Soli
«Come sarebbe a dire “isolati”?» sbottò Kim Kruger, seduta sul letto della sua stanza in ospedale.«Già.» confermò Hartmut facendo su e giù inquieto.
«Proviamo a contattare la polizia del luogo.».
«Già
provato, non rispondono.».
«Stia un po’ fermo, maledizione! Mi fa venire il
mal di mare.» gridò il
commissario e il tecnico della scientifica si fermò di colpo
in mezzo alla
stanza.
«Mi scusi, ma sono preoccupato. Al comando Dieter ha
interrogato Fisher, che
non ha fatto altro che parlare delle vendette che mette in atto il suo
capo e
adesso che Ben, Semir e Max sono isolati io ho paura che...».
«Ha ragione.» commentò la donna
«Ma è necessario che manteniamo il sangue
freddo se vogliamo aiutarli in qualche modo. Intanto avvisi la moglie
di Jager
e quella di Gerkhan, devono essere al corrente.».
Il ragazzo dai capelli rossi annuì e fece per uscire della
stanza, ma si fermò
sulla porta: «Però commissario, lei dovrebbe
riposarsi... ha subito un
intervento complicato e...».
«I miei uomini migliori sono a duemila chilometri di
distanza, isolati e forse
ad un passo dalla morte, non ho nessuna intenzione di riposarmi senza
prima
aver trovato un modo per aiutarli.» affermò decisa
la Kruger.
Hartmut annuì ancora ed uscì in corridoio senza
più replicare.
~~~
L’atmosfera
all’interno di quella piccola stanza d’albergo
era sempre più lugubre.
Era sera inoltrata ormai e i quattro poliziotti erano tesissimi.
Rebecca e la
bambina si erano entrambe addormentate in un angolo, vinte dalla
stanchezza e
dalla tensione.
Bronte girava per la stanza nervoso, senza fermarsi un attimo, in cerca
di una
qualche illuminazione che potesse essere loro d’aiuto.
Semir era dietro ai vetri della finestra, in costante allerta in caso
gli
uomini di Schwarzer fossero andati a cercarli.
Ben si rigirava la fede tra le dita, seduto su una sedia con lo sguardo
perso
nel vuoto e Max controllava ogni dieci secondi di avere la propria
pistola a
portata di mano.
Nessuno di loro osava parlare.
Fu Ben a rompere il silenzio, finalmente.
«Forse dovremmo spostarci e raggiungere un altro paese per
riuscire a
comunicare con il comando. Nemmeno il fisso dell’albergo
funziona.».
«Il paesino più vicino è a dieci
chilometri di distanza, ci hanno messo in
disuso la macchina, è notte e abbiamo anche una bambina di
cinque anni dietro.»
osservò Semir allontanandosi per la prima volta da quella
finestra.
«E comunque non servirebbe, ci bloccherebbero la
strada.» costatò Max in preda
allo sconforto.
«Comunque sia non dobbiamo perdere le speranze.»
esclamò ad un tratto Alex
Bronte «Insomma, siamo pur sempre poliziotti, no? E non ci
dobbiamo arrendere,
dobbiamo solo stare uniti e lavorare insieme... chiaro?».
Ben e Semir lo fissarono e poi si scambiarono un’occhiata
ironica: quello che
avevano davanti non sembrava nemmeno lo stesso odioso ed impertinente
commissario con cui avevano collaborato negli anni passati, in quel
momento si
dimostrava addirittura una persona ragionevole. Se poi era lui a
parlare di
lavoro di squadra!
Max annuì e il silenzio ripiombò nella stanza.
Dovevano farsi venire in mente qualcosa.
~~~
«Io
non ce la faccio.» esclamò Clara lasciandosi
cadere di
peso sul divano «Io ho paura, non ce la faccio!».
«Clara, vedrai che andrà tutto per il
meglio.» tentò di tranquillizzarla
Andrea. Non che lei non avesse paura, ma l’amica era quasi
sull’orlo delle
lacrime e in quel momento aveva più bisogno di appoggio di
lei.
«Ma sono soli, Andrea! Soli e in mano a quel pazzo di un
criminale.».
«Sì ma sanno cavarsela, dammi retta. Si sono
trovati in situazioni ben
peggiori.».
La giovane donna scosse il capo, accarezzandosi il pancione
«Ho paura...».
Andrea si sedette di fronte a lei.
La verità era che anche lei aveva paura, una paura folle e
il presentimento che
l’aveva assalita ancora prima che il marito partisse per la
Turchia si faceva
ogni attimo più forte e reale.
Non sapeva per quanto ancora sarebbe potuta restare lì con
le mani in mano. Il
suo pensiero volò veloce alla ricerca che aveva compiuto al
computer quel
pomeriggio sui voli in programma per El Fahim, ancora prima di sapere
in che
guaio si fossero cacciati Semir e gli altri.
No... non poteva aspettare...
«Senti Clara, io li raggiungo domani mattina.».
~~~
«Agiremo
domani mattina. Ma non uccideteli subito, fate in
modo che riescano a scappare, ci divertiremo di più, li
inseguiremo e poi li
faremo fuori. Tutti a parte la bambina e mio figlio, con lui voglio
parlare
prima faccia a faccia.».
Schwarzer sogghignò, assaporando in anticipo la sua dolce
vendetta. Una
vendetta rivolta verso gli sbirri che gli avevano creato problemi ma
anche e
soprattutto verso suo figlio, che era diventato uno di loro.
«Per la prima volta domani uscirò allo scoperto
anche io.» aggiunse.
E le note di una risata malvagia si diffusero nell’aria
chiusa della stanza.
Altro
capitolo di calma prima della tempesta, dal prossimo
si torna all’azione e ci avviciniamo al finale... Andrea che
vuole raggiungere
Semir, secondo voi promette bene?
Grazie per le recensioni e al prossimo
Sophie :D