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Autore: atticus    29/07/2014    1 recensioni
La loro canzone incomincia con un assolo di chitarra, per poi concludersi con un lamento.
"Estate,arrivederci" nasce dall'incontro tra le note e il testo di un brano e si sviluppa arricchendosi della personalità di sei persone, delle loro risate cristalline, ma anche delle loro lacrime.
Nonostante si facciano più rigide e fredde le giornate, Jongin rivive ancora sulla pelle il ricordo di quell'estate in cui ha conosciuto Kyungsoo, e ha baciato una persona per la prima volta.
La prima cosa che Jongin notò di Kyungsoo,furono le sue labbra. Aveva labbra tumide e rossissime e dalla forma curiosa. Ogni volta che sorrideva,perché Lu Han gli aveva richiamato alla memoria un ricordo del passato o per una presa in giro fatta da Chen,le sue labbra assumevano l'aspetto di un cuore. La carnagione candida e lattea risaltava parecchio il rosso acceso delle labbra,e più rievocava a Jongin la sagoma di un cuore. Chissà come sarebbero state morbide le sue labbra,se qualcuno le avesse baciate. Avrebbe incontrato la consistenza di un cuscino,forse avrebbero avuto un sapore dolciastro.
Poteva l'amore,in tutta la sua interezza,essere espresso nel calore di un bacio?
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chen, Chen, D.O., D.O., Kai, Kai, Lu Han, Lu Han, Xiumin, Xiumin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'amore è sempre stato di bocca buona riguardo ai suoi primi alimenti. Le prime conversazioni d'amore assomigliano agli omogeneizzati dei bambini. Non importano gli ingredienti, tanto è d'altro che si parla. L'amore sfida le leggi della dietetica, si nutre di tutto e nulla lo nutre. Si son viste autentiche passioni nascere da conversazioni così povere di proteine da reggersi a stento in piedi. A questo assistiamo, a questo becchettio amoroso tra Clara e Clèment. Né l'uno né l'altra sanno davvero di cosa stiano parlando, ma la mamma capisce benissimo che tutto ciò che sboccia dalle labbra di Clèment – verso chiunque sia rivolta – vola in realtà verso Clara, aquiloni variopinti, piccoli emissari d'amore che Clara afferra al volo senza batter ciglio. (Signor MalaussèneDaniel Pennac)





Capitolo due: Di aquiloni variopinti ed emissari d'amore




 Ricordo quando venivamo rimproverati perché parlavamo nei corridoi
Non so perché fosse così divertente,anche quando venivamo puniti
Dopo quel giorno (yeah,yeah) 
Tu e io (yeah,yeah)
Sempre uniti come gli Astri gemelli,
tu eri me,e io ero te ♪* 


La tazza fumante emanava un calore piacevole e solleticava il viso. 
Odorava di buon latte fresco. Lo aveva acquistato la sera prima,quando il frigo non raffreddava altro che il nulla,e non vedeva da giorni alimenti da conservare. 
Kyungsoo non aveva avuto tempo di riempire il frigo. Per l'intera settimana gli impegni lo avevano sopraffatto e lo vedevano fare avanti e indietro da un tavolo all'altro,con il vassoio colmo di tazze fumanti di cioccolata bollente e altre prelibatezze zuccherose e diabetiche. Emanavano un dolce profumo,quando le sue narici erano abbastanza vicine da percepirlo,e gli sarebbe piaciuto gustarsele un giorno. Dovevano essere proprio deliziose le leccornie che offriva il Cassandra,da come vedeva i clienti leccarsi contenti i baffi macchiati di cioccolata. 
Non lavorava da molto tempo al Cassandra,ma aveva già trasportato pesanti vassoi di metallo con quintali di calorie e grassi che avrebbe assunto chiunque li avesse ordinati. Non era un vero amante dei dolci,o dei cibi in generale,ma pensava spesso che ciò che portava ai tavoli doveva essere davvero invitante.
Sembrava che il titolare del café lo avesse preso in simpatia,perché quella sera lo aveva riempito di complimenti e gli aveva permesso di terminare il suo turno in anticipo. Il titolare sembrava davvero giovane (e ricco) per la sua età,per gestire una bottega così ampia e lussuosa. 
Kyungsoo poteva considerarsi davvero fortunato per aver ottenuto un lavoro in una caffetteria di alto rango,oppure aveva la vaga impressione che il titolare gli facesse il filo.
Aveva notato la differenza che emergeva quando parlava con lui. 
Kim Joonmyun sorrideva euforico e gli toccava spesso il braccio,quasi preso da una strana complicità. Non che ripudiasse il contatto fisico,lo "skinship",ma quel Joonmyun lo toccava più del dovuto.  
Tornato a casa,si era avventato sul frigo in cerca di qualcosa che placasse il continuo brontolio dello stomaco che chiedeva pietà. Aveva spalancato lo sportello del frigo,trovando solamente una mela verde e delle uova dentro. 
Quand'era stata l'ultima volta che aveva fatto la spesa? Il suo stomaco ora strillava e i suoi occhi si posarono sull'orologio appeso al muro di fronte. Le lancette dell'orologio segnavano le otto. Il supermercato non chiudeva entro le nove e mezza e il suo stomaco non si sarebbe accontentato di una mela e di una frittata. 
Entrò nel supermercato con l'intenzione di acquistare il necessario per non eccedere con le spese,ma fu attirato dagli infiniti prodotti esposti in offerta e non seppe resistere. Tornò a casa con due sacchetti colmi di cibo e delle patatine della sua marca preferita. Non poteva farne a meno.
Andò a dormire sereno e con lo stomaco pieno. Cucinare gli aveva trasmesso una grande calma e sicurezza. 
Kyungsoo seguì con il tocco dei polpastrelli il profilo del manico e incontrò la consistenza dura e liscia della tazza. Così dura,eppure così fragile a una caduta.  
