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Autore: DancingShoes    28/07/2014    0 recensioni
"Dove mi trovo? Che ci faccio qui? Chi sono?"
Queste sono le domande che si pone Demetrius, un ragazzo che si risveglia sull'asfalto di una città a lui sconosciuta con la memoria completamente offuscata se non per il volto di una donna dai capelli grigi e un devastante senso di vuoto. Grazie all'aiuto di misteriose figure che sembrano stranamente comprendere la sua situazione, parte il suo viaggio per abbattere le pareti della mente che lo separano dalla sua identità e dal suo passato.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il primo senso a risvegliarsi fu il tatto. Era come se un'improvvisa folata di gelo avesse investito in pieno il suo corpo, facendolo rabbrividire.
Dopo una manciata di interminabili attimi, le palpebre sbatterono e donarono alle pupille confuse l'enigmatica visione del freddo asfalto su cui era disteso. Cominciò pian piano a percepire le vibrazioni e i suoni che danzavano vicini, diventando progressivamente più chiari e incessanti.
Si portò a sedere ancora stonato e si guardò attorno: si trovava al margine di un'ampia strada affiancata da edifici molto alti; da una finestra situata al terzo piano di un palazzo vicino proveniva il nervoso suono di una chitarra elettrica, in lontananza si udivano rombi che dovevano provenire da molte automobili, eppure lì non se ne vedevano. I passanti sui marciapiedi avevano per la maggior parte un'aria cupa, per il resto sembravano semplicemente molto impegnati o, raramente, troppo spensierati per dargli conto.
Si alzò, barcollante, e si massaggiò la fronte mentre nella sua mente si facevano strade diverse domande: che ci faceva lì? Che posto era quello? Come ci era arrivato?
Tentò di ricordare come fosse finito in quella situazione, ma secondo dopo secondo, passo dopo passo, si materializzava davanti ai suoi occhi stanchi un'inquietante consapevolezza. Non ricordava nulla. Nè come fosse arrivato in quella zona sconosciuta né perchè, né quale zona della città effettivamente conoscesse, né dove vivesse, né quanti anni avesse, né chi fosse. Tenne la testa tra le mani per qualche secondo, soffocò un conato di vomito e poggiò la schiena ad una parete grigiastra, portando gli occhi all'osservazione del cielo senza stelle che avvolgeva la notte. Un'improvvisa fitta alla testa gli fece digrignare i denti mentre uno stralcio di un passato ricordo gli attraversava dolorosamente il cranio. Demetrius. Uno, due, tre sussurri e capì che quello doveva essere il suo nome. Demetrius. Deglutì e continuò a camminare senza una meta mentre di quando in quando il mondo cominciava a roteargli attorno senza sosta, costringendolo a fermarsi di botto. Traballante si spostava da una strada all'altra, avendo addosso l'insopportabile sensazione di stare girando in tondo, qualche volta qualcuno gli lanciava un'occhiata sprezzante ma poi tornava ad ignorarlo. Quando sentì di non riuscire più a trattenersi si infilò rapidamente nel primo vicolo che trovò, dopo un paio di passi cadde in ginocchio e cominciò a vomitare un liquido biancastro e inodore. Continuò tenendosi lo stomaco con una mano e la fronte con l'altra, mentre l'intero corpo veniva scosso da incontrollabili spasmi; chiuse gli occhi, e mentre qualche lacrima da sforzo cominciava a rigargli il viso udì l'avvicinarsi di passi confusi

-Guarda qua, sembra che stia per scatenarsi una tempesta-
Commentò una voce femminile proveniente dall'entrata del vicolo
-Di sicuro questo qui non c'entra-
Questa volta le parole appartenevano ad un ragazzo dal tono infastidito, visibilmente disinteressato alla spiacevole scena. La ragazza si avvicinò all'individuo in ginocchio quasi saltellando, gli si parò di fronte ed attese un paio di secondi, quando fu sicura che il ragazzo avesse espulso tutto si chinò sui talloni, osservandolo con un mezzo sorriso poco rassicurante. I capelli erano di un lilla delicato e arrivavano poco più in giù del mento, gli occhi azzurrini puntavano incessantemente i suoi e le sorridenti labbra sottili lasciavano intravedere i denti bianchi
-Io invece credo che sia proprio colpa tua. Come ti chiami?-
Il ragazzo non rispose e si prese la testa tra le mani mentre un'altra fitta gli sconquassava il petto

