Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |       
Autore: beagle26    29/07/2014    7 recensioni
Londra. Elena Gilbert, giovane scrittrice di belle speranze, dopo mille porte in faccia è riuscita a pubblicare con successo il suo primo romanzo.
Il merito è dovuto soprattutto all'intervento del giovane editore titolare della casa editrice “Tristesse”, che tra consigli non richiesti e qualche modifica di troppo, ha portato il libro in vetta alle classifiche di vendita.
Ma cosa succederà quando Elena verrà colta improvvisamente dal famigerato blocco dello scrittore?
AU - TUTTI UMANI
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Elijah, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Damon/Katherine
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Capitolo 1 – Il patto
 

I poured a drink for you
But you were smoking with your friends outside and I see
Big things for you
I made plans for you and I
I scream screams for us
Cause I have dreams of bigger stuff and I know
Sometimes it happens
Tell me when I'm gonna get what I want
Get what I want
And forget who I was
And I'm away
 
White Leather – Wolf Alice*

 
 
 
Ancora non riesco a credere ai miei occhi.
Per almeno quindici volte ho percorso la sala con lo sguardo in preda ad un vortice di sensazioni. Un misto di entusiasmo ed eccitazione, proprio come una bambina lasciata libera in un negozio di caramelle.
Mai, mai in tutta la vita avevo anche solo osato sperare di trovarmi qui, circondata da tutta questa gente e per di più in prima fila.
Davanti a me un palco decisamente imponente, le quinte coperte dai pesanti tendaggi color porpora illuminati dalle luci dei riflettori, e poi quella scritta… la scritta.
 
“English Fiction Awards”. Tre parole in grado di farmi tremare le ginocchia.
 
L’aria profuma di aspettative e ambizioni nascoste, oltre che di uno strano misto di mughetto e muffa, che sembra provenire direttamente dalla vecchia signora seduta al mio fianco.
Ho provato ad attaccare bottone per sapere chi fosse, ma a quanto pare è sorda come una campana. Chissà, magari anche lei è qui in cerca di un’occasione per sfondare, proprio come me. Del resto il sole sorge per tutti… prima o poi.
 
Di tanto in tanto sono costretta a sbattere le palpebre, disorientata dalle luci dei riflettori e da tutto questo trambusto.
Deglutisco, poi respiro lentamente una, due, tre volte. Concludo il rito calmante con una lisciatina alle pieghe del vestito blu notte che mi stringe la vita e mi scivola sulle gambe terminando in una morbida nuvola di raso.
Il cartellino del prezzo mi pizzica leggermente la schiena, ma cerco di non farci caso, sperando che non salti fuori nel momento meno opportuno. Domani dovrò restituire l’abito a Bonnie, che l’ha gentilmente “preso in prestito” per me da Liberty, il negozio di Soho dove lavora da un mese come commessa.
 
Il momento tanto atteso sta per arrivare. Nervosa e tremante mi porto automaticamente una mano ai capelli, per acciuffare una ciocca impertinente scivolata dallo chignon e rimetterla al proprio posto.
Per ultimo lancio un’occhiata terrorizzata alle mie spalle, dove incontro il sorriso smagliante della mia amica Caroline. In risposta lei sgrana gli occhioni azzurri e mi fa “ciao ciao” con la mano guantata di bianco.
 
Proprio così. Guanti bianchi.
 
Certo, è una serata elegante, ma non così tanto da richiedere un abito lungo a sirena rosso fuoco. Tanto per non passare inosservata, Care ha aggiunto una veletta a perfezionare la sua acconciatura, un complicato intreccio di boccoli che sfidano ogni legge di gravità.
A quanto pare, da quando lavora alla casa editrice Tristesse, Caroline ha avuto ben pochi momenti di svago o eventi mondani in cui poter sfoggiare il suo fornitissimo guardaroba, e non aveva alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire questa ghiotta occasione indossando un banale tubino nero.
 
