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Autore: Fiamma Erin Gaunt    29/07/2014    3 recensioni
[Storia a OC]
Il dominio del mondo è prerogativa di chi detiene l’ancile di Giove. Lo scudo, consegnato nelle mani di Numa Pompilio, garantì il predominio di Roma sul mondo finchè non venne smarrito. Ora le divinità minori, desiderose di riscatto, sono alla sua ricerca per sovvertire l’ordine universale. Riusciranno tre giovani Eroi a invertire la rotta che sta prendendo il Fato?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Le Cacciatrici, Nuova generazione di Semidei, Octavian
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 1

 

 

 

 

 

 

 

- Ne sei assolutamente sicuro? È proprio questo che hai visto? –

Lupa osservava con insistenza Octavian, quasi sperasse che il ragazzo negasse dicendo che la sua visione poteva essere fraintesa, che magari la ricerca dell’ancile era avvenuta secoli prima.

- So quello che ho visto. Contrariamente a qualche ridicolo Oracolo, io non commetterei mai un errore così grossolano su una questione tanto importante. –

Non c’era niente da fare, ancora non aveva digerito il fatto che Rachel, l’Oracolo del Campo Mezzosangue, fosse stata ritenuta più affidabile di lui in passato.

- Nessuno sta mettendo in dubbio il tuo talento, Octavian, ma si tratta di una cosa grave se corrisponde a realtà. – replicò Lupa, conciliante.

Bè, non era certo quello il modo di trattare con lui.

Katherine conosceva Octavian da quando aveva messo piede al Campo per la prima volta, sei anni prima, e ormai aveva imparato come gestirlo. L’avrebbe strozzato volentieri certe volte, quello era ovvio, ma allo stesso tempo lo considerava il suo più caro amico e aveva assoluta fiducia nella sua Vista.

- Se Octavian dice che l’ha visto io gli credo. È un bel problema, Lupa. – decretò, fissandola a testa alta, senza mostrare il minimo segno di cedimento.

- Affronteremo la cosa, ovviamente, dando la giusta importanza alla visione del nostro Augure. Katherine, te la senti di prendere il comando dell’impresa? –

Era una figlia di Marte, una delle più dotate nel Campo, e non era certo la prima volta che le veniva assegnato il comando di un’impresa, eppure il fatto che Lupa avesse pensato proprio a lei per una questione così delicata la riempiva d’orgoglio. Orgoglio e terrore.

Scacciò via quei pensieri. Non era una codarda.

- Sarà un onore andare a prendere a calci qualche chiappa olimpica. – decretò, con un sorrisetto arrogante che le increspava le labbra.

Octavian le rivolse un’occhiata penetrante, come se sapesse perfettamente cosa le passava per la testa. E non era da escludere che fosse proprio così; in quegli anni aveva imparato a interpretare ogni sua espressione in modo inquietantemente preciso, neanche fosse fatta della laniccia di uno dei suoi peluches.

- Lascio a te la scelta dei tuoi compagni, vi aspetterò qui prima della vostra partenza. –

Con quelle parole vennero congedati e si ritrovarono a passeggiare lungo il sentiero che portava verso la loro casa. I primi raggi del Sole cominciavano a rischiarare il cielo e l’alba lo tingeva di migliaia di sfumature che andavano dall’azzurrino al turchese, al lilla e al rosa.

Katherine amava l’alba, così come il tramonto, perché quella mescolanza di colori l’aveva sempre affascinata fin da bambina. Ricordava che passava interminabili minuti sul terrazzo di casa sua a fissare il cielo, svegliandosi presto proprio per non perdersi neppure un secondo di quello spettacolo.

- Ti va se rimaniamo qui fuori? – propose, indicando l’ampio prato poco distante.

Octavian non disse nulla, limitandosi a seguirla e lasciarsi cadere a terra accanto a lei.

Rimasero in silenzio per un po’ finchè non fu proprio lui a prendere la parola.

