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Autore: hirondelle_    27/06/2014    6 recensioni
[hiromido][masahika][past!gazemido]
What if in cui Midorikawa è il padre biologico di Kariya, che torna a vivere con lui dopo moltissimi anni a causa della morte prematura di sua madre. L'inizio della sua nuova vita non è dei più facili. Per comprendere suo padre e soprattutto se stesso, Kariya dovrà venire a patti con il suo passato.
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Kariya buttò fuori l’aria che non si era accorto di star trattenendo, un singulto trattenuto all’altezza della gola che sembrava volerlo soffocare di secondo in secondo.
“Senpai?” chiamò una voce timida. Hikaru era al suo fianco, ancora avvolto dalla coperta, gli occhi stropicciati di sonno ma vigili puntati su di lui. Gli appoggiò una mano sul braccio e gli sorrise.
Kariya spostò lo sguardo da Hikaru a suo padre e seppe che sarebbe andato tutto bene.
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[50k words]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hikaru Kageyama, Jordan/Ryuuji, Kariya Masaki, Xavier/Hiroto
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ombrelli sotto la pioggia
Poche gocce tamburellavano leggere sul vetro del finestrino, s'infrangevano sulla superficie vitrea e scendevano trasparenti lasciando una scia che Kariya aveva imparato a percorrere con le dita come un rito di passaggio. Alla radio passavano canzoni occidentali delle quali il ragazzo non intendeva comprenderne il significato, e che il suo tutore, seduto al suo fianco con le dita a picchiettare sul volante in attesa che si smuovesse il traffico, teneva a volume bassissimo, soffocato dai rumori della strada.
C'era un silenzio teso che separava il sedile del passeggero da quello dell'autista, quasi come la lama di un tagliacarte atto a separare le vite le une dalle altre. Masaki si era accorto da tempo che il padre cercava invano di scacciare quella tensione con regolari e distratti colpi di tosse, a loro volta coperti dal rumore dei clacson nella Tokyo notturna.
E si osservavano, poi, con la stessa diffidenza data a un estraneo. Quando entrambi sapevano benissimo che non avrebbe dovuto esserci una situazione del genere, e che erano padre e figlio da ancora prima che si imbottigliassero in quel stramaledettissimo traffico perché "Maledizione", aveva sbottato Ryuuji battendo invano i palmi sul volante, "Questi spargisale non servono a niente, guarda che disastro… basta una lastra di ghiaccio e si blocca tutto quanto".
Kariya non aveva replicato, nemmeno quando il tutore gli aveva rivolto quella domanda fatidica che in genere accompagnava quel genere di situazioni, o almeno nei film. "Cosa ti va di mangiare stasera?" Masaki non avrebbe saputo dire se avesse fame o meno, e in verità non gli importava granché. Desiderava, in realtà, coricarsi tra le coperte e aspettare il mattino, silenziosamente e senza pensieri, come risvegliandosi da un brutto sogno. E non bastavano le occhiate e i sorrisi tirati di Ryuuji che volevano essere rassicuranti: non ce la faceva proprio a guardarlo in viso, a pensare a una vita che doveva essere normale dopo che un pirata della strada, lo stesso che poteva essere davanti, dietro, di fianco alla loro auto, gli aveva rubato la realtà precedente.
Chiedere il passato era forse troppo.
Un sospiro di sollievo e Ryuuji riaccese ancora il motore della sua Smart, sorridendo in sua direzione e riprendendo, seppur lentamente, la guida. "Quando è così, credo proprio opterò per una buona minestra!" lo stuzzicò allegramente, non ricevendo chiaramente risposta.
Masaki chiuse gli occhi e sorrise appena, lasciandosi cullare dal rumore insistente della pioggia che, furiosa, aveva iniziato a sciogliere la neve.
 