Il pensiero di essere proprio come quella tazza gli balenò in mente e lo scacciò subito via come un moscerino. Anche se non era un pensiero totalmente fuori contesto.
La tazza era dura e resistente al calore del microonde ma se qualcuno non ne avesse fatto buon uso,scappandosela di mano,l'avrebbe fatta cadere. E la tazza si sarebbe frantumata in mille pezzi,in un solo gesto.
L'impatto con il pavimento era il suo punto debole e se qualcuno l'avesse tastato,si sarebbe rotta. 
E così era Kyungsoo,in un certo modo. Poteva sembrare freddo e distaccato,ma lo era perché cercava di celare il suo punto debole: paura di essere ferito. 
Non avrebbe mai voluto che gli altri lo vedessero come un debole. Kyungsoo era forte come quella tazza,ma talvolta si spezzava. Era come se ogni ferita fosse una delle crepe presenti in una tazza rovinata. L'aveva conservata bene.
Era uno dei pochi oggetti che aveva deciso di portarsi nella nuova casa. Il trasloco aveva lasciato i muscoli indolenziti e molte ore di sonno da recuperare a Kyungsoo,ma anche una svolta nella sua vita. 
Era uscito di casa,la casa in cui aveva trascorso la sua adolescenza. Dentro le mura della vecchia casa risuonavano ancora i riverberi dei suoi singhiozzi e le urla delle litigate con i familiari. Si era lasciato alle spalle il passato e non avrebbe più messo piede in quella casa,dove suo fratello oziava nella ricchezza. Troppi spiacevoli ricordi lo avrebbero aggredito.
Era riuscito,con il lavoro,ad accumulare una discreta somma per guadagnarsi un monolocale non molto distante dal centro. In gran parte lo aiutava anche sua madre,che era attanagliata dai sensi di colpa e che cercava di rimediare il danno,rendendogli la vita più semplice fuori casa.
Era buffo e quasi irreale pensare che Sungyoung,al secondo tentativo,fosse diventata una madre così diligente e coscienziosa.
Quante cose arrivano al momento sbagliato nella vita.
Avrebbe impiegato minor tempo a raggiungere la biblioteca locale. Era lì che era diretto,questa mattina.
Doveva farsi le idee più chiare riguardo il suo futuro e lì,tra gli scaffali della biblioteca,avrebbe trovato la risposta. Aveva spesso notato reparti interamente dedicati all'orientamento della scelta universitaria e liceale,ma non aveva prestato loro molta attenzione. Si era affezionato,invece,al reparto Narrativa,accusato e ricercato per tentato omicidio intellettuale della sua giovane mente di lettore innocente.
Finalmente avrebbe deciso da sè. Non aveva più quattordici anni e i suoi famigliari non avevano più alcun potere su di lui. Non avrebbe lasciato loro il diritto di decidere quale facoltà avesse intrapreso. 
Non era più un adolescente e a gennaio avrebbe compiuto vent'anni.
-Il tempo vola...- mormorò a bassa voce,ripensando alla sua adolescenza.
Da piccolo sognava di avere un lavoro professionale: essere un medico o un avvocato di successo. Aveva smesso di pensarci a partire dai quindici anni.
Per il momento i soldi messi da parte non bastavano a coprire le tasse dell'Università. Pazienza se avesse cominciato più tardi; finché lavorava al Cassandra e stava con i suoi amici,tutto sarebbe andato per il meglio. Era già un traguardo trovare un piccolo appartamento vicino al posto in cui lavorava,anche perché avrebbe risparmiato soldi per i trasporti e soprattutto non era collocato in periferia.
Dapprima non aveva intenzione di acquistarlo,viste le condizioni del monolocale. Kyungsoo riuscì lo stesso a riportarlo a un aspetto accettabile,persino quasi accogliente,grazie alle doti casalinghe ereditate da sua madre e anche grazie alla mano di qualche amico.
Aveva fatto in modo che all'entrata lo sguardo si posasse subito sul tavolo ligneo a destra,incastonato da due sedie. Molti oggetti della casa erano vecchi mobili custoditi in buono stato nella soffitta della casa precedente. 
La "sala da pranzo" era affiancata dal cucinino,nel quale Kyungsoo consumava ora la sua colazione.
Kyungsoo dormiva in un grande letto matrimoniale. Era l'unico oggetto meno umile della casa. Aveva sempre dormito in un letto matrimoniale,perché sarebbe sicuramente caduto da un letto singolo (si muoveva e si rigirava molto nel sonno!). 
Il bagno non era molto ampio,ma era tappezzato di lucenti piastrelle celesti come il cielo ed era fornito del necessario: una doccia,un gabinetto,due lavabi e uno specchio.   
Lo sguardo del ragazzo cadde sulla catasta di libri sul pavimento. 
-Tra non molto devo restituirli...- pensò,gonfiando le guance rosee. 
Decise di portarseli con sè e andò a infilarli all'interno della borsa marrone. Lesse i titoli dei libri che aveva divorato e si ricordò delle sensazioni che ciascuno di essi gli avevano provocato. Pensò di tenerseli ancora per un po',come un ladro. 
Respinse l'idea,scuotendo la testa. Spesso la sua mente di avido lettore partoriva questi strani pensieri e sempre instaurava un legame morboso con ciò che leggeva. 
La lista dei libri che aveva intenzione di leggere non aveva un fine (...come,d'altronde,i rotoloni Regina) e accadeva sempre che ogni libro che prendeva in mano diventasse uno dei tanti preferiti.
Conosceva uno scrittore alla volta,senza averlo incontrato di persona. Conosceva più persone di quanto immaginasse. I libri erano stati i suoi più grandi maestri. Gli avevano insegnato a come stare da soli,ma anche con le persone intorno.
-Potrai rileggerli quando vuoi!- disse per convincere se stesso e infilò gli ultimi libri nella borsa. Adesso però la borsa pesava un po' troppo...
