E te ne stai lì. Il mondo cade intorno a te, e tu non fai nulla.

Ti muovi appena di un passo qui e lì, tanto per schivare prima quel masso, poi quell’altro. Lo sguardo assente, dentro di te il vuoto che rappresenti.

Come si è potuto permettere? Come si continua a permettere lui?

Trattarti come non valessi nulla, trattarti come se fossi l’ultima persona degna di nota in questa terra, come se non avessi nulla da dare.
Senza avere paura di ferire i tuoi sentimenti, senza rendersi conto che lo fa già, giorno dopo giorno, sempre di più. Ti calpesta, mettendoti in fondo ad una lista senza fine, e il tuo nome non arriva mai.

Scherza lui, ignaro di tutto, scherza e crea trame lasciandoti fuori da esse.
Perché tu non sei inclusa in nessuna di queste. No. Il tuo filo si è perso nei meandri di chissà quale passato, ormai sicuramente troppo corroso dal tempo per essere usato.

E tu ormai sei lì, danzi senza vita evitando i colpi dall’alto che sai potrebbero farti molto più male.

All’improvviso però uno spasmo, qualcosa si agita dentro di te. Hai ancora un po’ di forza.
Alzi gli occhi al cielo, urlando in silenzio, mentre tutto intorno crolla come non mai. Sai che è necessario, serve per poter ricostruire poi.

Ti rendi conto che chi non vede le stesse cose che vedi tu deve rimanere tagliato fuori dalla tua, di trama. Non hai un filo, tu sei la tessitrice. Tu hai nelle tue mani non solo il tuo filo, ma anche quello di tutti gli altri.

Come hai fatto a non accorgertene prima? Come hai fatto a non renderti conto che finora non hai realmente vissuto?

Niente crollerà più, perché tu lo vorrai. Nessuno potrà dirti niente, perché tu lo vorrai.

Lui non esisterà più, perché tu lo vorrai.