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Autore: Miguel    08/01/2005    7 recensioni
E' la prima volta che mi confronto con una storia che coinvolge personaggi non creati da me. Harry e soci mi hanno stregato. Non ho resistito. CIAO!!! La trama si sviluppa a partire dal 5° libro, e fa ampio riferimento ai fatti accaduti in esso. Sesto anno ad Hogwarts per il terzetto che ben conosciamo. Harry è preda di strane trance e l'unica certezza che ha, nonostante i dubbi di Ron e Hermione, e che non sia opera di Voldemort. Nel frattempo qualcuno è alla ricerca di un oggetto per cui ritiene valga la pena rischiare il tutto per tutto, arrivando a fare razzia nella sezione proibita della biblioteca della scuola e saccheggiando addirittura l'ufficio di Silente. I rapporti tra i tre amici e non solo tra loro, si complicano. Le ricerche di Harry, Hermione e Ron di una spiegazione alle sempre più frequenti trance proseguono e si intrecciano imprevedibilmente con la caccia del misterioso ladro. Tutto ruota attorno ad un solo oggetto: la pergamena di Grise.
Genere: Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Vi è mai capitato di smarrire la strada? A me, per quel che riguarda questa mia fanfiction , si. I motivi sono stati molteplici ma il risultato finale è stato che tra l’ultimo capitolo pubblicato e questo è passato tanto, troppo tempo. Un tempo vergognosamente lungo. Probabilmente abbastanza da stufare molti di quelli che, bontà loro, hanno dimostrato di apprezzare ciò che scrivo. Spero di avere modo di rimediare. Intanto mi scuso per aver tardato tanto. Ciao.

 

A volte l’improbabile accade. E così, inaspettatamente, mentre i Serpeverde ancora presenti si eclissavano indifferenti al destino del loro compagno, a soccorrere Draco Malfoy rimasero alcune delle persone che egli più detestava e da cui era con altrettanta intensità detestato. Harry, Ron, Hermione e Ginny corsero verso il corpo che giaceva sull’erba. Erano scattati all’unisono, senza che nessuno sollecitasse l’altro. C’era da sorprendersene forse? Harry certamente non se ne sorprese. Si trovarono così tutti e quattro attorno al Serpeverde, osservando con orrore le conseguenze che la rovinosa caduta aveva avuto su di lui. Malfoy giaceva scomposto nell’erba, braccia e gambe piegate in posizione innaturale, i capelli biondi striati di rosso, larghe chiazze dello stesso colore stavano inghiottendo il verde della divisa. Harry gli si inginocchiò accanto e si chinò su di lui, Draco spalanco gli occhi di colpo, occhi lucidi nonostante la gravità della situazione. Parve addirittura che cercasse di trarre fiato sufficiente a parlare ma uno spasmo di dolore lo bloccò. Troppo doloroso parlare, troppo doloroso anche solo urlare. Una mano artigliò la spalla di Harry. Era Hermione, in ginocchio accanto a lui.
“Dobbiamo avvisare i professori.” Disse.
Harry assentì. “Vado io.”
“No, vado io.” Esclamò una voce che Harry non riconobbe. “Voi state con lui.”
In piedi accanto a loro, come comparso dal nulla, stava un ragazzino. Era piccolo, sicuramente un allievo del primo anno, indossava la divisa dei Serpeverde, pareva che non tutti loro si fossero eclissati dunque. Harry lo fissò e questi ricambiò lo sguardo cercando di mostrarsi saldo ma il pallore del viso e il tremore delle mani strette a pugno lo tradivano. Harry era sicuro di averlo già visto ma al momento non riusciva a ricordare dove e in fondo non era così importante, non ora.
“Corri.” Si limito a dirgli.
Il ragazzino assentì e fece per voltarsi e correre via poi si fermò e tornò sui propri passi. “Non fatelo avvicinare a Draco.” Disse. Poi ripartì di corsa verso il castello.
“Non fare avvicinare chi?” domandò Ron.
“Sicuramente lui.” Fu la risposta laconica di Ginny.
