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Autore: LaLucions    29/07/2014    3 recensioni
vista la mia conversione alla poligamia per sposare tutti i malandrini, a Merlino piacendo, ho deciso di scrivere la storia dei loro anni a Hogwarts C:
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*flashes*
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“Compagni –disse quello con i capelli sempre scompigliati sistemandosi gli occhiali- vi annuncio ufficialmente, e Godric mi è testimone, che sta per iniziare l’era dei Malandrini a Hogwarts”.
“ci puoi giurare fratello” suggellò Sirius.
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"Rem, sei un gran coglione. Ti pare il caso di torturarti e di mentirci solo perchè hai un piccolo problema peloso?"
"amico, ha ragione, noi ti amiamo per quel fottuto lupastro che sei"
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"Animagi?! no, dico, Tosca deve averti stuprato troppo violentemente, perchè ti devi essere fottuto il cervello!"
"amico, tu saresti sicuramente un cavolo di cane rognoso. Porco Salazar,non remarmi contro, su!"
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"ragazzi, dobbiamo trovare un modo per sigillarla, così che si sveli solo a noi dannati malfattori. ci vuole una formula che racchiuda la nostra filosofia di vita, ma con stile gente"
"hemhem, se volete ascoltare il degno erede di Godric: Giuro solennemete di non avere buone intenzioni"
"per questo avrai diritto ad accedere alle mie scorte di cioccolato."
Genere: Fluff, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Remus Lupin, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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~~*Stanza delle necessità*
Si, esisto ancora.
Avevo abbandonato l’idea di scrivere questa FanFiction, ma per un motivo o per l’altro ogni tanto mi tornava in mente e mi veniva la voglia irrefrenabile di riprendere a scriverla. Poi, per un motivo o per l’altro, non lo facevo mai.
ora eccomi qui. Ho deciso che ho voglia mi meno “se” e meno “ma” e di un po’ più “nonostante”, quindi ho ripreso questa storia per non abbandonarla più.
Sarò molto più assidua nel pubblicare, per recuperare il tempo perduto, e che io mi debba mangiare il perizoma di Salazar se dovessi sgarrare.
Grazie a tutti quelli che hanno lasciato delle recensioni così belle in questi mesi, e scusate se non ho risposto, ma oggi è la prima volta che riapro il profilo (tutto a piccoli passi).
Spero di potervi ancora far sorridere e ridere un po’ con la mia storia.
Sempre malandrina,
Lucions


31 ottobre 1972, ore 15:00, giorno dell’uscita a Hogsmeade

Remus Lupin era in biblioteca.
Ora, questa affermazione potrebbe suonare decisamente nella norma e senza alcun elemento scandalosamente inusuale, un po’ come dire che Sirius Black aveva un ego spropositato o che James Potter si stava scompigliando i capelli o che Peter Minus era in sala grande a infilare senza posa del cibo giù per la gola con le sue mani cicciottine.
Remus Lupin era in biblioteca, silente ha la miglior barba del mondo e l’intimo di Salazar è unto.
Ovvietà insomma.
Ma il piccolo dettaglio che rendeva la situazione del tutto fuori da ogni logica e ogni supposizione è che Remus Lupin era in biblioteca e stava dormendo.
No, non stava studiando da libri del quinto anno per erudizione personale, ne stava facendo gli occhi dolci alla bibliotecaria per accedere al reparto proibito (cosa per cui Sirius aveva deciso che a Remus piacessero le “donne molto mature” e aveva ben pensato di farlo sapere alla Minnie giusto perché “magari è interessata all’offerta professoressa”) e neppure stava scrivendo il tema di pozioni in quattro copie, perché quegli animali dei suoi amici non erano in grado di farlo da soli.
No, Remus Lupin dormiva pacifico con la testa appoggiata su un grosso tomo di rune antiche, seduto al suo tavolino preferito, tra lo scaffale sei e sette, vicino alla vetrata che dava sul parco di Hogwarts, attraverso cui l’ultimo sole di ottobre accarezzava il suo viso segnato da occhiaie profonde.

