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Autore: hirondelle_    27/07/2014    3 recensioni
[hiromido][masahika][past!gazemido]
What if in cui Midorikawa è il padre biologico di Kariya, che torna a vivere con lui dopo moltissimi anni a causa della morte prematura di sua madre. L'inizio della sua nuova vita non è dei più facili. Per comprendere suo padre e soprattutto se stesso, Kariya dovrà venire a patti con il suo passato.
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Kariya buttò fuori l’aria che non si era accorto di star trattenendo, un singulto trattenuto all’altezza della gola che sembrava volerlo soffocare di secondo in secondo.
“Senpai?” chiamò una voce timida. Hikaru era al suo fianco, ancora avvolto dalla coperta, gli occhi stropicciati di sonno ma vigili puntati su di lui. Gli appoggiò una mano sul braccio e gli sorrise.
Kariya spostò lo sguardo da Hikaru a suo padre e seppe che sarebbe andato tutto bene.
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[50k words]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hikaru Kageyama, Jordan/Ryuuji, Kariya Masaki, Xavier/Hiroto
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ombrelli sotto la pioggia
Nella sala insegnanti era calato da tempo un silenzio innaturale, e infatti si era concluso il solito orario lavorativo. Ben pochi si trattenevano fino a quell'ora tarda, in inverno specialmente, quando il sole calava ancora prima di cena.
Tra questi, un giovane insegnante sulla trentina si rimirava scocciato la camicia intrisa di caffè, tentando in tutti i modi di nascondere la macchia sotto l'elegante giacca d'ufficio.
"Ancora quello nuovo?" aveva commentato una collega, ridendo. Il che non lo aveva rassicurato particolarmente. Aveva aspettato che quella se ne andasse prima di nascondersi nel bagno degli insegnanti tentando di ripulirsi alla bell'e meglio: se c'era qualcosa che Hiroto Kira odiava particolarmente, era la consistenza appiccicosa che soleva assumere il caffè sulle sue costose camicie.
Sobbalzò trafelato appena la porta si aprì alle sue spalle, e alzando gli occhi allo specchio poté vedere, dietro di sé, l'espressione accigliata e cinica del fratello adottivo. "È stato quel ragazzo vero?"
Kira sbuffò contrariato, passando il sapone sulla stoffa un tempo immacolata. Meglio bagnati che appiccicaticci, sebbene la stagione non fosse delle più adatte. Quasi non sentì Fuusuke che gli si affiancava e si dava appena uno sguardo allo specchio, rimirando con vanità celata i capelli lasciati ora lunghi sulle spalle. "Dovresti importi con quei mocciosi, è inammissibile che ti ritrovi ogni sera in questo stato."
Hiroto sospirò tristemente, pensando a quali soluzioni poteva prendere. Forse avrebbe dovuto portare al lavoro qualche camicia di ricambio, anche se poteva suonare decisamente ridicolo. "Non intendo usare il tuo metodo, Suzuno. Ho chiesto un macchiato e me l'ha portato, nulla di più-"
"Stando al gioco finirai solo per essere preso in giro. Altri studenti potrebbero seguire il suo esempio" fece notare il fratellastro, guardandolo bieco. "Dura disciplina, questo devi fargli intendere. In ogni caso ti consiglierei di parlare coi suoi genitori, questa situazione potrebbe portarlo all'espulsione. Anche se dubito che gli farebbe male"
"Credo sia ironico abbia una media così alta" commentò tristemente l'uomo, rinunciando e abbandonando il bagno per prendere la sua cartella. "Dovrò fare un salto a casa, arriverò un po' tardi"
"Non preoccuparti. Ti consiglierei di inviare una mail al padre, l'indirizzo dovrebbe essere nel registro."
Hiroto fece un gesto equivoco con la mano e accennò a un sorriso, prima di sparire da dietro la porta. Non adocchiò nemmeno di striscio il registro degli studenti: non intendeva affatto risolvere la questione in un simile modo. Ma Fuusuke odiava essere contraddetto: infatti, la maggior parte delle volte, aveva ragione.
 
Quarantacinque minuti di traffico dopo Hiroto Kira era già nel suo appartamento a godersi una sola quanto sconsolata cena, rinunciando per l'ennesima volta a un buon aperitivo con i colleghi più stretti. Uno degli svantaggi di abitare al di fuori di Inazuma-chō consisteva proprio in quel tipo di evenienze, le quali in un certo senso non avrebbero dovuto esistere.
Sospirando, trasse dalla cartella gli ultimi compiti da correggere: l'indomani, se i kami avessero voluto, li avrebbe consegnati alla classe indicata in alto a sinistra. Classe nella quale si trovava anche l'assassino di molte camicie.
Aveva lasciato il suo test per ultimo, forse nella speranza di trovare del buono anche in quel maledetto teppista. E infatti si ritrovò come al solito a scrivere con la penna rossa il risultato più alto di tutti: 84. Fissò quel numero con tanta insistenza che pensò fosse crudelmente ironico  avere un simile alunno nel suo corso di scienze.
Finì di appuntare le ultime correzioni e, sbattendo la pila di fogli sul banco per allinearle, si sorprese nel veder scivolare fuori un pezzo di carta, stropicciato e macchiato inevitabilmente di caffè… e conosceva solo una donna talmente dipendente da quella bevanda da macchiare interi registri.
Sul bigliettino erano segnati un numero di telefono e un nome scritto nella sua calligrafia inconfondibile. Una raccomandazione che somigliava a una minaccia, come se l'avesse seguito in ogni suo movimento. Tipico di Hitomiko.
 
