Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Nanek    28/07/2014    12 recensioni
Sono la ragazza dal sorriso rotto.
Sono la ragazza che sa benissimo che la propria vita non è solo arcobaleni e farfalle.
Sono la ragazza che bussa alla tua porta per averti vicino.
Sono la ragazza che aspetti sotto la pioggia.
Sono la ragazza che tenti di salvare sempre, la ragazza che puoi salvare, perché riesci a farla sentire bella, riesci a farla sentire a casa.
Sono la ragazza che si nasconde, ma che tu riesci sempre a trovare, sono la ragazza che ti implora di essere sollevata ogni volta che cade, sono la ragazza che ti ama nonostante tutte le tue insicurezze.
Sono la ragazza che tu puoi amare come nessun altro, sono la ragazza che aspetta solo da te quelle parole, quella domanda: “Vuoi restare un po’?”.
Sono quella ragazza che verrà amata, amata da te, Calum.

«Solo da te» bisbiglia lei implorandolo ancora una volta con lo sguardo.
«Ti amo» confessa lui di getto, per poi impossessarsi delle sue labbra, sentendo il cuore nel petto battere all’impazzata, un misto di tristezza e felicità, un misto tra inquietudini e sicurezze, sicurezze che solo lui può darle, solo lui sa di poterla salvare.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 8

Wasting time
 
Image and video hosting by TinyPic
 
 
And you wanna pull her close, but your heart has froze
You kiss her but her eyes don't close 
Then she goes out of your heart forever
And it hurts you but you know that it's better

 


Aprile 2015.

Già un anno è passato.
Già un anno è passato da quando i 5SOS e Cels hanno cominciato il lungo tour mondiale, è passato un anno, Calum ha festeggiato i suoi diciannove anni, Cels i suoi ventidue.
È già passato un anno, e quella di oggi, è l’ultima data: Sydney.
Siedono tutti in studio, Cels sul divanetto con Michael, che gioca all’X-Box, Luke strimpella un po’ con la sua chitarra seduto sulla sedia, Ashton gioca al cellulare, mentre Calum li guarda tutti, con aria disgustata: è peggio di un funerale questa scena.
Si avvicina allo stereo, lascia partire la canzone “September”, le note allegre, ritmate animano l’atmosfera, richiamano l’attenzione dei loro occhi, che lo fissano e sorridono non appena lui comincia a ballare, a fare movimenti strani con le braccia, con la testa, con i piedi: un pagliaccio.
Il moro si avvicina a lei, le porge la mano che, Cels, afferra imbarazzata, dato che le sue guance diventano rosse, dato che non osa guardare i presenti, mentre Calum l’afferra, la trascina più vicina a lui, la fa muovere a suo piacimento, per poi baciarle il collo, la guancia, la bocca.
«Le camere sono di là» lo deridono gli altri, ma a lui poco importa, ha bisogno di fare l’idiota, ha bisogno di fingersi tonto, perché nel suo petto, una strana, stranissima sensazione lo invade.
È da quasi due settimane che lui e Cels sono strani, o meglio, che lei è strana: limita troppe volte il contatto con lui, non gli prende più la mano quando camminano l’uno affianco all’altra, non lo bacia più quando stanno per andare a dormire, non gli rivolge più quel sorriso complice, non fa più l’amore con lui da ben quindici giorni.
E la cosa non lo turba perché è “Un pervertito in astinenza” come lo deride Michael, la cosa lo turba perché… ha la sensazione che Cels lo stia… evitando.
Dice “evitando” perché vuole illudersi che vada tutto bene.
Dice “evitando” perché non gli piace pensare al peggio, non gli piace affrettare le cose, magari si sta facendo solo tanti castelli in aria.
Oppure tenta in tutti i modi di convincersi che lei non lo stia davvero lasciando.
Perché dovrebbe lasciarlo?
Perché dovrebbe osare tanto?
Che ha fatto di sbagliato? Che ha fatto di male? Che è successo? Che cosa si è perso?
Forse non vuole lasciarlo, forse è solo un po’ triste per la fine del tour, forse è solo un po’ nostalgica di casa e vuole tornare a Londra…
Ma sicuramente non lo vuole lasciare.
«Cels devi andare, tra poco si comincia» esclama Luke, risvegliando Calum dai suoi pensieri: la ragazza si libera dalla sua presa, si allontana salutando con un cenno della mano, neanche un bacio al suo Calum, neanche un misero bacio sulla punta del naso.
È la fine. Pensa il moro, buttandosi di peso sul divano, prendendosi il viso tra le mani, dicendo a denti stretti ai suoi amici di non fargli domande, di non chiedere nulla, di stare zitti, perché non è proprio il momento.
 