Harry voltò la testa e vide chi stava indicando Ginny. In piedi dietro di loro, arretrato di qualche passo, c’era Theodore Nott. L’espressione sul volto era quella di chi sta assistendo ad uno spettacolo tutto sommato noioso, giusto un diversivo per ammazzare il tempo in mancanza di altro. Doveva essere rimasto sugli spalti sino ad allora e adesso si era fatto avanti.
Harry gli rivolse una occhiata carica di disgusto che Nott ignorò disinvoltamente. “Accidenti, guarda che roba. Credo faccia parecchio male. Però hai la pelle dura, vero Draco? Insomma, era più facile che ci rimanessi secco sul colpo e invece sei ancora tra noi.”
“Ma che dici? Sei impazzito?” Reagì Ginny, scandalizzata dal tono giocoso di Nott.
Draco, gli occhi ridotti a due fessure, si lasciò sfuggire un gemito. Harry tornò a fissarlo e vide la smorfia di odio sul volto del ferito.
“Piantala Nott.” Si fece avanti Ron, aizzato dalle parole della sorella.
“Ehi, ehi. Che succede? Draco è diventato un Grifondoro onorario?” esclamò divertito. Poi, tornando serio. “Non fare l’ipocrita Weasley. Confessalo, te la stai godendo un mondo a vedere questo idiota ridotto a pezzi.”
Ron esitò, solo un attimo ad essere sinceri ma esitò. Poi, scrollando la testa come a scacciare un pensiero fastidioso, tornò alla carica. “Parla ancora e finirai a tenere compagnia a Malfoy in un letto dell’infermeria di madama Chips.” Fece un passo avanti finendo faccia a faccia con Nott che non si mosse di un passo. “Non credo che Draco apprezzerebbe di trovarsi inerme in una stanza in cui ci sia anche io, Weasley.” Il sorriso insolente ritornò a manifestarsi. “Credo preferirebbe la rossa, ci crederesti?” E indicò Ginny. Ron afferrò la gola di Nott ma questi rimase imperturbabile.
Ginny scattò e afferrò il braccio del fratello costringendolo a lasciare la presa. “Lascialo Ron. Non gli dare retta. Non capisci che lo fa apposta? Tra poco arriveranno i professori. Lui vuole che tu lo colpisca.”
Ron, che stava cercando di liberarsi da Ginny avvinghiata al suo braccio, si bloccò a quelle parole. “Me la pagherai.” Sibilò rivolto a Nott. Poi gli voltò le spalle, i pugni che tremavano di rabbia a fatica controllata.
Harry capiva cosa stava provando Ron e ammirò che fosse riuscito a controllarsi, anche se buona parte del merito andava a Ginny. Harry stesso faceva fatica a resistere all’impulso di scagliarsi contro Nott. La capacità del Serpeverde di provocarli con il suo crudele cinismo e le sue continue e per nulla velate minacce era straordinaria.
“Harry guarda!” esclamò Hermione. Il ragazzino di Serpeverde stava tornando correndo a perdifiato e dietro di lui stava giungendo Severus Piton.
“Magnifico, ha chiamato Piton.” Brontolò Ron.
“Che ti aspettavi? E’ il direttore della sua casa.” Disse Harry. Però non era felice nemmeno lui della vista di Piton, questo era certo.
“Che è successo a Malfoy, signor Nott?” esordì Piton, appena giunto. Non degnò Harry e gli altri della benché minima attenzione.
“È caduto dalla scopa. Posso dirle solo questo. Non ho idea delle sue condizioni.” Disse Nott. “Con questa piccola folla che si è accaparrata i posti di prima fila per assistere allo spettacolo mi è stato impossibile avvicinarmi.” Aggiunse poi con candida perfidia.
“Cosa?” scattò Hermione.
Piton la zittì con un gesto. “Mi chiederò più tardi del perché quattro Grifondoro abbiano impedito ad un Serpeverde di soccorrere un compagno. Ora è urgente portare il signor Malfoy in infermeria.”
