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Autore: xMoonyx    29/07/2014    7 recensioni
[post finale alternativo season 9]
La guerra è finita. Con un unico portale difettoso a collegare i loro mondi, Dean e Castiel riusciranno a vedersi di sfuggita solo per pochi istanti, prima che scada il tempo loro concesso.
E quando Cas tornerà le volte successive, capirà che il tempo non scorre alla stessa velocità, tra Paradiso e Terra.
Se solo si potesse ricucire il portale...
---
Dean è sempre stato abbandonato nella sua vita: prima sua madre, poi suo padre, poi Sam, e adesso anche Castiel.
Ma questa volta è diverso.
Questa volta Castiel ha promesso. E quindi Dean lo aspetterà.
Ma fino a quando una promessa può rimanere tale prima di tramutarsi in illusione?
[Destiel]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Ezekiel, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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The Boy Who Waited 4 Advertisement
Avrei dovuto aggiornare secoli fa, ma vi giuro, vi giuro, sono stata impegnatissima. La vita reclama ogni tanto, e io accorro! xD anche se ogni tanto ho bisogno del rifugio che è il fandom, anche perché il lato nerdoso è una parte di me con cui ormai convivo da sempre u.ù
Anyway, il prossimo capitolo dovrebbe essere l'ultimo, a meno che poi non diventi troppo lungo e allora sarò costretta a dividerlo in due, ma il succo è: SIAMO ALLA FINE, non so se per la vostra gioia o disperazione.
Non voglio anticipare nulla per evitarvi qualsiasi tipo di spoiler, dico solo che questo capitolo è stato davvero arduo di scrivere. A livello psicologico proprio. Mi ha turbato nel profondo e ho anche pianto ad un tratto mentre lo scrivevo, ma DOVEVO farlo. Mi dispiace.
Sul serio.
Mi dispiace tantissimo.
Non so cosa mi girava per la testa... ci rivediamo nelle note finali............ sempre se ci arrivate ç_ç



Soundtracks che ho ascoltato scrivendo il capitolo: Questa volta ho usato solo la stessa soundtrack deprimente dello scorso capitolo. IN LOOP. 
Rendetevene conto.
E anche una new entry! 

1. (all'inizio, poi ad un tratto vi metterò la seconda, con la solita scritta "qui") https://www.youtube.com/watch?v=WjO0WROVgfQ 


The Boy who Waited

Too late


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Quando Cas tornò sulla Terra per la quinta volta, si ritrovò nuovamente nel giardino della casa di Sam.
L'erba era tagliata di fresco, la luce del tramonto giocava col suo trench disegnando sulla stoffa le ombre delle foglie che stormivano al vento.
Il cielo era colorato di rosa all'orizzonte, e qualche uccello sparuto rivolgeva alla luna nascente la sua melodia.
Castiel si ritrovò a sorridere, in pace, osservando i giochi di luce che il sole rifletteva sulle finestre.
E la pace dell'ambiente era la stessa che viveva in lui: finalmente aveva trovato una soluzione.
Dopo aver discusso -più litigato, avrebbero detto gli umani- con gli altri angeli, erano arrivati ad una soluzione.
Che il portale era difettoso Castiel l'aveva realizzato a sue spese: in molti, lui compreso, sospettavano che fosse proprio stato maledetto da Metatron. Gli angeli avevano in mente di distruggerlo, recidendo in tal modo ogni legame con l'umanità: nessun angelo avrebbe potuto visitare la Terra.
Non più.
A meno che non decidesse di restarci definitivamente. Lontano da casa, senza possibilità di tornare indietro. Ma Castiel era disposto a questo per Dean.
I suoi poteri si sarebbero estinti col tempo, e lui non sarebbe stato diverso da qualsiasi altro umano.
Doveva solo riferire la buona novella a Dean.
Avanzò nel giardino, cauto -del resto si ritrovava in una proprietà privata- e provò un forte senso di deja vue nel momento in cui scorse un ragazzino giocare a pochi metri da lui.
Il ragazzo indossava un cappello da baseball al contrario, ma non stava inseguendo una palla gonfiabile, quanto piuttosto un cane beige.