Emmeline Vance stava giusto riflettendo su quanto fosse buffo vedere Remus così addormentato e indifeso e si soffermò un attimo (d’accordo, magari un po’ più di un attimo) sui tratti del suo viso e sui suoi capelli biondo cenere, che sembravano così soffici. Li avrebbe volentieri accarezzati, in effetti, quei capelli. Per non parlare di quanto volentieri avrebbe accarezzato tutto il resto.
L’ironia di Morgana volle che esattamente mentre la nostra dolce e casta fanciulla delineava questo pensiero, Remus aprì gli occhi e vide una piuttosto persa e decisamente imbarazzata  Emmeline Vance in piedi davanti a lui, fissandolo.
“Ciao Emmeline, tutto bene?” chiese Remus perplesso e assonnato.
“oh, eh, cosa? Ah, si io, fantasticamente! cercavo solo il mio coso, sai devo assolutamente cosarlo per poter, sai no.. bhe tu tutto bene?” rispose lei tutto d’un fiato.
Sarà perché si era appena svegliato, ma Remus non aveva capito un gran che.
“hem certo, il coso, si si. Io bene comunque, sono solo passato un momento di qui prima di andare a colazione.”
Emmeline pensò che, d’accordo, lei non era sembrata esattamente normodotata con la sua ultima affermazione, ma anche Remus non poteva certo vantare grande presenza di spirito.
“Colazione Remus? Sono le tre di pomeriggio.”
“SONO LE CHE COSA? Che Tosca mi abbia in gloria, non ci posso credere, è fottutamente tardi.” Disse allora un Remus decisamente più sveglio e con gli occhi leggermente stralunati.
“avevi, hem, un appuntamento?” chiese allora Emmeline diventando leggermente rossa, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“un che? No no, è solo che se quei tre non si sono scannati tra di loro (cosa che tra l’altro dubito) scanneranno sicuramente me stasera perché li ho abbandonati.”
“I malandrini?” disse lei allora appoggiando la borsa a terra e sedendosi al tavolino con Remus, con un mezzo sorriso già sulle labbra.
“i due quarti degereri dei malandri più quel benedetto ragazzo di Frank.”
“oh si, erano un po’ agitati per Hogsmeade vero?”
“UN PO’ AGITATI? No dico Vance, hai presente cosa hanno dovuto sopportare le mie povere orecchie, la mia intelligenza e la mia dignità in questi giorni?”

28 ottobre 1972, ore 8:00, sala grande.

“continuo a non capire il tuo punto di vista Lunastorta.” osservò James Potter mentre mescolava il suo amato caffelatte con la cravatta di Grifondoro legata per qualche strano motivo al polso che ciondolava pericolosamente sopra la tazza.
“concordo fratello. Cerca di spiegarti lupacchiotto” aggiunse Sirius
“il mio punto di vista- disse Remus fulminando i due con lo sguardo- è semplicemente troppo ragionevole perché voi possiate comprenderlo. Una lista delle ragazze più fighe della scuola -e questo termine è una citazione di Sir ci terrei a sottolineare”
“Io? Mai detta una cosa così volgare!”
“certo Sir. Comunque, una lista del genere è una cosa decisamente maschilista, sicuramente offensiva e molto superficiale e voi due fareste bene a-”
“hai bisogno di qualcosa tesoro?” Chiese James a una ragazza che li stava fissando, in piedi accanto al tavolo, ridacchiando insieme alle sue amiche.
“io, cioè noi, in effetti, ecco, vorremmo sapere in che posizione siamo sulla lista.” Disse tutto d’un fiato la ragazza, una corvonero molto carina del quarto anno.
Remus alzò gli occhi al cielo e si sbattè una mano sulla fronte in un misto tra incredulità e rassegnazione.
“bhe, dolcezza, puoi stare certa che se abbassassi gli occhi sotto di te leggeresti un gran numero di nomi, non so se mi spiego” intervenne Sirius con quella sua noncurante eleganza.
Le ragazze naturalmente iniziarono a ridacchiare più forte.
“allora, bhe, ci vediamo in questi giorni” disse la fanciulla in un tono un po’ più sicuro e vagamente malizioso.
“ne puoi star certa” disse James.
Appena se ne furono andate, continuò “stavi dicendo Remus?”
“io vorrei dire che la cara Melanie Heartbow ha decisamente un culo che parla” osservò Sirius allungando la testa nel corridoio fra le due tavolate, seguendo con lo sguardo le ragazze.
“SIRIUS”
“e mi pare che anche tutto il resto comunichi abbastanza bene”
“JAMES”
“dovrò ricordarmi di andare a comunicarle non verbalmente un paio di cosette anche io più tardi” disse il primo che ancora guardava ammirato il “culo che parla” uscire dal portone della sala grande.
“non posso che benedire la tua scelta, è veramente una gran fi-“
“RAGAZZI, PER MERLINO”
“una gran figliola di Priscilla corvonero, Rem. Ti pare il caso di urlare?”
“così ci imbarazzi”
“si, cresci un po’ ”
“IO VI IMBARAZZO? IO DOVREI CRESCERE? JAMES CHARLUS POTTER E SIRIUS ORION BLACK, ADESSO TACETE E RIFLETTETE SULLE VOSTRE AZIONI. FILARE” disse Remus con un urletto isterico, alzandosi di scatto e indicando il portone agli altri due.
“si mamma” risposero James e Sirius in coro, ridacchiando sommessamente, prima di ricevere uno scappellotto sul coppino da mamma Remus.

