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Autore: SullyAnne    30/07/2014    6 recensioni
Erano ormai passati poco più di due anni da quando Nemesis era stato finalmente sconfitto, mettendo la parola "fine" ad una serie di sfortunati eventi che avevano avuto come epicentro il Beyblade.
Ne erano usciti vittoriosi, ma i segni delle battaglie, da poco concluse, erano ancora evidenti, impressi per sempre nelle anime di quei blader che avevano combattuto fianco a fianco in quella lotta disperata. Le ferite iniziavano a rimarginarsi, ma la cicatrici sarebbero rimaste, come monito per le generazioni future. Nessuno s'aspettava che un'altra minaccia aspettava solo il momento propizio per agire.
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Storia ad OC: Posti esauriti!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ginka Hagane, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo Primo:
 Il Virus 




Erano passati poco più di due anni da quando Nemesis era stato finalmente sconfitto, mettendo la parola "fine" ad una serie di sfortunati eventi che avevano avuto come epicentro il Beyblade.
Ne erano usciti vittoriosi, ma i segni delle battaglie, da poco concluse, erano ancora evidenti, impressi per sempre nelle anime di quei blader che avevano combattuto fianco a fianco in quella lotta disperata. Le ferite iniziavano a rimarginarsi, ma le cicatrici sarebbero rimaste come monito per le generazioni future. 
Eppure una nuova minaccia reclamava vendetta contro uno specifico gruppo di blader. Aveva atteso per anni di poter venire alla luce, ed ora era finalmente giunto il tanto atteso momento. Il ragno aveva già tessuto la sua tela, pronto a ghermire le proprie vittime. 





Settembre...
I blader hanno sempre fatto fatica a contenere il proprio entusiasmo, si sa. 
Era più che normale dal di fuori d'un BeyPark udire distintamente le urla ed i cori d'incoraggiamento per il proprio bey. Se poi si stava svolgendo una sfida particolarmente accesa, i poveri passanti che avevano la disgrazia di trovarsi nel raggio d'un chilometro ne uscivano, quasi sicuramente, con un timpano in meno. Se erano fortunati. 
E quella era una sfida particolarmente accesa. 
Avevano finito per trovarsi l'uno di fronte all'altro due blader emergenti, con un spiccato talento per quella disciplina così amata. Si può dire che fossero i beniamini di quel quartiere appena fuori città.
Dopo diverse battute intimidatorie da entrambe le parti, i bey erano stati lanciati ed avevano iniziato la loro corsa per lo stadio, e con loro erano esplose le urla estasiate da parte del pubblico. Grida e fischi provenivano da ogni angolo degli spalti, tanto forti da far girare la testa.
Eppure i due giovani non sembravano nemmeno sentirli, tanto erano concentrati sul loro scontro. Seguivano le mosse dei loro fidati compagni con un'attenzione quasi maniacale, impartendo ordini a destra e a manca. Era passato molto tempo da quando due blader si erano sfidati in una maniera così pura e genuina, senza secondi fini se non quello di dimostrare a se stessi d'essere i migliori. 
Anche quelli a cui il Beyblade non interessava minimamente,  sarebbero rimasti sicuramente affascinati nel vedere due persone versare così tanta fatica e tanta passione dietro allo sport che amavano. 
Poi, d'improvviso, accadde qualcosa d'imprevisto. I due bey, che fino a pochi istanti prima sfrecciavano per lo stadio, iniziarono a vacillare per poi arrestare definitivamente la propria corsa, sotto gli sguardi attoniti dei presenti. 
Quello era solo l'inizio, la vera minaccia doveva ancora fare la sua comparsa.




