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Autore: TeclaRachello92    28/07/2014    1 recensioni
Questo è il mio primo libro fantasy e spero vivamente che vi piaccia! lasciate tutti i commenti che volete, che siano belli o brutti, perchè si può sempre migliorare! la Trama è questa: I sogni che facciamo, vengono protetti da Creature di un'altro mondo, da cui traggono l'energia per vivere. Questi combattono contro le creature degli incubi, comandate da una potente Strega. La protagonista è Evangeline, una ragazza vent'enne che, dopo un grave incidente, verrà catapultata in questo strano mondo nel peggiore dei modi. Fatevi stregare da questo libro colmo di avventure e magia!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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“Si può fare” dice Sebastian grattandosi il mento. La sua tenda è la più grande dell’accampamento ed è piena di oggetti: quadri appoggiati a terra, statue, coppe, armi da guerra e armature. C’è un grande letto matrimoniale alla mia destra, ma solo una parte è disfatta, il che mi fa salire un po’ di tristezza. Il lato intatto doveva essere la parte dove dormiva sua moglie. Il sole che passa attraverso il telo rende il tutto di un accogliente color rosso e oro.
“È quello che ho pensato anch’io” afferma Drake.
“Voi siete matti” gli dico.
L’idea brillante di Drake sui nostri futuri allenamenti è di mettersi in situazioni di pericolo, dove io devo proteggerlo. Non mi piace. Ma piace a loro. E questo basta per far si che s’inizi subito. Sebastian ci porta al campo di allenamento, e bisbiglia qualcosa all’orecchio del mio ancora malconcio compagno di squadra. O meglio, al mio malcapitato compagno di squadra. Rimango ferma, in piedi, al centro di uno spiazzo di terra arida. Drake si siede su uno sgabello a pochi metri da me. Sebastian dispone della paglia ai suoi piedi e intorno allo sgabello. Piano ne lascia cadere un po’ a poca distanza, come a formare una scia. Viene vicino a me.
“Sei pronta?” chiede serio.
“No” rispondo decisa.
“Evangeline, devi allenarti in questo modo se vuoi diventare più forte.”
“Potreste cercare di far del male a me”
“Ci abbiamo già provato ricordi? Ma non ha mai funzionato. Solo quando Drake è in serio pericolo tu agisci.”.
Odio quando ha ragione.
“Ok, proviamoci.”
“Bene” e con un movimento fulmineo, fa cadere sulla paglia una scintilla. Scintilla che in pochi secondi diventa una lingua di fuoco, pronta ad avvolgere Drake. Presa dal panico rimango immobile. L’unica parte del corpo che si muove è la testa, che va da Drake a Sebastian. Rimango incredula dai loro sguardi duri. Non so cosa fare ma il mio primo istinto è cercare dell’acqua, che però non c’è. Incomincio a correre per cercare un telo che possa bloccare il fuoco, ma non trovo niente. Ormai è questione di secondi prima che il fuoco si prenda Drake. Incomincio ad affannare e grido a Sebastian aiuto. Ma lui non si smuove. Il fuoco è arrivato ai piedi del mio compagno, e lo sento urlare.
“Muoviti! Fa qualcosa!” mi urla a denti stretti, trattenendo il dolore.
“Non so cosa fare!” dico terrorizzata.
Penso a quanto vorrei che il fuoco smettesse, a quanto vorrei essere a casa, o solamente a quanto vorrei non sentire queste grida di dolore. Mi prendo le mani e me le porto di violenza alle orecchie, mi rannicchio e inizio a urlare. Dalla mia figura esce un lampo avorio. Come un muro invisibile e veloce che spazza via tutto quello che si trova nel suo cammino. Il fuoco, Drake, Sebastian e gli steccati attorno sono scaraventati via con violenza a metri di distanza. Inizio a piangere perché ho paura di aprire di nuovo gli occhi. Mi alzo piano e me li asciugo con le maniche della camicia. Tutto il mio corpo è pesante, ma riesco a sedermi. Quando mi guardo intorno, vedo con piacere che ho spento il fuoco. A discapito di tutto il resto. È come ritrovarsi in una landa desolata.
Vedo poco più in là Sebastian alzarsi dolorante ma Drake invece è ancora disteso a terra. Immobile. Mi alzo a fatica e corro verso di lui. Urlo il suo nome, sperando che si svegli e mi gridi contro come sempre. Ma non succede niente. Mi getto accanto al suo corpo immobile. I suoi scarponi puzzano di bruciato, e non oso toglierglieli. Non penso che reggerei alla nausea. Piano lo giro verso di me, ma lo sento mugugnare dal dolore.
“Scusami, scusami, scusami…” piagnucolo accarezzandogli il viso.
“Smettila.” Dice tossendo.
“Oh grazie al cielo!” mi butto sopra di lui abbracciandolo senza pensarci.
“Piano Evangeline!” tossisce Drake soffocato dal mio peso.