Un Golden Retriever, risolse la mente analitica di Cas.
Il ragazzino non poteva avere più di tredici anni.
Per una volta da troppo tempo, il sollievo aprì le labbra di Cas di un sorriso che non si sarebbe aspettato così presto.
Quindi non era passato tanto tempo, questa volta...
«John!» chiamò entusiasta.
Il ragazzino non si mosse e Castiel si fece più vicino, attento a non schiacciare l'osso di plastica del cane -memore dell'incidente con il trenino, un'eternità fa- e posizionò le mani a coppa attorno alla bocca.
«John?»
Finalmente il ragazzino si voltò, stringendo le palpebre per coprirsi dal sole e metterlo a fuoco.
«Ciao, sono Castiel, un amico di papà. Senti, sapresti dirmi dov'è tuo zio?»
«Lo zio Dean?» domandò John sistemandosi il berretto: aveva i capelli più scuri dell'ultima volta.
Al solo sentirlo nominare Cas avvertì una scarica di adrenalina.
«Sì.»
«E' dentro, nello studio credo» lo informò il ragazzino, puntando un indice verso l'abitazione.
Cas seguì la sua traiettoria deglutendo a fatica.
«Grazie» replicò felice senza nemmeno guardarlo, dirigendosi subito verso la direzione indicata.
«Figurati» borbottò il ragazzino, grattando il cane dietro le orecchie. «E comunque non sono John, sono Adam!»
Cas rischiò di inciampare sugli scalini di fronte all'ingresso.
Si dovette aggrappare al corrimano, col cuore in gola e la gola improvvisamente secca. (Qui)
Si voltò a fissare sconvolto il ragazzino: quindi quello era il neonato che aveva preso in braccio l'ultima volta?
Quel piccolo pargoletto che vagiva e gli succhiava le dita?
Come poteva scorrere così velocemente la vita degli umani? Un giorno sei un lattante e il giorno dopo un adolescente.
Il ragazzo non parve notare il suo disagio, fece una smorfia e scrollò le spalle, agitando la mano al suo indirizzo.
«Allora a dopo, Castiel!»
E tornò a giocare col cane, lanciandogli un freesbie che il cucciolo inseguì guaendo.
Castiel eseguì un calcolo veloce e rifiutò di darsi una risposta definitiva: ancora una volta il portale gli aveva giocato un brutto scherzo.
Vaffanculo, Metatron, pensò con tutti i muscoli rigidi.
Per fortuna era tutto finito, non avrebbe più avuto problemi di salti temporali, ora che non doveva più tornare in Paradiso.
Salì in fretta i gradini ed entrò a casa.
Sentiva la voce di Sam al piano di sopra ma non gli sembrò giusto andarlo a disturbare: non lo vedeva dai tempi del suo matrimonio e magari Sam non sarebbe stato contento di incontrarlo.
In ogni caso, dopo che avesse dato il segnale agli altri angeli per chiudere il portale, Cas avrebbe avuto tutto il tempo di parlargli.
Si diresse così direttamente verso lo studio che gli aveva indicato Adam: in realtà non aveva idea di dove potesse trovarsi, e così andò un po' alla cieca fin quando non scorse, dal corridoio, una figura china su una libreria.
E anche senza scovarne il volto, la riconobbe.
Si affacciò sulla stanza e vide un uomo vestito con una camicia larga, la schiena un po' curva e l'intero corpo in penombra.
Ebbe un tuffo al cuore.
«Dean» lo salutò.
La figura trasalì e perse la presa sul libro che aveva afferrato.
Il volume ricadde ai suoi piedi con un tonfo e l'uomo fece per abbassarsi a recuperarlo, ma poi qualcosa dovette bloccarlo perché si portò una mano rugosa alla schiena, con un gemito di dolore.
«Dean...?» tentò ancora Cas, improvvisamente preda del dubbio.
Forse aveva sbagliato persona...?
 L'uomo si voltò e Cas realizzò di non aver sbagliato.
Dean lo fissava come se non lo riconoscesse, inizialmente, poi lo squadrò da capo a piedi e deglutì.
