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Autore: sistolina    28/07/2014    0 recensioni
Teddy Lupin, figlio di ricordi e di leggende che non conosce. Ricordi di altri, sorrisi che non ha visto, parole mai ascoltate, e il tocco gentile di una famiglia intera, numerosa e chiassosa, pieno solo del silenzio di una mente che cambia colore.
Il peso di un'eredità da difendere, di affetto da ricambiare, di amore da meritare.
“Somigli tanto a...” le parole si attorcigliano come una Mou Mollelingua, e il silenzio striscia oleoso negli anfratti di quelle conversazioni casuali e sterili.
A lui, a lei.
Alla mia immagine riflessa negli occhi socchiusi di un pesce bianco.
Ai miei occhi che cambiano colore nelle bolle d'aria di un pesce rosso.
“Erano...” eroici, innamorati, felici, stanchi.
“Erano” amici fedeli, maghi potenti, genitori amorevoli.
“Erano”.
Erano. Le innumerevoli ramificazioni di un imperfetto.
Ogni tanto vorrei solo sapere chi sono io.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Buon Compleanno 

 


La memoria del pesce rosso.



 
I'm thinking of friends that I used to know
Who lived and suffered in this world below
But they're gone off to heaven, but I want to know
What are they doing there now? 
(What Are They Doing In Heaven Today?, Mogwai)


Snow è quasi morto quando lo ha spostato dall'acquario. Crudele, sadico e meccanico, quel gesto ha spaventato Teddy. Perché Spleen e Snow potevano nuotare insieme e dimenticare il mondo ogni cinque minuti e Teddy no, la sua umana memoria abbarbicata fra le sfumature di cenere grigiastra dei suoi capelli che non poteva nascondere niente, nemmeno un niente.
Snow si stava lasciando morire piano piano, come nuotava, piano e flemmatico, indifferente al mondo.
Non c'era Spleen.
Spleen era rosso e beffardo, nascosto fra le alghe, in agguato, tramava vendetta contro il suo sadico padrone patetico, che disponeva dell'unica infelicità possibile e la infliggeva ad altri.
Teddy aveva osservato Snow lasciar ammonticchiare il cibo sul fondo dell'acquario, incastonato nell'angolo di sole della mansarda. Era grande e spaziosa la sua bolla, immersa nella luce che a volte sa essere pietosa anche in Scozia, ma Snow voleva la neve e il freddo, e Spleen.
Non saprà mai, Teddy, se Snow sarebbe morto davvero, perché lui è tornato. 
Sarebbe morto anche Spleen in quelle alghe, nascosto, senza fare rumore, perché le bolle sorde che sgattaiolavano dalla sua bocca di pesce avevano senso solo per Snow.
La stanza sembrava più piccola, soffocante, i dettagli e la gradazione degli angoli erano sbagliati e volevano solo affondare nella schiena di Teddy ad ogni movimento. 
Una scopa da corsa, biancheria sporca e il letto disfatto.
James.
Prima di ogni cosa, Snow era tornato nell'acquario, bianco e abbacinante.
James.
Mentre Teddy riempiva a caso il baule delle sue piccole cose inutili e svuotava la stanza che era stata sua per 24 anni, James riempiva la stanza solo di James, odori che Teddy riconosceva nel pulviscolo e scacciava dalla polvere. 
Pergamene accartocciate a terra, perché a James delle cose di Teddy non era mai importato niente, se non quelle che riguardavano James, e c'era veramente troppo, fra le cose di Teddy, che riguardava James. 
Non le ha raccolte, singhiozzi di carta appallottolata sulle assi del pavimento, nemmeno le ha guardate. Ha visto solo Snow scivolare fra le alghe nell'acquario, e Spleen lasciargli quello spazio infinitesimale per nuotare insieme.
È stato arrabbiato e stanco, insoddisfatto e sollevato. Incarnato in strati di pelle fatta di carta straccia e inchiostro sbavato.
James Sirius Potter lo ha visto andare via anche se non era lì, il letto disfatto e il baule spalancato, e ha scaraventato fuori pezzi di Teddy, per sfida, per sfizio, per sfinimento. Come sempre, come se tutto lo riguardasse.
Ma non c'era nessuno in quella stanza, solo Snow e Spleen in due acquari diversi che si lasciavano galleggiare inerti.
Perdere la memoria ogni 5 minuti per ritrovarsi ininterrottamente soli.
Il mantello nero di Teddy, il suo costume da Notte ad Halloween, il solito tetro, casuale, distratto accostamento di piccole oscurità, gettato dalla finestra. La corazza dorata di James e del suo costume da Sole ammaccato dai pugni stupidi di un bambino viziato.
James.