- Hai già in mente chi porterai con te? –

Si mordicchiò il labbro inferiore, pensierosa. Quando pensava a un’impresa vincente, c’era un volto che gli affiorava sempre nella mente.

Capelli color dell’oro zecchino, occhi di un singolare grigio bluastro che ricordavano il mare in tempesta, e un corpo che sembrava essere stato scolpito nel marmo.

Ate, figlio di Plutone.

Non c’era semidea in tutto il Campo Giove che non avesse fantasticato almeno una volta su di lui. Non c’era semidio che non avesse sognato, almeno per una volta, di essere come lui. Se non altro per sapere cosa si provava nell’essere bello, popolare e un abile guerriero.

Katherine doveva ammetterlo: anche lei non era immune al suo fascino.

Tutto inutile, però, perché il figlio di Plutone aveva una relazione con la ragazza più mozzafiato del campo. Dominique Delafont, figlia di Venere: un metro e settanta di scintillanti capelli biondo argenteo, occhioni blu, curve al posto giusto e sensualità a mille. Poco importava che fosse anche una grandissima stronza egocentrica.

- Kat, ci sei? –

Octavian le sventolò una mano davanti agli occhi, leggermente seccato. Non era un tipo a cui piaceva ripetersi.

- Scusa, dicevi? –

- Ti ho chiesto se avevi già in mente chi portare con te. – ripetè, scandendo le parole come avrebbe fatto con qualcuno particolarmente lento di comprendonio.

Gli assestò una spallata giocosa, facendogli la linguaccia.

- Non c’è bisogno che parli così, non mi chiamo mica Delafont. –

- Quindi pensavi di portare il principe dei cadaveri ambulanti? Ecco perché avevi quella faccia da pesce lesso, ora è tutto chiaro. –

Era incredibile come Octavian fosse in grado di pronunciare quel nome come se fosse la cosa più disgustosa e insopportabile sulla faccia della terra.

- È un guerriero molto abile, il migliore del Campo. –

Persino alle sue orecchie suonava troppo come una giustificazione. Una giustificazione tremendamente debole, si corresse mentalmente.

- Ma davvero? Quindi il fatto che sia un bel ragazzo non incide per niente nella tua scelta? –

Oh, insomma, perché adesso si metteva a fargli quella ramanzina? Neanche fosse suo padre.

Questa poi, chissà come avrebbe reagito Marte sapendo che sua figlia aveva una cotta per il figlio di Plutone. Male, sicuramente molto male.

- Smettila, tanto ho deciso e non cambio idea. – borbottò, seccata.

L’Augure obbedì, ma nei suoi occhi blu si leggeva chiaramente il suo disappunto.

- Chi altri? –

- Pensavo a Ty. –

Un figlio di Venere. Sbuffò, alzando gli occhi al cielo. – Fantastico, di bene in meglio. –

Okay, adesso ne aveva proprio abbastanza.

- Si può sapere che diavolo ti prende? So che dopo aver visto hai sempre la luna di traverso, ma questa volta è peggio del solito, sei insopportabile. –

- Niente, non mi prende nulla. Solo che non credo che sia una buona idea andare in giro in compagnia di due ragazzi; avresti potuto scegliere una delle ragazze del Campo, magari chiedere a Reyna di venire con te. –

Octavian che tirava in ballo Reyna? La cosa doveva essere più grave del previsto visto che di solito si sarebbe fatto sventrare come un orsetto di peluches piuttosto che ammettere che il loro Pretore era in grado di risolvere qualche problema.

- Reyna ha già abbastanza cose da fare qui al Campo senza che la trascini in giro per il mondo alla ricerca di uno stupido ancile. –

- Allora lascia che venga anche io, così ti terrò d’occhio. – replicò.

Scosse la testa. Finalmente aveva capito cosa c’era che non andava. Octavian era in fase iperprotettiva, una cosa che ogni tanto gli capitava e che riservava unicamente a lei.