Mentre i due sopracitati figli idioti di Remus uscivano dalla sala grande, un’ignara e affamata fanciulla dai capelli rossi stava giusto per entrarci, mentre discuteva animatamente con Marlene su quale fosse il miglior tipo di marmellata da spalmare sui pancakes.
“Ti dico che quella all’arancia è insuperabile Lils”
“Lenè per carità non prendiamoci in giro. Quella di mirtilli è su tutto un altro livello.”
“Mirtilli? Vuoi scherzare? Così diventano troppo dolci!”
“Tu hai bisogno di un po’ più di zucchero nella tua vita, dammi retta Lenè.”
“lo vedi che non lo dico solo io che sei troppo acida?” disse una voce dal fondo della rampa di scale.
“Merlino, cosa ti ho fatto per meritarmi questo? E per di più alle otto di mattina” sussurrò Marlene sentendo la voce e riconoscendone disgraziatamente il proprietario.
“Buongiorno anche a te McKinnon, è sempre un piacere vederti!”
“almeno per qualcuno è un piacere Black. “
“oh non fare la sostenuta, solo perché siamo a Hogwarts non devi comportarti in modo diverso con me”
“voi due vi, hem, conoscete in altri contesti?” chiese Lily indecisa se essere preoccupata o disgustata (o anche irritata, visti gli sguardi decisamente impertinenti di Potter lì di fianco).
“inutili eventi mondani da ottusi purosangue” rispose scocciata Marlene
“sottoscrivo la parte degli ottusi purosangue, ma mi permetto di dissentire sull’inutilità. Devi sapere cara Evans che la tua amica qui presente possiede certi vestiti da sera attillati che puoi quasi intravedere quello che-“
“Quello che il caro Black non sfiora neanche nei suoi sogni più arditi.”
“di questo non sarei così sicuro raggio di sole”
“Raggio di- SCUSA VUOI RIPETERE?”
“non ha ancora bevuto il caffè Black, io non mi azzarderei” lo informò molto significativamente Lily
“era solo un dolce nomignolo tesoro”
“per te sono solo ed esclusivamente McKinnon Black”
“arriverà il giorno in cui mi implorerai di chiamarti per nome”
“si certo, quel giorno andrò anche a prostrarmi davanti alla statua di Salazar e a coccolare unicorni insieme alla cara Bellatrix”
“agghiacciante McKinnon. Evocare quest’immagine di Bellatrix  a un uomo che ha appena finito la colazione è pura crudeltà. Vado a vomitare.”
“e io vado a bere il caffè, prima di cruciare qualcuno.”
Nel giro di tre secondi Sirius e Marlene erano spariti, una giù per gli ultimi gradini verso l’oro distillato da Merlino in persona –la caffeina- e l’altro su verso la torre di Grifondoro, sorridendo a un paio di svenevoli fanciulle lungo la strada.
“Bene, a questo punto, augurandoti una pessima giornata, mi incamminerei verso-“ esordì Lily con tutta l’intenzione di non stare un secondo da sola con Potter.
“Dove te ne vai così in fretta Lils?” disse James maliziosamente prendendola per un braccio.
Lei, con uno sguardo che per un osservatore meno cieco e sicuramente più curante della propria salute rispetto a James avrebbe definito omicida, fissò la mano di lui che teneva il suo gomito e scandì molto lentamente “Potter. Io lascerei immediatamente la presa se fossi in te.”
