Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: EgoBrain    27/07/2014    8 recensioni
[ ATTENZIONE : questa è una fan fiction non è mia! E' tradotta dall'inglese. Per pubblicata mi è stata data l'autorizzazione della scrittrice e tutti i diritti appartengono a lei.]
Pairing: Harry x Louis (Larry Stylinson AU)
-------
‘Cheshire Chatroom’
E’ un sito a cui tutti gli studenti della scuola DEVONO accedere.
Quelli del dodicesimo anno scegliendone uno del decimo, mentre quelli dell’undicesimo scegliendone uno del nono.
Ogni studente ha scelto un username per tenere segreta la propria identità, ed è controllato per essere sicuri che non riveli al compagno il suo nome fino alla fine del semestre.
Tutti gli studenti sono entusiasti dell’idea, eccetto uno.
Louis Tomlinson.
Louis è un tipico bullo con tatuaggi, piercing e un atteggiamento ingestibile.
Si atteggia da playboy ed è molto popolare.
Ritiene il progetto patetico, solo una perdita di tempo.
Ma quando individua e sceglie una persona dal nome di ‘Curlycat1’ ne rimane affascinato ed entusiasmato, fino a che non scopre che è un ragazzo.
Non uno qualunque, ma Harry Styles, il ragazzo vittima delle sue prepotenze.
Non lo sanno, e a complicare le cose si aggiunge la consapevolezza di starsi lentamente, ma indiscutibilmente innamorando l’uno dell’altro.

-------
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Sorrisi e Niall mi strinse a sé, dicendo, “Niente più segreti! Sono tuo amico e ti dovresti fidare di me...”

“Lo so,” sussurrai. 

“Ma Zayn è tutta un’altra storia,” aggiunse con espressione corrucciata. 

 

***

 

[Louis’ POV]

 

“Glielo vuoi già dire ad Harry?” sussurrò Niall mentre stava finendo un compito per il giorno successivo. 

 

Aggrottai le sopracciglia, “Neanche morto. Mi odierebbe...”

 

“Ascolta, non solo il più grande fan di questa tua... relazione, ma sono sicuro che Harry ti rende felice! Quindi perché semplicemente non smetti di lavorare per Spinner?” chiese, confuso.

 

“Non posso, è pericoloso. Ha minacciato Harry e... non posso nemmeno sopportare il pensiero che qualcuno possa fargli del male.” Era come se nessuno riuscisse a capire che no, non potevo smettere da un momento all’altro, riuscendo ad evitare che Harry ci rimettesse. E nessuna delle alternative che mi si erano presentate faceva al caso mio. 

 

Annuì leggermente, “Va bene... ma non puoi lavorare per lui per sempre.”

 

“Lo so...” sospirai piano. 

 

***

 

“Hey Tommo, ce li hai i soldi?” chiese Spinner con un sorriso. 

 

Annuii e gli porsi l’incasso prima di dire, “Quindi, è possibile ehm... uscire dal giro?”

 

“E ora perché cazzo vorresti farlo?” chiese aspramente. 

 

Mi morsi leggermente il labbro, “È solo che... sta rendendo la mia vita molto più difficile di quanto già lo fosse, continuo a mentire al mio ragazzo e beh... io non—lui significa il mondo per me e il mio migliore amico ha appena scoperto che sono gay e non ce la posso fare! Harry mi odierà se lo scopre anche lui ed è troppo e mia madre mi ha cacciato di casa e il mio migliore amico picchia il mio ragazzo e la sua ragazza sa che stiamo insieme.” Non so perché tutt’a un tratto avevo iniziato a raccontargli tutto questo, ma Spinner stava ascoltando me e il mio sproloquio, quindi continuai. “E poi si è scoperto che il migliore amico di Harry era innamorato di lui e io ho cercato di suicidarmi e non posso perderlo! NON POSSO!”

 

Spinner mi guardò, a bocca aperta, prima di sospirare, “Ascolta ragazzo, la vita è dura, ma da quando lavori per me ho guadagnato un sacco di soldi... ho bisogno di te, un mio amico è in carcere e voglio riuscire a pagargli la cauzione, ok? Proprio come Harry, questo amico è importante per me, non sentimentalmente, ma è come un fratello. È tutto ciò che mi rimane e ho bisogno di lui.”

 

Aggrottai le sopracciglia, “Mi spiace... ma non posso-”

 

“Lo farai! Ok?” la sua espressione da comprensiva si tramutò in fredda in una questione di pochi secondi e rimasi lì, immobile, senza neanche più cercare di contrattare. 

