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Autore: MobyGrant    29/07/2014    1 recensioni
E tu che tipo di giocatore di Dark Souls sei? Un amante della lore? Uno che non ne capisce una mazza ma gioca solo per devastare tutto con l'arma più OP? Ebbene, il Chosen Undead di questa storia, di questa "run", è un particolare guerriero con doppia personalità: una n00b, ignara di quello che le succede e amante del puro melee, l'altra pr0, amante della lore, delle schivate, delle descrizioni e di tutto ciò che la circonda. Il problema è che ogni volta che il personaggio muore, una personalità prende il sopravvento sull'altra...
NOTA: questa storia segue le vicende di Dark Souls ma potrebbero essere presenti (ci saranno) variazioni, come sequenze assenti o leggermente modificate o dialoghi con npg non propriamente identici (e direi).
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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hahahah

Momenti interminabili di buio, poi una luce illuminò e scaldò il corpo deturpato del prigioniero evaso, finalmente di nuovo a contatto con quella fiamma che tanto gli aveva dato sollievo. Alzò il capo titubante e vide un’alta fiamma accanto a sé. Non riuscì bene a capire il motivo ma le si avvicinò, toccandola, ma senza bruciarsi. Quello che sentì fu benessere: ogni ferita si stava rimarginando e sentì quasi il bisogno di portarsi con sé un po’ di quel tesoro. Cercò nel proprio inventario e trovò una fiaschetta verde.
«Che strana… e affascinante allo stesso tempo» disse piano.
Quindi la girò e lesse alcune parole che vi erano incise:
“I non morti bramano queste fiaschette verdi.
Riempile di Estus ai falò. Ripristina punti vita.
Le Fiaschette Estus sono collegate alle Guardiane del Fuoco.
Dai racconti oscuri: "Una fiala dall'anima della Guardiana. Ella vive per preservare la fiamma, e morirebbe pur di proteggerla."”
Il non morto rimase a pensare qualche minuto a quelle parole, cercando di rivelare il mistero che vi era dietro quelle parole criptiche, poi però una voce lo destò facendolo sussultare:
«Avvicinale al fuoco e si riempiono, idiota» disse un uomo comodamente seduto su una sporgenza di pietra.
«Qui c’è scritto estus, non fuoco» rispose il prigioniero evaso con tono deciso.
«Uh… beh, si, il fuoco è detto anche estus, penso…» rispose senza troppa convinzione, ma l’interlocutore fece finta di crederci e gli si avvicinò dopo aver rifornito le fiaschette.
«Chi sei? Cos’è questa sorta di santuario? Non sai che cosa ho passato venendo qui…» cominciò il nuovo arrivato. Il guerriero se la rise, poi rispose con un tono sarcastico, secondo lui almeno:
«Questo è il santuario del legame del fuoco, ma tanto perderai, morirai, diventerai vuoto, però esistono due campane, una nella città infame e lì morirai, l’altra nella chiesa dei non morti ma morirai uguale. Tutti muoiono, sono tutti segnati, io pure» disse, mentre l’interlocutore inarcava un sopracciglio.
«S-sì, beh, lo vedremo. Il mio nome è Hydell comunque. Tu chi sei?» chiese il non morto con gentilezza, nonostante tutto continuava a mostrare cordialità.
«A Lordran non hanno importanza i nomi, tanto falliscono tutti, perdono tutti, bla bla» continuò perentorio il guerriero. Hydell scrollò le spalle e cominciò un giro di esplorazione del luogo. Si fermò a esaminare ogni singolo fascio d’erba che superava, raccolse ogni oggetto che vide leggendone l’ormai tipica scritta sul retro ma tra le cose più strane che aveva trovato vi erano due cose che l’avevano incuriosito: le fantomatiche “ossa del ritorno” e le “umanità”. Sui primi rimase più tempo: si accorse infatti solo allora che il falò era alimentato da ossa!
«Assurdo, tutto ciò è assurdo, quel fuoco è alimentato da ossa di non morto…» si ripeté tra sé e sé, incredulo. Era estasiato da tanta bellezza di design, quasi come stesse vivendo un videogioco. Per quanto riguardo le umanità, rimase più che altro dubbioso:
“Rara fatina nera trovata sui cadaveri.
Usata per ottenere 1 punto umanità e per recuperare un alto numero di punti vita”.
«Io non credo nelle fate, però boh» pensò. Continuò il giro d’esplorazione senza lasciarsi nulla alle spalle e al primo bivio si introdusse verso un luogo bagnato da una superficie d’acqua cristallina. Qui un ronfo di qualcosa fece lo fece sussultare, ma nei dintorni, di sospetto, vi era solo il corvo che l’aveva condotto a Lordran.
«Che meravigliosa creatura… sicuramente simboleggerà ben altro rispetto a quanto sembra» disse da solo. Si inoltrò sempre di più fino a incontrare due scheletri che alla sua vicinanza si ricomposero.
«Non mi fate paura, creature del male!» gridò sguainando la spada larga. Lo scontro fu però più duro di quanto immaginasse: sbagliò ogni tentativo di parry e dovette bere almeno quattro sorsi di estus per sopravvivere. Uscito da quella situazione, avanzò trionfante ma non appena vide uno scheletro grosso il triplo di quelli affrontati, indietreggiò balbettando robe e cadde malamente nel precipizio lì nei pressi… morendo.