“io invece, essendo in me, non la lascerei per nulla al mondo, pensa un po’!”
“Potter, io ti sto avvisando”
“sai che sei ancora più bella quando ti arrabbi?” rispose lui, incurante dell’evidente pericolo.
Intanto una piccola folla di studenti ben sazi di brioches, pancakes, beagles e dolciumi vari del sabato mattina si era fermata in fondo alle scale, pronta ad assistere a un’altra epica scena tra Potter e Evans.
“Okay, io te l’avevo detto però” disse allora Lily sfoderando la bacchetta e puntandola al petto di James.
“Okay okay, ti lascio” disse allora lui, alzando le mani in segno di resa. Lily aveva appena rimesso via la bacchetta soddisfatta, quando la successiva frase di James le fece rialzare la testa di scatto.
“Ora però devi uscire con me.”
In rapida successione: lo sguardo di Lily si assottigliò sempre di più, gli studenti di Tassorosso, Corvonero e Serpeverde ringraziarono animatamente Morgana che la scenata non fosse successa nella sala comune di Grifondoro, Remus si aggiunse al capannello di curiosi con sguardo lugubre e rassegnato e James Potter, James Potte sorrise sornione.
“Scusami Potter?”
“Hai sentito Lils, devi darmi qualcosa in cambio ora. Anche se tecnicamente è più un favore che faccio io a te, invitandoti”
Remus a questo punto si sbattè il libro di rune sulla fronte.
Lily rimase interdetta per un secondo. La quiete prima della tempesta, lo sapevano tutti. Tutti tranne James naturalmente, che era perfettamente sereno.
“DARTI QUALCOSA IN CAMBIO? UN FAVORE CHE FAI TU A ME? JAMES POTTER SEI IL PIU’ GRANDE PALLONE GONFIATO, MASCHILISTA, IPOCRITA E NARCISISTA CHE IO ABBIA MAI CONOSCIUTO. “
“Questo sarebbe un no?” chiese lui perplesso, mentre le guance di Lily diventavano rosse un po’ per lo sforzo di urlare e un po’ per la rabbia.
“CERTO CHE E’ UN NO. Piuttosto uscirei con la piovra gigante.”
“Quindi mi stai dicendo che non VUOI uscire con me?” chiese James sempre più incredulo.
“neanche tra un milione di anni.”
“è una sfida questa?” disse riprendendosi subito dal colpo subito.
“perché per te è tutta una sfida Potter vero? Solo perché non cado ai tuoi piedi sono interessante? Sei un essere detestabile.”
“Bene, vedremo se non uscirai con me prima di essere fuori da Hogwarts” le disse guardandola dritto negli occhi verdi, che fiammeggiavano.
“SIETE TUTTI TESTIMONI. IO ANDRO’ A HOGSMEADE CON LILY POTTER ” aggiunse poi girandosi con un gesto rapido verso gli studenti fermi nell’atrio, praticamente urlando.
“ci vediamo in giro Lils” le buttò lì con uno sguardo ammiccante prima di salire su per le scale, apparentemente nemmeno vagamente scalfito dal suo rifiuto.
“si certo, come no.” Ripose lei prima di puntare verso la sala grande. A qualche passo dal portone si rigirò, dopo aver realizzato qualcosa di importantissimo; guadò la schiena di James che era quasi in cima alla rampa e gli urlò dietro “E NON CHIAMARMI LILS, POTTER!”
Lui si rigirò sorridendo beato “Certo Lils”.
Remus al suo fianco ebbe come la spiacevole sensazione che avrebbe assistito a molte di quelle scene in futuro.