“James è vivo solo nel movimento. Più che nella confusione egocentrica dei suoi monologhi spacconi, esiste nel movimento degli arti da Cercatore, nello scheletro affusolato ereditato dai Weasley, che ha temprato di allenamenti notturni e bracciate testare nel Lago Nero pur di non dover niente a nessuno, nemmeno l'amalgama discontinua dei suoi geni.
Ogni spigolo che James Sirius Potter ha ammorbidito con la solita testarda resilienza dei suoi occhi scuri mai davvero chiusi gli sbatte contro sui gradini della rampa che porta alla Sala Comune di Grifondoro.
“Tua madre appenderà alla zampa di quel povero gufo un baule di Strilettere, Potter” il suo fiato che sa di Whisky Incendiario e menta piperita si condensa nella percezione di Teddy come se potesse impacchettarlo e spedirselo, aprire quella scatola una volta ogni tanto, conservare il momento in un pensiero filamentoso da lasciar cadere nel Pensatoio, e contemplarlo.
James emette un suono in bilico fra un lamento, un conato di vomito e una pernacchia. 
Mancano ancora dieci gradini.
“Che c'è?”
“Mi fa ridere come dici -tua madre-” cerca di imitare la sua voce cadenzata e spigolosa a tratti, come un borbottio di scuse e un'imprecazione “come se non fosse anche la tua”
Quel silenzio ubriaco e pieno di suoni che Teddy ha imparato ad associare al dormiveglia di James, il bubolare di Elle e gli schizzi di Spleen e Snow nell'acquario, un movimento che è silenzioso solo quando nessuno lo ascolta.
“Ha mandato qualche Strilettera anche a me” ma entrambi sanno che non è vero. È stato Harry, sempre Harry, come se quell'orfano dai capelli cangianti fosse solo la sua promessa da mantenere. La parola data ad un fantasma di mille Natali passati di cui nessuno conosce le esatte parole. Il figlio di un solo padre, eppure di tutti.
“Seh, il tuo periodo punk” 
La Signora Grassa li squadra con i due menti che vibrano di disapprovazione materna.
Sono tutti genitori in questo posto, dannata Morgana.
“Parola d'Ordine?”
-Le vedo le tue manacce Teddy Remus Lupin- sembrano dire i suoi occhietti tremolanti -le vedono tutti- 
Teddy quasi lo lascia cadere a terra per la foga di ritrarsi, il braccio di James avvinghiato al suo collo
Stupido, stupido, stupido.
“Gliel'ha detto qualcuno, scavalcando il suo vestito nuovo, quant'è bella Signora? Perché Cosetta Corvonero La Bella ha una rivale stanotte” biascica come un troll di montagna, trascina le vocali più del solito, più del suo accento marcato da scozzese impenitente, ma James riuscirebbe a portarsi a letto anche un maledettissimo dipinto appeso alla parete
“Signor Potter” lo rimprovera come se stesse per staccarsi dalla cornice e saltargli addosso.
Teddy sbuffa
“James, mi si sta dislocando una clavicola”
“Teddy Lupin, ti pare educato interrompere il romantico interludio di due amanti?” 
La Signora Grassa potrebbe liquefarsi sul pavimento
“La prossima volta che affoghi nel Whisky Incendiario in Sala Grande mandalo a lei un gufo per venirti a raccattare” sibila nel suo orecchio, fra ricci indomabili e l'odore della vernice d'oro spruzzata all'ultimo minuto
“Nervosetto?” distanze irrisorie in cui non riuscire a muoversi.
“Potter”
Momenti di strano silenzio prima che la risata roca di James lasci defluire parole, discorsi di ore su cosa non possono essere.
“Gorgosprizzo” 
“Oh, guastafeste” la Signora Grassa si scansa, ma promette vendetta.”