«Dean!» Cas allargò le braccia, entusiasta di vederlo. Si avvicinò verso di lui per abbracciarlo ma quello indietreggiò, fissandolo ancora come se non potesse credere ai propri occhi.
«Che ci fai qui?» lo accolse, ruvido.
Il sorriso di Cas si incrinò.
«Sono... tornato» rispose, come se fosse ovvio.
«Questo lo vedo. Perché?» abbaiò ancora Dean.
Aveva la voce più rauca di come ricordasse, la piega delle labbra più decisa, il naso più marcato e lo sguardo più gelido. I capelli erano completamente grigi, più radi alla base della fronte, e il volto era solcato da una ragnatela di rughe abbastanza evidenti.
«Come perché...» Cas era confuso «Mi avevi chiesto di tornare indietro appena avessi avuto una soluzione e... e ce l'ho.»
Dean parve ricordare l'evento. Provò a raddrizzarsi sulla schiena e Cas intravide un guizzo nella mascella.
«Non saresti dovuto tornare» ribatté, tetro.
Cas avvertì una morsa di gelo nel petto.
«Ma...» avanzò ancora di qualche passo, mostrando un poco i palmi in segno di smarrimento. «Ho la soluzione, Dean.»
«Di che parli?»
«Posso restare» Cas si morse il labbro per contenere l'entusiasmo, mentre una risata di gioia premeva per uscire. Attese impaziente la reazione di Dean.
Ma non si sarebbe mai aspettato quello che invece accadde.
«Che significa?»
«Ho parlato con gli altri angeli» Cas rise apertamente, mantenendo il contatto visivo per comunicargli la sua contentezza «Chiuderanno il portale, e io resterò qui.»
Dean si limitò a stringere le palpebre.
«E no, non preoccuparti, starò bene» lo precedette Castiel «Nessuna lesione, o altro. Il portale era stato maledetto da Metatron... come ho notato a mie spese. Ad ogni viaggio il salto temporale si allargava. Invece adesso... adesso non dovremo più preoccuparci di nulla. Sono tornato per restare, Dean.»
A questo punto si sarebbe aspettato che Dean lo abbracciasse, o scoppiasse a ridere, o anche a piangere dalla felicità.
Ma nessuno l'aveva preparato a quella freddezza.
Dean continuò a fissarlo, immobile, e Cas si schiarì la gola, sicuro che non avesse sentito bene.
«Quindi nessuna scadenza questa volta» mosse una mano come per lanciare in aria un foglio «Nessuna mezzanotte entro cui risalire in Paradiso. Posso finalmente vivere con te.»
E Dean finalmente parlò, anche se le sue parole furono le ultime che Cas si sarebbe aspettato.
«Bel viaggio a vuoto, allora» rise senza allegria, e poi fu colto da un colpo di tosse che lo scosse tutto.
«Dean...?» lo chiamò Castiel, perplesso.
«Puoi benissimo tornartene indietro.»
Fu come una pugnalata. Castiel batté le palpebre, cercando di comprendere.
«Non capisco... credevo che ti avrebbe fatto piacere sentirlo.»
«Ti sbagliavi.»
«Ma... non era quello che volevi? Che potessi restare?»
«Appunto, Castiel!» urlò Dean, adesso fronteggiandolo «Che volevo
Castiel corrugò la fronte «Dean...»
«Ma mi stai vedendo?!» Dean si indicò, disperato «Hai visto come sono ridotto?»
Castiel lo guardò, eppure continuò a non capire.
«Che c'è che non va?»
«Che c'è che non va?!» Dean aprì le braccia, poi le richiuse e lo guardò con rabbia, indicandosi «Sono vecchio, Castiel! Ho sessantotto fottutissimi anni!»
Castiel non avrebbe saputo stabilirlo. «Non mi importa.»
«Hai visto i miei capelli? La mia faccia? E stento anche a reggermi in piedi!»
«Non mi importa...»
