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Autore: Mrs_Snape    30/07/2014    1 recensioni
Era avvolto da una tenue luce bianca. Non era certo di avere un corpo poiché non riusciva a vedere ne a sentire niente. Solo quella luce bianca, che lo faceva sentire bene; lo faceva sentire amato e in pace, con se stesso e gli altri. Non provava dolore, ne rimorso, ne paura.
Non aveva mai pensato al paradiso ma, se l’avesse fatto, l’avrebbe immaginato così.
Ma poi l’avevano riportato indietro, in un mondo pieno di dolore e sofferenza, in un mondo senza Lei…
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il mattino dopo non proferirono parola su quello che era successo la sera precedente. Presero i bauli e i insieme si smaterializzarono per materializzarsi direttamente sul binario 9 ¾, a debita distanza per non destare sospetti. Lei raggiunse Potter e Weasley, che erano lì per salutarla prima della partenza. Loro avevano deciso di non tornare a Hogwarts per il settimo anno. Evidentemente, ora che erano ancora più coperti di fama e gloria, ritenevano l’istruzione una cosa troppo obsoleta. Cercò di infilarsi nella carrozza degli insegnanti senza farsi notare dal fastidioso gruppetto ma, a quanto pare, la fortuna, come al solito, non era dalla sua parte.
- Professor Piton! – Si sentì chiamare da Potter.
Sospirò e si girò.
- Potter. - disse gelido.
- Come si sente? – Gli chiese con un sorriso.
- Bene fino a qualche secondo fa.- rispose con un ghigno senza chiedergli come si sentisse lui. Le condizioni di Potter non gli interessavano minimamente.
- Mi dispiace per tutto quello che ha scritto la Skeeter su di lei.-
- Mi risparmi i convenevoli. C’era da aspettarselo quando ha sbandierato all’intero mondo magico ciò che c’era nei ricordi che le avevo consegnato quando stavo morendo. – sibilò – Ma, ovviamente, signor Potter, lei è come suo padre: costantemente alla ricerca dei riflettori, disposto a tutto pur di avere ulteriore fama.-
Non attese la risposta, si girò e si incamminò verso il vagone 8, lasciandosi alle spalle un Potter dal volto confuso e irritato. Quasi tutti gli scompartimenti erano occupati da persone che conversavano e lui non aveva voglia di essere socievole. Entrò nell’ultimo, dove sedeva una donna intenta a leggere. Ad Hogwarts i pochi adulti si conoscevano tutti, lei invece era un volto nuovo. Era vestita interamente di nero e l’unica macchia di colore era la cascata di capelli rosso fuoco che le scendeva ben oltre il fondoschiena, adagiandosi sul sedile formando delle morbide onde. La pelle era talmente bianca da risultare quasi eterea.
- Buongiorno. – disse entrando e sedendosi nei posti di fronte a lei.
- Buongiorno. - rispose lei in tono scocciato senza staccare gli occhi dal libro. Proprio la compagna di viaggio in cui sperava, silenziosa e non invadente. Lanciò un occhiata fuori dalla finestra e intravide la familiare chioma arruffata di Hermione che saliva nella carrozza dopo insieme alla strana figlia dello strano direttore del Cavillo e la ragazza Weasley, mentre Potter e la moltitudine di Weasley le salutavano dalla banchina. Per un attimo si ritrovò a sperare che lei entrasse nel suo scompartimento e si sedesse vicino a lui. Ma scacciò subito questi pensieri, quasi vergognandosene, e iniziò ad osservare la sua compagna di viaggio cercando di capire chi potesse essere. Non la nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, quel posto era finalmente suo, non Pozioni… Forse Trasfigurazione? Anche davanti il vestito era nero, coperto da pizzo nero e dal collo alto.
Indossava una collana di rubini a forma di goccia che davano l’impressione che il suo collo magro sanguinasse. Anche le mani erano bianche e dalle dita lunghissime, rese ancora più lunghe dalle lunghe unghie nere. Era decisamente fuori luogo su quel treno e in generale a Hogwarts. Gli ricordava molto l’enorme direttrice di Beauxbatons.
Il viso non era bellissimo ma aveva qualcosa di.. Misterioso e affascinante. Gli occhi erano enormi e le ciglia lunghissime, al punto da sembrare finte, creavano ombre sulle sue guance dagli zigomi pronunciati. La pelle era talmente chiara da risultare quasi trasparente sulle palpebre, rosate poiché si intravedevano i capillari. Il naso era dritto, quasi affilato e le labbra carnose sembravano costantemente piegate in un ghigno.