I quattro amici rimasero in silenzio, spiazzati dalla versione che, con quelle parole, Nott aveva dato della loro presenza lì. Piton estrasse la bacchetta e il corpo di Malfoy si sollevo delicatamente da terra. Nonostante tutta la cura di Piton, Draco emise un gemito di dolore. Harry, stupito, vide il professore di pozioni sussultare e se possibile divenire più pallido che mai. “Stai tranquillo Draco, presto madama Chips si occuperà di te. Andrà tutto bene.” Il tono di voce rassicurante usato da Piton era del tutto inusitato per lui.
È davvero preoccupato, pensò Harry. Osservò Piton allontanarsi preceduto dal corpo levitante di Malfoy e seguito da Nott e il ragazzino. All’improvviso Harry ricordò dove aveva visto quel ragazzo. Era il ragazzino che il Cappello Parlante aveva impiegato tanto tempo ad assegnare ad una Casa. Non ricordava il nome ma era certo fosse lui. La voce di Piton, nuovamente priva di ogni calore umano, li raggiunse. “Seguitemi anche voi. Avete molte spiegazioni da dare.”
“Torniamo al castello, Harry.” Disse Hermione alzandosi in piedi, la voce era tremula. Aveva le ginocchia tinte di rosso, il rosso del sangue di Malfoy che aveva inzuppato l’erba su cui si era inginocchiata. Quando Harry si alzò in piedi a sua volta sentì la sgradevole sensazione del tessuto bagnato che aderiva alle sue ginocchia. Alzando lo sguardo vide Ginny che fissava le macchie sui suoi pantaloni, il volto di un pallore tale che di rimando i capelli sembravano più rossi che mai. Capelli color del sangue, si trovò a pensare Harry. Quel pensiero lo fece rabbrividire e lo scacciò con rabbia, quindi si incamminò rapido verso il castello con gli altri.
La sala comune di Grifondoro era deserta quando Harry, Ron, Hermione e Ginny vi fecero ritorno. Era molto tardi.
Ron si gettò a sedere su una delle vecchie poltrone distendendo le lunghe gambe. “Sono distrutto. Pensavo che non ci avrebbero lasciati più andare.” Brontolò.
Harry assentì. “Già, è vero. Quante volte abbiamo ripetuto quello che abbiamo visto? Dieci volte, venti? Ho perso il conto.”
Ginny allargò le braccia, in un gesto rassegnato. “In fondo che potevamo aspettarci? Uno studente di Hogwarts è stato quasi ucciso. Mi sembra normale che il preside Silente e tutti i professori siano in agitazione. Ai Serpeverde e a quelle ragazze del terzo anno che erano vicino a noi non è andata meglio. Hanno trattenuto anche loro tanto a lungo quanto noi”
“Ancora non riesco a crederci.” Hermione era ancora molto scossa. “Spero che si tratti di un incidente. Non voglio credere che ci sia una spiegazione diversa per quello che è accaduto.”
“Non illuderti Hermione. Anche se il professor Vitious deve ancora esaminare i resti del manico di scopa di Draco, io non mi farei illusioni. Non ho mai sentito di un manico di scopa che si frantuma in volo senza una causa esterna.” Le disse Harry.
“Quanto sangue. Non pensavo che qualcuno potesse perdere tanto sangue e sopravvivere.” Ginny si lisciò con un gesto nervoso la gonna sulle gambe. Le mani le tremavano leggermente. Le strinse tra loro con forza cercando di non darlo a vedere.
“Va tutto bene, Ginny?” Ron si sporse verso la sorella. Cercava di dimostrarsi forte anche se era anche egli evidentemente provato, le lentiggini spiccavano nette sul suo volto pallido quanto quello di Ginny.
Hermione prese a camminare su e giù per la stanza. Un modo come un altro per scaricare la tensione. “Credete che lui sia coinvolto?” chiese.
Harry la guardò. “Ti riferisci a Nott, vero Hermione?”
