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Autore: blackings    28/07/2014    1 recensioni
Draco la guardò compassionevole: oh, mia piccola Hermione, tu e il tuo cuore smarrito e innocente… pensi che siano queste le torture del mondo? Hai visto ben poco, Hermione, ma sono felice per te…
“Mi ha cruciato, Hermione”
La ragazza non resse il colpo e le ginocchia cedettero, costringendola a terra.
“Draco, devi denunciare questa cosa!”
“E cosa dovrei fare? Ammettere che la mia famiglia è composta da Mangiamorte da generazioni? Mi consegnerei direttamente a Voldemort, ed è una cosa che non posso permettermi di fare”
Stettero un po’ in silenzio, poi Hermione gli prese la mano e se la portò alla bocca, appoggiandoci le labbra umide e calde.
“Fa male, essere cruciati?” chiese innocentemente.
“Non si può descrivere”
“Per quanto, beh…”
“Una notte. E la mattina dopo”
“Draco, che cosa stiamo facendo?”
“Stiamo infrangendo tutte le regole, Hermione”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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“E se diventi farfalla nessuno pensa più a ciò che è stato quando strisciavi per terra e non volevi le ali.”
 
Alda Merini
                                                                            
 
Quella notte, Hermione pianse lacrime amare. Rimase nella scala che portava al dormitorio delle ragazze, seduta in una nicchia con le gambe al petto, a guardare la pioggia scendere coposiamente oltre la vetrata. Si sentiva come se le sue lacrime stesse facessero piovere. Si sentiva colpevole di tutta quell’acqua che scendeva sulla terra, come si sentiva colpevole per aver bevuto. “Bere per dimenticare” aveva letto una volta sulla parete dietro il bancone di un pub di quart’ordine di Londra, e inizialmente aveva pensato che l’effetto dell’alcool sulla psiche avrebbe potuto “cancellare” per un po’ i pensieri. Ma non era così. Tutta la vodka che aveva bevuto le era servita solo per rimarcare la sua sofferenza, perché ora stava peggio di prima, lo stomaco in subbuglio e la testa confusa. Le aveva sempre dato fastidio non essere lucida, e ora che continuava a piangere senza riuscire a smettere si sentiva stupida e sola. Evocò il suo patronus, che si materializzò davanti a lei in un’aura azzurra. La piccola lontra la fissava interrogativa, facendo le fusa come per infonderle coraggio. Un rumore la fece sconcentrare, e il patronus si dissolse in una nuvola argentea prima di sparire del tutto. Aspettò in silenzio per un po’, quando si accorse che era solo il rospo di Neville, Oscar, che saliva le scale gracchiando. Si maledì per non avere i nervi saldi e tornò a guardare fuori dalla finestra. Fuori, era tutto come negli ultimi sei anni: il castello, il parco, la casa di Hagrid, persino la pioggia era la stessa, ma ai suoi occhi tutto era diverso. Forse era lei a essere cambiata? Certo, agli occhi di una mezzosangue le cose dovevano necessariamente essere differenti. Chissà come sarebbe stato essere una purosangue: poter girare tranquillamente senza avere gli occhi di tutti addosso, non doversi preoccupare dei guai di ben due mondi… poter amare Draco liberamente. Chissà se c’era un modo per diventare una purosangue. In un altro momento le sarebbe sembrata una cosa innaturale e stupida, ma quando ci pensò le si accese una lampadina che era impossibile ignorare. Scattò in piedi e, facendosi luce con la bacchetta, uscì dalla Sala Comune noncurante dei borbottii scontenti della Signora Grassa. Scese le scale di corsa e si diresse… in biblioteca. Già immaginava le voci di Harry e Ron che la canzonavano e le sfuggì un sorriso malinconico, ma subito dopo era di nuovo concentrata.
“Alhomora” sussurrò alla serratura, che scattò e si aprì, introducendola in una stanza enorme divisa in corridoi da alte librerie colme di volumi polverosi. Superò i primi settori e svoltò direttamente nel reparto proibito. Con un incantesimo d’appello portò una scala e vi salì, spulciando tra i libri di pozioni che non erano autorizzati ad insegnare e i trattati di magia nera. Uno in particolare attirò la sua attenzione: stava a metà tra i volumi di pozioni e i trattati di magia, e infatti apparteneva un po’ a entrambi i campi. Era un volumetto piccolo e nero dalla rilegatura in cuoio. I quattro angoli erano decorati da borchie arruginite e in argento, sulla copertina, spiccava il titolo:
“Fingere di essere - Come cambiare la propria natura”
Hermione lo aprì e sfogliò deliticamente le pagine per paura di strapparle, ma notò con stupore che a differenza degli altri volumi, completamente devastati dalle tarme e abbandonati alla polvere, questo si conservava piuttosto bene per essere un libro che, a quanto riportato sulla prima pagina, era stato stampato circa un secolo prima. La ragazza si sedette a uno dei tavoli della biblioteca e cominciò a leggere.
 
