Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: sophie97    27/07/2014    5 recensioni
Sono passati ormai tre mesi dalle ultime avventure dei nostri protagonisti e molte cose sono cambiate: Semir non è più in polizia, Clara aspetta un bambino e Ben ha un nuovo collega. Ma cosa succederà quando un nuovo caso piomberà tra le mani della polizia autostradale? Una storia di viaggi in terre lontane, di ricerche, amori e tradimenti, di amicizia, di fiducia e di paura. Un turbinio di fatti che sconvolgerà le vite degli ispettori toccandole una per una, questa volta forse con troppa violenza.
Consiglio, nonostante non sia necessario, di leggere prima di questa le altre storie della serie per comprendere meglio alcuni punti della trama.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Kim Kruger, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dieci ritagli di Cobra 11'
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Soli

«Come sarebbe a dire “isolati”?» sbottò Kim Kruger, seduta sul letto della sua stanza in ospedale.
«Già.» confermò Hartmut facendo su e giù inquieto.
«Proviamo a contattare la polizia del luogo.».

«Già provato, non rispondono.».
«Stia un po’ fermo, maledizione! Mi fa venire il mal di mare.» gridò il commissario e il tecnico della scientifica si fermò di colpo in mezzo alla stanza.
«Mi scusi, ma sono preoccupato. Al comando Dieter ha interrogato Fisher, che non ha fatto altro che parlare delle vendette che mette in atto il suo capo e adesso che Ben, Semir e Max sono isolati io ho paura che...».
«Ha ragione.» commentò la donna «Ma è necessario che manteniamo il sangue freddo se vogliamo aiutarli in qualche modo. Intanto avvisi la moglie di Jager e quella di Gerkhan, devono essere al corrente.».
Il ragazzo dai capelli rossi annuì e fece per uscire della stanza, ma si fermò sulla porta: «Però commissario, lei dovrebbe riposarsi... ha subito un intervento complicato e...».
«I miei uomini migliori sono a duemila chilometri di distanza, isolati e forse ad un passo dalla morte, non ho nessuna intenzione di riposarmi senza prima aver trovato un modo per aiutarli.» affermò decisa la Kruger.
Hartmut annuì ancora ed uscì in corridoio senza più replicare.

~~~

L’atmosfera all’interno di quella piccola stanza d’albergo era sempre più lugubre.
Era sera inoltrata ormai e i quattro poliziotti erano tesissimi. Rebecca e la bambina si erano entrambe addormentate in un angolo, vinte dalla stanchezza e dalla tensione.
Bronte girava per la stanza nervoso, senza fermarsi un attimo, in cerca di una qualche illuminazione che potesse essere loro d’aiuto.
Semir era dietro ai vetri della finestra, in costante allerta in caso gli uomini di Schwarzer fossero andati a cercarli.
Ben si rigirava la fede tra le dita, seduto su una sedia con lo sguardo perso nel vuoto e Max controllava ogni dieci secondi di avere la propria pistola a portata di mano.
Nessuno di loro osava parlare.
Fu Ben a rompere il silenzio, finalmente.
«Forse dovremmo spostarci e raggiungere un altro paese per riuscire a comunicare con il comando. Nemmeno il fisso dell’albergo funziona.».
«Il paesino più vicino è a dieci chilometri di distanza, ci hanno messo in disuso la macchina, è notte e abbiamo anche una bambina di cinque anni dietro.» osservò Semir allontanandosi per la prima volta da quella finestra.
«E comunque non servirebbe, ci bloccherebbero la strada.» costatò Max in preda allo sconforto.
«Comunque sia non dobbiamo perdere le speranze.» esclamò ad un tratto Alex Bronte «Insomma, siamo pur sempre poliziotti, no? E non ci dobbiamo arrendere, dobbiamo solo stare uniti e lavorare insieme... chiaro?».
Ben e Semir lo fissarono e poi si scambiarono un’occhiata ironica: quello che avevano davanti non sembrava nemmeno lo stesso odioso ed impertinente commissario con cui avevano collaborato negli anni passati, in quel momento si dimostrava addirittura una persona ragionevole. Se poi era lui a parlare di lavoro di squadra!
Max annuì e il silenzio ripiombò nella stanza.
Dovevano farsi venire in mente qualcosa.

~~~

«Io non ce la faccio.» esclamò Clara lasciandosi cadere di peso sul divano «Io ho paura, non ce la faccio!».
«Clara, vedrai che andrà tutto per il meglio.» tentò di tranquillizzarla Andrea. Non che lei non avesse paura, ma l’amica era quasi sull’orlo delle lacrime e in quel momento aveva più bisogno di appoggio di lei.
«Ma sono soli, Andrea! Soli e in mano a quel pazzo di un criminale.».
«Sì ma sanno cavarsela, dammi retta. Si sono trovati in situazioni ben peggiori.».
La giovane donna scosse il capo, accarezzandosi il pancione «Ho paura...».
Andrea si sedette di fronte a lei.
La verità era che anche lei aveva paura, una paura folle e il presentimento che l’aveva assalita ancora prima che il marito partisse per la Turchia si faceva ogni attimo più forte e reale.
Non sapeva per quanto ancora sarebbe potuta restare lì con le mani in mano. Il suo pensiero volò veloce alla ricerca che aveva compiuto al computer quel pomeriggio sui voli in programma per El Fahim, ancora prima di sapere in che guaio si fossero cacciati Semir e gli altri.
No... non poteva aspettare...
«Senti Clara, io li raggiungo domani mattina.».

~~~

«Agiremo domani mattina. Ma non uccideteli subito, fate in modo che riescano a scappare, ci divertiremo di più, li inseguiremo e poi li faremo fuori. Tutti a parte la bambina e mio figlio, con lui voglio parlare prima faccia a faccia.».
Schwarzer sogghignò, assaporando in anticipo la sua dolce vendetta. Una vendetta rivolta verso gli sbirri che gli avevano creato problemi ma anche e soprattutto verso suo figlio, che era diventato uno di loro.
«Per la prima volta domani uscirò allo scoperto anche io.» aggiunse.
E le note di una risata malvagia si diffusero nell’aria chiusa della stanza.

 

Altro capitolo di calma prima della tempesta, dal prossimo si torna all’azione e ci avviciniamo al finale... Andrea che vuole raggiungere Semir, secondo voi promette bene?
Grazie per le recensioni e al prossimo
Sophie :D

  
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