-Dobbiamo andare-
L'altro individuo era rimasto al limitare del vicolo e pronunciò le due parole con tono tanto grave da non ammettere obiezioni. La ragazza si alzò tenendo ancora in volto lo strano sorriso, sollevò il mento del ragazzo e lo costrinse a guardarla ancora: gli occhi di lui passarono su un paio di pesanti scarpe nere, su veli di calze bucate e su una larga canottiera che nascondeva il corpo della ragazza dal petto a metà coscia
-Cerca di non perderti-
Poi si diresse con leggerezza verso il compagno che, spazientito, si era già avviato lungo la strada.
Il ragazzo rimase ancora qualche secondo in ginocchio mentre lampi e tuoni cominciavano a riempire l'aria. Un fulmine squarciò il cielo a metà e la sua mente si riempì tutto d'un tratto: una stanza buia, una giovane donna dai lunghi capelli d'argento e gli occhi di ghiaccio, e ancora il suo nome, Demetrius. Si alzò barcollando e ritornò in strada mentre nuove domande gli affioravano alla mente: chi era quella donna? E perchè il ricordo del suo viso gli aveva provocato un violento senso di vuoto?

Riprese a camminare, gettando lo sguardo confuso a destra e a manca in cerca di qualcosa di familiare che, prevedibilmente, non arrivava mai. Avanzò fino a ritrovarsi ad un enorme incrocio sovrastato da alti grattacieli bluastri, il caos dei motori e dei clacson adesso era reale: grosse auto dalle tinte metallizzate sfrecciavano pericolosamente in strada, mentre fanciulle adornate di curiosi copricapi come orecchie da coniglio o corna da diavolo si affacciavano pericolosamente dai finestrini, festeggiando la folle notte con risate e sguardi incantatori. Il giovane fece per attraversare la strada ma venne bloccato da qualcuno che fulmineamente gli prese la mano, impedendogli di finire spappolato sotto le ruote di una gigantesca monovolume nera
-Dovresti stare più attento-
Si voltò, incontrando lo sguardo di una ragazzina dai lunghi capelli neri
-Grazie-
Fu tutto ciò che riuscì a balbettare, l'altra gli mostrò un sorriso gentile e chinò il capo di lato. I profondi occhi scuri lo scrutavano da capo a piede, cercando di individuare il problema
-Sei appena arrivato?-
Il ragazzo assunse un'aria interrogativa, incapace di comprendere ciò che la giovincella intendeva con quell'enigmatica domanda

-Arrivato dove?-
Chiese, osservandola meglio: aveva la pelle chiara e i lineamenti affilati, era bassa da arrivargli appena al petto e vestiva con una semplice maglia nera su di una gonna a scacchi che le copriva poco più di metà coscia
-Qui, dove sennò?-
Il ragazzo scosse il capo, ancora non riuscendo a capire
-Non lo so. Non so niente-
Gli sembrò quasi che pronunciare così tante parole gli prosciugasse le forze. La ragazzina gli fece cenno di avvicinarsi, sorridendo con aria gentile ed occhi puri
-Come ti chiami?-
Il ragazzo si chinò alla sua altezza e portò lo sguardo stanco in quello dell'interlocutrice

-Demetrius-
L'altra sorrise e lo prese per mano, allontandolo dal ciglio del marciapiede
-Vieni con me, ti aiuterò-
Il giovane la seguì inerme, deglutendo un bolo di sentimenti contrastanti: istintiva fiducia e paura si mescolavano dando vita ad un conflitto che più di tutto mirava ad abbattere le pareti della memoria che gli impedivano di capire cosa potesse succedere
-Aiutarmi in cosa?-
Un tuono coprì per un attimo tutti i suoni della città, che ammutolì quasi impaurita. La ragazzina si voltò ed esibì ancora una volta un sorriso gentile

-Cosa cerchi?-
Le palpebre si facevano nuovamente pesanti, mentre i lampi disegnavano inquietanti luci e ombre di piombo sul creato che li circondava

-Me stesso-
biascicò prima di cadere di nuovo in ginocchio. La ragazzina lo sorresse senza molti sforzi e cominciò a camminare verso una zona piuttosto affollata mentre gli sguardi delle altre persone scivolavano con noncuranza su di loro
-Non aver paura, ti troverai-
Fu tutto ciò che riuscì ad udire prima di cadere in un nuovo, confuso sonno.
 
 
   
 
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