Sono stati moltissimi i maghi mezzosangue o nati babbani che hanno provato a cambiare la propria natura sottoponendosi a salassi per liberarsi del sangue “impuro”, ma dopo la lettura di questo libro capirete che non c’è bisogno di rischiare tanto per diventare dei purosangue. Tutto quello che serve è una grande forza di volontà e soprattutto convinzione, perché una volta iniziato il processo non si può tornare indietro.
 
Hermione deglutì. Il libro la faceva troppo lunga. Era davvero così difficile, così importante la scelta che stava prendendo? Stava davvero per mettersi alla prova così tanto? Ne valeva davvero la pena? Sei una stupida, Hermione, pensò, prima di sussurrare tra sé e sé: “O la va o la spacca”. Riprese la lettura del libro.
 
Esistono due modi per diventare dei purosangue, ma uno non esclude l’altro, pertanto dovranno essere messi in pratica nello stesso periodo, seguendo le indicazioni di seguito riportate. Il “primo metodo” comporta lo svolgimento di un incantesimo sulle bevande tre volte al giorno Queste si tramuteranno in sangue magico incontaminato da impurezze babbane e, una volta averlo bevuto per un mese, si potrà controllare, con una recisione di un capillare, che il sangue sarà più denso di prima ma, soprattutto, traslucido. Il “secondo metodo” è una pozione da bere tre volte al giorno e i cui ingredienti, non difficilissimi da trovare, sono riportati qui sotto. È molto importante il tempo di stasi su una fonte di calore e il tipo del calderone utilizzato, quindi consiglio vivamente di evitare il peltro e il rame e di utilizzare, per avere più successo, il bronzo.
 
Hermione rabbrividì. BERE DEL SANGUE?!? Lei, che non poteva nemmeno vedere una ferita di un ginocchio appena graffiato? Continuava a ripetersi che lo stava facendo solo per Draco, e alla fine si convinse a lasciare la biblioteca, nascondendo il volume sotto il mantello.
 