29 ottobre 1972, ore 18, scale che portano alla torre di astronomia.

“spero che Salazar li stupri nella notte, maledetti idioti.”
Remus stava facendo gli scalini della torre di astronomia cinque a cinque a una velocità decisamente superiore alle sue possibilità fisiche, mentre sussurrava insulti e maledizioni.
Arrivato in cima, se ne uscì con un “io- quei due- un giorno- o l’altro- li- uccido.” mentre si teneva la milza e cercava di ricordarsi come si facesse a respirare. Naturalmente “quei due” rispondevano ai nomi di Sirius Black e James Potter che, a quando pare, avevano appena suggerito a Frank di buttarsi giù dalla torre di astronomia dato che Alice Prewett, a parere del sopracitato Paciock, nemmeno sapeva che lui esistesse.
Questo aveva implicato per Remus una corsa fottuta per mezzo castello, con sei rampe di scale come ciliegina sulla torta, per evitare che uno dei suoi compagni di stanza si trasfigurasse in una dannata frittella senza bisogno di una bacchetta.
“FRANK” disse Remus dopo aver riacquistato le capacità vitali.
“Remus, lei non sa che esisto.” Disse un estremamente depresso Franck seduto pericolosamente a cavalcioni sul bordo della torre.
“Frank, questo non è assolutamente vero” disse cautamente Remus
“devo fare qualcosa di eclatante perché lei si accorga di me.”
“Frank ti ritengo troppo intelligente per credere a quello che dicono quei due idioti”
“no, Sirius e James hanno ragione questa volta.”
“non ci credi neanche tu a quello che dici.”
“io mi fido del loro giudizio.”
“okay, la situazione è molto grave. Frank ti prego ritorna in te.”
“MA LEI NON SA CHE ESISTO”
“ma se non fa che farti gli occhi dolci tutte le mattine benedetto Frank, aspetta solo che tu le chieda di andare a Hogsmeade!”
“Davvero?
“Davvero.”
“me lo giuri?”
“te lo giuro.”
“ne sei sicuro?”
“ne sono sicuro. Anche Lily lo dice.”
“ma allora è meraviglioso! Presto ci sposeremo e avremo il piccolo Neville e compreremo una casa in campagna e e-“
Remus sorrise all’esaltazione di Frank, e stava già facendo retromarcia verso la sala comune quando sentì Frank iniziare a singhiozzare.
“adesso cosa c’è?” chiese allora Remus sospirando.
“non avrò mai il coraggio di chiederglielo, forse è meglio che la faccia finita e-“
“PER MORGANA, NON SE NE PUO’ PIU’.” Disse Remus afferrandolo e iniziando a trascinarlo giù per la torre.
Lo portò in sala comune e, avendo individuato Alice seduta insieme a Lily e Marlene vicino al camino, parcheggiò Frank esattamente davanti a lei prima di iniziare la sua solenne e acuta predica.
“allora, il qui presente Frank Paciock ha una solenne cotta per te, Alice, e considerato che anche tu e i tuoi occhi dolci lo ricambiate, direi che ora niente può ostacolare il vostro appuntamento a Hogsmeade, bene? Bene. Ora vado a crepare sul mio letto.”
Concluse Remus lasciando i due a fissarsi un po’ sorridenti e un po’ imbarazzati, mentre Lily e Marlene ridevano non così tanto discretamente.
 

30 ottobre 1972, ore 16, aula vuota del 3 piano.