Avrebbe sopportato! La strada verso la biblioteca non era lunga,ce l'avrebbe fatta se avesse alternato spalla di tanto in tanto.
Pensò anche di dare un'occhiata alle opere di Daniel Pennac,se rileggersi qualche suo libro. Pennac trasmetteva sulle sue opere il potere di sconvolgere il prossimo. E questo faceva di Kyungsoo un sadomasochista,se così si può dire,perché adorava i suoi libri.
Spalla destra.
Il calore lugliasco si avventò su di lui,uscito dal portone di casa,e gli fece allungare il passo. Nella biblioteca avrebbe trovato riparo dal sole e avrebbe goduto dell'aria condizionata.
Non seppe se infilarsi le cuffie nelle orecchie. Aveva in testa una melodia piacevole e non aveva intenzione di farsela scappare.
Yixing,il pianista pieno di talento,l'avrebbe composta. Era un pianista carismatico,che non conosceva la posizione delle note sulla tastiera,ma le riconosceva dal suono. Era in grado di suonare altri strumenti (dei quali,la chitarra) ma quando poggiava le dita sulla tastiera del pianoforte,componeva la musica di Dio.
Gli avrebbe intonato la melodia e Yixing lo avrebbe aiutato. Avrebbe finalmente conosciuto le note della melodia. 
Spalla sinistra.
La melodia aveva cominciato a comporre le prime note nella sua materia grigia,quando aveva incontrato Lu Han e Chen, e aveva stretto la mano a quello strano ragazzo: Jongin.
Non sembrava un cattivo ragazzo,ma non avrebbe dovuto abbassare la guardia comunque. 
Aveva notato che aveva la carnagione più scura rispetto agli altri,labbra carnose e piene e occhi scuri che diventavano due adorabili fessure circondate da minuscole pieghe quando rideva. Le labbra si aprivano in una grande,calda e avvolgente risata,serrando i denti e scoprendone gran parte. Era una risata profonda e contagiosa,e piacevole da sentire. Quando rideva, Jongin aveva anche bisogno di dare ripetute manate su una spalla o su un'intera persona. E quanto rideva,ancora! 
Ecco cosa sentiva nella sua testa: risuonava l'eco della risata di Jongin. Era piacevole la sensazione di avere ancora nelle orecchie la risata di quel ragazzo. 
-Chissà che note musicali avrà!- ridacchiò.
Spalla destra.
Imboccò un viale e passò davanti a mura tappezzate di numerosi manifesti politici. Arrestò il passo e finse un vago interessi nel leggerli.
Ancora non sapeva chi votare. Ogni anno la professoressa Park lo intimava a farlo,ma lui davvero non aveva la benché minima idea di chi votare. 
Promettevano e assicuravano tutti in cambio del loro voto cose molto belle: dai miglioramenti della città agli stipendi generosi,dalle diminuzioni delle tasse ai maggiori posti di lavoro...insomma,chi più ne inventava,più ne metteva. Perché finiva sempre che non sollevassero un dito e che godessero di un nauseante sfarzo.
La facciata della biblioteca locale si stagliava imponente agli occhi di Kyungsoo. Gli imbianchini l'avevano riverniciata di un rosso vermiglio e dall'esterno la biblioteca sembrava un rettangolo rosso con le finestre,immerso nel verde del giardino. Diversamente dalle altre biblioteche,quella centrale aveva una struttura moderna e ricordava vagamente un'opera di Malevič,padre del Suprematismo.
Kyungsoo entrò nel giardino curato della biblioteca e camminò lungo una basolata di ciottoli e pietre. Si guardò intorno e fantasticò un incontro con personaggi fantastici.
Dove il giardiniere scavava una buca,il ragazzo immaginava di tuffarsi e precipitare nel mondo delle meraviglie. 
Dove cresceva la grande quercia,immaginò l'albero saggio tendere l'orecchio e ascoltare la grande musica che i libri intonavano. Immaginava una dolce principessa dai capelli ramati,poggiare la schiena sul tronco legnoso e cantare una canzone dolcissima.
Lungo la basolata che percorreva,osservava piccoli demonietti uscire dalla loro tana e spostare ciottoli,scoprendo aperture di lava e fuochi incandescenti. 
Il giardino che fioriva attorno la biblioteca,aveva costituito una fonte di ispirazione per le favole che Kyungsoo scriveva.
Quella mattina il giardino era giallo,illuminato dai raggi dorati del sole. Invisibili particelle si sollevavano in aria e danzavano intorno a lui e a Kyungsoo venne solo voglia di rotolarsi nell'erba,se solo non ci fossero state le due persone sedute su una panchina.
Spinse il portone (quante volte aveva sbagliato,tirando invece di spingere!) e vide un'anziana signora che aveva intenzione di uscire. Le tenne la porta.
-Grazie,figliolo- lo ringraziò,inarcando le labbra in un sorriso. Lui le rivolse un sorriso di circostanza.
La bibliotecaria sollevò il capo,intercettata dal rumore di passi proveniente dall'entrata e sorrise. Kyungsoo le rispose con un cenno della mano.
La bibliotecaria era una bella donna dal viso paffuto e il corpo prosperoso. Le visite di Kyungsoo alla biblioteca erano frequenti e a lei piaceva vedere il ragazzo immergersi nella lettura. Per i primi due anni lei conosceva solo il suo nome,Do Kyungsoo,e la data di nascita indicati sulla tessera bibliotecaria. 
Poi aveva cominciato a scambiare qualche parola con lui,commentando un libro da restituire o che Kyungsoo aveva intenzione di prendere in prestito.
Lo avrebbe adottato all'istante,se avesse potuto! 
La signora Jung era molto più simpatica degli altri colleghi che le sedevano vicino,dietro la scrivania. Non era come l'altra bibliotecaria dai capelli argentati e gli occhi severi,che ti fulminava con lo sguardo se facevi rovesciare una pila di libri,provocando una reazione a catena.