Nel frattempo, una voce fuori campo annuncia il presentatore del premio, facendomi voltare automaticamente in direzione del palco. Raddrizzo la schiena e mi schiarisco la voce, nel vano tentativo di ricompormi e assumere un’aria distaccata e indifferente. Certo, perché anche se non dovessi vincere io… chi se ne importa. O no?
Del resto è la mia sola occasione di rivalsa di fronte al mondo dopo le circa quattrocento porte che mi sono state sbattute in faccia prima di imbattermi nella Tristesse, dove, inaspettatamente, ho svoltato.
“Ci dispiace signorina Gilbert, ma il suo romanzo non è stato all’altezza delle nostre previsioni.”
Le lettere con cui gli editori rifiutavano educatamente il mio romanzo suonavano tutte così. Masochista come poche, le conservavo una per una. Le appendevo al muro della vergogna, una sorta di bacheca improvvisata proprio di fronte alla mia scrivania, pensato appositamente per aiutarmi a tenere a mente i miei innumerevoli fallimenti.
E poi… proprio quando mi ero rassegnata a fare domanda come cassiera in qualche supermercato di periferia, ecco che ho bussato alla porta giusta.
E ora sono qui, a rischiare di vincere il premio come migliore autrice emergente dell’anno.
Io, proprio io. Elena Gilbert, la ragazzina timida e impacciata di Camden Town.
Non posso fare a meno di sollevare il mento con aria fiera, guardando di sbieco la mia vicina di posto puzzolente che nemmeno si immagina di essere seduta al fianco di una futura celebrità.
Tsè.
 
Poi, finalmente, le luci si abbassano un po’ e io lo vedo.
Attraversa il palco con sicurezza, posizionandosi di fronte al leggio e lanciando alla folla un’occhiata magnetica, nonché un sorriso a trentadue denti.
Indossa un abito sartoriale di un colore scuro e indefinibile, leggermente lucido come si conviene per una serata elegante come questa. Sulla sua camicia nera e aderente pende una cravatta di una tonalità appena più chiara rispetto al colore della giacca, mentre i suoi capelli sono perfettamente pettinati da un lato.
Caspita, quant’è affascinante. Improvvisamente ho voglia di vincere anche solo per ritirare il premio dalle sue mani.
 
Certo, non so granché di lui, ma quello che vedo mi sembra abbastanza.
Elijah Mikaelson è uno sceneggiatore piuttosto famoso nell’ambiente, anche se in questo momento proprio non mi viene in mente nessun film a cui abbia lavorato.
Sarà colpa dei miei gusti terribilmente sdolcinati ed infantili.
È evidente, Elijah non può che essere dedito al cinema impegnato… sembra così intellettuale.
 
Mi stringo nelle spalle e gli rivolgo tutta la mia attenzione, mentre lui sorride seducente alla platea. Quando inizia finalmente il suo discorso, in sala cala un trepidante silenzio.
 
“È davvero fantastico essere qui a presentare il premio per il miglior scrittore emergente” esordisce, stringendo gli occhi con fare calcolato, quel tanto che basta per assumere un’aria vagamente intrigante “ed è con grande piacere che lo consegno ad una giovane autrice protagonista di un debutto eccezionale. Signore e signori, vince l’edizione 2014… Lieto Fine.”
 
Vedo grigio. Le orecchie mi fischiano mentre Elijah indica la platea con un ampio gesto della mano. Io penso a casa. A mio padre che non è potuto essere qui, ma sicuramente mi sta guardando mentre fa il suo turno in fabbrica. A mia madre che forse può vedermi, ovunque lei sia. E non riesco a muovere un muscolo che sia uno.
 
“Elena! Vuoi smetterla di startene impalata come un baccalà? Hai vinto!! Hai Vinto!! Alza immediatamente quel sedere e sali sul palco.”
 
Care sibila nel mio orecchio, picchiettandomi ripetutamente un indice sulla spalla.
Per una volta la sua nota insistenza serve a scuotermi. Perché Lieto fine è il mio romanzo.
Ho vinto davvero. Io! Proprio io!
Scatto in piedi all’improvviso. Per poco non mi ammazzo inciampando sulla borsetta della mia vicina di posto, che nel frattempo mi guarda con indecisione.
Probabilmente non sa se prendermi per pazza o meno, ma fra poco sarà costretta a ricredersi.
Recuperando un minimo di aplomb salgo gli scalini e mi avvicino a passo spedito ad Elijah, che percorre l’intera mia figura con un’occhiata rapida e attenta, per poi soffermarsi con lo sguardo sul mio viso.
 