“appena qualcuno ha una brillante idea su come uscire di qui, si faccia pure avanti eh” disse Remus sollevando uno sguardo truce dal libro che sfogliava svogliatamente, seduto su un banco di una della aule in disuso del terzo piano.
“Rem non mi sfracellare i bolidi” gli rispose Sirius che spiava dal buco della serratura, per qualche motivo senza camicia.
“è da un’ora che vai avanti così” aggiunse la voce di James che proveniva dal pavimento, dove era disteso giocando con il suo boccino.
“è da un’ora che siamo chiusi qui dentro Jam”
“almeno hai qualcosa con cui distrarti, io sono a petto nudo” gli fece notare Sirius con un sorrisetto malizioso.
“dopo un’ora di reclusione, anche i tuoi bellissimi e scolpitissimi addominali diventano noiosi” osservò Remus.
“NO REM” urlò James spalancando gli occhi e sollevandosi di botto.
“OH SI INVECE! COSA TI AVEVO DETTO? Mi devi due galeoni fratello”  disse allora Sirius tendendo vittorioso la mano verso James, che ci lasciò cadere controvoglia due monete d’oro.
“per Merlino Remus, non potevi contenere un po’ la tua palese omosessualità?” disse poi James scocciato, rivolto all’amico, che guardava i due perplesso.
“si può sapere cosa diavolo..? e poi quale palese omosessualità idioti?” chiese allora Remus irritato.
“niente amore mio, il qui presente James dubitava della tua ovvia tendenza erotica verso di me, e così abbiamo scommesso che nel giro di due settimane avresti fatto un qualche apprezzamento sul mio fisico scolpito, e come volevasi dimostrare non sei riuscito ad evitarlo. E per la cronaca, molte fanciulle di Hogwarts dissentirebbero sul fatto che dopo un’ora i miei addominali stufano caro”
“si, come ti pare. Ora amore saresti così gentile da tirarci fuori di qui?” gli rispose Remus.
“non è colpa mia amore se un’orda di studentesse urlanti ci ha murati vivi qui dentro.” Osservò quello saggiamente.
“cosa vuoi farci se siamo troppo belli per essere veri?” intervenne James.
“se magari non aveste affisso quello stupido avviso in bacheca.”
“non era uno stupido avviso”
“James, avete annunciato che la prima componente di uno dei vostri fan club che avesse trovato il magico biglietto dorato, avrebbe vinto un appuntamento con voi per sabato.”
“e chi si aspettava che ci avrebbero inseguito come degli ippogrifi impazziti?”
“quella Amelia Klint di serpeverde mi ha anche strappato la camicia per trovare quel dannato biglietto”
“vuoi per caso accennare anche alle due invasate che hanno stregato la porta per tenervi in ostaggio?”
“la mia camicia nuova Remus, focalizza il dramma.”
“io sono qui dentro anche se non c’entro niente Sirius, focalizza il dramma. SI, NON C’ENTRO NIENTE, REMUS JHON LUPIN, ASSOLUTAMENTE NON ATTRAENTE E DECISAMENTE IN RITARDO PER LA LEZIONE. POTREI ANCHE USCIRE IO, NON CREDETE? NO EH?” urlò un Lupin speranzoso verso la porta, dietro cui due sentinelle innamorate facevano la guardia ai prigionieri.
“affrontiamo la realtà, volevano solo una scusa per ammirare un petto come si deve.” Affermò Sirius.
“in quel caso l’avrebbero strappata a me la camicia Sir.” Gli rispose James.
Iniziò allora una diatriba su chi avesse gli addominali più scolpiti e, proprio mentre James (che aveva tolto a sua volta la camicia) e Sirius posavano come dei fotomodelli in piedi sui banchi, insistendo per il parere di Remus, la voce della McGranitt che spezzava l’incantesimo alla porta giunse alle orecchie dei tre, troppo tardi perché potessero ricomporsi.
“Così è questo quello che fate mentre saltate la mia ora di lezione – osservò la McGranitt glaciale- 20 punti in meno a ciascuno di voi, e rimettetevi la divisa scolastica voi due, vi servirà per andare a raccogliere vermicoli dal pavimento della serra come punizione.” Lanciò uno sguardo di disapprovazione profonda in stile Minnie nei giorni più funesti, e stava andarsene, quando aggiunse “Da lei non me lo sarei mai aspettata Signor Lupin.”
 