- Ha intenzione di osservarmi ancora a lungo? – chiese lei irritata alzando gli occhi più belli che Severus avesse mai visto dal libro. Erano grigi come il mare in tempesta con delle pagliuzze celesti ma che a tratti gli sembravano verdi. E come il mare in tempesta gli trasmettevano fascino e allo stesso tempo pericolo.
Severus non si scompose minimamente.
- In realtà mi chiedevo chi fosse.-
- L’insegnante di Trasfigurazione, almeno per quest’anno. Mi chiamo Caroline May .- e prima che Severus avesse il tempo di pronunciare parola aggiunse – Lei è Severus Piton. Non mi interessa sapere altro di lei, ho sentito parlare di lei per tutta l’estate. E mi spiace deluderla, ma non ho intenzione di venerarla.-
- Non ho alcuna voglia di essere venerato.- sbottò Severus.
- Perfetto. Ora se non le spiace vorrei tornare a leggere. E trovi qualcos’altro da guardare.- disse col solito tono scocciato, tornando a leggere.
Alla prima occasione avrebbe chiesto a Minerva delle spiegazione. Come diavolo aveva fatto ad assumere una soggetta simile?
Le scoccò un’ultima occhiata, stavolta velenosa. Ma non sarebbe mai stata velenosa come lei.
Il viaggio proseguì senza ulteriori scambi di battute, in un silenzio quasi tombale. Quando intravide la familiare saga del castello si sentì quasi sollevato. Quel viaggio era stato fin troppo sgradevole persino per lui, che non amava molto stare in compagnia di altre persone.
Scendendo dal treno vide Hermione una decina di metri più avanti e per un istante desiderò andare da lei e camminare insieme, parlare, forse scherzare, come avevano fatto per tutta l’estate.
Non pensava si sarebbe affezionato così a lei.
Poi ripensò al loro bacio e si corresse: non pensava si sarebbe affezionato così tanto a lei.
Al banchetto si sedette vicino alla McGrannit, che ora sedeva al posto che un tempo era di Silente. Si notava che vi sedeva solo perché doveva, visto che ora la preside era lei, non perché voleva. Per lei quel posto sarebbe rimasto per sempre di Albus. Dopo il discorso di benvenuto di Minerva, osservò lo smistamento, guardando benevolo i nuovi Serpeverde e un po’ meno benevolo i nuovi Grifondoro.
La nuova antipatica insegnante sedeva all’estremità del tavolo, vicino a Sibilla Cooman, stranamente presente al banchetto.
Erano gli esatti opposti: mentre lei sedeva rigida e austera, guardando il tutto con un espressione che doveva essere di cortese curiosità ma che sembrava quasi una smorfia, Sibilla si muoveva continuamente, facendo tintinnare i suoi numerosi bracciali e collane.
Poi prese un calice e versò parte del contenuto sulla tovaglia di fronte a Caroline May, osservando la macchia espandersi.
Caroline la guardò nello stesso modo in cui si guarderebbe una persona malata di mente.
- Vedo… Pericolo. – disse Sibilla terrorizzata – Lei è in grave pericolo. Questi filamenti ricordano i tentacoli della piovra gigante. Posso affermare quasi con certezza che lei finirà nel lago nero, tra le fauci della piovra. Quest’altra macchia invece… -
Severus smise di ascoltare, purtroppo conosceva fin troppo bene le previsioni di Sibilla, e lasciò vagare lo sguardo per la sala, fermandosi a guardare con sguardo gelido i bambini del primo anno, sperando di terrorizzarli e ottenere così un totale silenzio in aula. Incontrò lo sguardo di Hermione, che aveva osservato da lontano la scena fra la May e la Cooman.
Si scambiarono un’ occhiata divertita.
All’improvviso la McGrannit si alzò e lentamente la Sala Grande si zittì. Lei sorrise a tutti gli studenti.
- Ho il piacere di presentarvi la nostra nuova insegnante di Trasfigurazione, la professoressa Caroline May.-
La May si alzò e la sala applaudì educatamente. Vide Hermione studiarla con sguardo incerto. Alla prima occasione le avrebbe chiesto il suo parere. Alla fine del banchetto gli studenti si diressero ai rispettivi dormitori. Hermione accennò un sorriso nella sua direzione e lui ricambiò con un lieve cenno del capo e si avviò verso la sua semplice stanza nei sotterranei.
Mentre si addormentava si ritrovò a pensare che era la prima notte, dopo tanto tempo, che trascorreva senza Hermione dall’altra parte del muro.
E per un istante, prima di abbandonarsi a Morfeo, si sentì solo.
  
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