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Autore: Demone    28/07/2014    2 recensioni
E' una ff nata dalla mia mente malata, ambientata dopo la liberazione dei prigionieri di Azkaban. Spero che vi possa piacere. Per ora non ho le idee molto chiare, andando avanti con i capitoli definirò i dettagli.
DAL PROLOGO.
Urlava. Spesso, durante la notte, la donna urlava. Ma le sue urla erano inghiottite dai rumori delle altre celle. Tutti urlavano, ad Askaban, e lei più di tutti. Urlava perchè quelle sensazioni la divoravano. Urlava perchè il suo Signore Oscuro non era tornato da lei. Urlava perchè era sola in quella cella. Urlava perchè non aveva la sua bacchetta. Urlava perchè le sue sorelle non c'erano e lei non sapeva se erano morte o vive.
Urlava perchè era sola. Sola. Senza Lui. Senza quell'uomo che l'aveva resa ciò che era.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Mangiamorte, Nagini, Sorelle Black, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Non-con, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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VILLA MALFOY
Il Medimago guardò attentamente l'uomo disteso nel comodo letto della villa di Lucius Malfoy. Il corpo magro era segnato da delle profonde cicatrici sui polsi e sulle caviglie ma nonostante questo sembrava stare abbastanza bene. Certo, era di sicuro troppo magro, ma almeno era vivo il che era già tanto. La febbre che aveva bruciato quel corpo per giorni interi era finalmente cessata ma il quadro clinico continuava a non essere dei migliori. Anni di stenti avevano portato all'estremo quel mago ed ora bisognava fare tutto il possibile. Gli occhi del Medimago non tradivano nessuna emozione, nessuna espressione. Si comportava come un robot, un automa. Tutto ciò che faceva era eseguire gli ordini che gli erano stati impartiti dalla signora Malfoy. La maledizione Imperio non aveva lasciato alcuno scampo. Narcissa, dopo aver saputo che suo marito aveva soccorso Rodolphus e che ora suo cognato viveva a casa loro, aveva deciso di prendere in mano la situazione. Quando aveva notato che l'uomo non migliorava né peggiorava, aveva deciso di correre un rischio in più. Era stata lei a usare la maledizione senza perdono contro l'uomo che in quel momento esaminava suo cognato. In poco tempo, seguendo le cure, Rodolphus era già migliorato. Ma per quanti sforzi facesse, i progressi le sembravano sempre più lenti. Era torturata costantemente dal dubbio. Voleva sapere come stava la sorella, se stava bene e se era viva.
Tutto quello che le rimaneva della sorella era quel sottile filo di speranza a cui non voleva rinunciare. Erano anni che non aveva notizie di sua sorella maggiore, della ragazza che l'aveva aiutata a diventare una donna e a superare il dolore per la perdita di Andromeda. Infatti anche se la secondogenita non era morta, per la famiglia Black aveva cessato di esistere. Aveva rinnegato gli insegnamenti di una vita sposando il Sanguemarcio, Ted Tonks. Il purissimo sangue della grande casata dei Black era stato infangato con quel matrimonio e quell'onta si poteva ripulire solamente rinnegando colei che aveva commesso sull'atroce atto. Ora Narcissa si sentiva sola. Era l'unica superstite di un trio di sorelle. Non c'era più nessuno che poteva ricordare con lei momenti della sua infanzia e si sentiva immensamente sola. Voleva recuperare almeno quel pezzo della sua famiglia. Sapeva che ora che era una donna sposata avrebbe dovuto smetterla di considerare i Black la sua famiglia e pensare solo a ciò che aveva costruito con suo marito, con Lucius, ma per quanto amasse suo figlio e suo marito non poteva di sicuro dimenticare tutti quegli anni in cui era stata una donna nubile, quegli anni in cui esisteva Narcissa Black, il delicato giglio della famiglia Black. E non la forte Narcissa Malfoy. No, non poteva e non voleva dimenticare.
“Il paziente migliora continuamente, signora Malfoy. Se gli farà bene un infuso con queste piante probabilmente entro pochi giorni riconquisterà la completa lucidità. La febbre ormai è calata e più di così io non posso fare.”
“La ringrazio, Medimago Gareon. Un mio elfo lo materializzerà nel suo appartamento. Non faccia parola con nessuno di tutto questo, come al solito. Adesso può andare.”
Disse con freddezza la bionda e con un gesto imperioso della mano congedò il Medimago, rimanendo sola nella stanza. Poggiò una mano sul mobile e guardò suo cognato, Rodolphus Lestrange e i ricordi la strapparono all'improvviso da quel luogo.

