alle mischie e poco affabile. Pertanto la povera Ary non poté capire che lui stava solo cercando di capire cosa stava succedendo, e interpretò il suo volto concentrato come a una smorfia di irritazione e rabbia.
Il respiro di Ary si fece più accelerato e il suo povero cervello lottava contro il panico per trovare un modo di uscire pacificamente da quella situazione.
Non le veniva in mente nulla!
“Signorina Chiocciola”
‘Oh no, e ora che c’è?!’
Ary si girò verso l’interlocutore e si ritrovò a guardare il volto della ragazza giapponese.
Akira Yukino fissava il pavimento tenendo le mani strette d’avanti a sè.
“Il professore ti vuole parlare.”
Ad Ary gi ci volle qualche secondo per registrare il messaggio. Era l’opportunita che sperava!
“Certo. Arrivo”
“Ti accompagno”
E così Ary poté lasciarsi alle spalle il gruppo degli Italiani a battibeccare tra loro.
Uscite dalla classe percorsero il lungo corridoio.
Dopo un po’ che camminavano in silenzio Ary si rese conto che stavano andando dalla parte opposta rispetto a dove si trovava l’aula degli insegnanti, è la cosa a rese un po’ inquieta.
“Ehm, non stiamo andando dalla parte sbagliata?”
La giapponese si fermò. Rimasero a lungo in silenzio.
“Era una bugia.” Sussurrò la nipponica.
“Come, scusa?”
“Il professore non ha chiesto di te. A dir la verità non ho parlato con nessun professore”
Ary era confusa. Ma prima che potesse aprir bocca Akira si girò e continuò.
“È una scusa che mi è venuta sul momento per allontanarti dagli italiani.”
“Perché?”
Il volto di Akira si tramuto in una maschera di paura e perplessità. Sembrava confusa.
“P‐perché io… mi sembrava che tu… insomma… volevi stare con loro?”
Era sull’orlo delle lacrime.
Una lampadina si accese nella testa di Ary: Akira voleva aiutarla! In effetti il tempismo con cui era arrivata era un po’ troppo perfetto per essere una caso.
Ary si rese conto anche di un suo errore: il suo “perché” doveva aver suonato come un’accusa per Akira, mettendola in crisi. Doveva chiarirsi in fretta.
“No no! Anzi ti sono grata per avermi tirata fuori da quella situazione. E solo che non capisco perché tu l’abbia fatto. In fondo non ci siamo mai parlate fino a ieri”
“Potrei dire la stessa cosa di te”
Il compito di lettere? Era chiaro: Akira l’aveva aiutata per sdebitarsi.
“Bhe, eri in difficoltà; sono sempre stata convinta che se ci si potesse aiutare a vicenda senza aspettarsi nulla in cambio il mondo sarebbe migliore”
Ary si sentì imbarazzata.
“Sì, lo penso anch’io. Ma allora si potrebbe aiutare la persona che prima ti ha aiutato?”
Ary e Akira si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere insieme. Era da tanto tempo che non gli capitava di ridere così di gusto.
Le due ragazze si ripresero dopo qualche minuto.
"Grazie per ieri"
Akira l’aveva detto così gentile e sincera che Ary non poté fare a meno di sorridergli.
“Grazie a te” le rispose.
La campanella di fine ricreazione inizio a suonare. Le due ragazze si guardarono un ultima volta sorridendosi a vicenda prima di ritornare in classe.
All’ultima lezione, economia domestica, Ary venne messa in gruppo con Yulia, Irene e Barnaby. C’era un discreto sessismo nella distribuzione dei lavori: Barnaby cuciva, mentre le tre ragazze lavoravano a maglia. Lui doveva cucire tutti i bottoni di una camicia, loro preparare un golf.
“Arlette, ho saputo che hai avuto dei problemi con il gruppo degli italiani.”
Ary sobbalzò. Yulia delle volte era fin troppo diretta.
“Più che altro c’è stato un malinteso. Ma hanno detto qualcosa?”
Yulia scosse le spalle.
“Nulla che io sappia. Per lo più si sono parlati tra loro nella loro lingua madre, ma non mi sembrava che ti abbiano nominato. Mi pare ansi che stessero scambiandosi le figurine di calcio”
Ary rilassò le spalle. Evidentemente non ci contavano fin dall’inizio di ricevere il suo aiuto nei compiti.
“E dal professore come è andata, Ariel?”
A questa domanda Ary era preparata.
“Niente di particolare. Mi aveva solo dato il titolo di un libro che gli avevo chiesto”
“Capisco. E con la ‘ragazza nucleare’ come va?”
“Chi?”
Era la prima volta che la sentiva nominare.
“Non hai capito di che parlo?” chiese Yulia inarcando un sopracciglio.
Ma fu Barnaby a rispondere: “Lei è nuova. Probabilmente non lo sa ancora”
“Di che parlate?”
Yulia diede una rapida occhiata alla classe per vedere quanto erano concentrati. Poi si avvicinò ad Ary e parlo sottovoce.
“La ragazza giapponese, Akitara Yukitino”
“Akira Yukino” La corresse Irene.
“E io che ho detto! Non si direbbe, ma girano strane voci su di lei”
“Di che genere? E poi perche ‘ragazza nucleare’?”
“Ci sono vari motivi per cui gli e stato affibbiato quel nome. Ma quella a cui dovresti farepiù attenzione è questa: si dice che prima di trasferirsi qui lei abbia malmenato tutti i suoi compagni di classe, nessun escluso”
Normalmente si rimarrebbe stupiti, o addirittura inorriditi a una tale notizia. Ma non fu così per Ary, anzi, la sua prima impressione fu di ammirazione. Che una ragazza sola uscisse vincitrice contro una ventina di studenti non poteva altro che essere vista con rispetto, indipendente dalla motivazione, secondo Ary.
Istintivamente Ary volse leggermente la testa per osservare la studentessa nipponica impegnata a parlare con un suo connazionale.
Ma i suoi compagni fraintesero il gesto.
“Non volevo spaventarti, Arina!” Si affrettò specificare Yulia “Era solo per avvertiti. Siamo state in classe assieme l’altro anno e non ha mai dato problemi, vero Irene?”
Irene, che fino a quel momento non sembrava prestare attenzione, sollevò lo sguardo dal suo gilet di lana blu e giallo: “A dir la verità non ci ho mai fatto caso a lei, neanche sapevo il suo nome. Era una ragazza alquanto anonima, finche non si è messa con Shinzo”
“Giusto! Da quando sono insieme, Yuriko è diventata più vivace, con il suo ragazzo per lo meno. Ma non ha mai fatto del male a nessuno fino ad ora”
Poi il tono di Yulia si fece serio.
“Comunque faresti bene a mantenere le distanze con lei. Nessuno sa bene cosa fosse successo quella volta, ma è confermato che fu orribile. Stai attenta…”
Ary annuì e Yulia cambio discorso, parlando di un certo nuovo commesso giovane e di bell’aspetto al supermarket. Ary non gli diede troppa attenzione, si ritrovo invece a fissare Akira la quale, accorgendosi del suo sguardo, gli sorrise timidamente. Ary ricambiò.
 

 
Salve a tutti,
sono Mare, la compagna di scrittura di Cielo. Chiedo a tutti scusa per il mio terribile ritardo,ma spero che apprezziate questo mio piccolo sforzo.
Ringrazio a tutti coloro che ci hanno seguito fin ora e a quelli che inizieranno a seguirci.
Buona lettura a tutti!!
Mare
  
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