«Ho lasciato la caccia! Lo sapevi? Non ero più in grado di combattere. Non volevo rinunciare, ma ho rischiato la vita troppe volte e Sam mi ha costretto a ritirarmi. Dei ragazzi più giovani ci hanno sostituito e adesso loro cacciano al posto nostro.»
«Non mi importa» si impuntò Castiel.
«Sono... non sono più quello che ricordi, Cas!» insistette Dean, veemente, con gli occhi lucidi.
Cas scosse la testa. «Sei sempre lo stesso ai miei occhi, Dean.»
«Ma non ai miei!»
«Non mi importa» Cas azzardò un passo «Voglio solo restare qui, al tuo fianco.»
«A fare cosa, la mia badante?» Dean si inumidì le labbra, col fiato corto.
Cas provò a replicare ma Dean glielo impedì.
«Cas, è troppo tardi...»
L'angelo rialzò gli occhi su di lui, le parole morte in gola.
«No, non lo è» ribatté, sicuro «Ti ho detto che il portale...»
«Non hai capito. E' troppo tardi per me» adesso Dean aveva le lacrime agli occhi.
Quella visione da sola scavò una profonda ferita nel cuore di Castiel. Gli tolse il fiato.
«Non... non capisco.»
«Tu davvero... davvero non ci arrivi?» Dean fu colto da un singhiozzo e no, Castiel non se l'era immaginato.
«Avresti dovuto pensarci prima, Cas... se davvero volevi restare con me, e vivere con me, avresti dovuto pensarci prima. Quando ero giovane. Quando te l'avevo chiesto, e richiesto, e chiesto ancora. E tu continuavi a promettermi che saresti tornato, e io ti aspettavo, e... e...»
«E sono sempre tornato» Cas cercò di sfiorargli il braccio, ma Dean sfuggì alla sua presa.
«Non te ne rendi conto?! Io non ho l'eternità, fottuto angelo del signore! Ma che puoi saperne tu, che sei immortale!»
«Potrei diventar-»
«Sapevi che sarebbe successo, Cas! Sapevi che non ero eterno, eppure hai continuato a rimandare, e rimandare, e ora che hai finalmente preso una decisione è troppo tardi.»
Gli angoli degli occhi di Castiel iniziarono a pizzicare. Non si chiese nemmeno da cosa fosse dovuto.
Si sentiva malissimo.
«Dean... lo sai che mi dispiace...»
«Non è abbastanza.»
«Ma io...»
«Avresti dovuto pensarci prima...» una lacrima scese sulla guancia del cacciatore, mentre la sua voce si spezzava «L'ultima volta che sei andato via... non mi aspettavo che tornassi. Pensavo che fosse finita. Per sempre. E invece eccoti qui... perché sei tornato, Cas?»
«Per resta-»
«PERCHE' SEI TORNATO?» Dean adesso l'aveva spinto, con il fiato corto e le lacrime che aumentavano «Brutto bastardo figlio di puttana, perché continui a tormentarmi?»
Quelle parole lo trovarono disarmato. Castiel provava un profondo dolore che lo stava lacerando.
«Perché mi stai facendo questo...» Castiel non si accorse nemmeno di aver iniziato a piangere come Dean. Sentì solo qualcosa di caldo scivolargli dalle palpebre, e un groppo in gola che non riusciva a mandar giù, e gli occhi in fiamme.
«Perché io ti sto facendo questo?!» Dean si morse il labbro con rabbia, probabilmente per non urlare «Hai idea di cosa mi hai fatto tu, Cas?! LO SAI?»
«Ti prego...» supplicò Castiel ma Dean continuò ad avanzare e fronteggiarlo, in lacrime.
