Lo vidi da lontano.
Una figura eterea, i capelli che risplendevano sotto i raggi del sole, vestita di scuro, compagna di se stessa in quel pomeriggio di metà maggio.
Io nascosto come un ladro, dietro una colonna del porticato della Scuola di Magia, lo osservavo camminare piano, immerso nei suoi pensieri.
Lo avevo seguito.
Era strano vederlo da solo, ma in quel momento non mi interessava, volevo solo guardarlo. Osservarlo da lontano mentre la mia mente e il mio cuore si cozzavano l'uno contro l'altro per riportare la ragione verso la giusta direzione.
Dovevo odiarlo, non dovevo provare nessun sentimento positivo verso di lui.
Mi venne in mente un paragone perfetto che avrebbe riassunto ciò che eravamo l'uno per l'altro.
Sorrisi sbuffando una risata amara che non contagiò gli occhi.
Lo immaginai come una bocca, dispettosa, bella e crudele e io come la sua caramella.
Una caramella continuamente sottoposta al gioco senza sosta della lingua, che imperterrita stuzzica la caramella mandandola a giocare tra i denti, rischiando di romperla. La caramella sa che il suo destino è solo uno e che quello decreterà la sua fine.
Che caramella masochista. La bocca non avrà un minimo di rimorso. Il possessore di quella bocca non lo avrà.
Erano, nel bene o nel male, destinati a stare insieme..creati apposta per questo ma impossibilitati a vivere un sentimento complesso come l'amore, perchè uno di loro due sarebbe stato la fine dell'altro.
 
Si, tu saresti la mia fine.
Tu la bocca e io la caramella. La mia fine.
 
Lo guardai un'ultima volta, mentre girato di profilo guardava davanti a sè.
Come richiamato da un filo invisibile Draco si girò a guardarmi.
Strinsi i pugni, mentre il cuore mi saliva in gola. Ricambiai per un attimo lo sguardo.
Eravamo fermi nelle nostre posizioni come due burattini in attesa di essere mossi dal creatore.
Abbassai lo sguardo, girando su me stesso e tornando sui miei passi.
Dovevo odiarlo e basta.