L'indomani... 
Nel seminterrato del negozio del signor Amano, Madoka era china a sistemare i bey di alcuni clienti. Diede gli ultimi ritocchi dove questi servivano e contemplò il proprio lavoro, annuendo soddisfatta. 
Amava il proprio lavoro, le dava sempre moltissima soddisfazione. 
Ripose i bey al proprio posto ed iniziò a riordinare la sua postazione di lavoro, canticchiando fra i denti una melodia.  Tutto d'un tratto però,  un urlo la prese di sorpresa e lei mollò il contenitore con gli attrezzi che aveva in mano, i quali sparsero rumorosamente su tutto il pavimento. 
-Madooookaaaa!- cantilenò la voce -Lo so che ci sei.-
Conosceva quella voce, purtroppo, e non la sopportava. 
Per un attimo le balenò l'idea d'ignorare quel richiamo e di proseguire con il suo lavoro, ma mischiare affari ed opinioni personali non era professionale, per tanto si recò a malincuore su per le scale a chiocciola. 
Sbucò al piano superiore e sospirò leggermente nel vedere che non si era sbagliata. In controluce sostava una ragazza che doveva avere all'incirca sedici anni, ma la sua altezza ridotta poteva trarre in inganno. Indossava una canottiera morbida nera con la stampa avorio d'un teschio ed una giacca in jeans, con più strappi che tessuto. Degli short a vita alta, anche essi in jeans, le fasciavano le gambe ed i fianchi, mentre ai piedi calzava degli scarponcini scuri. Sul capo stava posato in cappello morbido di maglia, leggermente spostato su un lato, da cui si intravedevano i corti capelli candidi come la neve. 
Fra le labbra, tirate in un sorriso sarcastico, bruciava l'estremità dell'immancabile  sigaretta accesa, mentre le volute di fumo disegnavano forme astratte nell'aria.
La sua sola presenza irritava non poco la meccanica, ma si limitò a riprenderla solo sulla sigaretta accesa.
-Qui dentro è vietato fumare, Anis.- 
Cercò di sorridere a sua volta, ma le uscì solo una smorfia deforme. 
La ragazza albina gettò a terra il mozzicone fumante, calpestandolo con il tacco degli anfibi, e si avviò a grandi falcate verso il bancone di vetro. Vi posò sopra il suo bey, nero e dorato, e piantò le proprie iridi rosa in quelle azzurre della meccanica, socchiudendo appena le palpebre. 
-Mettiamo le cose in chiaro: io non sopporto te, te non sopporti me. Facile, no? Per cui facciamo in modo che questa "chiacchierata" sia rapida ed indolore. Non sei d'accordo?- 
Lieta che anche Anis fosse del suo stesso avviso, la giovane si limitò ad annuire. 
-Allora, qual'è il problema?-
-Sei te la meccanica, sta a te scoprirlo.-
-Anis, t'avverto se sei venuta fin qua per farmi perdere tempo...-
La ragazza albina sollevò le mani in segno di resa e si preparò a spiegare il proprio problema.

Madoka l'osservò perplessa, sollevando un sopracciglio castano.
-Fammi capire: il tuo bey ha perso forza e gran parte delle sue capacità difensive, è esatto?-
An annuì distratta, appoggiandosi con la schiena al muro ed incrociando le braccia dietro la testa.
-Sì, la cosa strana è che anche al mio avversario è successa una cosa simile, ed ho sentito che in un BeyPark fuori città, ieri, è successo lo stesso.-
-E te non hai idea da cosa possa dipendere?-
L'albina rimase in silenzio per qualche secondo. Aveva delle teorie al riguardo legate alle ricerche intraviste tre mesi prima e che l'avevano indotta a partire. Scosse la testa impercettibilmente. Le sue erano solo congetture, basate su un testo ritrovato per puro caso e che aveva letto di fretta. 
-No, non ne ho idea.- mentì.
-Bene, allora diamo un'occhiata al bey.-
La meccanica prese fra le mani Thunder Crow e l'osservò da vicino.
-Allora, Thunder Crow... è un bey di difesa ed il suo punto di forza è la punta.- Indicò sullo schermo la punta bassa e larga del bey. 
-Umh... questo sì che è interessante: è fatta di piombo, per cui risulta difficile spostarlo, ed abbinata al giunto, molto più alto del normale, dona una difesa pressoché perfetta. Ma ha anche un grosso difetto: la punta essendo pesante, fa molto attrito sul terreno e questo penalizza  la resistenza. Serve un blader piuttosto abile per padroneggiare al meglio il bey.- 
Anis sorrise fra sé. Madoka era insopportabile, ma sapeva riconoscere un buon bey. 
-Però c'è una cosa che non capisco, perché non ha un proprio simbolo?-
La ragazza si avvicinò alla meccanica che le indicò la sommità del bey: in origine vi stavano due ali di corvo, colorate di nero, spiegate nell'atto di prendere il volo, ma ora erano svanite ed al suo posto era rimasto solo lo sfondo dorato. 
Il panico assalì la giovane blader, mentre un frammento delle ricerche lette poco prima della sua partenza, o per meglio dire della sua fuga, le tornò in mente. 
Senza dire nulla strappò il bey dalle mani di Madoka e s'avviò verso le scale a passo lesto. 
-Hey! Anis, dove vai? Non ho finito!-
-Grazie della revisione, ma ora... ho delle commissioni da sbrigare. Ci si vede!- Sorrise falsamente e s'avviò verso la porta, pronta ad uscire. Presa dalla fretta com'era, non notò i due ragazzi che stavano entrando e ne travolse uno senza troppi complimenti. 
-Ma che diavolo! Guarda dove vai.-
-Ma se mi sei venuta addosso te!-
Senza degnarsi di rispondere recuperò il proprio bey, caduto durante la colluttazione, e si fiondò fuori dal negozio. 
-Aspetta, Anis! Non sbattere la porta... Uffa, che danno in miniatura che è... Oh ciao Ginka! Chris.-
Il proprietario di Orion, ancora a terra, si volto verso la porta da dove era appena uscita la ragazza. 
-Ma chi era?-
Fu Ginka a rispondergli.
-Si chiama Anis, è una blader. È arrivata dall'America qualche mese fa, ma a parte questo non so nulla. La conosco perché frequentiamo lo stesso BeyPark e alla fine siamo diventati amici... più o meno. Ad ogni modo se è venuta qua deve aver notato qualcosa di strano anche lei.- 
-Ha detto che il suo bey ha avuto dei comportamenti anomali e che la stessa cosa è successa anche in un BeyPark poco lontano. L'ho revisionato e non ho riscontrato anomalie, l'unica cosa che mancava era il logo del bey...-
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata preoccupata, ma fu Chris a prendere parola. 
-La stessa cosa è successa anche dove eravamo noi. Due ragazzi stavano combattendo, ma ad un tratto i bey hanno rallentato la loro corsa all'improvviso fino ad arrestarsi completamente. Però, ora che ci penso, mi sembra d'aver visto una specie di bagliore iridescente, molto tenute. Quasi invisibile.- 