«Tu non sai che cosa è stato continuare a sperare che un giorno potessi tornare, che potessi materializzarti di fronte a me, nei momenti meno opportuni, così avrei potuto rimproverarti su quella cazzata dello spazio personale. Non sai cosa vuol dire guardare fuori dalla finestra, in attesa, mentre tutti ti fanno domande e tu semplicemente non li stai a sentire, perché speri che qualcosa, qualcuno compaia lì fuori, che possa salvarti dalla tua esistenza, dalla tua vita noiosa. Non sai cosa vuol dire dover dire addio alla cosa a cui tieni di più, proprio nel momento in cui l'hai potuta riabbracciare. Si dice che realizzi quanto tieni a qualcosa solo quando la perdi, del resto... e non sai cosa vuol dire accettare di credere ad una promessa che sai non verrà mai rispettata, ma una parte di te ti obbliga a non rinunciare, perché le cose belle accadono, vero? E' questo che mi hai detto il giorno che ci siamo conosciuti. E' vero. Le cose belle accadono. Ma non durano, non durano mai» Dean non si premurò nemmeno di asciugarsi gli occhi. Era furioso, distrutto, e Cas non poteva far nulla per farlo sentire meglio.
Avrebbe preferito pugnalarsi, in quel momento. Di sicuro avrebbe fatto meno male.
«E quando poi credevo di averla superata, di essermi finalmente abituato alla mia vita, senza pensare alla tua mancanza, ecco che riapparivi. Con lo stesso trench, la stessa faccia, lo stesso fottuto sorriso. Eri sempre lo stesso e io invece continuavo a cambiare. E faceva male, oh se faceva male. Per te il tempo non passava, per me sì. Mi ero solo illuso che le cose potessero funzionare tra noi. Non potevano... e non potranno mai. Tu sei un angelo, io no. Io morirò, Castiel. La mia vita sta volgendo al termine... ma non per te. Andrai avanti, per la tua strada, anche quando io sarò polvere. Conoscerai altri umani da stalkerare, e nemmeno ti ricorderai di quel lamentoso cacciatore di nome Dean Winchester, fissato con le birre e le crostate di mele. I secoli passeranno e io sarò solo un ricordo che svanirà presto.»
«No, Dean, non potrei mai...»
«Ho provato a dimenticarti davvero, ma... ma poi c'eri di nuovo. A riaprire le ferite, ad affondare ancora di più il coltello, per poi lasciarmi sanguinante quando andavi via di nuovo.»
Castiel si ritrovò a tirar su col naso, mentre le lacrime calavano giù senza sosta. «Mi dispiace...» soffiò, con la voce spezzata «Mi dispiace Dean, non lo sapevo, non volevo farti male... io...»
«Avrei preferito che non fossi più tornato» concluse Dean, guardandolo fisso negli occhi, entrambi così lucidi «da quando mi salutasti per tornare da Metatron. Avrei preferito che fossi rimasto in Paradiso.»
Cas non riuscì più a trattenere i singhiozzi. Si strinse le labbra per provare a calmarsi, mentre indietreggiava spinto dalla furia di Dean.
«No, ti prego, non dirmi questo...»
«Voglio che tu te ne vada, Cas.»
«Dean...»
«Voglio che sia finita, per sempre. Che tu ti dimentichi di me. Così potrò dimenticarmi di te, questa volta definitivamente.»
«Non voglio dimenticarmi di te» si oppose Cas, in lacrime.
«Io sì.»
E questo spezzò Castiel. Continuò a singhiozzare, col fiato che mancava e le ginocchia che tremavano.
Non aveva idea che si potesse soffrire tanto. Avrebbe preferito l'annientamento della morte a questo dolore.
«Non voglio più soffrire» gli rivelò Dean, anche lui in lacrime. «Basta così. Non ce la faccio più.»
«Mi dispiace, Dean, io volevo proteggerti... non ti farei mai del male...»
«Ma l'hai fatto!» Dean scosse la testa quasi incredulo «Mi hai fatto più male tu di chiunque altro in tutta la mia vita. Mi hai ferito, Castiel. Mi hai ferito troppo e per troppo tempo. Anzi, mi hai proprio ucciso
A Cas sfuggì il fiato dalle labbra «No, non parlarmi così, ti prego...»
«Mi hai ucciso nell'istante stesso in cui mi hai chiesto di aspettare il tuo ritorno.»
Cas provò ad asciugarsi le lacrime, ma Dean continuò, imperterrito.
«Mi hai impedito di costruirmi una vita... Io... io ti odio.»
«No...»
«Ti odio...» lo spintonò ancora, mandandolo a sbattere contro il muro. Cas non provò neanche a difendersi.
