Fatta di grafite



 

Uno sguardo per catturarti; tanto mi basta per cogliere ogni piccolo dettaglio di te.
Sei oltre – lontana – il tuo sguardo si perde al di là del vetro di quella finestra; sogni un mondo più vasto, queste quattro mura ti stanno strette. Non ne hai mai abbastanza della vita.
Scosti un ciuffo ribelle dagli occhi – niente deve frapporsi tra te e ciò che vuoi – non sai arrenderti, vero? Ambiziosa.
Un'altra ciocca bionda spostata dietro l'orecchio; sprofondi nella luce ambrata del tramonto. La vedi la perfezione del gioco di luci e ombre che si riflette sulla tua chioma? So che ne sei consapevole, vanesia.
Irradi bellezza.
Le tue gambe irrequiete aspettano con impazienza il suono della campanella, vogliono condurti fuori da qui, verso la libertà a cui aneli con tanta frenesia. Sposti il peso da un lato all'altro del corpo, proprio non riesci ad ascoltare la lezione – un flusso di parole che ti scivola via, senza toccarti davvero.

Un tocco per fotografarti; mi affido al naturale prolungamento della mia mano – la matita – che da sempre sa essere il tramite perfetto tra il mio cuore e le mie labbra.
Per farti sapere ciò che non so dirti.
Il mio tratto è leggero, ma sapiente. Ti studio senza fretta, non voglio commettere passi falsi.
«Il solito noioso!», mi apostroferesti così, ridendo, se solo sapessi la cura meticolosa che presto ai dettagli. Ma nemmeno tu vorresti un ritratto che non ti renda giustizia; segretamente storceresti il naso, se dovessi notare il busto troppo voltato verso destra – io ho una postura perfetta! - o i capelli troppo corti – non ti sei accorto che sto cercando di farmeli crescere?
Sorrido, mentre occulto il foglio bianco tra i compiti di matematica, riesco quasi a sentire la tua voce rimproverarmi: non dovresti nascondere quello che fai.
Ino, non è facile essere te, vorrei dirti.
Non è facile convivere con ogni parte di se stessi – non è facile accettarsi per quello che si è.

Respiri tra i margini di un foglio, devo accontentarmi dell'imitazione che di te riesco a fare – pallida ombra che non riflette la tua vera essenza.
Questo schizzo non troverà mai pace; come posso, io misero e caduco uomo, afferrare la sempiterna bellezza di una divinità?
Voglio lasciarti come ultima opera, quella incompiuta, quella su cui l'artista ritorna in più momenti della sua vita.
Sarai il mio capolavoro, l'ultima tela su cui porrò la mia firma.
Macchie di colore non deturperanno la purezza asettica delle linee; voglio che di te rimangano solo i non colori – bianco e nero.
Per poterti ricordare così, come sei in questo momento.
Fatta di grafite.

[433 parole]

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Note Autrice:

Non avrei mai pensato di approdare a questa coppia, ma a me piace sperimentare :3
E la fanart che ho inserito all'inizio della storia era troppo magnifica; doveva meritare un piccolo, indegno, tributo! Tutti i credits dell'immagine vanno alla sua autrice, vi linko la pagina deviantART che ho beccato io ^^ http://www.deviantart.com/art/Coloured-Redsama-s-InoSai-139443273
Questa piccola flash, pur essendo narrata dal punto di vista di Sai, mira a tratteggiare la caratterizzazione di Ino: ho lasciato qualche indizio qua e là, sperando di restare fedele al suo IC, mi piacerebbe ricevere un vostro parere in proposito :)
Non mi è mai piaciuto il ruolo in cui Ino è stata relegata dal fandom: oscilla tra la ragazza-di-facili-costumi e la pettegola-so-tutto-io. Credo che meriti un ampliamento di prospettive, no?
Non m'illudo di essere riuscita a renderle giustizia, ma almeno ci ho provato xD
Il tutto non poteva che avvenire attraverso gli occhi di Sai: non è forse il più acuto osservatore della serie? Non mi stupirebbe se fosse in grado di leggere dentro quegli occhi azzurrissimi, dopotutto :)
E nulla, spero vi sia piaciuta!
Alla prossima,

Ayumu