 

“O-Okay...” assicurai. 

 

***

 

“Dai Hazza, non puoi stare lì seduto a guardarmi!” sbuffai scherzosamente, piazzando i filma sulla mensola. Ci eravamo appena trasferiti e Harry non aveva fatto nient’altro che stare lì seduto, guardandomi fare tutto. 

 

Sorrise dolcemente, “Ma tu mi ami e non vuoi che mi stiri un muscolo, giusto?”

 

“Harry tu hai sedici anni, non sessanta!” ribattei con uno sguardo gelido. 

 

Mise su il broncio. “Va bene! Metterò a posto i nostri vestiti!”

 

Annuii e mi alzai, avviandomi verso il salotto. Harry si diresse nella nostra camera. L’appartamento aveva un solo piano e sinceramente lo preferivo così. Voleva dire camminare meno e sì, ero un ragazzo dannatamente pigro ma chissenefrega. Dopo qualche minuto sentii qualcosa rompersi e balzai su, correndo immediatamente nell’ingresso. 

 

Aprii la porta della camera da letto vedendo una cornice di una foto a terra, il vetro tutt’intorno. E poi c’era Harry, che aveva le lacrime a scorrergli sulle guance e gli occhi chiusi, seduto sull’angolo del letto. Mi affrettai verso di lui chiedendo subito, “Stai bene? Cosa c’è che non va? Ch’è successo? Ti sei fatto male? Esce sangue?”

 

“Lo so,” sussurrò, così piano che riuscii a sentirlo solo per miracolo. 

 

Gli rivolsi uno sguardo confuso, per quanto i suoi occhi fossero ancora chiusi, “Sai cosa?”

 

Mi posò qualcosa in mano e io abbassai lo sguardo. Notai che era il mio cellulare. Harry disse, “Spinner vuole i soldi...”

 

Mi morì il fiato in gola. Ero insicuro su cosa rispondere, era come se qualcuno avesse spinto l’aria fuori dal mio corpo, a calci. Harry aprì gli occhi e altre lacrime caddero. Il suo sguardo si posò su di me e chiese, colmo di dolore, “Perché... perché mi hai mentito?”

 

“I-Io...” il mio cervello non permetteva alle parole di uscire, non importa quanto ardentemente ci provassi. Aggrottai le sopracciglia, chiedendo, “Perché hai guardato il mio cellulare?”

 

“Stavo chiamando il mio perché non lo trovavo, ma ora non cambiare discorso!” scosse la testa con un’espressione afflitta. “Non mi hai mai mentito! Mi hai sempre detto ogni cosa, ed era così che sapevo di potermi fidare di te! Mi hai detto perfino quando hai dormito con Eleanor! L’unica volta che mi hai mentito è stata quando sei andato a casa sua! Neanche quello mi ha ferito come mi ferisce questo!”

 

“Ti prego, non... posso dirti come sono andate le cose! Non te ne andare,” lo supplicai mentre lui guardava il soffitto cercando di fermare la nuova orda di lacrime. 

 

“Tu continui a... ferirmi! Sei perfino riuscito a farmi credere che ti stavo aiutando! Sei andato avanti con questa storia come se fosse niente e io pensavo onestamente di essere riuscito in qualche modo a farti stare meglio, ma per tutto questo tempo tu non hai fatto altro che mentirmi! Almeno ce l’hai un lavoro?” mi lanciò un’occhiataccia, gli occhi cerchiati di rosso. 

 

Il mio cuore si strinse alla vista del suo viso, “S-Sì. Ce l’ho... ti prego però, ascoltami!” Rimase in silenzio e afferri la sua mano. “Per favore?”

 

Annuì appena e io sospirai, sedendomi affianco a lui. Corrugai la fronte non appena lui si spostò, allontanandosi da me, lasciandomi uno spazio vuoto accanto. Fortunatamente tenne la sua mano fra le mie e lo guardai con esitazione, prima di dire. “Era per te. L’ho fatto per te-”

 

“Che cosa romantica...”

 

Ignorai il suo commenti e continuai, “Eri così triste... eravamo appena stati cacciati di casa e non avevamo soldi, nessuno mi voleva assumere visto che ho solo diciott’anni e a scuola... Spinner mi ha visto e mi ha detto che avrei potuto fare un sacco di soldi vendendo droga. Lì lì ho declinato l’offerta ma mi ha fatto sentire in colpa quando ha spostato l’argomento su di te... non potevo dirtelo, sapevo che ti saresti arrabbiato, quindi ho pensato che avrei potuto spacciare fino a che non avrei trovato un nuovo lavoro...”