La ragazza, le braccia strette al corpo come a proteggersi da un gelo che nemmeno il caldo anomalo di quella serata poteva vincere, scrollò le spalle. “Chi altri?”
“Hai visto anche tu come ha sorriso quando lo abbiamo incrociato nel corridoio, fuori dallo studio di Silente. E hai sentito come parlava a Draco.” Rispose Harry.
Ron batté il pugno sul bracciolo della poltrona. “Quanto mi piacerebbe farglielo sparire a suon di pugni quel sorriso. Dovevamo dirlo a Silente, Harry. Dovevi dirgli quello che Nott ha detto è fatto sul treno e poi oggi sul campo. Adesso avrebbe avuto il fatto suo.”
Harry scosse la testa. “Cosa avrei dovuto dire, Ron? Sei convinto che Nott avrebbe confessato tutto? Sicuramente avrebbe negato e avrebbe avuto il direttore della sua casa a dargli manforte. Hai sentito anche tu quando Piton ha insinuato che la mia inimicizia con Draco è sempre stata molto accesa. Non ha detto chiaramente che sospetta di me ma c’è mancato poco. Probabilmente si è trattenuto solo perché sa che il preside non accetterebbe mai un’accusa senza prove, non solo nei miei confronti ma di chiunque. E noi di prove sulla colpevolezza di Nott non ne abbiamo. Non so voi ma io non gli ho visto fare nulla di strano, stava seduto sugli spalti esattamente come noi quando Draco è precipitato. Se si può sospettare di lui allora si può sospettare di me.”
Hermione lo guardò allarmata. “Ma Piton non può credere davvero che tu abbia cercato di uccidere Draco Malfoy. Nemmeno lui può convincersi di una cosa simile. È pura follia! E poi, Harry, i Malfoy sono suoi vecchi amici. È nell’interesse di Piton scoprire chi sia il vero colpevole e non perdere tempo a sfruttare questa occasione per colpirti, se vuole proteggere Draco. ”
“Piton non ragiona razionalmente quando si tratta di Harry, questo lo sai anche tu, Hermione.” Le replicò Ginny. “Non ha mai perso un’occasione per spargere i suoi velenosi sospetti. Non credo che si lascerà sfuggire una opportunità così ghiotta di gettargli fango addosso. Dovremo essere vigili.”
Harry assentì cupamente. “Che brutta situazione.” Mormorò.
Ron si alzò in piedi. “Rimanere qui a rimuginare non ci aiuterà di certo. È meglio cercare di dormire un po’.” Salutò gli altri e salì le scale.
I tre rimasti rimasero ancora qualche attimo in silenzio.
“Credo che seguirò l’esempio di Ron. Buonanotte, Harry. Vieni anche tu, Hermione?” disse infine Ginny.
Hermione assentì, alzandosi dalla poltrona e accingendosi a seguire Ginny al piano di sopra, dove si trovava il dormitorio femminile. “Buonanotte, Harry.” Disse.
Harry rispose con un cenno della mano, osservandola allontanarsi, poi raggiunse le scale che aveva già imboccato Ron e le salì a sua volta.

“Harry?” Draco attese incerto nel buio. Dopo qualche attimo avanzò aiutato dalla sottile lama di luce che penetrava dalla porta lasciata socchiusa. Rabbrividì e si strinse addosso il mantello, faceva freddo ora che il fuoco che per giorni aveva bruciato ininterrottamente nella stanza era stato spento.
“Harry?” Chiamò nuovamente.
Harry, ombra informe raggomitolata sulla vecchia poltrona accanto al letto, non rispose.
Draco non si fece scoraggiare da quella accoglienza e avanzò ancora nella stanza, il bastone che ticchettava mentre lo usava per cercare eventuali ostacoli sul suo cammino. “Dobbiamo parlare. Ora!” Esclamò risoluto. Ma Harry continuava a tacere. “Maledizione! Lumos!” La testa del bastone di Draco prese a brillare inondando la stanza di una luce fredda, cruda, che spazzò via le ombre.