VILLA LESTRANGE
“Tu la devi fermare! Sei suo marito, Rodolphus, le devi dire di smetterla! Devi ordinarglielo se è necessario.”
I capelli le erano sfuggiti dalla pettinatura che poche ore prima le aveva fatto con tanta attenzione il suo elfo domestico e le ricadevano attorno al viso di porcellana in ciocche sparse. Quando aveva saputo quello che la sorella stava facendo, si era smaterializzata immediatamente nella dimora dei Lestrange. Aveva dovuto aspettare per un bel po' nel salone, torturandosi il labbro e camminando avanti ed indietro così tante volte fa aver perso il conto. Quando un elfo domestico aveva osato chiederle qualcosa – la giovane non ricordava neanche cosa – lei lo aveva scacciato con un calcio, troppo preoccupata per badare a cosa dicevano quelle repellenti creature. Dopo un tempo che le era sembrato infinito, suo cognato Rodolphus era tornato a casa e finalmente gli aveva potuto parlare. Non gli aveva dato neanche tempo per togliersi il mantello, aveva direttamente posto la domanda principale.
“È vero? Bellatrix lo sta davvero cercando ancora?”
“Come fai a saperlo?”
“Non importa. Voglio solo sapere se è vero o meno.”
“Importa invece! Se lo sai tu allora c'è il rischio che lo scopra anche qualcun altro!”
“Allora....allora è vero?! Bellatrix sta ancora cercando l'Oscuro Signore?”
“Si Narcissa.”
“E tu l'aiuti?”
“Si.”
Era stato a quel punto che la conversazione era degenerata e Narcissa era arrivata ad alzare la voce.
“Tu la devi fermare! Sei suo marito, Rodolphus, le devi dire di smetterla! Devi ordinarglielo se è necessario.”
Rodolphus l'aveva guardata, piantandole in faccia due occhi severi e aveva stretto il pugno. “Narcissa basta. Non sono affari tuoi quello che io devo o non devo dire a mia moglie. Non dimenticarti che Bellatrix non è più una Black. Adesso è una Lestrange e tu una Malfoy. Appartenete a due famiglie diverse.”
“Stai parlando di mia sorella! Di mia sorella che rischia di finire ad Askaban o ancora peggio. Per cosa, poi? Per cercare un morto? Ha perso ormai, Rodolphus, e tu lo sai! Anche se fosse vivo – e non lo è, lo sai- avrebbe perso ogni cosa. Adesso dobbiamo pensare a salvare noi e le nostre famiglie.”
“Basta!” urlò l'uomo che fece un paio di passi in avanti, arrivando al punto di squadrare la donna negli occhi. Quando parlò il suo tono di voce era gelido e non ammetteva repliche. “Abbiamo giurato, Narcissa. Ha giurato anche tuo marito. Gli dobbiamo fedeltà e la fedeltà non svanisce così velocemente.” si allontanò appena da lei e si girò di spalle, aggiustandosi i polsi dell'abito che indossava. “In ogni caso sai com'è fatta tua sorella e sai quanto è fedele all'Oscuro Signore. È la sua serva più importante, lo sanno tutti, e non lo abbandonerà mai.”
A quelle parole calde lacrime erano scese lungo le guance della donna. “Non può rischiare così tanto! Ho bisogno di lei!” aveva urlato.