30 ottobre 1972, ore 20, dormitorio

“Io proprio non capisco.” Esordì James entrando dalla porta del dormitorio e lasciandosi cadere a peso morto sul letto di Sirius, per mettersi a fissare il nulla.
Remus, che stava giocando –cioè stracciando- Peter a scacchi magici, alzò lo sguardo su di lui.
“Tranquillo Jam, parla pure, non ci disturbi affatto, noi siamo sempre qui ad aspettare che tu entri dicendo qualcosa senza curarti delle attività degli altri.”
“Tanto lo so io e lo sai anche tu che Pete non ha nessunissima speranza di batterti” osservò semplicemente James
“Ah grazie tante James!”
“Pete, io lo dico perché ti voglio bene, è meglio che tu non ti faccia illusioni. Rem poteva darti scacco matto già cinque mosse fa, ma è troppo buono e non infierisce”
“Non si può dire lo stesso di te” osservò Remus mentre finalmente si decideva a sollevare con la sua mano pallida la regina e dare il colpo di grazia al re di Peter.
Mentre i pezzi della scacchiera iniziavano un aspro litigio con Peter sulla sua inettitudine a scacchi, dichiarando di rifiutarsi di giocare ancora per lui e un paio di alfieri un po’ maneschi iniziavano a picchiarlo con le sedie del re e della regina, incitati da dei pedoni decisamente scurrili, James disse di nuovo:
“è che proprio io non capisco”.
“stai tranquillo Jam, noi ti accettiamo per l’ottuso che sei” rispose Remus sdraiandosi sul suo letto.
“no, non hai capito. È Evans che non capisco”
“aaah bhe, quello poi è poco ma sicuro”
“voglio dire – iniziò allora James animandosi e attaccandosi a una delle colonnine del letto a baldacchino, sporgendosi verso Remus- ma perché deve fare così? Okay, va bene, la prima volta è perché le piace farsi desiderare, la seconda è perché un po’ di orgoglio femminile non guasta, ma adesso sta diventando ridicolo! Glielo avrò chiesto un milione di volte in tre giorni!”
“ecco Jam, ridicolo è una delle parole chiave. Tu sei ridicolo.”
“io? E perché?” chiese il sopracitato ragazzo ridicolo spalancando gli occhi nocciola e passandosi una mano tra i capelli.
“ragazzi, io- ahia, fottuto pedone- Jam, Remus, humpf”
“zitto Pete, sto cercando di sentire Remus!”
“Ma non ti passa per quella testa che Merlino solo sa cosa contiene, che magari lei possa non essere interessata?”
“non essere interessata a cosa esattamente?”
“a te pezzo di idiota!” rispose frustrato Remus
A questo punto James si mise a ridacchiare di gusto e preso dal buonumore saltò con ben poca grazia sul suo povero interlocutore, che era ancora sdraiato sul letto.
“Rem, Rem, Rem. Caro vecchio Rem. Questo è praticamente impossibile!” disse lui accomodandosi piacevolmente sopra alla cassa toracica di Remus.
“fottuto- che Salazar ti prenda nella notte e-  tu e il tuo ego smisurato- JAMES NON RESPIRO” urlò alla fine Remus dopo aver farfugliato qualche insulto per l’amico.
Dopo aver ripreso fiato e tirato un paio di sberle in testa a James, Remus si sedette a gambe incrociate sul letto, guardandolo dritto in viso. Iniziò a parlare molto lentamente, per essere sicuro che James lo seguisse.
“tu devi capire che alle ragazze intelligenti, come Lily, non piace essere considerate dei trofei da vincere (mentre parlava scuoteva la testa, come per far capire un concetto molto complesso a un bambino un po’ tardo)  e inoltre il tuo atteggiamento da dio sceso in terra per onorare le fanciulle mortali con la tua presenza, non attacca con lei. Devi scendere dal piedistallo se vuoi davvero uscire con lei, e soprattutto devi smettere di chiederglielo ottanta volte al giorno. Okay?” concluse Remus guardandolo speranzoso.
James si fermo un attimo a riflettere, guardando l’amico con la testa leggermente inclinata. Poi gli battè una pacca sulla spalla e alzandosi disse “ho capito, si vergogna di ammettere che è pazza di me. Dovrò solo trovare un modo più eclatante di invitarla. E comunque è come dici tu, meglio lasciarla cuocere un po’ nel suo brodo,si accorgerà di che cosa si è fatta scappare e verrà in ginocchio ad invitarmi. Tanto per Hogsmeade ho mille altre fanciulle ben più disponibili – non so se mi spiego- pronte a venire con me. Grazie Rem, è sempre utile parlare con te!”
“Ma veramente- io non ho assolutamente suggerito che- IO NON HO DETTO- PETER AIUTAMI!” disse Remus sconvolto girandosi verso Pete. O meglio, verso il letto di Pete, perché il proprietario era sparito oltre il baldacchino, mentre rumori di lotta arrivavano ovattati dal piumino.
“no Remus- riuscì finalmente a dire Pete, col poco fiato che gli era rimasto, mentre una torre gli si infilava in gola- AIUTAMI TU”
Rem allora prese la bacchetta e immobilizzò i pezzi della scacchiera, mentre Pete riassumeva un colore normale e dava aria ai suoi poveri polmoni.
“Grazie Mamma” disse lui massaggiandosi la gola.
“prego Pete. James, questa storia non può finire così, tu sei-
“ FRATELLO FRATELLO FRATELLO - urlò Sirius spalancando la porta del dormitorio- ho grandissime colossali notizie: stanotte, alle due,alla strega orba, le gemelle Butterhok di tassorosso passeggeranno tutte sole nella speranza – che non ho avuto cuore di infrangere - che noi due passiamo di lì. Che dici, le rendiamo le ragazze più fortunate della terra?
“tu sei decisamente in buona compagnia.” Concluse la frase Remus, prima di uscire dal dormitorio lasciando cadere sconfortato la mano lungo il fianco.