 

“Guarda un po’ a che punto siamo arrivati. Grande idea,” grugnì. 

 

“In ogni caso,” sospirai, “Ovviamente non è tutto semplice come ci si aspetta. Ho provato a smettere non appena Spinner mi ha detto che avrei dovuto iniziare a vedere... l’ossicodone, ma mi ha minacciato di farti del male.” Harry si irrigidì e io strinsi forte la sua mano prima di spiegare, “Quello che mi ha detto mi ha colpito come una cascata di mattoni. Sapeva che non me ne sarebbe fregato un cazzo di essere picchiato... ma lui... lui sapeva anche quando sarei diventato iperprotettivo se avesse cominciato a tirare in campo te. Non potevo lasciare che ti facesse del male, quindi ho continuato, poi hai trovato la roba e... te l’avrei detto, ma tu hai pensato che fossi io a drogarmi ancora...” il suo sguardo si incupì e gli accarezzai la guancia, ma lui si tirò indietro, facendomi morire il cuore, “Mi dispiace così tanto, non avrei neanche dovuto iniziare a veder-”

 

“Non è questo,” disse piano. 

 

“Cosa?” chiesi confuso.

 

Mi lanciò un’occhiata, “Non m’importa che tu abbia spacciato droga.”

 

“No?” sollevai le sopracciglia, con aria interrogativa. 

 

Sospirò, passandosi una mano fra i ricci, “Beh, un po’ sì, ma... capisco perché l’hai fatto... era una cosa stupida e odio che tu l’abbia fatto, ma so che lo stavi facendo per proteggermi ed aiutarmi.”

 

“Ok, ma allora perché sei arrabbiato?” chiesi con un un cipiglio.

 

Mi guardò male, “Perché mi hai mentito e me l’hai tenuto nascosto!”

 

“M-Mi dispiace, ok?” dissi dolcemente, “Ti prego angelo-”

 

Indietreggiò non appena sentì quel soprannome,, “No, solo-non chiamarmi così.”

 

“M-Ma...” mugolai, ferito, “Tu sei il mio angelo...”

 

I suoi occhi si fecero umidi, le labbra tremolanti, “Questo è troppo. Le botte, il tradimento, la droga... è troppo per me!” si fece scappare un singhiozzo e non volevo far altro che stringerlo e scacciare le sue lacrime. “Perfino la mia stessa madre mi ha abbandonato! Tu-Tu sei tutto ciò che ho e l’unica p-persona che mi rimaneva mi ha appena mentito e... e...”

 

“Piccolo, lo so, ho combinato un casino ma...” la mia voce diventò un sussurro. Non sapevo cosa dire. 

 

Scosse la testa, alzandosi e io afferrai il suo polso. Si voltò, “Ti prego... lasciami andare!”

 

“Dove stai andando?” chiesi velocemente, “Non lasciarmi!”

 

“Da Liam... non lo so! Ho bisogno di t-tempo,” sospirò cercando di darmi le spalle. 

 

Il panico mi riempì le membra e lo tirai verso di me. Lui gemette, così mollai la presa all’istante, potendo già scorgere dove si sarebbe formato il livido sul suo polso. Rimase a bocca aperta e io corrugai la fronte, “Scusa!”

 

“Tu CONTINUI a farmi male!” urlò. 

 

Faci scorrere il mio dito in quel punto e indietreggiò ancora di più. “Io non... stavo cercando di... ti prego non te ne andare- solo- dormi nella camera degli ospiti piuttosto, ma ti prego, non uscire. Sono le undici e sta nevicando e ti prenderai la febbre...”

 

Harry mi guardò, esitante, ma annuì debolmente, “Va bene... dormirò lì.”

 

“Ok...”

 

Afferrò il pigiama, si cambiò e lanciò i vestiti che aveva addosso in un angolo. Mi avvicinai a lui cercando di posargli un bacio sulle labbra ma si spostò, e gli baciai la guancia. ignorai il rifiuto e gli dissi, “Buona notte angelo mio... ti amo.”

 

Lui si limitò a guardare de un’altra parte e uscì, mormorando, “Notte...”

 

Sospirai e mi cambiai prima di camminare verso il letto. Lo raggiunsi e mi stesi per poi voltarmi e sentire freddo in mancanza del suo corpo raggomitolato sul mio petto. Il mio cuore faceva male ad ascoltare il silenzio, senza nessun quieto russare a riempire l’aria. Sentii dei singhiozzi sommessi provenire dalla camera affianco e una lacrima scese lungo il mio viso. Chiusi gli occhi, il senso di colpa a sovrastarmi. Dopo quelli che sembrarono anni riuscii finalmente a cadere in un sonno vuoto.