Lo vuole lasciare.
Lo vuole lasciare davvero, ne è certo ormai, non ha più troppi dubbi, non ha più quel briciolo di positività, lei lo vuole lasciare, ne è più che convinto, potrebbe scommettere tutti i suoi soldi, potrebbe scommettere anche il suo prezioso basso e vincerebbe la scommessa, perché lei lo sta lasciando, è evidente, è palese.
Quell’ultima sera, quell’ultima data, Calum non osa andare a vedere l’esibizione di Cels.
Resta in camerino, da solo, a fissarsi allo specchio, a pensare alla nuova vita che lo attende: la vita senza di lei, la vita senza la sua ragazza dagli occhi color ghiaccio e i capelli biondi, la vita che sperava di dover affrontare il più tardi possibile, ma che sta già per cominciare, manca poco, manca un niente.
E lui si sente già vuoto, si sente già perso, si sente il petto in fiamme, si sente il cuore battere troppo velocemente, sente i primi singhiozzi farsi avanti, le lacrime ad inumidirgli gli occhi, le lacrime che senza aspettare gli rigano le guance.
Entra in camerino sua mamma, Joy, lui non impiega un secondo di più ad abbassare lo sguardo: piangere con la mamma presente è l’imbarazzo.
Ma Joy non osa parlare, Joy si avvicina al figlio, lo abbraccia da dietro, posando la testa sopra quella di lui, spiando il suo sguardo dallo specchio, lo sguardo che lui gli nega, lo sguardo che non ha voglia di spiegare: ha bisogno di stare da solo, ha bisogno di essere lasciato in pace, eppure, sua mamma non la manda via, la lascia stretta a sé, come se fosse davvero l’unico conforto di cui ha bisogno, forse perché lei ha sempre creduto in Cels, forse perché non è davvero finita, forse perché lei, donna, capisce molte più cose di lui, e lui si sta facendo solo tante paranoie, quando in realtà è tutto normale, è tutto ordinario.
Ma chi vuole prendere in giro? Chi?
Non è niente di normale, non c’è niente di ordinario, è tutto un gran casino, è tutto orribile, è tutto un autentico disastro, è tutto così sbagliato, è tutto così brutale.
Calum sospira, si alza in piedi, si sposta da quell’abbraccio, deve andare a sistemarsi, deve andare a concludere il suo tour, deve concludere la sua relazione con Cels.
 
E durante Beside You, il bassista dei 5SOS ha un momento di pura debolezza, soprattutto nel cantare quelle parole, parole che dicono “non lasciarmi” dette da una lei, parole che parlano di un posto lontano, un posto dove non c’è posto per un noi, ma solo per un lei, un io, separati, divisi, parole che sono difficili da confessare, parole che Calum sta cercando per prepararsi per il discorso che deve affrontare non appena lo show finisce: Beside You è diventata una tortura, ogni singola parola viene storpiata nella sua mente, viene indirizzata a Cels e questa cosa lo porta a lasciarsi sfuggire due lacrime, lacrime che compaiono sul maxi schermo, lacrime che fanno urlare ancora di più le Fan ma che fanno preoccupare i suoi amici di band, che lo fissano senza sorriso in volto, che lo fissano con aria triste e colpevole perché loro non possono fare nulla per aiutarlo.
E finalmente, anche l’ultima data di quel lungo tour, è finita.