***
 
La mattina seguente Hermione scese a colazione da sola prima del solito, e, applicando l’incantesimo del libro, trasformò il suo succo di zucca in sangue viscoso e caldo. Lo ingollò tutto d’un fiato e fu lieta di constatare che non aveva poi un sapore tanto sgradevole. Mentre la Sala Grande si andava riempendo, la grifona si sedette e addentò una focaccina, che lasciò subito però quando vide entrare il biondo dalla porta principale seguito da Blaise, preoccupato, e da Nott, visibilmente compiaciuto che l’amico avesse ritrovato il senno. Lasciò stare la sua colazione, ma tentò comunque di non avere un’aria preoccupata quando Ginny le si sedette di fronte e Fred e George uno alla sua destra uno alla sua sinistra.
“Ehi Granger! Hai visto la faccia di Piton stamattina? Qualcuno ha fatto scivolare nel suo succo di zucca un pochino di caramelle tutti gusti più uno… alla caccola!”
“Bel lavoro, Fred! Quello stronzo se lo merita, per domani dobbiamo classificare tutte le piante della flora del Lago Nero, con tanto di campione! Come cazzo le vado a prendere le alghe sul fondo?”
“C’è sempre…” si intromise Neville.
“…l’algabranchia” terminarono gli altri compagni. Da quando Paciock aveva salvato il culo a Harry al quarto anno con l’algabranchia non faceva che parlare di quello.
“Come va oggi, Herm?” le chiese Ginny apprensiva prendendole una mano e rigirandola tra le sue per riscaldarla. Si era sempre stupita di quanto fredde potessero essere le mani dell’amica, ma quel giorno sembrava proprio che avesse dormito al Polo Nord!
“Bene Ginny, grazie”
“Buongiorno a tutti!” salutò Harry sedendosi accanto a Ginny.
“A te Harry, dov’è quel deficiente di mio fratello?” rispose la rossa.
“Ancora di sopra, pare che si sia dato da fare con Lavanda questa notte”
“Che schifo” commentò Hermione a denti stretti.
“Già” concordò Harry. I grifoni rimasero in silenzio per un po’, fin quando Ron, completamente brillo, si avvicinò e si accasciò accanto all’amico.
“Che ti è successo, Ron?” chiese Ginny, notando un dolcissimo profumo di fragole che proveniva dal fratello, aroma che la allettava molto.
“Sei stonato, fratellino” lo canzonarono Fred e George, anche se non poterono fare a meno di notare che Ron emanava un piacevolissimo profumo di caramelle e assi di legno grezze.
“Lavanda… è il mio unico amore… non è bellissima?!” e detto ciò lanciò uno sguardo languido alla bionda che si stava sedendo accanto a lui.
“Per tutte le cavallette! Ha letteralmente fatto il bagno nell’amortensia! Non notate che sentiamo tutti dei profumi che ci attraggono?” sbottò Hermione, e i grifoni, che sotto effetto della pozione si erano avvicinati, si ritrassero imbarazzati. “Che cosa hai fatto, asina giuliva?” si alzò in piedi la Granger piegandosi sul tavolo e afferrando il polso di Lavanda, costringendola a sollevarsi.
“Calmati cara, era solo un modo per, beh… incrementare la passione!”
“Te la faccio vedere io la passione lurida put…” inveì estraendo la bacchetta, ma senza avere il tempo di brandirla e finire la frase che i gemelli l’avevano tirata giù e calmata.
“Che ti prende, Herm?” chiese Ginny stupita. Ma Hermione non poteva darle una risposta, non sapeva nemmeno lei quello che accadeva nella sua testa: in un altro momento non sarebbe stata così impulsiva, si sarebbe arrabbiata, sì, ma solo a scopo accademico, ma si sentiva i nervi a fior di pelle. Che le stava accadendo? Quel comportamento sarebbe stato più da Harry, più da purosangue… e lì le si accese la lampadina. Possibile che fosse l’incantesimo al succo di zucca che la rendeva così? Non vi era ancora abituata, ma doveva prestarci attenzione. Se fosse sbottata così durante le lezioni, sarebbero stati guai. Si alzò borbottando una scusa molto prima che la colazione volgesse al termine. Doveva fare appello alle scorte private di Piton per avere gli ingredienti necessari, e poteva farlo solo mentre lui non vagava per i corridoi. Scese nei sotterranei e, svoltando in un corridoio più buio degli altri, si ritrovò davanti a una porta di ebano con una serratura laccata d’argento. Hermione aprì la porta con un incantesimo e con un lumos si fece luce cercando tra le scorte. Grazie a Merlino, gli scaffali erano strapieni, quindi il professore non si sarebbe accorto se qualcosa mancava. Riempì la sua sacca con tutti gli ingredienti e in fretta e furia uscì chiudendo la porta silenziosamente.
Quando raggiunse il bagno di Mirtilla Malcontenta, il fantasmino uscì dalla vasca dove aleggiavano bolle argentee e con un urlo agghiacciante le si parò davanti.
“Ciao Hermione!” la salutò “E dov’è quel bel fustacchione platinato dell’altra sera? Ci avete dato dentro!”
“Lasciami in pace, Mirtilla. C’è un posto dove possa fare una pozione senza sentire i tuoi deliri?”
“Entra nell’ultimo bagno, non funziona lo scarico, non c’è divertimento lì” e con un singhiozzo ritornò a sollazzarsi nella vasca.
La Granger entrò dalla porticina e appoggiò il calderone sul gabinetto, poi cominciò a uscire gli ingredienti dalla sacca. Triturò un paio di bezoar nel mortaio e schiacciò tre scarafaggi rubicondi spremendo il succo nel calderone. Aggiunse i bezoar e versò l’aconito. Aggiunse tre parti d’acqua e mescolò. Agitò la bacchetta e lasciò fermentare, uscendo dal bagno (la fermentazione era di quarantott’ore, quindi sarebbe tornata due giorni dopo).
 