“Se avessi saputo che volevi nasconderti nel baule tutta la notte per evitare di incontrarmi, sarei tornato domani” 
Lo ha sentito arrivare, i passi strascicati di chi sa sempre come farsi notare, annoiati e aritmici su per le scale scricchiolanti di chi vive in una casa senza muri, ma con i soffitti troppo bassi per non sbattere la testa ovunque fra i vuoti. 
Lo ha sentito e si è lasciato galleggiare nell'attesa.
“Vado a stare a Grimmauld Place” ma poi lontano, più lontano, una Passaporta dopo l'altra.
Grimmauld Place non è abbastanza lontano, nessun posto dove esista ossigeno da respirare o acqua da bere.
“E' diventato l'Ostello della Gioventù Repressa?” chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. Pur di non riempire le distanze, ancora chiacchiere.
“Ti piace proprio tanto ascoltarti parlare eh?” scrolla le spalle, un tic infinito
“Nemmeno la metà di quanto piace a te”
Figlio di una Rivolta dei Troll.
Il mantello crivellato di squarci che Teddy ha recuperato dal cortile li osserva arrotolato accanto alla pettorina dorata e piena di gibboni. Trascorrono lunghe ore formicolanti in quei pochi secondi.
Com'era il cielo, se la luna era piena, l'odore della brace nelle stufe a legna del dormitorio, quella calda consistenza di calore e vapore soffuso, sospensione dell'incredulità e del senso.
Spleen e Snow non nuotano più quando c'è Teddy. Restano rintanati fra le alghe, un minuto di amnesia dopo l'altro, a fagocitare dall'acqua il ricordo di lui, di un altro acquario, di quel tempo lontano che è sembrato un ciclo intero di reincarnazioni.
James scavalca pezzi di sé abbandonati sul pavimento, e si lascia cadere sul letto ad una piazza da cui sporgono i piedi.
Le Sorelle Stravagarie si lamentano contro la puntina che gratta sul vinile, senza che Teddy sappia quale delle due sta soffrendo di più.
“Potresti partire domani. Sai, cenare, dormire qui, fare colazione...” James non lo guarda. Sfoglia una rivista a caso sul Quidditch vecchia di mesi.
“E poi?”
E poi? E poi James? 
“E poi andare dove dannato Merlino vuoi. In Thailandia o dove ti pare a fare le tue ricerche da Metamorfomagus con i capelli rosa cicca. Puoi scappare dove ti pare”
E tu? Quanto veloce scappi sulla tua scopa da corsa maledetto idiota? Fino al cielo? Nel centro esatto della Bocca di Morgana? 
“Però domani”
Potrebbe essere troppo maledettamente tardi domani.
“Vado a stare da Nikki per un po', in Francia. Devo dire qualcosa a-”
“Se devo dire qualcosa a Victoire le mando un gufo, grazie tante”
“Nervosetto?”
“James Sirius”
“Teddy Remus” echi di Potter.
James lascia cadere la Gazzetta del Profeta di due anni prima in un tripudio di gesti da primadonna confusa. 
Ma c'è quel lampo di Sirius, in lui, ad un certo punto. Un'inspiegabile eredità che non può appartenergli se non coltivata nella placenta del ricordo e della nostalgia. L'amore amaro che esiste solo per le persone morte. Intoccato, nutrito di ricordi che diventano solo bellezze scomparse e dolore.
“Perché li hai separati? Snow stava morendo”
Perché Teddy? Sembra dire. Perché?
“L'ho messo in acquario più grande, alla luce...”
Scuse.
“Stava morendo”
Ma non possono stare insieme se io non-
“Poteva stare bene da solo, tutta la vasca per lui. Nuove alghe, il castello...C'era-”
“Stava morendo”
James. Ridondante ridondanza.
“LO SO, FOTTUTO IPPOGRIFO IPERATTIVO! Lo so che stava morendo! Ma non doveva morire, perché era libero, poteva fare tutto quello che voleva, maledetto Merlino! Vedere il mondo, ed essere felice, e dimenticare tutto ogni 5 minuti!”
E io? Fin dove posso scappare io?