«Brutto bastardo!» Dean gli caricò un altro pugno, e un altro, e Cas lo lasciò fare.
«Perché mi hai fatto questo, Cas?»
Cas alzò gli occhi su di lui, pesto di sangue e in lacrime.
«Avevo bisogno di te, Cas... ti amavo, cazzo!»
Castiel sussultò, colto alla sprovvista.
Lo guardò come se non lo riconoscesse.
Amare?
Aveva sentito bene?
«Dean...» provò.
«Non ti azzardare a ripetere il mio nome con quella voce o giuro che io... io...»
«Non mi importa quanti anni hai, o se sei vecchio... voglio invecchiare con te. E non mi importa se ti resta poco da vivere... voglio trascorrere questi ultimi anni con te.»
«NO!» urlò Dean, e per la rabbia scaraventò a terra un vaso.
Cas nemmeno si preoccupò di curarsi.
«Non voglio che tu mi veda così, Cas.»
«Che stai dicendo?» l'angelo si rimise in piedi, aggrappandosi alla parete e corrugando la fronte.
Dean fu colto da un accesso di tosse e Cas lo richiamò.
«Dean-»
«Esattamente di questo sguardo parlo!» sbraitò Dean sfuggendo dalla sua presa come se scottasse «Quello sguardo di compassione che hai adesso. Sì, sono vecchio, e sono brutto, lo so! Non voglio che tu debba badare a me! Tu non crescerai mai, resterai sempre giovane... gli anni passeranno e io non riuscirò più a camminare, e a parlare, e perderò i capelli, e poi la vista, e... e...» Dean abbassò lo sguardo, incapace di mantenerlo nel suo «Io non voglio che tu mi veda così. Non lo permetterò.»
«Dean...»
«Non voglio più vederti.»
«No, ti prego, non...»
«Vattene via!» Dean questa volta gli lanciò contro un libro.
Cas si spostò in tempo per evitarlo e il volume sbatté con violenza contro la parete.
L'angelo guardò Dean come se non lo riconoscesse.
«Hai paura?» lo prese in giro Dean, crudelmente «Ecco bravo, scappa via!»
Cas scosse la testa. «Che stai facendo...?»
«Torna in paradiso.»
«No.»
«TI HO DETTO DI TORNARE IN PARADISO!»
«Non ti lascio...!»
«Non voglio più vederti!» Dean lo spinse di nuovo, questa volta verso la porta. «Castiel non te lo voglio ripetere più... vattene via.»
«Dean» lo pregò Cas stringendogli le braccia e annegando nei suoi occhi. «Non voglio...»
«Lasciami in pace» Dean aveva ripreso a singhiozzare «NON TORNARE MAI PIU'!»
Castiel lasciò andare la sua pelle, con un vuoto all'altezza del petto.
«Ti prego... no, non voglio lasciarti... non farmi questo...»
«Vattene o quanto è vero Dio prendo il fucile.»
«Dean... per favore...»
«NON TI VOGLIO QUI! VATTENE VIA!»
Gli lanciò un altro libro ma Castiel era sparito, e così il volume si perse nel corridoio, aprendosi per terra.
Dean non si curò nemmeno di riprenderlo.


Le pareti della stanza del salotto di Dean furono sostituite da quelle asettiche del suo paradiso.
Cas si accasciò contro la scrivania del suo sogno, col respiro corto e gli occhi spalancati.
Non riusciva a contrastare il dolore. Gli stava dilaniando l'anima, centimetro dopo centimetro.
Non riusciva nemmeno a capacitarsi di quello che era successo.
Il volto furioso e arrossato di Dean era impresso nella sua retina, e anche battendo le palpebre non accennava a sbiadire.
Strinse spasmodicamente il tavolo, sentendolo incrinarsi sotto le dita, che gli prudevano.
E poi urlò.
Urlò e scaraventò via tutti gli oggetti presenti sulla scrivania, con rabbia, con disperazione, con dolore.
  Agguantò la lampada e la gettò con violenza contro il muro, vedendola frantumarsi e esplodere, spargendo cocci ovunque.