“Elena Gilbert, signore e signori.” mi annuncia, pronunciando il mio nome con un tono suadente che mi procura un leggero brivido lungo la schiena.
Poi mi bacia le guance e mi porge il premio, una sorta di libriccino di vetro che riesco già ad immaginare sulla mia scrivania, proprio a fianco al computer e al mio bonsai portafortuna, compagno delle mille notti insonni dopo il mio turno da McDonald’s, trascorse a scrivere pagine e pagine di word in attesa che qualcuno mi notasse.
Afferro la mini-scultura con riluttanza, soppesandola fra le mani.
Un nuovo, terribile dubbio si impadronisce di me. Come diavolo ho fatto a non pensarci prima? Il discorso.
Che cavolo dico adesso? Qualcosa tipo “Dio salvi la Regina” sarà appropriato per un’occasione del genere? Mentre cerco di mettere insieme due parole decenti, Elijah non perde tempo. Riacciuffa il microfono, strappandomelo dalle mani prima ancora che io riesca a spiccicare una parola, tornando a incantare la platea con uno sguardo che ha un ché di calcolato.
 
“Elena qui è una vera scrittrice” attacca, scandendo bene le ultime due parole “e un vero scrittore può attraversare momenti molto difficili. Ma io ti capisco, Elena. Siamo scrittori entrambi, entrambi sappiamo cosa significa affrontare El Toro Blanco. Il terrore della pagina bianca. Ogni giorno lo affrontiamo, insieme. Non è così Elena?”
 
Sono disorientata mentre soffia quelle parole sul mio viso, sempre più vicino. Penso a tutti i ringraziamenti che vorrei fare, le mille cose che dovrei dire, ma sono sopraffatta dal suo sguardo che mi trafigge e non posso fare altro che annuire come un’ebete.
 
“Signore e Signori, Elena Gilbert.” conclude lui, prendendomi sotto braccio e trascinandomi giù dal palco prima che possa dire anche solo una mezza frase. Che ne so, salutare mio padre o la mia vicina ungherese. Ma quando riprendo il controllo di me è già troppo tardi.
 
*****
  
“Sei stata fantastica Elena.”
 
Caroline mi sorride calorosa, afferrando al volo un canapè al salmone dal vassoio d’argento che un elegante cameriere in divisa ci fa scorrere sotto il naso.
Le sorrido a mia volta, ma con poca convinzione, mentre prendo un altro sorso di champagne.
Se non altro, il party post cerimonia offre un rinfresco a cinque stelle che non ho nessuna intenzione di lasciarmi sfuggire.
 
“Beh, perché mi guardi con quell’aria afflitta? Hai vinto, ce l’hai fatta.” mi incalza, distribuendo occhiatine ammiccanti a destra e a sinistra.
 
“Ho fatto la solita figura dell’imbranata.” sbuffo. Che cavolo,  mi sono lasciata scappare il mio momento di gloria e la cosa mi infastidisce non poco. Per una volta potevo vendicarmi di tutti quelli che non hanno creduto in me e invece…
Caroline mi guarda con condiscendenza, accarezzandomi una spalla con la mano ancora coperta di seta.
 
“Coraggio Elena. Che te ne importa? Le vendite del tuo romanzo andavano già alla grande, ma con questo premio schizzerai in cima alle classifiche.”
 
Caroline Forbes e il suo senso pratico. È lei che si occupa di far quadrare i conti alla Tristesse, cosa per nulla semplice vista la scarsità di autori che la casa editrice può annoverare nella propria scuderia. Del resto, il proprietario è una persona che definire difficile è un eufemismo.
Direi che gli aggettivi che gli calzano meglio sono piuttosto… vediamo un po’… cafone, opportunista, stronzo? Ecco si. Stronzo.
 
“A proposito,” continua lei “dobbiamo far ristampare al più presto Lieto Fine. Devo assolutamente parlarne con…”
 
“Damon!” la interrompo, scorgendo l’odiata figura del mio editore spuntare dal nulla oltre le sue spalle. Lupus in fabula, come si suol dire.
 