Harry si protesse gli occhi con una mano mentre con l’altra stringeva al petto un vecchio libro dalla copertina consunta. “Spegnila, maledetto!” Urlò.
Draco si limitò a fissarlo.
Harry abbassò la mano e gli rivolse uno sguardo carico d’odio. “Lasciami solo!” ordinò.
Il suo amico, per nulla intimorito, si fece ancora più da presso. “Dobbiamo parlare, ti ripeto. Ho bisogno di te.”
Harry lo osservò come se lo vedesse per la prima volta. Lo fissò a lungo in silenzio poi, inaspettatamente, scoppiò a ridere. Rise forte, una risata dalla tonalità stridula e isterica. Dopo un tempo che parve infinito le risate cessarono e, riacquistato il controllo di sé, Harry si asciugò con il dorso della mano le lacrime dagli occhi. Alzò la testa verso Draco che, impassibile, continuava ad osservarlo. “Dovresti scegliere meglio quelli a cui chiedi aiuto. L’ultima persona che aveva davvero bisogno di me è lì.” Indicò il letto su cui giaceva Hermione. “Guardala. Guarda quanto le sono stato utile.” Portò al petto il libro stringendolo con entrambe le mani.
L’espressione sul volto di Draco rimase impassibile, fredda.
“Ginny sta male.” Si limitò a dire.
Harry alzò di scatto la testa e lo guardò. “Ginny?”
“Non dirmi che sei sorpreso?” Draco strinse il bastone sino a che le nocche divennero bianche.
“Io vi maledico. Ne amore, ne speranza. Ne gioia, ne futuro. Questo io vi prometto.” Harry mormorò. “È stato di parola Voldemort, vero Draco?”
“Si.” Rispose Draco. “Ma io non gli permetterò di prendersi la vita della donna che amo.” Aggiunse risoluto. “Te lo ripeto Harry, mi serve il tuo aiuto.”
Harry accarezzò la copertina del vecchio libro, poi lo posò sul cuscino accanto ad Hermione. “Amava questo libro, la Storia di Hogwarts. Ci faceva impazzire, me e Ron, continuando a indottrinarci su quanto aveva scoperto leggendolo.” Rivolse a Draco un accenno di sorriso. “Non posso vivere senza di lei, Draco.”
“Lo so.” Draco posò la mano sulla spalla di Harry.
Harry stette ancora qualche attimo ad osservare il volto della ragazza che amava. “Facciamolo.” Disse alfine e quindi, seguito da Draco, lasciò la stanza senza voltarsi indietro.

L’indomani tutta la scuola parlava di quanto accaduto a Draco. Tutti coloro che si erano trovati nei pressi del campo da quidditch quando il Serpeverde era precipitato dalla sua scopa erano sottoposti ad un fuoco di fila di domande da parte di curiosi che smaniavano per strappare qualche particolare, meglio se macabro, sull’incidente. Harry, come Hermione, Ron e Ginny, passò la prima parte della mattinata a rispondere alle domande che gli piovevano addosso da ogni parte. Lo fece controvoglia, alquanto disgustato dalla evidente voracità con cui ragazzi e ragazze che non gli avevano mai rivolto la parola ora lo avvicinavano disinvoltamente col sorriso sulle labbra sperando che lui si lasciasse sfuggire qualche particolare inedito sul brutto episodio che vedeva Malfoy protagonista. Quindi, quando la professoressa McGranitt lo raggiunse portando la notizia che lui, Ron, Hermione e Ginny dovevano recarsi nell’ufficio del preside, fu da subito contento, cogliendo l’occasione per allontanarsi un po’ da quella non ricercata popolarità che lo asfissiava. Il sollievo momentaneo venne però presto sostituito dall’ansia del non sapere perché Silente volesse vederli nuovamente di primo mattino, quando solo nella tarda serata del giorno prima ne avevano lasciato l’ufficio.