ANTICA VILLA BLACK IN ROVINA
Pochi si stavano già allenando, constatò Lord Voldemort mentre da una stanza solitaria osservava l'enorme giardino sottostante. Non si era di sicuro aspettato che i suoi Mangiamorte più fedeli, coloro che avevano sopportato l'inferno per lui, si riprendessero così velocemente. La maggior parte di loro era ancora debole e scrutando la mente di alcuni aveva scoperto che in loro non c'era altro che paura. Avevano paura di guarire, paura di quello che sarebbe diventato la loro vita. Alcuni di loro avevano anche paura dei propri ricordi. Eppure nessuno di loro aveva reagito nello stesso modo di lei. Loro preferivano restare lì, a farsi guarire, mentre invece la mangiamorte per eccellente aveva provato in tutti i modo a non essere debole. Non voleva ricordare, Bellatrix, e voleva cancellare tutti quegli anni dalla sua memoria. L'unico modo che aveva per farlo era quello di tornare quella di prima. E lei l'aveva fatto, si era impegnata, ma non tutti erano come lei. Nessuno era come lei. Nessuno. Lei era unica.
Lord Voldemort scacciò quei pensieri futili dalla sua mente, concentrandosi solo su quello spaurito gruppo di maghi che provava a migliorare ma in maniera abbastanza fiacca. Una smorfia si aprì sul suo volto. Posò le fredde dite scheletriche sul corpo della sua adorata Nagini che, con le spire avvolte attorno alle sue spalle, osservava con lui la scena, fiutando l'aria con la punta della sua lingua. Anche lei era inquieta. Quel luogo pieno di debolezza non le piaceva. L'Oscuro Signore la accarezzò lentamente, accorgendosi a malapena della pelle fredda sotto le sue dita.
“Calma, Nagini. Pochi minuti e torniamo a casa.”
Sussurrò in serpentese, prima di girarsi e rivolgere finalmente la sua attenzione all'uomo che da un bel po' di tempo era inginocchiato al suo cospetto. I lunghi capelli biondo chiaro gli coprivano appena il volto e affianco a lui era poggiato un bastone nero rifinito in argento.
“Lucius. Sono afflitto per la perdita della tua famiglia.”
“Perdita...? Mio signore di quale perdita parla?”
Un sorriso increspò le labbra dell'Oscuro Signore. “Qui non vedo tua cognata. Non è una perdita, caro il mio Lucius?”
Le spalle di Lucius ebbero un tremito appena percettibile. “I Dissennatori hanno detto che era viva. La Gazzetta la cita fra gli evasi. Forse è solo....persa.”
“Tu credi, Lucius? Oppure ci crede tua moglie in queste cose?” chiese Lord Voldemort con voce suadente.
Il silenzio regnò sovrano per ben poco tempo, riempito solo dal sibilo di Nagini che, dopo aver abbandonato le spalle del suo padrone, si avvicinava al Mangiamorte, fermandosi in un cerchio attorno alle game. L'Oscuro Signore chiuse gli occhi ed esplorò la mente del suo servo. Pensiero dopo pensiero lesse tutto poi con una voce di miele e ghiaccio gli parlò.
“Chiedimelo, Lucius. So cosa desideri chiedermi.”
“Cercatela. Vi prego, Oscuro Signore, cercatela. Cercate Bellatrix, ve ne supplico.”
Lucius pronunciò quelle parole in tono sommesso, fissando un lembo della veste dell'Oscuro Signore. Il suo appello era disperato. Ogni notte ormai vedeva Narcissa, la sua Narcissa, che non si dava tregua. Sua moglie aveva cercato e ricercato più volte notizie sulla sorella. Era tornata ad Askaban di nascosto, aveva visitato il cimitero della prigione e controllato in tutte le celle. L'aveva sentita mentre ordinava ad un elfo di trovare i registri della prigione e di reperirvi tutte le informazioni riguardante la sorella. L'aveva vista mentre picchiava quello stesso elfo fino a lasciarlo a terra, moribondo nel suo stesso sangue solo perché non aveva trovato informazioni. L'aveva vista mentre permetteva al suo viso di incresparsi in una smorfia di tristezza quando pensava di non essere vista ed infine aveva visto come con forza nascondeva tutto sotto uno strato di sicurezza.
Sopratutto aveva visto se stesso mentre osservava impotente la moglie, sapendo che in quel momento Narcissa cercava solo la sorella.
Aveva ricordato la ragazza che aveva conosciuto fra i Serpeverde e la donna che si era sposata con il suo migliore amico. Ricordava la Mangiamorte che era diventata.
“Perchè mi fai questa richiesta, Lucius? Per Narcissa o per te?”
“Per me, mio signore...?”
“L'amavi, Lucius.” disse con disprezzo Lord Voldemort.
Lucius chiuse gli occhi per un attimo. Si, l'amava. Una volta, quando entrambi erano ad Hogwarts, ama Bellatrix. Ma era stata solo una cotta, un sentimento che aveva lasciato solo un profondo rispetto. “E' stato molto tempo fa, mio signore. Quel sentimento è sparito da tempo ormai. Lo chiedo per mia moglie e...si, forse anche per me, ma non perché provi per lei qualcosa di diverso dal rispetto ma perché mia moglie ne ha bisogno.”
“Bene, Lucius. Le tue parole non sono state vane.” si girò di spalle, congedando il Mangiamorte.
Lucius aveva appena poggiato una mano sul pomello della porta quando Lord Voldemort senza neanche girarsi, gli diede un ultimo ordine. “Quando il tuo ospite particolare si risveglierà, Lucius, voglio saperlo ancor prima di tua moglie. Adesso vai.”
Il corpo di Lucius si irrigidì per un'ultima volta poi il Mangiamorte oltrepassò la porta, sparendo.
“Nagini vieni. Torniamo a casa.”
Poggiò una mano sul corpo del serpente e si smaterializzò.