A pezzi, proprio come il suo cuore.
 Infine afferrò la scrivania e la rivoltò, con un ruggito devastato.
Cercò qualcos'altro da distruggere, ma poi il dolore lo sorprese con una nuova stilettata e Cas semplicemente crollò in ginocchio, singhiozzando senza più controllo.
Tutto era stato inutile.
Era troppo tardi... troppo tardi.
Il rifiuto di Dean bruciava. La vita di Cas all'improvviso non sembrava avere più alcun senso.
Scivolò sul pavimento freddo, su un fianco.
Tutti gli sforzi che aveva compiuto per ottenere il permesso di restare sulle Terra non erano serviti a nulla.
Perché non ci sarebbe stato nessun Dean a condividere la sua gioia. Ad aspettarlo a braccia aperte.
Perché l'aveva aspettato per troppo tempo, e Cas non poteva chiedergli di più.
 Gli era totalmente sfuggito dalle mani, l'aveva perso per sempre.
Dean lo amava, e lui aveva rovinato tutto. Aveva rovinato tutto a tal punto, da aver tramutato quell'amore in odio.
Singhiozzò ancora di più, ormai in posizione fetale, e si strinse i pugni al petto, in cerca di conforto, sperimentando perfino il mojo angelico per frenare il dolore.
Ma non funzionò.
Questo era un dolore diverso.


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To be continued >> Parte 5 (aka Pianto)






~•~Angolo Autrice~•~
Inizio a correre se voglio sopravvivere D:
*guarda i fucili puntati dai lettori e deglutisce in panico*
Emh... POSSO SPIEGARE!
------------------------------
Okay, no, NON posso spiegare, solo che... non potevo soffrire da sola, no? *silenzio*
NOOO???
Mi dispiace ç__ç
Non so davvero cosa posso dire su questo capitolo. Un po' riassume tutto il theme della fanfiction, specialmente con la ripetizione della frase "too late", che è anche il sottotitolo della storia.
Il succo è appunto questo: il tempo scorre inesorabile, e per quanto i sentimenti possano essere eterni, così come le buone intenzioni, le persone non lo sono.
Another succo: godetevi le persone fin quando le avete accanto. Non si sa mai se domani saranno ancora al vostro fianco.
E' una lezione che Castiel ha imparato a sue spese, ma lui non è un umano, non era consapevole della gravità di quello che gli stava capitando tra le mani. E ne ha pagato lo scotto.
Come andrà a finire? Vi assicuro dolore e fluff per il prossimo capitolo.
IO PROVO ANCORA A RIPRENDERMI PERCHE' NO, CREDETE CHE SIA FACILE PERCHE' L'HO SCRITTA IO E QUINDI SO TUTTO MA NO, CIOE' SOFFRO LO STESSO, CREDETEMI.
*piange*
Non so cosa dire. Giuro. Sono assolutamente senza parole, ed è raro nel mio caso. Ma non credo che le parole possano descrivere più di quanto non abbia già fatto il capitolo.
Spero solo che continuerete a leggermi.

P.P.S: Dovrei rispondere a tutte le vostre recensioni, anche a quelle dell'altra storia, spero di arrivarci oggi ma non vi prometto nulla perché gli impegni non mi hanno mica abbandonato. Mi sono solo presa un po' una pausa per respirare, ma non so se sarò in grado di rispondere a tutti perchè ci tengo a dare delle risposte soddisfacenti e per quello ci vuole tempo. E IO COME CAS IL TEMPO NON CE L'HO.
Ma lo farò.
Vi prometto che lo farò presto. E IO MANTENGO LE MIE PROMESSE.
..
...
..... ALMENO IO LE MANTENGO T__T

P.P.P.S: non avete idea di quanto mi distrugga e sfracelli il cuore un Cas ridotto in questo modo.
E no, non... non odiate Dean. Ha sofferto troppo anche lui, per questo è diventato acido. E' solo ferito, non è cattivo, ve lo giuro T____T I MIEI BIMBI AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA *ricomincia a piangere*



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