Ma Kyungsoo non aveva diritto di giudicarla. Affermava,infatti,l'avvocato Atticus Finch ne Il buio oltre la siepe che quasi tutti son simpatici quando finalmente si riescono a capire
Lo conoscevano ormai tutti in biblioteca. E lui conosceva alla perfezione la biblioteca.
Inspirò un odore buonissimo che ricordava quello della farmacia e della cartoleria. Quest'ultimi,però,non eguagliavano quello della biblioteca. Qui respirava vite vissute,anime immortali,libri che invecchiano ma che dispongono ancora della stessa intensità di quando sono stati scritti la prima volta.
Inoltre,per quanto la copertina e le pagine di un libro possano essere morbide e lisce al tocco,le sue parole sono taglienti come una lama.
In biblioteca non c'era mai il silenzio perché era sempre colmato dai libri. I libri sussurravano,cantavano,parlavano,gridavano e creavano un gran chiasso e Kyungsoo avrebbe voluto unirsi a loro.
Salì le scale che portavano ai reparti di orientamento alla scelta dell'Università,così come recitava la scritta sottostante a una grossa freccia.


* * * * * * *


Si incontrarono una seconda volta nella biblioteca centrale.
Jongin pensava di essere l'unico "sfigato" a Seoul che trascorresse uno dei suoi pomeriggi estivi (e non dimentichiamoci che fossero dannatamente liberi) alla biblioteca del centro. 
Aveva discusso con sua madre. No,non poteva considerarsi una semplice discussione quella che aveva avuto con la madre. Come poteva spiegare,Jongin,che sua madre fosse leggermente arrabbiata? 
Avrebbe potuto ricomporre il poema omerico,riadattandolo alla figura di sua madre. 
L'ira di mia madre,altro che ira di Achille! La signora Kim aveva mosso la guerra di Troia contro il figlio e francamente aveva vinto! 
Ma perché ira di mia madre? Cos'era che l'aveva fatta leggermente arrabbiare?
Che fosse leggermente arrabbiata? Dovevate vederla,che era 'leggermente' arrabbiata!! 
Aveva il naso (che Dio ha creato a immagine e somiglianza del mio...o viceversa? Viene prima l'uovo o la gallina?) rosso che sembrava bruciare!  Il viso era ricoperto di chiazze scarlatte e in testa aveva la acconciatura disordinata di chi si sveglia al mattino. Dovevate vederla! Oggi aveva una capigliatura di serpi!
All'alba del nuovo giorno,la rabbia ha avuto il grande onore di impadronirsi di mia madre,e si è sfogata sull'unico individuo e malcapitato presente in casa: io,ovviamente. 
Strepitando e urlando parole in dialetto della propria città natale,ha inveito contro di me. 
Inutile dire che fossi impaurito dal furore funesto che fremeva dagli occhi (divenuti per un momento rossi) della signora che mi ha concepito, sono 'mammofobo' di nascita,come si suol dire. 
Questa fobia nasce dal terrore e la paura di vedere la faccia della madre avvampare e contrarsi in un'orrenda smorfia. Ne seguono eventuali sberle brucianti e rumorose e altri rimproveri.  La grande paura si manifesta soprattutto se si ha una madre dalla voce particolarmente alta,pettegola,chiacchierona,sparlatrice,dalla lingua lunga (ecco da chi ho preso),isterica,avara,bipolare. Se vostra madre rientra in questi aggettivi,vi compatisco. 
Siccome sono diretto alla biblioteca,andrò a consultare i libri sulla fobia per approfondire questo argomento. Nonostante pensi di esserne molto informato.
Sono molto esperto in fatto di minacce. La loro gravità varia da quanto vostra madre sia meticolosa e puntigliosa nelle parole e nelle decisioni. Affermo di conoscere tutte le minacce pronunciate dalle sue labbra (alla lettera,a puntino,in dettaglio,meticolosamente,pari pari,per filo e per segno e a memoria) come le tabelline.
Ragazzi. Si può MAI inveire contro il proprio figlio perché non sa si ricorda l'anno di inizio e di fine della seconda guerra mondiale?!
Scandiva,urlando,le date e io,trepidante,ripetevo.
"MILLE. NOVECENTO. TRENTA. NOVE."
"Millenovecentotrentanove..Ma mam-"
"MILLE! NOVECENTO! QUARANTA! CINQUE!"
"Millenovecentoquarantacinque..."
Ed è per questo che mi sto dirigendo verso il luogo più tacito e noioso dall'alba dei tempi. 
Perché devo 'informarmi',ha detto. Lei pensa che la mia "grande ignoranza" non sia dovuta alla scarsa dedizione dei miei saesangnims nell'insegnamento,ma al fatto che io "probabilmente" dorma e non presti attenzione. 
E chi non ha mai dormito a scuola? Chi ha resistito e non si è abbandonato a un sonno perenne,allietato dalla voce barbosa del professore?
Ma',sai cos'ha detto la preside riguardo lo studio? "Un buono studio occorre almeno otto ore di sonno."
Così se ho passato la notte precedente davanti ai videogiochi,crollo sul banco e recupero le ore di sonno a scuola e vedi che ti porto voti impeccabili!
Non dormo per arrecare dispetto agli insegnanti. Non hai mai affrontato i loro sguardi inquisitori e sadici? Quelli ti gonfiano le mani a furia di colpirtele con la loro bacchetta lunga e sottile! 
E io ho sempre avuto il terrore di rivelartelo,a te e agli altri. Lu Han è l'unico a saperlo,dopo che mi ha asfissiato di domande tutti questi anni. Non credeva che questi segni me li fossi procurati cadendo.
Lu Han ha detto che se fossi stato un attore,in una vita parallela,avrei avuto successo in film scadenti e privi di alcuna professionalità. 