“Ops, scusa!” dico imbarazzata alzando mi scatto.
“Beh, ha funzionato” afferma Sebastian, prendendo Drake sulle spalle.
“Spero tu stia scherzando! Per poco non lo ammazzavo!”
“Non lo avrei mai permesso. Ma almeno adesso sappiamo che siamo sulla strada giusta.”. Taglia corto il capo. È pazzo, non c’è altra soluzione. Non so se reggerei ad altri allenamenti come questo. Figuriamoci Drake. Lo portiamo in tenda e chiamiamo una testa di toro per curarlo. Ci dice che dobbiamo uscire, e non obbietto.
“Sebastian, credo che sarebbe utile anche fare delle sessioni private” dico fredda, guardando il vuoto.
“In che senso?” chiede lui, cercando di capire meglio il mio ragionamento.
In realtà è molto semplice: posso cercare di difendere Drake dalle cose fisiche fin che voglio, ma se mi si attacca mentalmente, come per esempio fa Fear, sono fregata. Anzi, siamo fregati.
“Nel senso che devo allenarmi anche mentalmente. E non solo. Gli scudi sanno anche progettare piani di difesa, ed io di queste cose non me ne intendo.”.
“Sì, hai ragione” dice fermo.
Mi sento pervadere per la prima volta da un senso di fierezza.
“Però inizieremo domani. Adesso sei troppo stanca. Sarà meglio che ti faccia un bagno caldo e che ti rilassi.”.
“Va bene” dico tranquillizzata. Mi giro e cammino verso la mia tenda, quando Sebastian mi chiama.
“Evangeline!”
“Si?” chiedo in risposta.
“Ben fatto” afferma sorridente.
“Ehm, grazie” rispondo con un po’ di imbarazzo. Mi volto, e sorrido di gioia.
Quando arrivo alla mia tenda trovo Osvaldo che mi fa le feste. Gioco un po’ con lui, ma smetto presto, perché è vero che il mio fisico è affaticato. Riempio il catino con dell’acqua calda e ci metto delle erbe che trovo nel cassetto del comodino: petali di rosa essiccati e dell’achillea. Il profumo è così buono che mi lascio avvolgere e riesco a rilassarmi facilmente. Rimango ammollo fino a che l’acqua non diventa troppo fredda e mi costringe a uscire. Mi asciugo e mi guardo la gamba dell’incidente: le cicatrici ormai sono un lontano ricordo. Perfino quelle delle costole stanno guarendo. Incredula mi vesto e mi getto a letto, coccolata da Osvaldo.
Quando sono svegliata è ora di cena, ma voglio portare da mangiare a Drake. Così mi reco in cucina, prendo più cibo possibile e corro nella tenda del mio compagno. Sta ancora dormendo e ha i piedi fasciati. Non ho cuore di svegliarlo, ma ho anche fame. Quindi decido di spiluccare un po’ di pane mentre attendo che si svegli.
Sento qualcuno che mi chiama. Quando apro gli occhi vedo che Drake ride di gusto. Tiro su la testa e con orrore sento che ho la bava alla bocca. Cavolo ho preso sonno! Che figuraccia!
“Certo che russi eh?” chiede divertito.
“Ma, ma cosa dici! Non è vero!” inveisco imbarazzata.
“Toh, la tua cena.” Gliela porgo, anche se ormai è fredda.
“Ma che schifo. Ci avrai sbavato sopra.” Dice punzecchiandomi.
“Che simpatico. Come ti senti?” chiedo, cercando di deviare il discorso dalla mia saliva.
“Come un pollo mezzo bruciato, grazie” continua Drake.
“Senti, lo hai voluto tu! Io ti avevo detto che era una pessima idea!” grido in risposta.
“Evangeline, mi hai salvato la vita.”
Mi sento spiazzata. Come può dire una cosa del genere? Io non ho fatto niente. Mi sono solo rannicchiata e tappata le orecchie per non sentire le sue grida.
“No, io non ho fatto niente” dico afflitta.
“Ti rendi conto vero, che non mi sarei mai mosso da li? Se tu non avessi avuto una reazione, e non mi importa quale, io adesso non sarei qui.”. Mi rassicura Drake.
Mi sforzo di credergli, anche se mi sento ancora una codarda.
“Ok” rispondo con un mezzo sorriso.
“Però dobbiamo migliorare ancora la tecnica” afferma con un mezzo di pane in bocca, indicandosi i piedi.
“Concordo” e gli lascio finire la cena.
Osvaldo è sulle mie ginocchia e lo accarezzo piano mentre Drake mangia con voracità tutto quello che gli ho portato. Ed era per due.
“Come ti sei procurata tutte quelle cicatrici?” chiede curioso, mentre sorseggia dell’acqua fresca.
“Ho fatto un incidente con uno scooter”
“Un che?” domanda stranito.
“Ah già, tu non conosci queste cose.” Sussurro afflitta.