“Ciao capo.” squittisce Caroline, scattando sull’attenti e ingoiando in un sol boccone la sua tartina. Io mi limito a rivolgergli un cenno di saluto, mentre lui mi osserva da capo a piedi con la solita aria strafottente che lo contraddistingue.
Per l’occasione ha addirittura sfoderato una giacca da sera dal suo guardaroba total black, ma come al solito ha dimenticato di pettinarsi.
Devo ammettere, non senza una certa riluttanza, che questo look vagamente elegante gli dona abbastanza.
Mi rivolge uno sguardo obliquo che cerco in tutti i modi di evitare mentre Care, indossata la divisa della contabile iper professionale, snocciola numeri e possibili prospettive di crescita dovute alla mia recente promozione all’olimpo degli scrittori emergenti.
 
“Che ne dici se ne parliamo domani? Piuttosto, ho visto quel presuntuoso di Mike Stark al tavolo dei dolci. Che ne pensi di andare lì a metterlo al suo posto come sai fare tu? Se lo merita.” la incoraggia Damon, facendole un occhiolino.
 
“Agli ordini capo!” obbedisce lei, sfoderando la sua aria più altezzosa per dirigersi da quel ciccione del direttore della Stark Edizioni, che non più di un anno fa mi ha messa alla porta definendo il mio romanzo un polpettone da quattro soldi.
Damon la guarda soddisfatto mentre si allontana. Non riesco a capire come faccia ad esercitare tutto questo potere su Caroline Forbes, una che di certo non è avvezza a farsi mettere i piedi in testa. Probabilmente è molto bravo a far leva sul suo ego.
O forse sono semplicemente andati a letto insieme. Lo sospetto da un bel po’.
 
Damon mi scruta col suo sguardo di ghiaccio, lo stesso che qualche mese fa mi ha accolta, per così dire, quando disperata ho bussato alla sua porta in cerca dell’ultima spiaggia prima di abbandonare per sempre il mondo della scrittura.
A dispetto di tutto, lui aveva trovato qualcosa di valido nei miei scritti e si era proposto di pubblicare il mio libro, andando contro tutto e tutti. Al tempo lo trovai un uomo straordinario, ma è evidente che non lo conoscevo ancora bene come adesso.
Lo vedo afferrare al volo due bicchieri di champagne da un vassoio di passaggio e porgermene uno, sfoderando un sorriso smagliante quanto inusuale per un tipo cupo come lui.
 
“Ti propongo un brindisi Elena.” attacca, in tono stranamente cordiale. Del resto, l’ho appena reso un uomo se non ricco quantomeno benestante.
 
“Non ti sei neppure fatto vedere alla premiazione…” lo rimprovero, usando il tono più freddo e indifferente che mi riesce. Lui alza le spalle, dipingendosi in volto un’espressione innocente.
 
“Oh, andiamo. Lo sanno tutti che la parte divertente è la festa. E poi adesso sono qui no?” ammicca. Afferro con riluttanza il bicchiere dalle sue mani. Lui lo fa scontrare leggermente con il suo, che poi solleva appena e svuota in un solo sorso.
 
“E comunque l’ho visto sai, il tuo discorso di ringraziamento. Quel salame di Mikaelson non ti ha lasciata nemmeno parlare.”
 
Ora si che sono ferita. Come al solito, Damon ha l’innata capacità di andare dritto al mio punto debole, quasi come mi conoscesse e sapesse leggermi.
 
“È stato galante.” ribatto, punta sul vivo. “E comunque, parli proprio tu che hai cambiato il titolo del mio libro senza nemmeno consultarmi?”
 
“Ancora con questa storia Elena? Credi che avresti avuto anche solo una possibilità di vincere oggi se ti fossi presentata con un titolo come… aspetta come lo volevi chiamare? Ah si. Le angosce senza fine di mio padre.
 