SEI MORTO…

«DOVE SONOOOOO? Cacchio sta diventando un'abitudine risvegliarmi in luoghi sconosciuti» Hydell si guardò attorno e notò un uomo in armatura a lui sconosciuto che lo fissava.
«Ehi tu che minchia guardi? Vuoi botte?» L'uomo non reagì alla provocazione e sussurrò semplicemente «Tu sei matto, vattene da questo luogo».
«Okok me ne vado, ma perché voglio io, non perché me lo dici tu».
Camminando notò un pozzo decorato con un cadavere, oltre il quale un gruppo di non-morti stazionava nella prossimità di una scalinata. Facendosi strada lanciando fendenti riuscì a superare le scale e da qui si ritrovò all'interno di un acquedotto.
«M-ma quel topo sta mangiando un cadavere? Che schifo!» Ignorandolo, percorse il lungo corridoio buio che lo riportò in superficie. Qui fece ancora qualche passo, ma ad un certo punto un'enorme creatura alata sputafuoco gli tagliò la strada, appoggiandosi per qualche istante sul ponte che stava percorrendo.
«Non ci posso credere... UN DRAGOOOOOOOO!!!!» preso da un grande slancio di adrenalina continuò in corsa il giro per quel borgo e dopo varie uccisioni si ritrovò di fronte a due scheletri con scudo. Tentò di colpirli, e nel tentativo di schivare alcuni colpi cadde al piano di sotto del palazzo coperto fino ad allora da alcune casse. Decise di non preoccuparsi dei due rivali e continuando per quella strada si trovò di fronte a quello che sembrava un mercante.
«WOW! Tu sei un mercante!»
«Si ci hai visto bene, e tu hai ancora il senno. Ma stai attento, dalle profondità sono risaliti fino al borgo un demone toro e anche un demone dalla forma caprina».
«No tu forse non hai capito... io sono un super boss!»
Così dicendo iniziò a tirare alcune spadate a caso, e uccidendo il mercante poté derubarlo di una chiave di qualcosa e una katana. «Ma come si usa sta rogna di spada? Bah...»
Tornando indietro si ritrovò al cospetto di quei due nemici ignorati precedentemente, che parando i suoi colpi e affondando con la lancia lo stavano ownando come quel nabbo schifoso che era. Decise di scappare, e nel suo allontanarsi vide una spada simile a quella trovata in precedenza.
«La spada magica!» Quando fu sul punto di toccarla prese nuovamente fuoco, ed uno strano tepore lo colse in tutto il corpo.
«Sono di nuovo al top... anche se ho un po' sete. Che è sta roba?» Notò una strana borraccia gialla e senza pensarci ne ingurgitò il contenuto.
«CAAAA**O ma che è sto schifo incandescente? Non sento nemmeno alcun cambiamento in me».
Proseguì per la strada e dopo aver percorso un ponte, nel quale rischiò di esser colpito da numerose bombe, si ritrovò circondato in una stanza piena di scheletri. Dopo aver nuovamente lanciato fendenti a caso si ritrovò l'unico vivo e non poté fare a meno di gasarsi. Poco oltre si ritrovò ad un bivio: in alto uno scheletro alquanto stupido lo aspettava macchinando qualcosa, in basso, un enorme cavaliere in armatura nera gli dava le spalle.
«Finalmente un nemico al mio livello... Ehi pirla io son qui, ti affronterò con la spada a due mani». L'imponente cavaliere gli corse incontro e una volta vicino con un solo fendente shottò lo sprovveduto che in un insieme di imprecazioni e lamentele lasciò quel posto.