- Sei l’Augure del Campo, lo sai che non posso portarti, il tuo posto è qui. –

Poi lo abbracciò di slancio, prima di dargli il tempo di capire cosa avesse intenzione di fare, scoccandogli un bacio sulla guancia. Lo sentì avvampare contro le sue labbra.

- Sei tenero quando ti preoccupi per me, sai? – rise, punzecchiandogli un fianco.

- Lo sai che non mi piacciono gli abbracci e le cose sdolcinate. – protestò, ma un lieve sorriso celato a stento gli increspava le labbra.

- Non mi sembra di sentire proteste. –

Si rannicchiò contro di lui, costringendolo a sdraiarsi per permetterle di poggiare la testa sul suo torace.

La vicinanza di Octavian le infondeva sicurezza, poco importava che fosse più umano che divino e non fosse esattamente un combattente. E in quel momento lo sapeva Giove se ne aveva bisogno.

- Voglio che porti con te qualcuno con cui sia in grado di comunicare nel caso qualcosa andasse storto. –

Eccolo che ricominciava.

- Porterò Agnes, soddisfatto? –

- Agnes e Jessie. – rilanciò.

D’accordo per la profetessa, che poteva sempre tornare utile, ma perché una ninfa?

- Che dovrei farci con Jessie? –

Era simpatica e spigliata, forse anche un po’ troppo per i suoi gusti, ma non aveva nessuna qualità indispensabile per la riuscita dell’impresa.

- Fidati, ti servirà. –

Gli occhi blu si erano leggermente offuscati e Katherine lo prese come un segnale. Probabilmente la sua sarebbe stata la prima missione di salvataggio cosmico con la partecipazione straordinaria di una ninfa.

- Così avrò anche due ragazze con cui passare il tempo, dovresti ritenerti soddisfatto. –

Non ne fu sicura, ma le sembrò che Octavian avesse borbottato qualcosa che assomigliava molto a un “abbastanza”.

La loro conversazione venne troncata dai rumori e dal chiacchiericcio dei semidei che si preparavano per l’inizio della giornata.

Si alzarono in piedi, spolverandosi i vestiti a vicenda, e raggiunsero i ragazzi della Prima Coorte, passandoli rapidamente in rassegna.

Era comico il fatto che quella mattina l’ispezione toccasse a loro perché le loro condizioni non erano certo quelle che si presupponeva avessero due Centurioni del Campo Giove. Nessuno, fortunatamente, ebbe però il coraggio di commentare in qualche modo.

Nessuno tranne Dominique, ovviamente, che una volta arrivati davanti all’ingresso della casa della Terza Coorte non si lasciò scappare l’occasione per punzecchiarla.

- Hai un nido di rovi in testa, Banks, o quelli sono i tuoi capelli? –

Katherine avrebbe voluto replicare con la stessa moneta, ma trovare qualcosa in Dominique che fosse meno che perfetto era praticamente impossibile. Così si limitò a ribattere con la sua solita uscita.

- Oh, sta zitta, Barbie. –

Non esattamente originale, ma sapeva quanto il soprannome infastidisse la figlia di Venere.

La vide gonfiare le guance, indignata, per poi allontanarsi da lei sculettando esageratamente ed esclamare, con tono miagolante: - Ate, tesoro. –

Ecco, adesso cominciava davvero a maledirsi per non essere passata a darsi una sistemata prima di cominciare il giro d’ispezione.

- Possiamo andarcene, mancano ancora la Quarta e la Quinta Coorte e tu devi fare quella cosa. –

Già, per un attimo aveva dimenticato l’impresa.

Si passò freneticamente una mano tra i capelli, cercando di dare un senso alle onde corvine, ma a quanto pareva non volevano saperne di stare in ordine.

- Octavian, Katherine. –

La voce di Ate le giunse alle orecchie all’istante e si ritrovò a sorridere amichevolmente rispondendo al saluto mentre il ragazzo al suo fianco fissava il figlio di Plutone con la solita palese ostilità.