Che simpatico il mio hyung!! Ma il sottoscritto non dà importanza a nessuna di queste pesanti (e inutili) critiche. Lo sa perfettamente che la recitazione non fa per me. 
Non riesco a mantenere un'espressione seria sul volto,che scoppio a ridere. 
Ecco che la brutta facciata della biblioteca fa la sua comparsa,finalmente. Chi me l'ha fatta fare tutta questa strada? 
Aish,detesto l'estate. 
Non ho nulla di cui discolparmi di questa "orrida" dichiarazione. 
Fa incredibilmente caldo,ragazzi. Osservate il mio sudore,plebei!  
Non mi sono mai spostato di qui con la famiglia e la scuola di danza è chiusa per le vacanze estive. 
Ed è in questo periodo che gli amici ti abbandonano. Chenchen non risponde ai messaggi e alle chiamate,si è smaterializzato dal nulla!
...Ma se la memoria non m'inganna,deve avermi parlato di un viaggio all'estero,nelle poche volte in cui l'ho ascoltato. Non ditemi che mi ha abbandonato,il dinosauro!
Lu Han è interamente concentrato con la sua sessione estiva e non lo vedo da giorni. 
Udite,udite. Kim Jongin si è portato dietro i compiti delle vacanze! 
E ancora: nell'angolo più basso e profondo della mia borsa a tracolla,si cela un tesoro dal valore inestimabile: il nuovissimo numero di One Piece. 
Ecco che Jongin pensava di essere l'unico "sfigato" a Seoul che trascorresse uno dei suoi pomeriggi estivi dannatamente liberi alla biblioteca centrale.
Jongin poggiò il piede destro sul pavimento liscio e bianco della biblioteca e l'aria condizionata soffiò sui capelli bruni. Sorrise compiaciuto e non si pentì di essere giunto nella biblioteca.
Aveva un odore che gli ricordava le giornate in cartoleria,ma era più vissuto.
Inspirò,godendo della sensazione paradisiaca che il condizionatore gli trasmetteva.
Ebbe l'impressione di essere osservato e si voltò,incrociando gli occhi languidi e protetti da spesse lenti della bibliotecaria. Lei arrestò il contatto visivo e tornò a sfogliare il libro che stava leggendo.
Probabilmente era sorpresa che qualcuno mettesse piede nella biblioteca. Guardandosi intorno,infatti,Jongin si accorse che al pianoterra non c'era ancora nessuno. 
Per lui non fu difficile orientarsi e non ebbe il bisogno di chiedere informazioni alla bibliotecaria. Inoltre,non era la prima volta che metteva piede in quella biblioteca. Ci era stato un paio di anni prima,perché doveva accompagnare la madre a consultare e a prendere in prestito qualche libro. 
Erano saliti riluttanti verso il primo piano,perché lì si trovavano i reparti desiderati,e Jongin l'aveva aspettata sedendosi in un tavolo circolare,circondato da quattro sedie. Accanto vi era una parete sporgente,sulla quale era fissato un estintore e vi erano tappezzati vari cartelli indicanti l'uscita d'emergenza.
Se lo ricordava ancora perché erano rimasti più di un'ora lì dentro. 
Si sarebbe seduto lì,godendo del tepore del condizionatore. E avrebbe letto e accarezzato,macchiandosi di inchiostro nero i polpastrelli,le pagine del nuovo volume che aveva acquistato. 
Il rumore dei suoi passi contro i gradini fu l'unico suono percettibile nella biblioteca. 

Trovava che il primo piano non fosse cambiato dall'ultima volta che vi aveva messo piede. La biblioteca non invecchiava mai. 
Notò che anche al primo piano non c'era anima viva. Avrebbe fatto tranquillamente festa,perché nessuno se ne sarebbe accorto. 
Le finestre erano chiuse ma lasciavano entrare comunque la luce e il calore del sole. Jongin osservò le persone che camminavano di albero in albero nel giardino che cingeva l'edificio .
Si passò una mano sui capelli e cercò il tavolo in cui si sarebbe seduto e avrebbe divorato il suo manga.
Quindi Kim Jongin,ragazzo coreano platonicamente innamorato della danza e dei fumetti giapponesi,si ritrovava a pensare di essere un imbecille,il più di tutti,a perdersi una giornata così soleggiata in un posto chiuso come la biblioteca. 
Per questo la bocca gli si spalancò un poco,gli occhi gli si ingrandirono enormemente quando vide qualcuno occupare il suo posto. Era un ragazzo con la testa abbassata e la fronte aggrottata,che sfogliava con la mano sinistra le pagine di un volume dalle dimensioni ciclopiche.
Aveva l'altra mano adagiata sul tavolo,le dita che tamburellavano sulla superficie liscia e legnosa,creando un ritmo silenzioso e regolare.
Uno. Due. Tre.
Anulare. Medio. Indice.
Uno. Due. Tre.
Avvertì una punta di stizza all'altezza del petto e maledì mentalmente il tizio che gli aveva soffiato il posto.
Perché proprio lì doveva sedersi,quel tipo? Non aveva notato l'enorme quantità di posti liberi? Doveva andarsi a sedere proprio al suo posto?! 
Il "tizio",come se avesse sentito le imprecazioni di Jongin e gli avesse letto nel pensiero,sollevò il capo e lo guardò.
La memoria visiva riconobbe nel ragazzo i tratti delicati di un volto già visto,le labbra rosse,la carnagione bianca e nivea e i capelli ben pettinati.
Aveva innanzi a sè Kyungsoo. L'amico dei suoi amici,il ragazzo dal corpo magrolino e dalla forza sovrumana lo fissava ora con due occhi sbarrati e la bocca semi aperta. 
Uno studiava l'altro guardandolo negli occhi,nei quali compariva il riflesso della propria immagine e la propria anima.