“Non Spleen”
“Non Spleen, infatti”
Resta il silenzio dell'interdizione, fra il legno, la carta, l'acqua e la memoria a breve termine.
Le Sorelle Stravagarie hanno smesso di smembrare il muro del suono e la puntina gratta a vuoto.
“Fa schifo dimenticare ogni 5 minuti Teddy. Non so perché ne fai questa gran cosa”
Teddy non vorrebbe dimenticare. Non James. Nemmeno la Parola d'Ordine del ritratto della Signora Grassa che sguscia fra i denti di James come Whisky Incendiario e menta.
Forse non vorrebbe dimenticare davvero. Ma è il peso delle cose che ricorda che vorrebbe barattare per un succo di zucca o una Burrobirra. E' la consistenza delle immagini, sono i contorni delle conseguenze. Non vorrebbe ricordare l'esattezza e la compattezza.
I suoni e le frizioni.
Non sono le forme e i colori che vorrebbe dimenticare, ma rivestirli di gomma e di bolle, così che quegli spigoli non possano più ferirlo.
“Lo dici tu? Te lo ricordi almeno come si chiama l'ultima con cui ti sei rotolato nello sgabuzzino delle scope del quarto piano?”
James sporge sempre il mento in avanti, quando Teddy lo punzecchia sulle ragazze
“Ricordo quello che serve”
“Hai facoltà di cernita considerevoli” ricomincia a mettere in ordine, ripescando come nel Pozzo dei Desideri pezzi di Teddy nelle pergamene e fra i vestiti monocromatici e quasi stinti.
“Non fare il Prefetto con me Lupin. Pensi sempre di conoscere tutti, e di capire tutti. Forse funziona con Albus, perché siete sempre lì a borbottare di libri e note a pié di pagina...e forse funziona anche con Lily, perché lei pensa tu sia il migliore nella storia della magia mai scritta, ma il Lupin “prefettino” mi ha sempre fatto girare le palle”
Li getta a caso alla rinfusa, quei pezzi, perché ormai tutto puzza di James.
“Non sono mai stato il Lupin Prefettino con te, razza di troll”
“Io non lo so cosa sei! Ultimamente ho visto solo il tuo mantello scomparire nel camino e cadere dall'appendiabiti in corridoio.”
“Non potevo restare”
C'è stata una volta in cui Teddy ha saputo davvero di che colore sarebbero diventati i suoi capelli. Di un castano Foresta proibita, un verde sottobosco sconfitto dal legno e la corteccia. Il verde smeraldo dei Potter irrorato del rosso caldo dei Weasley fra capelli neri e disordinati. 
I colori di James.
“Ti sei bevuto troppe pozioni Confondenti secondo me.” quasi cade dal letto solo per alzarsi.
James Sirius Potter, che sempre precipita solo per camminare. “E non iniziare con i drammi alla Rita Skeeter sbattendo le tue ciglia che arrivano fino a Durmstrang con me, perché non me la farai bere questa...”
Dimenticare ogni cinque minuti James Sirius Potter e i suoi colori violenti.
“Vuoi sapere davvero cosa-?”
“No”
Spingere e sgomitare fino al limite, e poi abbandonare.
“James”
Una bolla sfugge dalla bocca di Snow e sembra frantumare ogni corteccia di senso galleggiante nella stanza. Niente Cercatore Potter, Coppa del Quidditch Potter e Gran Scopatore Potter.
Se Teddy dimenticasse ogni cinque minuti, quel James non saprebbe riconoscerlo.
“Parti quando fottuto Salazar ti pare Teddy. Parti ora, và a chiedere a Madame Maxime la Giratempo e parti ieri. Fatti riportare indietro di un anno così questa conversazione nemmeno esisterà”
Ma Teddy non dimentica niente.
“Lo vorresti?” non gli piace nemmeno il suono patetico che gli barcolla dalle labbra “Perché sarebbe la cosa più giusta...”
Sono esistiti i calzini di James, le lacrime di James, l'odore del lucidante per la scopa di James. Le pagine di pergamena scritte da altri per James, le gonne corte di James e le punizioni di James. Il tempo di James condensato in pollici di distanza fra la sua faccia e il prato del campo da Quidditch. James è esistito sempre attorno a Teddy.