“Ma perché ci vuole vedere?” Harry rivolse per l’ennesima volta la domanda alla professoressa McGranitt e per l’ennesima volta ella si rifiutò di rispondere, incitandoli a camminare più in fretta. Ron, al suo fianco, emise un sussurro incomprensibile. Harry lo guardò ottenendo in risposta uno sguardo colmo di incertezza. Poco dietro, Hermione e Ginny parlavano in un mormorio sommesso. Arrivati di fronte alla scala che portava allo studio del Preside, la professoressa McGranitt pronunciò la parola d’ordine che fece arretrare il Gargoyle di guardia. Seguendo la donna, tutti salirono sui primi gradini della scala che, mettendosi in movimento, li portò al piano superiore. La porta dell’ufficio si aprì al loro arrivo e una volta entrati si chiuse alle loro spalle. Albus Silente sedeva dietro la sua scrivania. Davanti ad essa, in piedi e con le mani intrecciate dietro la schiena, Severus Piton li squadrava inespressivo. La professoressa McGranitt si accostò a Silente e gli sussurrò qualcosa a cui il Preside rispose con un cenno del capo. Infine Silente volse lo sguardo sui ragazzi che stavano di fronte a lui e sorrise, un sorriso stanco e provato ma che riuscì a squarciare almeno in piccola parte l’espressione di tristezza che aveva sul volto. Silente allungò la mano verso di loro, invitandoli ad avvicinarsi.
“Non abbiate timore. So che essere stati convocati così all’improvviso e senza una spiegazione vi avrà messo a disagio, soprattutto alla luce di quanto è accaduto ieri.” Il preside unì la punta delle dita, i gomiti appoggiati al piano della scrivania. “So anche che vi starete domandando perché, dopo aver dovuto passare tutto il tardo pomeriggio e buona parte della sera di ieri a rispondere alle nostre domande su quanto abbiate visto di ciò che è successo a Draco Malfoy, vi troviate nuovamente qui. La risposta vi sarà data tra breve.” Silente guardò Piton aspettandosi evidentemente che fosse lui a continuare e il professore lo fece senza indugio.
Di quanto Piton disse loro discussero dal momento in cui lasciarono l’ufficio di Silente, alquanto stupiti, sino all’arrivo nella afosa sala comune di Grifondoro e ancora dopo. D’altronde di argomenti di discussione il professore di Pozioni gliene diede parecchi.
“Io ancora non ci credo.” Brontolò Ron. “Non lo farà.”
“Lo farà Ron, mettiti il cuore in pace. Meglio rassegnarsi.” Disse cupo Harry.
Hermione li osservò entrambi. “Insomma che avete? Il preside ci ha chiesto aiuto e noi cosa dovremmo fare? Dovremmo negarglielo?”
Ginny annuì. “Hermione ha ragione.”
Ron fisso entrambe, imbronciato. “Lo so che Hermione ha ragione, grazie tante. Farò la mia parte, statene pur certe. Questo però non significa che tutto ciò mi piaccia.”
Harry si mise a osservare oziosamente il paesaggio dalla finestra aperta. Maledetto caldo, pensò, lo vuoi capire che siamo a Settembre inoltrato e che per giunta questa è l’Inghilterra? Vattene! Si sentiva sciocco a inveire contro il clima eppure, in quell’inizio di anno in cui tutto sembrava essere terribilmente sbagliato desiderava che almeno il tempo fosse quello giusto. Buffo a dirlo ma nulla lo avrebbe reso più felice di alzarsi l’indomani e poter ammirare dalla finestra una classica, uggiosa e piovigginosa giornata autunnale.
Fece un rapido riassunto di tutti problemi che gli si erano presentati da quando aveva lasciato la casa degli zii.