DIMORA DI LORD VOLDEMORT
Un forte schiocco risuonò nell'aria e un attimo dopo l'Oscuo Signore insieme alla sua Nagini comparvero nella stanza. Per un istante il tempo sembrò sospeso poi Lord Voldemort si portò una mano al cuore, affondando le dita nella carne e appoggiandosi con l'altra ad una colonnina del letto a baldacchino. L'aria gli mancava, non era abbastanza, e un rantolo gli sfuggiva dalle labbra serrate.
Un attimo dopo tutto era passato.
“Signore state sempre peggio.”
“Lo so Nagini ma ho già la soluzione.”

VILLA MALFOY
Narcissa era seduta davanti allo specchio e con gesti lenti e precisi si spazzolava i lunghi capelli biondi. Lucius entrò a passi lenti e le baciò la guancia prima di sedersi sul letto.
“Lo sa.”
La mano di Narcissa si fermò poi lentamente posò la spazzola sullo specchio della toilette. Si alzò e raggiunse Lucius, sedendosi accanto a lui e abbracciandolo dolcemente.
“Cosa vuole?”
“Solo sapere quando si risveglierà.”
“Lucius sapevi che non avresti potuto tenerlo nascosto per sempre.”
Lucius chiuse gli occhi, pensando solo all'abbraccio della moglie.

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NOTE: In questo capitolo Bellatrix non compare proprio, lo so, e nel prossimo mi farò perdonare. Non l'ho inserita solo perchè in questo momento non ci sono molte novità su di lei. Si sta allenando con la stessa costanza di sempre e migliora sempre di più. In compenso però c'è una piccola parte in cui Voldemort pensa a lei. So che non è molto ma per esigenze di trama non potevo inserirla. Mi sono concentrata di più su Lucius e Narcissa questa volta e spero di aver sottolineato come Bellatrix manchi a loro e quanto la strega era importante nelle loro vite.
Nel prossimo cpaitolo ci sarà una rande svolta, promesso v.v
Per adesso buona notte e recensite, voglio sapere cosa ne pensate!

§Demone.
  
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