E ora è chiaro come questa promessa
Che stiamo creando due riflessi in uno
Perché è come se tu fossi il mio specchio
Lo specchio che a sua volta mi guarda
(**)


Kyungsoo concluse quel gioco di specchi,richiudendo leggermente gli occhi sgranati e si alzò, schiarendosi la voce.
-Ciao.- disse in un sussurro. 
Avrebbe potuto urlare,salutarlo normalmente,perché nessuno in quella biblioteca ora avrebbe potuto origliare alla loro conversazione.
Jongin realizzò di non aver salutato a sua volta perché Kyungsoo proseguì,in assenza di risposta.
-Non mi aspettavo di incontrare qualcuno che conoscevo in un posto come la biblioteca.- disse. E sorrise.
Labbra a cuore.
Jongin si esibì in uno sfoggio di formalità pesante e imbarazzante per la piccola differenza di età che si portavano:
-E i-io non mi aspettavo di incontrare Kyungsoo-hyung...-
Kyungsoo rise divertito e Jongin stava per prendersi la testa tra le mani,quando lo rassicurò con un sorriso.
-Non c'è bisogno di tutta questa formalità con me. Sono solo un anno più grande di te!-
Jongin annuì imbarazzato,passandosi una mano sulla nuca e Kyungsoo lo invitò a sedersi accanto a lui. 
Sono più alto di lui,pensò Jongin mentre si sedeva.
Mentre sfilava fuori dalla borsa i compiti e stava attento a non far vedere il fumetto,Jongin domandò a Kyungsoo perché fosse lì.
-Se posso chiedere...Perché sei qui?-
Kyungsoo attese qualche secondo prima di rispondere,come se stesse scegliendo le parole giuste per la risposta.
-Diciamo che questa sia la mia seconda casa e che tanto vale la pena viverci nel tempo libero. Vengo spesso qui,per leggere o scrivere in santa pace o anche solo per ammirare il giardino là fuori.- rispose Kyungsoo,indicando le finestre.
-L'ho notato prima,quando cercavo l'entrata. Effettivamente è molto bello e sembra...non so come dirlo...magico? Sembra possedere di una luce e magia propria!-
A Kyungsoo piacque l'osservazione di Jongin e concordò,sorridendo soddisfatto. 
Era vero. Il giardino produceva sempre questo effetto a chiunque lo avesse visto. Era un giardino magico e segreto. Era un bosco,una foresta,un rifugio per i personaggi delle sue fiabe e delle sue favole.
-Quindi leggi cose,tipo quelle?- domandò Jongin,alludendo alla pila di libri su cui Kyungsoo posò lo sguardo.
-Ah no,no! Questi non sono libri di lettura. Mi aiutano a scegliere quale università fare,quale facoltà intraprendere,diciamo. In base a quali interessi ho,e verso dove più la mia mente si orienta,questi libri mi consigliano l'università che più fa per me.- spiegò.
-Davvero esistono libri del genere? Non ci sarebbero già delle attività di orientamento in...gruppo?-
-A quanto pare sì,esistono. Eccoli qua,in tutta la loro grandezza!- rispose,scandendo l'ultima parola e aggiunse che quei libri lo annoiavano. -Gli "spostamenti" in gruppo ci sarebbero,ma sono in giorni che non coincidono con quelli miei liberi. Quindi ho pensato di venire qui,perché avevo notato un reparto tutto dedicato all'orientamento della scelta universitaria. E questi provengono dallo scaffale laggiù- Jongin seguì la direzione del dito di Kyungsoo e vide una grossa libreria in legno scuro. 
Notò anche che il suo tavolo fosse quello più vicino al reparto e capì perché Kyungsoo si fosse seduto lì.
-E tu,invece?- lo appellò la voce chiara di Kyungsoo. Jongin si voltò e incontrò i grandi occhi del ragazzo.
-Cosa?-
-Perché un ragazzo come te,che ha tutta l'estate davanti per spassarsela e divertirsi,è in biblioteca?- 
Già,già.
Jongin non seppe cosa rispondere. Non gli andava di condividere con lui il ricordo degli occhi rossi e il furore di sua madre,perché l'avrebbe messa in cattiva luce. Non sarebbe stata una buona idea.
Kyungsoo attendeva la sua risposta e i suoi occhi mostravano un minestrone di emozioni. Aveva uno sguardo innocente che pareva celare una nota di impertinenza e un'ingenua curiosità di bambino. 
-Posso dire che mia madre mi abbia mandato qui a calci?- snocciolò.
Per un attimo,si pentì di essergli rivolto con tanta confidenza ma vide che Kyungsoo non ne fu turbato o sorpreso. 
Kyungsoo inarcò un sopracciglio e improvvisamente avvicinò il viso al suo,come volesse sentire meglio,confondendo il cuore (già confuso) di Jongin che aveva perso un battito.
-E perché tua madre ti avrebbe mandato qui a calci?- gli fece eco Kyungsoo,rivelando una nota di insistenza.
Era così vicino che avrebbe potuto contargli le lunghe ciglia che sbattevano come ventagli.
-Perché non sto mai zitto.
Vide gli angoli della bocca di Kyungsoo sollevati verso l'alto,che replicò:
-E invece di stare zitto come si deve,perché sei venuto fin qui e ti sei portato i compiti delle vacanze,con l'intenzione di leggere "One Piece"?- 
Jongin rimase interdetto e la sua mente si preparò ad annunciare un'altra,quotidiana e inevitabile,figura di merda. 
Allora,l'aveva visto! Che bella figura da intellettuale,idiota!!
Per caso,lo aveva rimproverato? Era stato ammonito? Non aveva riconosciuto un tono da rimprovero e l'espressione di Kyungsoo non era stizzita.
-Davvero,pensavo che qui non ci fosse nessuno e...- farfugliò disordinatamente Jongin.