- Ate, ciao. Più tardi devo parlarti di una cosa, cerca di non sparire, okay? – mormorò, lievemente impacciata.

- Va bene, ti aspetto in mensa così mi spieghi di che si tratta. –

E poi le sorrise. Oh, in nome degli Dei, doveva esserci scritto da qualche parte che avere un sorriso come quello era illegale.

Octavian sbuffò, marciando a passo risoluto verso la Quarta Coorte.

Ultimarono l’ispezione in fretta e in religioso silenzio perché il discendente di Apollo non sembrava proprio dell’umore adatto a fare conversazione.

Giunti davanti all’ingresso della mensa trovò Ate ad aspettarla.

Era appoggiato al muro e se stava aspettando da tanto ed era innervosito non lo dava a vedere.

- Allora, di cosa volevi parlarmi? – le chiese, affiancandola e sedendosi al tavolo con lei.

In sei anni di Campo non ricordava di aver mai condiviso un pasto con lui; di solito Ate se ne stava al tavolo con i suoi amici e lei frequentava praticamente solo Octavian e Reyna.

- Octavian ha visto una cosa. – esordì, riepilogandogli velocemente i fatti delle prime ore del mattino.

Quando ebbe finito, Ate la fissava con la fronte corrugata.

- Merda. – commentò.

- Esattamente quello che ho detto io. Pensavo di chiederti di unirti a me per l’impresa. –

- Perché proprio io? –

- Bè, sei il miglior combattente del Campo, sarebbe stupido escluderti. –

- Ce ne sono molti altri bravi. –

Oh, insomma, adesso si metteva a fare il modesto o si stava semplicemente tirando indietro?

- Senti, se non vuoi ne trovo un altro. – esclamò, spazientita. Non le era mai piaciuto pregare le persone e di sicuro non avrebbe iniziato quel giorno, neanche per un bel faccino e un sorriso folgorante.

- Calma, calma, non ho mica detto che me ne voglio tirare fuori. Ci sto. Ho solo una domanda: perché una ninfa? –

Ignorò il fatto che lei stessa avesse fatto quella domanda appena un paio d’ore prima e replicò piccata. – Mi basta il fatto che Octavian dica che ci servirà. –

Ate inarcò un sopracciglio, scettico. – Bè, se lo dice Octavian, allora. –

 Poi, notando che si stava innervosendo, lasciò perdere l’Augure.

- Chi altro avevi intenzione di portare? –

Katherine giocherellò distrattamente con le uova strapazzate che aveva nel piatto, rigirandovi la forchetta. – Pensavo a Ty, ma devo ancora chiedergli se è dei nostri. –

Ate si voltò in direzione dell’amico, che sedeva al tavolo dietro al loro in compagnia del resto dei figli di Venere. Dominique era tra di loro e fissava i due ragazzi con espressione arcigna, come se volesse fulminare Katherine su due piedi. – Ty, impresa, ci stai? –

Ty mise giù il bicchiere di spremuta d’arancia e alzò un pollice in aria. – Dei, certo che sì. –

Ty Collins era probabilmente il semidio più iperattivo che Katherine avesse mai incontrato, ma non credeva che fosse davvero capace di accettare una missione potenzialmente mortale senza nemmeno chiedere di cosa si trattasse.

- Hai i tuoi due compagni, una profetessa e una ninfa. Squadra strana, ma sono sicuro che andrà alla grande. –

Quanto avrebbe voluto condividere il suo ottimismo, ma c’era qualcosa che la tormentava. Quella non era un’impresa come le altre. Odiava dirlo, ma c’erano tutti i presupposti perché si rivelasse un vero e proprio suicidio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci qui con l’aggiornamento. Per il momento ho presentato solo i due OC che faranno compagnia a Katherine, ma nel prossimo troverete anche la profetessa e la ninfa e in quello ancora successivo le Cacciatrici. Spero che vi sia piaciuto e vi chiedo intanto cosa ne pensate degli OC finora presenti. Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

  
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