C’era la rivalità con Ginny nel quidditch che da un lato rischiava di creare problemi alla squadra e dall’altra di rovinare il rapporto di amicizia con lei; c’era stata quella brutta avventura a Nocturn Alley da cui si era salvato grazie all’intervento di un mago che credeva fosse Sirius, sempre che fosse mai avvenuta; poi la poco piacevole scoperta che qualcuno aveva manipolato i suoi ricordi relativi a quell’evento, se per fargli credere di averlo vissuto o se per nascondere qualcosa di ciò che gli era capitato non era ancora chiaro a nessuno e meno che mai a Harry stesso; la scoperta della pericolosità di Theodor Nott, con le sue poco lusinghiere attenzioni verso Hermione; le misteriose lacrime versate da Luna mentre parlava del Serpeverde e di cui non avevano ancora capito il motivo; l’ostilità di Michael Corner che aveva frainteso il suo tentativo di chiarimento con Cho Chang; infine Draco, che al momento giaceva in un letto dell’infermeria in condizioni molto gravi a causa di una caduta rovinosa dalla sua scopa, una caduta che nessuno dei presenti attribuiva più ad un incidente: e su tutto, prima di tutto, c’era il suo stupido cuore che non la smetteva di battere forte, troppo, al punto che Harry era sicuro che se nella stanza fosse calato il silenzio tutti lo avrebbero sentito, quando posava lo sguardo sulla ragazza che per anni aveva considerato la sua migliore amica. Harry chiuse gli occhi e inspirò a fondo. Se fossi il protagonista di una storia si potrebbe affermare che chi la scrive ha forse messo troppa carne al fuoco, pensò, e sperare che almeno abbia le idee abbastanza chiare da sapere come districarsi tra tanti avvenimenti. Io di sicuro non ho idea di cosa fare. Le labbra si curvarono in un sorriso amaro. Le voci dei suoi amici, ora salite di tono, si intromisero nelle sue riflessioni riportandolo alla realtà.
Come di norma, Hermione e Ron si stavano accapigliando mentre Ginny osservava ora uno e ora l’altro.
Harry ascoltò per qualche attimo il motivo del loro contendere, quindi afferrò un grosso libro da un tavolino, non aveva dubbi su chi ne fosse la proprietaria, lo sollevò e poi lo lasciò cadere nuovamente sul tavolino stesso. L’effetto fu notevole. Tutti e tre i ragazzi si bloccarono girandosi spaventati verso di lui. Rivolse loro un espressione colpevole cercando di non ridere alla vista delle buffe espressioni congelate sui loro volti.
“Mi vuoi far morire di spavento?” urlò Ron.
“Nulla di così tremendo, Ron. Volevo solo farvi smettere.” Replicò.
“E non bastava chiedere?” urlò ancora Ron.
“Per farlo avrei dovuto urlare più forte di voi. Non mi sembrava il caso” disse.
Ron alzò le mani al cielo. “Sei ammattito. Dovevo aspettarmelo. Sono ammattiti tutti a cominciare dal preside e quindi perché non sarebbe dovuto capitare anche a te?”
Hermione fulminò Ron con lo sguardo. “Che dici Ron? Come ti viene in mente di dare del matto a Silente?”
Ron spalanco la bocca, stupito. “Come mi viene in mente? Di un po’ Hermione, c’eri anche tu poco fa nell’ufficio del preside? Hai capito cosa ha detto che farà riguardo a Draco? E hai capito cosa questo significherà per noi?”
Fu Ginny a rispondere, precedendo l’amica. “C’eravamo tutti e abbiamo capito, Ron. Per favore piantala di fare commenti sciocchi e di lamentarti. E’ una faccenda estremamente seria.”
A quel punto Ron esplose. “E lo dici a me che è una faccenda seria?”
“Te lo ripeto, Ron, Silente ci ha chiesto aiuto e io non intendo deluderlo. Tu fa come ti pare ma, per favore, ascolta Ginny e piantala di lamentarti.” Lo redarguì Hermione.
A quel punto Ron guardò Harry. Sono ammattite anche loro, lo vedi? Questo sembrava dire il suo sguardo.
“Nemmeno io sono entusiasta di quello che ci ha detto Silente, Ron. Però, come ha detto Hermione, il preside ha chiesto il nostro aiuto e io non glielo negherò.” Disse Harry. “Non ci resta che aspettare domani.” Concluse.
Non c’era davvero altro da dire. Infatti nessuno lo fece.

  
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