31 ottobre 1972, Biblioteca – ore 19.00

Gli ultimi raggi di sole autunnale si stavano stiracchiando tra gli scaffali sei e sette, mentre già si sentiva il profumo degli zuccotti di zucca della cena di Halloween. Ma al tavolo di Remus Lupin, insolitamente sgombro dalle usuali pile di libroni, nessuno faceva caso all’ora e una risatina dolce e limpida si diffondeva nella stanza silenziosa.
Remus Lupin pensò che Emmelline Vance era molto carina quando rideva, perché le sorridevano anche gli occhi, che diventavano ancora più blu, e poi la sua risata faceva pensare alla rugiada del mattino.

“Io non posso credere che sia successa anche solo la metà delle delle follie che hai raccontato” disse lei dopo essersi ripresa dalla risata.
“e invece ti assicuro che non ti ho raccontato nemmeno la metà delle follie che sono successe”.
“sei veramente un santo Remus”
“la ringrazio per averlo notato signorina” disse lui con un tono da finta pomposità
Lei rise ancora, e lui sorrise per averla fatta ridere.
“ora capisco perché Lily non voleva mai uscire dal dormitorio in questi giorni, temeva un agguato di Potter!”
“e pensa che nel mio venivano architettati”
“il lepricano cantante è stato a dir poco terribile. Ci abbiamo messo due ore per farlo uscire dal dormitorio.”
“solo terribile? James l’ha tenuto per una notte nel nostro armadio, e quello continuava a provare il repertorio!”
“ma alla fine con chi è andato a Hogsmeade Potter?”
“con una certa Emily Habbot di corvonero, una signorina con non molto cervello ma “molte doti naturali” ha detto James. E Sir ci è andato con una ragazza più grande, una battitrice di tassorosso tutta curve e poche inibizioni. Altra citazione d’autore ovviamente”
“Anche Marlene ci è andata con un ragazzo più grande, un bel tenebroso dell’ultimo anno.  E Lily è andata con un ragazzo molto simpatico di corvonero, mi piace” sorrise Emmeline.
“e tu, come mai non sei al villaggio? Non ci credo neanche per sbaglio che nessuno ti ha invitata” chiese allora Remus.
“ah, queste cose degli appuntamenti non fa per me. Non mi piace uscire tanto per uscire, se non è proprio la persona con cui voglio uscire. Non so se si capisce, è un po’ contorto, scusami” disse lei imbarazzata.
“no no, si capisce perfettamente. Hai ragione, anche per me è lo stesso” le sorrise lui.

Restarono ancora un po’ seduti a chiaccherare, fino a quando la fame non li portò in sala grande, per poi scoprire che la cena era già finita e quindi decidere che dei pancakes serali trafugati dalle cucine – in fondo anche Remus era un malandrino- sarebbero stati un’ottima soluzione.



 


Quattro anni dopo, seduti al tavolo di casa Potter, mangiando pancakes per colazione, mentre James spalmava marmellata di fragole su quelli di Lily,  Remus e Emmeline  avrebbero ricordato quello come il loro primo appuntamento non ufficiale (oltre che come  l’inizio delle torture intellettuali di Remus  riguardanti le uscite a Hogsmeade causate dai suoi degeneri compagni di dormitorio) e Lily avrebbe sottolineato come quel funesto giorno fu l’inizio di una lunga serie di degradanti e originali tentativi di invito per Hogsmeade da parte di James.
Mentre tutti avrebbero riso del tono melodrammatico di Lily e degli inutili e divertiti tentativi di discolparsi di James, Sirius avrebbe poi preso un tovagliolo dalla pigna in mezzo al tavolo e, dopo averci scarabocchiato qualcosa, l’avrebbe passato a Marlene.
Lei, aprendolo, avrebbe letto “e comunque, raggio di sole, la marmellata di arance è anche la mia preferita”.

  
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