Il campanello attaccato alla porta tintinnò di nuovo ed ... un qualcosa di non ben identificato si fiondò addosso al proprietario di Pegasus, lasciando basiti i presenti. 
Il qualcosa, si scoprì essere una ragazza dagli occhi ed i capelli scarlatti e dalle guance paffute. Indossava un vestitino corto, nero a mezze maniche. Una cintura bianca con un cuore nero le stringeva la vita e metteva un po' in risalto la pancetta tonda della blader. Dei collant color crema e degli stivaletti beige di pelle completavano il suo look.
Teneva le labbra, appiccicose di zucchero e lucidalabbra, distese in un sorriso beato, abbracciata  con tutte le sue forze al collo del blader, cercando di baciarlo, mentre il poveretto cercava di deviare il possibile almeno sulle guance, se non di evitarli completamente. Gli altri ragazzi presenti guardavano attoniti la scena che si consumava davanti ai loro occhi, indecisi se aiutare il proprio amico o ridere. 
-Ginkaaaa!- si lamentò la ragazza, stringendo la presa sul collo, che minacciava di spezzarsi -Devi rassegnarti! Il nostro destino stare insieme per sempre, sposarci ed avere taaaaanti bambini! Ho anche già scelto i nomi... Oh, ci sei anche te...-
Nell'istante in cui i suoi occhi scarlatti si posarono su Madoka, il tono allegro di poco prima mutò rapidamente diventando freddo ed intimidatorio. 
-Ciao Urara. E bé, questo sarebbe il negozio di mio padre...-
 S'interruppe preoccupata dall'espressione minacciosa che la nuova arrivata aveva disegnata sul viso. Fortunatamente si limitò e farle una pernacchia, con tanto di linguaccia, per poi incollarsi al braccio di Ginka, sorridendo felice del contatto. 
-Matrimonio, eh? Mi offro da farvi da testimone.- gli bisbigliò all'orecchio l'amico.
-C'è poco da ridere, Chris. Vorrei vedere te al mio posto...- 
-Perché bisbigliate voi due?- 
La ragazza s'intromise, fissando i due con aria minacciosa. 
-A-Ah, no. Vedi ci chiedevamo se per caso il tuo bey di recente ha avuto dei comportamenti anomali.-
Urara succhio rumorosamente il variopinto lecca-lecca che teneva fra le labbra, assumendo un aria pensierosa per nulla adatta a lei. 
-Sì, ora che mi ci fai pensare.- 