 
«Che tenero che sei… ti sei emozionato sta sera» dice Cels, seduta su una sedia, nella terrazza della loro camera in hotel, la camera che vedranno per l’ultima volta.
Calum siede vicino a lei, si limita ad annuire, non ha voglia di parlare, perché se parla piange, ne è sicuro, oppure esplode, diventa una bestia, meglio tacere, meglio non essere né un frignone né un mostro.
E il silenzio cala tra i due, cala ma non per scambiarsi qualche bacio, non per scambiarsi qualche abbraccio, il silenzio cala perché nessuno dei due ha il coraggio di parlare, nessuno dei due vuole cominciare quel discorso, sono due codardi, aspettano e basta, senza fare altro.
Ma nella testa di Calum, almeno, rimbombano tanti interrogativi, troppi, rimbombano dentro di lui, gli fanno quasi male, vuole delle risposte, vuole metterli a tacere, vuole sapere ogni cosa, per avere l’animo un po’ in pace.
Vuole sapere che è successo tra di loro, vuole sapere perché lo sta per lasciare, vuole sapere cosa la spaventa, vuole sapere perché devono per forza dividersi.
Non è lui che riesce ad amarla?
Non è lui la ragione della sua esistenza?
Non è lui l’unico che riesce a capirla?
Non è lui il suo tutto?
Non è lui colui che la può salvare?
Se lui è tutto questo, perché lo sta facendo penare così tanto? Perché trattarlo così?
«Mi manca fare l’amore con te» la voce di lei va a riempire la sua mente: lo ha detto davvero? Se l’è sognato?
Lo sguardo di Calum volge verso di lei, la vede con gli occhi bassi, si fissa i piedi, è imbarazzata per quella piccola confessione, confessione reale, che lui non si è immaginato, che ha sentito davvero, che gli ha fatto battere il cuore un po’ più velocemente.
«Ma… credo dovrò abituarmi» dice ancora lei, facendo fermare il cuore di lui.
Calum sospira, continua a non dire nulla, sospira e cerca di non crollare, cerca di mantenere la calma, deve stare tranquillo, non deve agitarsi, non deve fare mosse azzardate, deve respirare, far entrare ed uscire l’aria, dentro fuori, dentro fuori.
«Ho firmato un contratto con una casa discografica, è in America, finalmente avrò un album e un tour tutto mio» confessa lei, ma lui già sa di questa notizia: era anche scontato che succedesse, ha avuto la sua occasione di fare successo, si è dimostrata meritevole per essere notata da persone importanti.
«Oggi al concerto sai chi c’era? La tua amica Lucy» cambia discorso lei, ma anche questo lui lo sa, gliel’ha detto Ashton prima di salire sul palco, ma la notizia non gli ha fatto né caldo né freddo.
Fa spallucce.
«Beh, è carina, no? Venire fin qui, a Sydney, dall’America, solo per vederti» a cosa sta alludendo? Cosa sta blaterando? Cosa le importa se quella lì è venuta fin qui? A lui importa meno di zero, perché così tanto interessamento da parte di lei?
Lo sta facendo arrabbiare.
«È molto bella… dovresti uscire più spesso con lei» lo ha detto davvero? Ha davvero detto quella cazzata?
Calum respira ancora, rumorosamente, sa benissimo dove vuole andare a parare, vuole avere la coscienza a posto, vuole non sentirsi in colpa per quello che sta per fargli, lei gli ricorda così tanto una certa Angelika Walker.
«Sei peggio di tua madre» sputa acidamente, ritrovando gli occhi scioccati di Cels puntati sui suoi, un misto tra stupore e rabbia.
«E io, a quanto pare, sono anche peggio di tuo padre!» esclama, ridendo isterico, portandosi una mano tra i capelli, cominciando a credere di essere davvero nella stessa situazione di Elya Lancaster, perché sta per essere trattato come un cane, come se lui fosse un oggetto, come se lui si potesse mettere ovunque, perché non ha problemi ad abituarsi a posti diversi: lei lo sta lasciando, ma sta anche già trovando una soluzione, la soluzione che è Lucy.
«Maledizione a me, perché come Elya Lancaster, mi sono innamorato di una stronza come te! Una stronza che crede di potermi girare come più le piace!» è esasperato, non può più trattenere tutto quel dolore, non può più stare in silenzio.