Affondo il naso nel mio bicchiere, serrando il braccio libero contro il petto.
Non ho mai perdonato Damon per aver deliberatamente rinominato il mio romanzo con quel ridicolo titolo. Lieto Fine. Puah. Ancora non mi ci sono abituata. Ma lui è fatto così, un cafone senza il minimo rispetto per le idee altrui.
Damon mi guarda da sotto in su, cercando i miei occhi e avvicinandosi di un passo.
 
“Coraggio Elena. Ammettilo. Io e te insieme formiamo una squadra imbattibile. Le tue idee con le mie revisioni… no, mi correggo. Le tue idee, grazie al mio mastodontico sforzo autoriale, diventano una bomba. E questo premio ne è la prova. Perciò, cosa ne pensi di iniziare subito a lavorare ai prossimi romanzi?”
 
Mastodontico sforzo autoriale?!? Ma chi si crede di essere. Mentre lo fulmino con un’occhiataccia, il mio sguardo è catturato dalla figura elegantissima di Elijah che, poco più in là, solleva il bicchiere in mia direzione rivolgendomi un caldo sorriso.
Gli rispondo con l’occhiata più seducente che mi riesce, scorgendo appena con la coda dell’occhio l’espressione esterrefatta che compare sul volto di Damon, poco avvezzo ad essere ignorato. Mi basta questo per sentirmi improvvisamente potente.
Sono la star della serata, l’autrice esordiente dell’anno. Non mi farò più mettere i piedi in testa da un editore insolente sull’orlo del fallimento.
 
“Sai cosa ti dico Damon? Il contratto prevede un solo libro. Uno soltanto. E non avrò bisogno di te per scriverlo, posso cavarmela benissimo da sola. Avrai la bozza sulla tua scrivania quanto prima, dopodiché non dovremo vederci mai più. Hai capito bene, razza di bastardo?”
 
Per un attimo rimango sconcertata dai suoi occhi, che assumono un’aria seria e un’insolita sfumatura blu cupo. Ma è solo un momento. Un secondo dopo torna a rivolgermi un ghigno obliquo, assumendo la solita aria da stronzo impenitente. L’uomo che non deve chiedere mai. Che faccia tosta.
 
“È così che la pensi? E sia. Cerca di darti una mossa con quella bozza. Prima la concludi, prima smetteremo di dover avere a che fare l’uno con l’altra. Non ci vedremo più. Mai più.” ribatte gelido. Per una volta ci troviamo perfettamente d’accordo.
 
“Ok.” dico semplicemente, puntando gli occhi nei suoi e stringendoli appena.
 
“Ok.”
 
“E ora, se vuoi scusarmi, ho di meglio da fare.” concludo.
Poi poso il bicchiere, mi riavvio i capelli e mi incammino con passo sicuro in direzione di Elijah.
 

 
*Ho versato un drink per te
Ma stavi fumando fuori con i tuoi amici e vedo
Grandi cose per te
Ho fatto progetti per noi due
Urlo grida per noi
Perché sogno cose più grandi e so
A volte capita
Dimmi quando potrò avere ciò che voglio
Avere ciò che voglio
E dimenticare chi ero
E sono lontano
 
 
Ciao ragazze. Eccomi qui con una nuova storia, un esperimento più che altro, che vuole essere divertente e senza troppe pretese.
Comincio subito col dire che l’idea non è farina del mio sacco, ma è scaturita da un film che non credo nemmeno sia uscito in Italia, ma che ho visto qualche tempo fa in streaming.
Il titolo è appunto “Not another happy ending”. Subito è nata in me l’idea di adattarlo e trasformarlo in una ff Delena :-)
Ecco qui quindi il primo capitolo. Nei prossimi torneremo un po’ indietro, al primo incontro fra questi due e all’evoluzione del loro rapporto odio/amore.
Spero di avervi almeno un po’ incuriosite, se avrete voglia di farmi il regalo di un vostro parere ne sarò lieta.
Per concludere, se c’è qualcuno che legge l’altra mia storia, il prossimo capitolo dovrebbe arrivare a giorni. Scusate per l’attesa ma il capitolo è un po’ impegnativo, e poi devo ammettere che il tempo libero è sempre meno uffa.
Grazie a chiunque passerà di qui.
Un bacione
Chiara
 

 
 

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: beagle26