Akiza si lamentava nel sonno. 
Scalciava e scuoteva la testa a destra ed a sinistra, tirando pugni all'aria. I capelli, lunghi e rossi come il fuoco, le si erano incollati al viso ed alla schiena, impregnati di sudore.
Spalancò gli occhi castani e fu per un soffio che non finì a terra. Si guardò attorno, mentre la realtà iniziava ad avere la meglio e l'incubo da poco terminato iniziava a svanire nella sua mente, lasciando solo deboli tracce, destinate ad estinguersi. 
Cercò di controllare il tremore che l'aveva assalita stringendosi le ginocchia contro il seno prosperoso e prendendo respiri profondi. Il battito cardiaco divenne pian piano regolare ed i fremiti che la attraversavano cessarono del tutto. 
Lei , tuttavia si prese ancora un paio di minuti prima d'alzarsi dal letto. Erano passati otto anni da quando aveva perso la madre, ma il vuoto che si era lasciata dentro non era mai stato colmato, e lo dimostravano i sogni che sempre più spesso la venivano a trovare nel cuore della notte. Si svegliava urlando, cercando d'inseguire la persona che così tanto ammirava. 
Prese un respiro profondo e scalciò lontano le coperte che ancora aveva addosso. Saggiò la propria stabilità e mosse qualche passo incerto, per la stanza. 
Recuperò i vestiti abbandonati a terra, insieme a suoi attrezzi da lavoro. La sua camera assomigliava molto più ad un officina. Chiavi inglesi avevano sostituito peluche e bambole, mentre l'olio per motori era diventato il degno sostituito di trucchi e profumi. Non era mai stata come le altre ragazze, nemmeno da bambina. 
Lei amava i motori ed il rombo assordante delle moto mentre sfrecciavano ad alta velocità sulle piste. Forse era stato complice il padre, proprietario d'una officina, o forse era una passione già innata dentro di lei. Non sapeva rispondere a questa domanda, ma era riuscita a fonderla assieme alla sua altra passione: il Beyblade. 
Era una meccanica e stava iniziando ad avere  il suo giro di clienti fissi. 
Quella mattina però nemmeno le chiavi inglesi riuscivano a renderla tranquilla: la sua immagine riflessa allo specchio rimandava l'immagine d'una ragazza che le assomigliava moltissimo, ma che non poteva essere lei. Aveva i suoi stessi capelli rossi ed i suoi occhi castani. Indossava i suoi stessi vestiti, una canottiera verde petrolio ed una felpa azzurra, mentre le gambe slanciate erano fasciate da dei pantaloncini verde scuro insieme a delle calze nere e lunghe. Ma non poteva essere lei. Quelle occhiaie profonde e quell'espressione triste non potevano appartenergli. 
Si diede un pizzico sulla guancia. 
-Forza Akiza! Non è da te! Hai molto lavoro da fare e non puoi permettere ad uno stupido sogno di rallentarti e... Cosa?-
Oltre il suo riflesso, lo specchio mostrò un lieve bagliore iridescente provenire dal suo bey, Shooting Star Dragon, appoggiato su una mensola vicino al letto. 
Le ali di drago raffigurate sulla sommità del bey erano svanite. 


“In passato abbiamo provato a sfruttare l'immenso potere dei bey tramite i blader. Sono stati sottoposti a dure prove, resi forti tramite macchinari, ma a nulla è servito. Eravamo ormai prossimi ad arrenderci. 
Ma di recente siamo riusciti a scoprire il perché di tutti quei fallimenti. E dire che la soluzione era sempre stata così ovvia, da diventare assurda: Non bisogna controllare il blader, ma il bey. 
Il blader è solo un misero strumento, ma la forza deriva tutta dal bey. Se si riesce a controllare l'anima del bey, allora è possibile sottometterlo.”


Stava ormai calando la sera, ma ad Anis non importava granché. Aveva paura del buio, ma quella sera era l'ultimo dei suo problemi. A tenerle la testa impegnata ci stavano già pensando quelle poche righe, scritte in bella grafia vicino al margine delle ricerche. 
Si morse un labbro fino a farlo sanguinare.
 Ricontrollò per l'ennesima volta il bey, dove una volta stavano le ali corvine, ma che ora si lasciavano dietro solo un sfondo dorato. Anis era preoccupata. La sua scelta di lasciare l'America le sembrava ora così assurda, così stupida. Non si sarebbe mai liberata di suo padre. 






Angolo autrice: 

Buonasera! :D
Sì, per vostra immensa sfiga sono tornata... Allora, ecco a voi il primo capitolo. Non succede molto a dire la verità, solo la presentazione di Anis e di due Oc, appartenenti a Xima_  ed a lady_eclisse. 
Se c'è qualche cosa che non va negli Oc, dite pure: provvederò a modificare dove occorre. :) 
Per quanta riguarda tutti gli altri partecipanti, abbiate fede! Entro il terzo capitolo al massimo ci saranno tutti, spero. 
In generale che ve ne pare? Le critiche sono ben accette, se motivate. :) 
A presto, vostra
Lady. 
  
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