SEI MORTO…

Si risvegliò frastornato ma paradossalmente con una scintilla di consapevolezza in più che non aspettava altro che essere alimentata. Hydell si rialzò guardandosi intorno e ancora una volta ebbe quella sensazione di deja-vu. Quella volta cercò però di ricordare con esattezza quello che era successo e rivide nella sua testa immagini dapprima confuse, poi sempre più nitide e concrete: dei non-morti, una viverna rossa, un cavaliere dalla bellissima armatura nera. Quando aveva vissuto però quegli incontri? Quelle battaglie? Non riusciva ancora a comprendere bene ma non aveva intenzione di rimanere al falò, per quanto il suo corpo ne giovasse. Uscì camminando, facendo a pezzi i vari non morti che gli si pararono davanti.
«Devo esercitarmi con i parry, sono la mia firma!» si disse mentre schivava abilmente i fendenti degli avversari. Aveva uno scudo ottimo ma per qualche ragione preferiva la destrezza alla resistenza… un mito, o un cretino. I parry cominciavano a funzionare e il suo ego raggiunse livelli che neanche Duke Nukem. Proseguì schivando un paio di bombe lanciate a caso da alcuni non morti appostati in alto e fece altra strage sempre a suon di parry. Poi giunse lì dove ricordava essere in qualche modo morto: alla base di una scalinata vi era un cavaliere nero che brandiva una possente spada.
«Cosa rappresenterà mai quella pozza di sangue verdognola?» disse osservando ciò che rimaneva delle anime della sua precedente vita, quindi la sfiorò e si sentì pervadere da nuova forza e conoscenza. A ogni modo, il cavaliere si accorse di lui e partì sparato con un fendente laterale, intento a shottarlo così come la prima volta.
«In culo!» gridò riuscendo a fare un altro parry, per poi punirlo lì dove non batte il Sole.
«Coraggio!».
Era ormai in trance e dopo un altro paio di parry perfetti, riuscì a devastare anche quel pericoloso avversario. Non aveva avuto paura di lui, lo aveva già incontrato… ma non riusciva ancora a capire bene. Raccolse l’anello che il cavaliere aveva lasciato e ne osservò attento la fattura:
«È un blu fantastico… scommetto A CASO che ha una scritta sul retro» pensò, e infatti così era: un anello particolare che gli permetteva di essere più resistente quando stava per morire… wow. Proseguì non senza intoppi, anche se un non morto scemo che prova a buttare un barile di fuoco da una scala non può definirsi tale, e giunse a una torre.
«Una porta! Diamine, avessi avuto la possibilità di scegliere a caso un oggetto con cui cominciare questo viaggio fantastico attraverso le lande desolate e pericolose di Lordran, una chiave capace di aprire porte sarebbe stata perfetta» si disse mentre scalciava una barile amareggiato e una lucertola lucente gli scappava da sotto il naso.
«Che cos’era?! Che io sia Maledetto quando non sto attento!».
Fu allora però che trovò nelle proprie tasche una chiave come quella che avrebbe voluto possedere. Strano, ma boh. Entrò lentamente nella porta finalmente aperta e scendendo la lunga scalinata della torre, incontrò un qualcosa in armatura enorme con tra le mani un’arma di forma fallica.
«Che creatura fantastica!» disse schivando il primo colpo. Non voleva combatterlo, voleva osservarlo per capire chi fosse. All’ennesimo attacco dunque, andò di parry ormai sicuro delle proprie capacità e… BOOM.

 SEI MORTO…

«Sono ancora qui?» disse Hydell come risvegliatosi da un lungo sonno ristoratore.
«Basta, è arrivato il momento di lasciare questo posto» così deciso e risoluto iniziò a correre per quel borgo disseminato di non morti, e distribuendo fendenti si ritrovò di fronte alla zona del suo precedente game over.
«Qui non c'è più nessuno... MA ALLORA SONO RIUSCITO A BATTERLO QUEL CAVALIERE!»
Colto da nuove energie riprese il cammino, ed entrato in un'alta torre, ignorò la porta aperta davanti a lui e salì le scale: arrivato di fronte ad una porta ricoperta di nebbia la superò. Si ritrovò in un enorme corridoio all'aperto, la vista era magnifica da lassù e proprio di fronte a lui si ergeva un'altra torre. Continuò a camminare pensando di essere finalmente in pace, senza nessun nemico da battere, ma proprio a quel punto cambiò la musica di sottofondo, e un enorme demone cornuto iniziò a corrergli incontro dopo esser sbucato dal nulla.
«Ehi amico, non hai speranze» disse intrepido mentre si bagnava i pantaloni.

 

   
 
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