Un anno. 
James sbuffa
“E la cosa giusta è sempre la migliore per te, Prefettino”
La cosa giusta non esiste.
I capelli di Teddy diventano neri, poi un blu scuro, una notte logora e stinta come il suo mantello. Un grigio tenue, un baluginare chiaro e bianchiccio di luna.
Lo guarda inventare stralci di conversazioni e incipit di storielle da ubriachi fradici dietro un falò e un boccale di Burrobirra. Guarda nel suo futuro al sapore di erba bagnata e fango, flash e profumi di donne.
Non lo guarda più, perché lo ha visto davvero, in uno strano amalgamarsi e disarcionarsi, cicatrici di cadute come di un testamento, capelli che cambiavano e si mescolavano alla follia psichedelica di senso di colpa e piacere, verdi, rossi, neri. 
Se qualcuno li avesse visti, forse, ma solo forse, avrebbe pensato che si stavano picchiando. O cadendo a terra. Teddy non guarda sotto il suo letto, perché c'è un James lì sotto, da qualche parte. Ancora lì.
“So quello che non è meglio”
Il mantello, logoro e fradicio nel suo baule. La corazza del sole, ammaccata e stinta.
Halloween a Hogwarts.
Un anno intero.
James sbuffa col mento in avanti, tutti i colori del mondo che si spintonano fra i suoi lineamenti.
“Non sai una palla secca di gufo, Prefettino. Non sai niente”
E forse Teddy non guarderà nemmeno più fuori dalla finestra, perché la luna è bianchiccia e molle, e il cielo è troppo scuro.
Vorrebbe dimenticare, fra cinque minuti, quante notti tutte uguali ha visto scomparire.
Vorrebbe nuotare all'indietro fra memorie perdute, dissezionarle senza farle sanguinare, pescare la carta di un momento a caso nella vita e toglierla dal mazzo. Vorrebbe strappare la figurina delle Cioccorane di “James Sirius Potter ubriaco sotto di lui, fra le molle di un materasso gibboso e l'odore di Whisky Incendiario”, farne tanti quadratini e gettarli in aria come coriandoli, senza che facciano male mentre precipitano.
Non sai quante volte sono partito e tornato, Jimmy, una Passaporta e un'altra, e un'altra ancora. Quante volte ti ho lasciato indietro, e quante ti ho inseguito.
Forse sono ancora fermo davanti al ritratto della Signora Grassa, ad aspettare che ricordi la parola d'ordine per cadere nel pozzo.
Un anno, questo deve bastare.
Un anno. La loro memoria del pesce rosso.

 
There's some whose hearts were burdened with care
They pay for their moment with fighting and tears
But they clung to the cross with trembling and fear
What are they doing there now?


























 
Note: questa OS ha un dovere molto speciale, perchè oggi, il 28 luglio 2014, la mia amabile former flatmate e roomate telematica Elle Sinclaire compie gli anni^^ Sono auguri modesti, la OS è anche abbastanza banale e noiosa, l'ho riscritta dodici volte e comunque non mi piace, ma è il suo regalo di compleanno, perchè ci sono Spleen e Snow, e c'è la civetta Elle, e ci sono Teddy e James Sirius, che lei shippa e alla fine, prima o poi, shipperò anche io^^
Se fossi una che sa usare photoshop avrei fatto qualcosa di meglio, ma sono invece solo una scribacchina del sabato pomeriggio, quindi faccio questo, perchè questo mi riesce di fare...Abbiamo festeggiato in questo week end, in anticipo sui tempi perchè i tempi erano quelli, ma va da sè che un regalo io volevo farglielo comunque, a modo mio, con disagio, nostalgia e la memoria corta.
Buon Compleanno Ellina 
   
 
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