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Autore: thedarksideofbiscuits    28/07/2014    1 recensioni
Salve a tutti. La storia parla di una ragazza quindicenne, Sara, che vive in una piccola città con i suoi genitori. I suoi idoli sono i 5 Seconds of Summer ed è perdutamente innamorata del chitarrista della band, Michael Clifford. La ragazza riuscirà finalmente a vedere i suoi idoli, ma, da quel momento, la sua vita cambierà in meglio? O peggiorerà?
"E' vero, il mondo non mi aspetta, ma non sono io che devo rincorrerlo."
"ok, sto iniziando veramente a piangere. Lo faccio solo la notte, in silenzio, così che nessuno veda la mia debolezza, la mia vera natura di ragazza fragile"
Frasi prese dal testo.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Simmer down, Simmer down,

They say we're too young to amount to anithing else

But look around

We work too damn hard for this just to give it up now

If you don't swim

You'll drown

But don't move

Honey”

She looks so perfect

 

Oggi devo incontrare Alessandra e Federica ad un bar vicino casa nostra. Gli dirò che parto e vado a vederli. Già so la loro reazione...

“Ciao bellissime!”

“ Ciao Sara. Novità?”

“Dopo ne parliamo.... Voi che vi prendete? Io oggi ho voglia di Red Velvet, yum!”

“ Sempre cibi grassi ti mangi! Io prenderò lo yogurt. E tu Federica cosa prendi?”

“Dei pancake con la nutella! Ovvio, Ale, potevo non prendermi una cosa poco calorica?”

Ridemmo tutte. Mentre ci portavano da mangiare iniziammo a parlare del più e del meno fino a quando non gli dissi che partivo per Milano, per andarli a sentire in concerto...

“Ma tu sei pazza! Come fai ad andare fino a Milano, se tuo padre ora non può nemmeno più accompagnarti, per vedere quei tre deficenti che cantano pure male!”

“Ale! No, Sara, io capisco che ti piacciono e tutto il resto, ma Milano è troppo lontana. Lascia perdere...”

Nessuna delle due aveva capito che andavo lì non solo per sentirli...

“Non avete il diritto di giudicarmi! Tu Ale fai ancora più strada per andare a trovare Edoardo, il tuo ragazzo a Trani e tu, Fede, non faresti la stessa cosa se venisse in Italia il tuo gruppo preferito di J-rock?Per me è importante e non sarò sola, ci sarà anche Agata con me...”

“Certo una persona che non conosci...”replicarono.

Dopo aver discusso ancora per qualche altro minuto ci salutammo. Loro non capivano, non avrebbero potuto mai capire che cosa provavo io nei confronti di Mickey, Ash, Luke e Cal. Non lo avrebbero potuto capire,mai.

Nel pomeriggio mi preparai la valigia e, con grande fatica, la chiusi.

Mia madre continuava a blaterare frasi senza senso e mio padre, assonnato, cercava di accennare dei segni di approvazione con il capo ma senza buoni risultati. Era palese che non la stava ascoltando.

Due giorni dopo eccomi lì, sul treno, a mangiare della pizza su un vagone praticamente vuoto. L'aria condizionata mi gelava le gambe.

Rivedevo volentieri in questi lunghi viaggi dei film d'animazione che da piccola adoravo: questa volta avevo optato per Shrek. Adoravo questo film perchè era l'unica storia d'amore in cui il principe e la principessa non erano perfetti.

Il treno si fermò e fu il momento di scendere. Alla stazione mi aspettava Agata. Appena la vidi l'abbracciai fino a quando mi disse che non poteva più respirare. Ci avevo parlato molto e vederla lì, con me, mi sembrava strano ma emozionante al tempo stesso. Avevamo la stessa stanza d'albergo e la notte prima del concerto, visto che non riuscivamo a chiudere occhio, parlammo tanto di noi e del motivo per cui eravamo lì, ora. Io parlai tanto, troppo di Michael e lei fece la stessa cosa per Ashton. Si vedeva che le piaceva, anche se non voleva ammetterlo. La capivo, perchè era lo stesso identico sentimento che provavo io per Mickey. Ci addormentammo verso l'una di notte, abbracciate tutte e due ai cuscini, come se loro fossero lì con noi.

La sveglia suonò alle 9.00 e, in men che non si dica eravamo pronte. Uscimmo dall'albergo e andammo subito allo store ufficiale. Era un delirio, con millemila magliette e gadget introvabili...

“Agata, come mi stanno queste due magliette? Sono belle, mi stanno bene, o forse dovrei prendermi quel cappellino rosso?”

“Quelle due magliette ti stanno una favola! Tu che mi consigli, le cuffie originali o i braccialetti? E ricordati che dobbiamo comprare anche le fasce per chi è rimasto a casa!”

“Lo so, lo so, non lo dimentico!”

Spendemmo una barca di soldi in quello store e, appena dopo mangiato ci cambiammo per andare al Forum, dove si sarebbe svolto il concerto. Io mi misi la mia maglia bianca con la scritta IDIOT rossa, un paio di jeans attillati, la mia bandana e le Vans rosse. Agata invece si mise una maglietta rosa,pantaloni grigi e delle scarpe con dei fiori disegnati da lei sopra.

Prendemmo il tram e, quando scendemmo, trovammo una marea di gente a fare la fila: menomale che noi avevamo i posti assegnati. Prima platea, settore C, ingresso 12, posti 6-7.

Vicino a noi erano sedute delle ragazze dolcissime, provenienti dalla Sardegna e parlammo fino a quando non si spensero le luci. Io urlai come una pazza, poi tutto si riaccese e li vidi: loro, i miei idoli, erano lì, davanti a me. Potevo vederli da vicino, quasi toccavo le loro mani, mi sembrava impressionante.

Iniziarono a suonare. Io strillavo come una pazza e guardavo Michael per tutto il tempo. Lui ogni tanto alzava lo sguardo per vedrmi e mi sorrideva.

Tutte noi ci divertimmo tantissimo a ballare, cantare e ridere con loro, quando, dopo la fine dello spettacolo, un bodyguard si avvicinò a noi ragazze. Io mi spaventai. Che cosa potevamo aver fatto di tanto sbagliato? Il bodyguard fece spostare le nostre neo-amiche siciliane e mi fissò per alcuni istanti. Poi prese il walkie-talkie e disse: “E' lei, la descrizione corrisponde.” Il mio cuore in quel momento perse un battito cardiaco e diventai bianca.

“Ragazza, vieni con noi. C'è una persona che ti vuole vedere.”

Dissi ad Agata di tornare in albergo e di aspettarmi lì. Dopo le avrei fatto sapere qualcosa.

Il bodyguard mi scrutava dall' alto in basso e ripeteva a bassa voce la frase: “E' lei, è lei, ne sono certo.” La situazione era alquanto terrificante. Arrivammo nel backstage e sentii una voce, la sua voce, l'unica voce che avrei voluto sentire. L'uomo in nero interruppe il momento e mi disse: “La stanno aspettando.” Lui mi lasciò lì, sola, senza che sapessi cosa fare. Passarono pochi secondi e la maniglia della porta si aprì. In un primo momento intravidi l'ombra di una figura maschile alta...

   
 
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