Midorikawa Ryuuji.
È il padre di Masaki Kariya.
08567778465
 
Chiamalo tu o lo farò io per te.
 
 
Hiroto sospirò, si abbandonò per qualche secondo sulla poltrona e chiuse un attimo gli occhi, sfilandosi gli occhiali. Non si sentiva del tutto a suo agio nell'essere il rappresentante del corpo docenti, carica che all'inizio gli era stata molto gradita ma che con il tempo e l'esperienza aveva imparato a odiare.
Il telefono iniziò a squillare come un avviso premonitore. L'insegnante lo guardò per qualche attimo sconsolato: tutto ciò che voleva, e la sua pigrizia abituale di certo non aiutava, era un buon bagno rilassante e infine una bella dormita. Era tardi per i suoi standard, sebbene il giorno seguente non ci sarebbero state lezioni. Rispose solo per galanteria…
Dall'altra parte udì parole strascicate e un vociare diffuso, coperti dalla tipica musica a discoteca. Hiroto riconobbe la voce di Nagumo ed iniziò leggermente a preoccuparsi quando lo sentì piangere a dirotto contro il suo orecchio.
"Haruya, non dirmi…"
"Voglio sposarmi! Scusa cara per non avertelo detto prima! Ero solo..."
Kira sospirò nell'udire quel discorso insensato che gli veniva rivolto dal fratellastro ogni volta che si ritrovava in quel genere di situazioni. "Eri solo un po' ubriaco?"
"Esatto sì… aspetta, no!"
"Vengo a prenderti tra cinque minuti… cerca di non battere la testa come l'altra volta".
Con un profondo respiro esasperato l'uomo chiuse la chiamata e fece in tempo a indossare il cappotto che era già fuori dall'appartamento, il biglietto di Hitomiko stretto casualmente nel pugno.
 
Entrò nel locale che Haruya era già svenuto, soccorso da una piccola folla di ragazzi e qualche spogliarellista. Rassegnato, si diresse verso il gruppo e scostò delicatamente un paio di giovani ubriachi chiedendo di spostarsi. Mezzo intontito, il fratellastro lo guardò con stupore, evidentemente non aspettandosi di vederlo lì. Uno dei camerieri gli sorreggeva la testa nella mano scura e poche ciocche di capelli verdognoli sfioravano il viso paonazzo di Nagumo.
"Di nuovo eh?" commentò acido ma sollevato Kira prima di metterlo seduto. Non rivolse lo sguardo a nessuno dei presenti, troppo occupato a formulare una ramanzina da bravo fratello maggiore. Se lo caricò sulle spalle senza che lui opponesse resistenza e in un attimo fu già fuori dal locale, borbottando qualcosa sulla stupidità del più piccolo.
Una volta in macchina accese il motore e gli rivolse un'occhiata di rimprovero. "Tu in quel locale non ci devi andare…"
"Che noioso che sei…" mormorò Haruya cercando di tenere gli occhi aperti e scivolando goffamente sul sedile del passeggero.  "Avrò pure il diritto di divertirmi come voglio"
"Non in un locale gay, e possibilmente senza uscirne pieno come una botte!"
Nagumo stette in silenzio. Si passò una mano sul ciuffo a forma di fiamma che aveva mantenuto orgogliosamente per tutti quegli anni, e Kira quasi si aspettò che la sua mano scivolasse sulle altre fiammelle che spuntavano come tulipani su tutta la lunghezza di quei capelli scarlatti. Forse i capelli lunghi erano una debolezza presa da Suzuno… non lo avrebbe scoperto mai.
"Prega che non cambi idea e non lo dica a Maki…" concluse parcheggiando l'auto davanti alla casa del minore. Si chiese se fosse il caso di aiutarlo a prendere l'ascensore ed evitare di andarlo a recuperare nei sotterranei della città, ma Haruya sembrava già piuttosto stabile sulle gambe.
Il fratello si volse verso di lui e fece una smorfia buffa, poi girò su se stesso. "Anche tu dovresti divertirti, ogni tanto".
Hiroto lo guardò con disapprovazione, ma arrossendo vistosamente. Abbassò lo sguardo, non osando scontrarsi con quello di Haruya.
Perdeva tempo… e lo sapeva.
Strinse il nome di Midorikawa Ryuuji nel pugno e poi ripartì, non prima di aver sentito la porta del condominio di Nagumo chiudersi poco distante.
 Angolino di mademoiselle hirondelle
Salve c:
Grazie per essere arrivati fino a qui! Ringrazio chi mi ha recensita e chi ha inserito questa storia nelle preferite e nelle ricordate, e ovviamente a chi la segue. Spero di non deludervi e di scrivere qualcosa di rispettabile!
Ringrazio anche chi ha lasciato una critica costruttiva. Non ti conosco ma... grazie. Graziegraziegrazie di tutto cvc
Spero di migliorare sempre di più nei prossimi capitoli!

Fay
 
modificato: 21/07/20
   
 
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