-Tranquillo,ahahah! Anch'io portavo i compiti da svolgere in biblioteca,quando l'unica cosa che completavo era un fumetto o una decina di capitoli di un libro. Non sono uno che fa prediche o è moralista,quindi puoi leggerlo in santa pace.- ammiccò divertito Kyungsoo.
Jongin ringraziò ridendo e ritardò lo svolgimento dei compiti a più tardi (nel duemilaecredici,precisamente,pensò),tirando fuori dalla borsa il manga.
Però Jongin voleva che Kyungsoo parlasse ancora,perché gli piaceva osservarlo e ascoltarlo mentre parlava.
Hyung,preferisco parlare con te.
Una matassa di capelli argentati riuniti in una crocchia compariva tra gli scaffali e Kyungsoo riconobbe la severa bibliotecaria a cui aveva dedicato un pensiero. 
Intanto,le persone andavano a occupare i posti a sedere e prendevano dalle loro borse libri di lettura,aggeggi tecnologici grandi e lunghi quanto fiumi amazzonici,quadernetti con le varie annotazioni,orologi da polso,un'eventuale bottiglia d'acqua,dei biscotti da sgranocchiare...
Il tutto contenuto in una borsa e poggiato sulla superficie legnosa del tavolo di fronte. 
Kyungsoo ritornò a sfogliare le pagine del volume che stava leggendo e Jongin lo osservò mentre assumeva un'espressione concentrata e assorta nella lettura.
-Hai trovato qualcosa?- chiese Jongin.
Kyungsoo annuì distrattamente e con le pagine tornò leggermente indietro,arrivando a una pagina che aveva segnato con la X.
-Leggi qui- mormorò Kyungsoo,mostrandogli un paragrafo sottolineato in matita -Vogliono che faccia Scienze della Formazione...- 
-"La Facoltà di Scienze della Formazione propone un’offerta formativa rivolta principalmente a coloro che aspirano a diventare insegnanti delle scuole dell’infanzia e primaria, formatori o educatori."- lesse a voce alta Jongin.
Che fu richiamato da un sonoro SSSHHH! sibilato dai denti della bibliotecaria. Jongin si morse un labbro e Kyungsoo rise sotto i baffi. 
Quando tutte le teste curiose (e irritate) tornarono a contemplare i propri tavoli,Kyungsoo assunse un tono più basso:
-Non che odi i bambini,sul serio. Ma un maestro che delira,educando e pulendo il muco a dei poppanti è l'ultima cosa a cui avrei mai pensato di diventare.- 
-Cosa dovrei dire io?! Mia madre mi ha imposto come dovere e diritto di nascita proseguire gli studi all'Università. Vuole che diventi un intellettuale (e anche che dica meno sciocchezze) per questo mi ha spedito qui,oggi.- lo sentì lamentarsi.
Kyungsoo si lasciò sfuggire una risata che fece voltare un ragazzo arrivato lì da pochi minuti.
-Non sei abbastanza colto?- 
-Semplicemente mi sfugge qualche data storica e vedo le cose diversamente!-
-Tipo?-
-Tipo penso che il lavoro di maestro possa essere spassoso,se consideri lo spazio libero nelle menti dei bambini. I bambini adorano fare domande ed è bello osservare l'effetto delle spiegazioni sui loro visi. I pupi si nutrono di tutto ciò che dici e se è vero il detto,che tu sei quello che mangi,loro diventeranno identici a te! Cloni di lattanti che mano nella mano,come una setta,seguono Kyungsoo-hyung! -
-Non li conosci i bambini di oggi. Strillano con tutto il fiato che hanno in bocca che vogliono il latte,questo,l'altro...E non vorrei essere il responsabile di questa strage di personalità!- 
-...A parte gli scherzi e tutt'altro,penso che tarderò di qualche anno a iniziare l'Università. La miseria che guadagno al Cassandra non basta a coprirne le tasse...- mormorò distrattamente.
Si rese conto solo allora di aver raccontato un frammento della sua vita quotidiana a un conoscente. Quello che era seguito scavalcava la barriera che Kyungsoo aveva ostinatamente costruito intorno a sè. Aveva commesso lo sbaglio di dire una cosa di troppo,perché non aveva pensato,lui che aveva sempre tutto sotto controllo. 
Non gli piaceva e pensava non fosse necessario confidarsi con gli altri sui fatti personali.
Si erano punzecchiati a vicenda con battute sarcastiche e idiote e Kyungsoo aveva lasciato parlare i propri pensieri involontariamente. Semplicemente non ci aveva pensato,non si era accorto che il discorso che aveva riservato esclusivamente per sè,era uscito come un soffio dalle labbra di Kyungsoo. 
Però a Kyungsoo,Jongin piaceva.
Non si trattava di un'attrazione amorosa. Qualcosa gli suggeriva di abbattere la barriera che aveva imposto con le persone;di lasciare stare la timidezza e il timore di entrare troppo in confidenza,perché quel ragazzo non poteva ferirlo,come gli altri.
Qualcosa lo attraeva a quel ragazzo e più lo scrutava,più si dava dell'idiota perché esitava nell'uso delle parole giuste,nel non essere completamente se stesso.
Quando Kyungsoo era nervoso o agitato,non riusciva a tenere tutto sotto controllo. Lo ingannavano lo sguardo smarrito,le mani tremanti e la testa altrove. Ma quello che più lo ingannavano erano gli occhi. Erano più grandi e tradivano il suo temperamento calmo e tranquillo. 
A Kyungsoo sarebbe piaciuto blaterare a ruota libera come faceva ora Jongin. Parlare di qualsiasi cosa,essere per una volta loquace. Perché aveva tante cose da dire e pochi orecchi che lo ascoltavano. Lui era l'orecchio di tutti e ascoltava le persone.
Jongin aveva la risata confortante e lo divertiva. Era bello,mentre rideva. 
E pensò che chi avesse una bella voce e un bel sorriso,male non poteva fare perché ora Jongin era soffice nel modo in cui rideva e gli sorrideva.