E Calum comincia il suo monologo, comincia ad urlare, a dare voce ai suoi pensieri, sotto lo sguardo attonito di lei, che non ci crede, che è incredula di fronte a questo ragazzo che non riconosce, che è così diverso da colui che ha sempre visto, da colui che ha conosciuto.
Ma lui è stanco, è al limite della sopportazione: sono quindici giorni che è in pena per lei, sono quindici giorni che tenta di capire i suoi silenzi, le sue giornate storte, i suoi mancati atteggiamenti affettuosi, i suoi sguardi freddi, la sua distanza, non ne può più.
E lei cosa fa?
Si arrampica sugli specchi, non ha neanche il coraggio di dirgli le cose in faccia, cerca, piuttosto, un ripiego, un modo per non essere considerata così crudele e l’ha trovata la via di fuga, l’ha trovata eccome: Lucy è la chiave, Lucy può essere l’unico modo per uscire di scena senza essere troppo visibile, Lucy è quello che cerca, ma è quello che vuole lei, non lui.
«Io parto per l’America, Calum, non è esattamente dietro l’angolo» cerca di ribattere lei, cercando di non dare troppo peso a quel paragone con sua madre, perché lei lo capisce, perché lei sa quanto lui sia in pena, quanto lui sia disperato e lascia scorrere, lascia andare, non ci fa caso, perché in fondo in fondo, sa anche lei di essere un’autentica stronza.
«E sai cosa me ne frega, Cels? Un emerito cazzo! Io non lo vedo come un ostacolo, io non lo vedo come una cosa impossibile, giro il mondo anche io, sono lontano da casa anche io, ma non ritengo il mio lavoro fonte di separazione!» e lei abbassa lo sguardo, perché vorrebbe tanto essere come lui, vorrebbe anche lei essere così ottimista, eppure non ci riesce, non riesce a pensare a una vita lontana da lui, non riesce a pensare a quei giorni in cui sentirà il bisogno di essere amata, di essere abbracciata a lui, e la cosa non potrà avverarsi perché c’è un oceano a dividerli: no, lei non è così forte.
«Io non voglio far soffrire nessuno dei due» balbetta lei, abbassando lo sguardo sui suoi piedi, lasciando Calum sospirare ancora, la sua rabbia si è come placata, perché sovrastata dallo sconforto, dall’idea che nulla può cambiare, perché lei ha già fatto la sua scelta, e in quella via, non c’è posto per lui.
E con le lacrime agli occhi, decide di compiere lui quel passo, decide di essere lui, colui che chiede «Ci stiamo lasciando?» non aspettandosi niente di meraviglioso, non sa neanche più cosa sperare, non sa più cosa pensare.
«Dimmelo tu» osa rispondere lei, codarda fino alla fine, codarda per l’ennesima volta.
Ma la rabbia che Calum vorrebbe tanto sfogare al sentire quelle parole, si placa dall’idea di aver appena cominciato quella vita che tanto temeva, la vita senza di lei.
E senza aggiungere altro, senza dire una sola parola di più, Calum esce da quella terrazza, esce e prende le sue cose, per poi sbattere la porta ed andarsene verso casa sua, a piedi, nel buio della notte, lasciando che le lacrime si facciano avanti, perché da quindici giorni non aspettano altro.
 


 
 
Note di Nanek

Modalità allegria pari a zero sto capitolo, ma che è??
Mi dispiace, dico davvero… quel “illudendolo” non vi è passato inosservato noto :D
Beh, complimenti Cels, davvero una persona molto coraggiosa.
Povero Cal =( andiamo a consolarlo!
Io chiedo ancora scusa per Satellites, è colpa mia se stiamo tardando ma… oltre ad essere in un mondo tutto mio con un farmacista, sto male, fisicamente intendo, sono ridotta ad un calzino e non so neanche perché sono qui ad aggiornare!!
Vi giuro, la FF su Mike è ferma lì a fare la muffa, poi avevo pure cominciato una OS su Luke e pure quella è ferma, poi Satellites è lì in attesa e boh… sono presa male lol
Vi chiedo davvero scusa, cercate di capirmi, ma appunto sto male e dovrei pure iniziare a preoccuparmi per gli esami di settembre (che in realtà sono stati anticipati verso la fine di agosto, che cosa dolce) e sono presa giusto un po’ indietro -.-
Vi ringrazio per essere ancora qui <3 mi rendete davvero felice <3
Bene, ora vado, tornerò presto, ve lo prometto <3
Nanek
  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Nanek