“Ti manca tanto casa?”
“Abbastanza. Mi mancano i miei genitori, e sai, la normalità. La routine.” Gli spiego, nel modo più semplice che posso. “Nel mio mondo è tutto diverso. Forse anche tu saresti diverso” confesso divertita.
“Cioè?” chiede interessato.
“Forse saresti il classico bel tenebroso che fa impazzire tutte le ragazze.”
Inizia a ridere di gusto, anche un po’ lusingato.
“Invece non sono proprio così. Con le ragazze non ci so proprio fare.”
“L’ho notato.” sussurro pensierosa.
“Cosa?”
“No, niente”
“Sono ancora stanco” dice stiracchiandosi.
“Dormi tranquillo, io vado.” Mi alzo e gli prendo il vassoio che ha sulle gambe. Lo saluto e lo lascio riposare. Osvaldo mi segue a ruota facendo meno rumore possibile. Anche il mio fisico è provato e sento ora più che mai la stanchezza. Ma cosa più brutta, ho davvero tanta paura. Paura di deludere tutti, paura di fallire, paura di morire. Paura di veder sbucare un lupo o un Dolfar da dietro la mia tenda, o di trovare Fear che mi aspetta per uccidermi. Per questo, al posto di andare nella mia tenda, vado in quella di Winifred. Anche se è notte fonda e mi secca svegliarla, la chiamo ugualmente. Lei esce e mi fa cenno di entrare. Mi fa accomodare a tavola e mi prepara qualcosa di caldo da bere. Sarà una tisana dall’odore.
“è normale avere paura tesoro.” Mi dice per tranquillizzarmi.
“Spero solo di non sentirmi così per tutta la vita” le dico triste.
“Vedrai che quando acquisterai più sicurezza nelle tue capacità di Scudo, non avrai più così paura. Ora, scusa ma vado a letto” e dicendomi questo, mi posa un dolce bacio sulla fronte e se ne va a dormire. Mi sento più sicura qui. Anche se è in questa tenda che è comparso Fear la prima volta. Prendo Osvaldo tra le braccia e mi accuccio sulla poltrona, prendo una coperta e copro entrambi. Chiudo gli occhi e sogno casa, mamma e papà, e la mia vita ormai passata.  
Il mattino dopo sono svegliata dall’odore del caffè e biscotti appena sfornati.
“Buon giorno tesoro” dice dolce Winifred.
“’Giorno” rispondo stiracchiandomi. “Che profumino”
“Oggi assaggerai i miei buonissimi biscotti della colazione”.
“Non vedo l’ora!” e corro al tavolo del cucinino nella tenda.
“Buon giorno nonna!” entra Abbie felice.
“Nonna?” chiedo stupita.
“Sì. Lei è la mamma della mia mamma.” Dice Abbie, come se fosse la bambina più intelligente del mondo.
“Ah.” dico. Penso a quella donna scudo, e al suo sacrifico. Mi accordo che non conosco il suo nome.
“Come si chiamava la tua mamma?”
“Grace. Era tanto bella.” Dice Abbie fiera.
“Se tu le somigli, direi proprio di si” affermo gentile.
“Pronti i biscotti!” Urla Winifred contenta.
Ci mettiamo a mangiare assieme la colazione, e per un po’ mi sono sentita una persona normale, che fa colazione con la famiglia. Ma questo momento è durato troppo poco, perché Sebastian mi chiama per il primo allenamento individuale. Corro nella mia tenda e mi vesto. Opto per il solito look comodo: camicia larga in lino bianca, pantaloni blu scuro aderenti e stivali in pelle. Non pensavo che le converse mi sarebbero mancate così tanto! Cerco qualcosa in cui specchiarmi e mi sistemo i capelli in una coda di cavallo.
Appena sono pronta esco e vado al campo di allenamento. Drake è seduto e fa una qualche serie con dei pesi per le braccia. Ci sono anche molte altre creature e persone che si allenano, il che mi fa capire che riprenderanno le missioni. E ho paura che dovrò farne parte anche io. Vado da Sebastian, e ci dirigiamo verso una casupola malconcia. Alquanto terrificante. Dentro c’è una sedia di legno scuro, e mi ordina di sedermi. Poco dopo arriva uno gnomo con un mantello grigio topo col cappuccio che gli copre il volto. Mi dice di rilassarmi e di chiudere gli occhi. Ma ho paura, e non riesco a stare calma.
“Quieta i tuoi pensieri” dice lo gnomo con una vocina stridula.
“Più facile a dirsi che a farsi” rispondo burbera.
“Concentrati”
Tiro un lungo sospiro e poi lo lascio andare. E con lui i miei pensieri.
“Qualsiasi cosa tu veda, o percepisca, devi capire che in realtà sono io. Che è tutto finto. Intesi?”
“Intesi” rispondo allo gnomo.
Ed ecco che iniziano. I miei peggiori incubi.
   
 
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