***
 
Quella sera, nella Sala Comune, Ron, che aveva bevuto un antidoto dall’amortensia, lasciò Lavanda e, quando Hermione entrò dal ritratto della Signora Grassa, le corse incontro e abbracciandola la sollevò.
“Era ora, Weasley” lo schernì la ragazza, non potendo però evitare che alcune lacrime le colmassero gli occhi.
“Come sta il furetto?” chiese Ron, rompendo la magia.
“E chi lo vede…” rispose la strega staccandosi da lui e avanzando verso il divano.
“Non ci pensare, Hermione. Sei o non sei la strega più brillante della tua età?”
“Non c’entra niente, Ron. Questo mio essere saccente non mi ha portato a nulla”
“Pensi davvero che Draco ti tratti così per questo? È un Malfoy, Hermione. E tu, beh, tu sei…” si interruppe imbarazzato, toccare quel tasto dava sempre molto fastidio all’amica.
“…io sono una mezzosangue. Sì, Ron, lo so, non vergognarti a dirlo”. Hermione sembrava sicura, e lei stessa si stupì di questa sicurezza: l’idea che di lì a un mese sarebbe diventata una purosangue la faceva sorridere. Draco sarebbe stato finalmente suo, e nessuno, nemmeno Lucius, avrebbe potuto impedirlo.
“Ma sei comunque la migliore” le disse il rosso sorridendo, prima che quell’aura magica creatasi tra i due venisse interrotta dai gemelli che si sedettero accanto a loro.
“Ah, la guerra è finita Ronnie?”
“Pare di sì, ragazzi” rispose Ron prendendo la mano di Hermione. La Granger si sentiva finalmente a posto. La parte del suo cuore riservata all’amicizia era di nuovo integra.
 
***
 
Hermione finì la pozione e continuò a bere il sangue puro ogni colazione, pranzo e cena. Gli intrugli, però, le facevano passare l’appetito, e in poco tempo la strega diventò più magra e pallida di quanto non fosse già. Non mangiava nulla, beveva soltanto avidamente succo di zucca, latte e miele e, quando andavano a Hogsmeade, calici colmi di burrobirra con zenzero. I grifoni se ne accorsero, ma nessuno ne fece parola: la ragazza si sforzava di mangiare almeno un paio di bocconi a pasto e, fin quando non sarebbe stato certo che agognava all’anoressia, nessuno le avrebbe fatto questioni. Dopotutto, stava passando un momento difficile. Draco non le parlava da settimane, la scuola era sempre più pesante e a causa del suo indebolimento stava perdendo colpi. La McGrannit se ne accorse, e un giorno la convocò nel suo studio. La fece mettere comoda e, offrendole del tè con dei pasticcini, cominciò a parlarle.
“Ho notato, signorina Granger, che ultimamente lei non sembra stare molto bene. La sua media sta calando vertiginosamente, e a quanto pare non solo nella mia materia. Quindi adesso le chiedo… sicura di stare bene?”
“Professoressa, so badare a me stessa, stia tranquilla” le rispose la ragazza riconoscente.
“Spero che ciò che dici sia vero, Hermione. Comunque sono contenta che non mi siano più giunte voci dei tuoi, beh, “incontri ravvicinati” con il signor Malfoy”
Gli occhi della strega si riempirono di lacrime: “Sono contenta anch’io, professoressa” le disse con la voce rotta dal pianto, prima di alzarsi e con una lieve riverenza congedarsi. Corse nel corridoio fin quando la strada non le venne sbarrata da un petto fasciato da un maglione nero con lo stemma verde-argento. Strinse il corpo che ormai considerava amico, e il serpeverde le cinse le spalle e la abbracciò.
“Non chiederlo nemmeno, Blaise” gli disse. Non voleva che per l’ennesima volta le chiedessero se tutto andava bene.  
 
 
   
 
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