Jongin si ammutolì di colpo e affondò il capo tra le braccia,arrossendo di vergogna sulle guance.
Poteva un ragazzo avere così tanti argomenti di cui conversare? Kyungsoo avrebbe mai potuto essere così logorroico da venire rimproverato una seconda volta?
La voce irritata dell'uomo che aveva gridato "Oh,la finiamo di là?!" aveva richiamato Jongin dai suoi soliti discorsi senza un senso unico e gli aveva ricordato di essere in una biblioteca.
Kyungsoo iniziò a ridere sommessamente perché Jongin era davvero un tipo buffo e interessante. 
Jongin gli diede un buffetto sulla guancia e rise anche lui. E ora ridevano perché non smettevano più di parlare. Ridevano forte e non capivano perché fosse così divertente,anche quando venivano sgridati e gli occhi delle persone erano tutti puntati su loro due.
Essi sono ciò che non può essere spiegato a parole. Qualunque parola,risata,sorriso che sfugge dalle labbra di entrambi è pane per i denti dell'amore che inizia a fiorire tra i due.
Sanno perfettamente che ciò che stanno facendo è una cosa stupida,perché in biblioteca non si parla. E Kyungsoo ride perché sta davvero facendo una cosa stupida con Jongin e non pensava di avere infranto,nell'arco di sei anni,la regola principale di cui era sempre stato esigente e che aveva sempre rispettato.
Jongin lo aveva contagiato della sua risata e senza accorgersene,aveva fatto infuriare la bibliotecaria e fatto voltare qualche testa. Si sentiva quasi uno stupido,ma era un'allegra stupidità quella che provava. 
Non aveva mai permesso a nessuno di strapparlo al suo mondo silenzioso e tranquillo,ma Jongin con la sua risata e il suo sorriso,la sua voglia di parlare tanto,lo aveva dolcemente strattonato a sè e gli aveva trasmesso una strana allegria. 
Jongin era entrato nel suo mondo,ridendo. 
-Siamo proprio dei pazzoidi.- affermò Jongin,usciti dalla biblioteca. 
Kyungsoo concordò,anche se non l'avrebbe mai detto.
-Anche se è tutta colpa mia! Non la smettevo più di parlare e mi ero dimenticato che ci fosse gente. Scusa per prima...- 
Si era assunto la responsabilità per entrambi,quando la colpa era anche sua. Scosse la testa e rispose:
-Se io non fossi scoppiato a ridere,tu non avresti riso e gli altri non ci avrebbero cacciati via. Quindi la colpa è anche mia e non mi è dispiaciuto molto questo episodio...Diciamo che hai mosso un po' di allegria a quelli lì.- 
Io,infatti,sono più allegro.
Quel giorno Kyungsoo non aveva trovato quello che cercava e Jongin non aveva neanche aperto il fumetto che aveva portato.
Si salutarono perché Kyungsoo aveva il suo turno pomeridiano e non voleva tardare a lavoro. Non si dissero nulla riguardo a un nuovo incontro,ma entrambi sperarono di ritrovarsi di nuovo alla biblioteca.
























(*) Traduzione libera dei primi versi di Goodbye Summer
(**) Traduzione libera di alcuni versi di Mirrors di Justin Timberlake



Angolo autrice:
Scrivere questo capitolo è stato come partorirne due,ma mi ero promessa di scrivere il più lungo possibile,per abituarmi alla scrittura. Avrei voluto aggiornare più presto,ma per un periodo di tempo mi sono sfuggiti di mano i Kaisoo e sono entrata nel panico!
Diversamente dalla maggior parte delle persone,detesto scrivere dialoghi. O forse è perché sono incapace a scriverli D: 
Mi piace descrivere i personaggi,le situazioni...ma i dialoghi no. Davvero,è assurdo. E' difficile per me scrivere dialoghi! 
Aggiungo di aver scritto Jongin ispirandomi alla "Pennacchioni",termine con cui indico lo stile di scrittura di Pennac. Se non lo conoscete,vi consiglio di leggere i suoi libri perché è un piccolo Dio nella scrittura.
 Ringrazio infinitivamente per aver letto fin qui e per aver dedicato un po' di tempo nella lettura di questo capitolo <3 data-blogger-escaped-span="">
Confesso che inizialmente per "Estate,arrivederci" avevo intenzione di non pubblicarla,di tenerla gelosamente in segreto e solo per me. Ma quello che provavo è perfettamente descritto con le parole di Daniel Pennac (di cui mi sono platonicamente innamorata,già già):

Scriviamo per farla finita con noi stessi, ma con il desiderio di essere letti, non c'è modo di sfuggire a questa contraddizione. È come se annegassimo urlando: "Guarda, mamma, so nuotare!". Quelli che gridano più forte all'autenticità si gettano dal quindicesimo piano, facendo il tuffo d'angelo: "Vedete, sono soltanto io!". Quanto a sostenere di scrivere senza voler essere letti (tenere un diario, per esempio), significa spingere fino al ridicolo il sogno di essere contemporaneamente l'autore e il lettore.
 Quindi l'ho pubblicata e sapere che c'erano alcuni lettori che leggevano la mia storia mi ha fatto piacere (in contraddizione a quello che avevo intenzione di fare: riservarla solo a me lol).
Mi piacerebbe molto interagire con i miei lettori e vi chiedo cosa ne pensiate finora della storia! E cosa vi abbia spinto a premere l'adorato pulsante "Segui" C:
(...forse scrivendolo in una recensione xD)
Grazie ancora per aver letto fin qui! Tanti Kaisoo feels per voi! (?) <3 data-blogger-escaped-span="">
P.S. (piccolo spoilerino) il prossimo capitolo dovrebbe essere incentrato sui XiuChen. I miei amori. ^-^
   
 
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