 

***

 

Mi svegliai e aggrottai la fronte, non trovando dei ricci nel mio campo visivo. I ricordi della sera prima mi inondarono la mente e mi alzai all’istante, correndo nell’ingresso. C’erano scatole ancora piene sparse qua e la e Harry stava seduto sul divano mangiando cereali e guardando la tv.

 

“Harry...” sospirai, leggermente nervoso.

 

Tirò su la testa al solo udire la mia voce, ma i suoi occhi guizzarono rapidamente al pavimento, mentre continuava a masticare la sua colazione. Ignorai il dolore nel mio petto e mi avvicinai a lui, “Piccolo, so che quello che ho fatto è sbagliato... ma avevamo bisogno di quei soldi e non potevo lasciarti congelare!”

 

“Va bene, ho capito,” sussurrò.

 

“Ma allora perché sei ancora arrabbiato?” chiesi dolcemente. 

 

Lui sospirò e scosse la testa, “È che odio il fatto di non potermi più fidare di te...”

 

Il mio cuore vacillò alle sue parole, e afferrai la sua mano fra le mie. Aggrottai le sopracciglia però, si tirò indietro da quel contatto, “Angelo, potrei sempre fidarti di me!”

 

“Mi pare ovvio che non posso!” mi lanciò un’occhiataccia, infastidito. “Sai, se me l’avessi detto probabilmente non mi sarei arrabbiato così tanto. Già odiavo che ti drogassi, ma ora vai e la vendi pure, la droga! Hai pagato l’appartamento con quei soldi?”

 

“Sì,” sospirai, sconfitto.

 

Alzò gli occhi al cielo, “Certo, mi sembra giusto, sto vivendo in un appartamento pagato con la droga... m-mi sento così sporco!”

 

“Ti prego non sentirti così, ne uscirò, ok? Non voglio più farlo, solo... non rompere con me... lo sai che ti amo...” lo supplicai e i suoi occhi si addolcirono non appena posai la mano sul suo braccio, delicatamente, “Ti amo, ok? Ti prego...”

 

“Non lo so... io ho solo... bisogno di tempo, sì? Ho bisogno di pensare,” mi disse piano. Annuii, riluttante, e mi posò un bacio sulla guancia prima di allontanarsi per andarsi a cambiare. Rimasi fermo un momento poi lo seguii vedendolo indossare una felpa e poi arruffarsi i capelli. Afferrai dei jeans e una t-shirt nera con scollatura a v. Uscì dalla stanza per prendersi la borsa. Dopo aver finito di vestirmi lo raggiunsi di fronte alla porta. Giocherellava con i pollici. 

 

Mi rivolse un piccolo sorriso e uscimmo per andare a scuola. Il viaggio in auto fu imbarazzante. Harry ascoltava la musica e io continuavo a cercare di iniziare una conversazione, ma le sue risposte erano tutte a monosillabi. Arrivati a scuola mi voltai verso di lui, “Ciao, ti amo...”

 

Harry rimase in silenzio per qualche istante, per poi sussurrare, “Ti amo anche io.”

 

Un sorriso si fece strada sulle mie labbra e lui arrossì prima di uscire dall’auto. Ridacchiai. Era un buon segno. Mi amava ancora. Non mi rimaneva che uscire dal giro con Spinner, ma come?

 

***

 

“C’è qualcosa che non va, Louis?” chiese Perrie non appena chiusi l’armadietto. Le rivolsi uno sguardo confuso e lei sbuffò, abbassando la voce e mormorando, “So che stai spacciando droga. Niall me l’ha detto. Ora dimmi, perché diavolo hai pensato che fosse una buona idea?”

 

“Ero disperato! Ma ora sto cercando di uscirne perché mi sono messo nei guai con Harry e ho paura che mi lasci,” sussurrai con un cipiglio.

 

Lei tossicchiò, “Non lo biasimo, è ovvio che tu abbia continuato a mentirgli! Questa sarà tipo la quinta volta che combini dei casini e mandi tutto all’aria, Louis. Hai bisogno di rivedere le tue priorità e smetterla con la droga!”

 

––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––

Ricordo a tutti che questa fan fiction non è di mia proprietà e io mi sto solo occupando di tradurla, autorizzata dall'autrice, che trovate QUI.

Il capitolo in lingua originale è invece QUI.

 

Sono di corsa, come sempre, però ecco qua. 

 

“I just wanna say a massive thank you”

 

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: EgoBrain