L'appartamento di Midorikawa era quanto più accogliente si potesse immaginare, e tuttavia provocava uno strano senso di vuoto che lo confuse un poco, lasciandolo sbigottito sulla soglia. "Non hai un compagno?"
Ryuuji gli rivolse un'occhiata interrogativa ma divertita, sfilandosi le scarpe e lasciando la valigia di Masaki accanto alla parete. "No, non ce l'ho. Me ne sono liberato prima che arrivassi tu, contento?"
"Non scherzare…" borbottò il ragazzo guardandosi attorno. Per essere un appartamento vicino al centro era parecchio spazioso, ma forse era dovuto al fatto che Ryuuji avesse fatto le pulizie prima del suo arrivo. La cucina e il salotto formavano un'unica stanza, tre porte segnalavano l'esistenza di un bagno e probabilmente due camere da letto. La cucina dava su un terrazzino minuscolo.
"Pensavo lo avessi e mi avessi adottato per soddisfare il desiderio comune di avere un figlio, cose così" commentò gelidamente Kariya fissandolo. Ancora non si era mosso dalla soglia.
"Uh, beh, non credo sarei stato così egoista da fare qualcosa del genere a tua insaputa" gli sorrise candidamente l'adulto che già si era messo davanti ai fornelli. "Siediti Kariya, mi metti ansia…"
"Non ho molta fame." commentò quindi il più giovane. Forse era stanco, forse semplicemente non aveva voglia di parlare. "Posso sapere qual è la mia stanza?"
Ryuuji si bloccò di colpo, abbandonando per un attimo la pentola sul fuoco e guardandolo con intensità disarmante. Kariya si ritrovò a fissarlo a sua volta, sostenendo il suo sguardo interlocutore per attimi che gli parvero interminabili. Era un uomo indubbiamente bello, con quegli occhi enormi da cerbiatto e i capelli lasciati lunghi a formare una crocchia a dir poco femminile, la pelle color caffellatte in completo contrasto con la camicetta bianca e fin troppo formale. Fisico asciutto e gambe da far invidia, tanto che si chiese come avesse fatto a mantenere un simile aspetto per tutto quel tempo, come la fotocopia di una fotografia nota e sbiadita di dieci anni prima.
Lo odiò.
Quel momento di tensione scemò appena il padre gli sorrise candidamente, avvicinandosi alla terza porta e aprendola con un gesto elegante della mano. Masaki lo seguì trascinando la valigia, fremente.
Si stupì nel trovare la sua camera esattamente come se l'era aspettato. In realtà sembrava del tutto identica a come l'aveva lasciata. Sentì una sensazione del tutto spiacevole all'altezza dello stomaco, un groppo alla gola che proprio non voleva saperne di scendere. Lasciò la valigia all'ingresso senza aprire la luce e mosse pochi passi, incredulo, guardandosi attorno del tutto spaesato e incosciente. Ryuuji lo osservava appoggiato a uno stipite, come se riflettesse. "Quando tu e tua madre ve ne siete andati, ho preferito non toccare nulla. Se guardi in quel baule laggiù ci sono ancora tutti i giocattoli che avevi lasciato qui…"
"Sei stato tu a cacciarci!" esclamò a quel punto rabbrividendo, i pugni chiusi e il respiro rotto.
Midorikawa a quel punto fece un sorrisetto strano, come di accondiscendenza. A Masaki fece quasi paura, quella sua espressione indecifrabile, per il semplice fatto che non gliel'aveva mai vista prima.  "Ah, sì, giusto… vi ho cacciati io. Che distratto." commentò gelido suo padre, con uno strano bagliore negli occhi.
Seguì un silenzio atroce, decisamente diverso da quello che li aveva accompagnati durante il viaggio in macchina. Tetro, forse, e malinconico. Talmente carico di sentimenti e cose non dette che, se fosse stato rotto, sarebbe sfociato nella tempesta.
Tuttavia quando Ryuuji riprese a parlare non successe assolutamente nulla. Il che lo inquietò ancora di più, considerando il sorriso piacevole e dolce che era riaffiorato sulle labbra dell'uomo al posto di quello precedente. "Comunque sia, se muori di fame non fare complimenti e raggiungimi. Vuoi una mano a sistemare la valigia?"
Kariya lo fissò. Sembrava del tutto indifeso lì, al centro della stanza, con quell'uomo che in fondo era suo padre ma che gli era del tutto estraneo. Si rese conto tutt'a un tratto di non volerlo. Di non volere un padre gay, e forse era per quello che un po' si ostinava a restare il più distante possibile da lui.
"Uhm" Quel suono lo riportò letteralmente alla realtà, costringendolo a distogliere lo sguardo. "Lo prendo per un no. Buonanotte!"
Un sorriso, un'occhiata e la porta che si chiudeva. Poi un colpo di tosse. Imbarazzo.
"Bentornato a casa".
 
Buonanotte.
Quel "Buonanotte" gli rimase in testa per ore. Gli ricordava vagamente un qualcosa di indefinito che davvero non riusciva a cogliere. Quand'era stata, precisamente, l'ultima volta che aveva sentito suo padre augurargli la buonanotte? Il ricordo si perdeva, come sempre, negli spazi immensi della sua memoria senza che lui ne riuscisse a recuperarne il senso. Eppure era sicuro di averla già sentita, una voce simile, tanto tempo prima, forse in un altro contesto o in un'altra vita. Non gli procurava nessun senso di nostalgia, a dire la verità, solo un curioso pensiero inaspettato. Era come se la sua intera esistenza avesse aspettato fino a quel momento che Ryuuji Midorikawa -padre biologico, commesso, cameriere, scapolo- gli augurasse semplicemente la buonanotte.
Non sognò nulla, se non la voce di sua madre, che si sovrapponeva rassicurante a quella nuova di una persona che, a ben pensarci, altri non era che un'ombra sbiadita da tempo, ricomparsa alla ricerca di memorie perdute.
 
Angolino di mademoiselle hirondelle
Mi rendo conto che il capitolo è piuttosto corto, ma saranno più o meno tutti di questa lunghezza temo---
Inizio questa mini-long di capitoli indefiniti sperando di distrarmi un po' da questa snervante assenza di autostima :")
Hiroto e Midorikawa non si conoscono, e come avrete capito quest'ultimo e Masaki sono padre e figlio anche se con una brutta cicatrice ancora parzialmente se non del tutto aperta…
Se qualcuno sa meglio di me come funzionano gli ideogrammi giapponesi mi avvisi se ho sbagliato qualcosa nel titolo! Affidarsi a internet può essere pericoloso ^^"
Ringrazio Alicchan per il supporto c: Spero che la fic vi possa piacere!
Un bacio!
 
Fay

modificato: 21/07/20
   
 
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