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Autore: REAwhereverIgo    30/07/2014    3 recensioni
La battaglia per difendere la luce e ritrovare il vero Kingdom Hearts è ormai vicina. Non si può più sfuggire al destino, questo i possessori del keyblade lo sanno bene. Ma cosa succederà a Ventus, Xion e Roxas? È davvero inevitabile una nuova guerra?
Una nuova alleata sarà chiamata a lottare per il predominio della luce. Ma è davvero questo ciò che vuole?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Il castello del Re

“È successo tutto dodici anni fa, quando Maestra Aqua si è sacrificata per la salvezza di Terra”

“Prima che lui si fondesse con Xehanort, dici?”

“No, in realtà…”

Oooh…” Rea aprì un occhio con un mal di testa feroce e si chiese chi avesse ucciso in una vita precedente per meritarsi tutto ciò. Era la quarta volta che si svegliava in malo modo, ne aveva abbastanza. Sentì un rumore di porta che si chiudeva, poi il silenzio.

Si guardò intorno abbastanza intontita e non riuscì a capire dove si trovasse: era una stanza circolare, con le pareti altissime e bianche.

“Tutto bene?” le domandò qualcuno. Si voltò verso la voce, scuotendo nel frattempo la testa.

“No, ho la nausea” rispose.

Lo notò dopo, il particolare sbagliato in quella discussione: colui che aveva parlato era… un topo! Sgranò gli occhi, mettendosi una mano davanti alla bocca per non urlare.

Il topo le sorrise.

“Almeno sei salva” le disse. Aveva un sorriso dolce e rassicurante, ma era pur sempre un topo!

“Sa-salva?” chiese titubante. L’animale annuì e si fece serio.

“Sì, qui al castello gli heartless non verranno sicuramente a cercarti. O, almeno, potrebbero anche venire, ma qua ci sono i nostri che lottano” le spiegò.

Rea non sapeva se prenderlo sul serio o no; nella sua testa aveva rinunciato all’idea di chiedere come mai un topo parlasse, tanto sapeva già che la risposta non le sarebbe piaciuta.

Deglutì.

“Va bene… ma… ehm… c-chi sei tu?” domandò, trattenendosi dal chiedere “Cosa sei tu?”. Il topo la guardò e poi rise imbarazzato.

“Hai ragione, scusami, non mi sono presentato. Io sono Re Topolino, piacere”

Re?!

“Re… Topolino?”

“Sì, sono il Re del castello Disney” spiegò.

La ragazza si buttò di nuovo sul materasso e sospirò: rinunciava ufficialmente a capire qualcosa in tutto quel marasma.

Sentì aprirsi una porta e qualcuno entrò nella camera.

“Vostra Maestà, ci sono gli heartless nella sala da ballo, avremmo bisogno di aiuto” annunciò qualcuno. Rea non volle vedere chi era, così ignorò la cosa.

Heartless? Nel castello?” esclamò il sovrano, preoccupato.

“Sì, signore” confermò l’altro.

Si sentì un rumore di piedi che correvano, poi il silenzio completo.

La ragazza non aveva le forze per muoversi di lì, ma era comunque incuriosita: davvero quel topo alto un metro era un re? Ma soprattutto, lei perché doveva essere salvata? E da cosa?

Scattò a sedere col cuore a mille: Twilight Town! Cos’era successo alla sua città? Dov’erano tutti quanti?

“Aspetta! Re Topolino, aspetta!” gridò, scendendo di corsa dal letto.

Aveva il cuore in tumulto al ricordo della sparizione di tutti quanti e di quella nube nera nel cielo e un brutto presentimento si stava impossessando di lei.

Uscì velocemente dalla camera, avviandosi in corridoio. Si guardò intorno per decidere se andare a destra o sinistra, poi chiuse gli occhi cercando di calmarsi.

“Ragiona, Rea, ragiona: è meglio stare ferma ad aspettare che siano loro a tornare o correre come una matta in un luogo enorme dove probabilmente ti perderesti?” si chiese.

Ovviamente la seconda possibilità, decise.

 

Topolino trovò la situazione nella sala da ballo abbastanza calma: Sora era fermo da una parte che rideva con Paperino, mentre Riku li guardava severo.

“Ma… e gli heartless?” domandò il Re, incredulo.

“Erano meno del previsto, Vostra Altezza” rispose il castano con il suo solito sorriso luminoso. Lui sospirò sollevato e poi li guardò.

“Meglio così. L’ospite è appena arrivata, se volete venire con me a conoscerla...” li informò. Il ragazzo esultò.

“Che bello! Finalmente siamo tutti!” gridò felice.

“Ehm, Sora, ti chiedo di contenerti, se puoi. Non le ho ancora spiegato nulla di ciò che sta succedendo, dobbiamo essere più gentili possibile” gli disse Topolino. Sora fece segno di sì col pollice.

“Si fidi di me, Sua Altezza! Andrà tutto bene!” promise.

“Fidarsi di te sicuramente vuol dire far andare tutto male” commentò Paperino col suo solito sarcasmo.

“Cosa vorresti insinuare?” chiese il castano, arrabbiandosi.

“Tu che ne dici?” ribatté il papero, facendogli la linguaccia.

Riku sospirò e si avvicinò al Re, serio.

“Vostra Maestà, la situazione… quanto è grave?” domandò. Il Re divenne scuro in volto.

“Temo molto. Dopo l’ultima battaglia abbiamo scoperto cose molto interessanti per riuscire a sconfiggere quello che, per come ho capito, è tornato ad essere Xehanort, però senza l’ultima chiave sarà impossibile liberare finalmente i mondi dall’oscurità” gli rispose.

“Me lo immaginavo. E la ragazza?”

“Dobbiamo informarla del motivo per il quale è qui, proprio per questo dovremmo tornare nella camera reale”

 

Rea, nel frattempo, stava girando per il castello senza una meta ben precisa. La preoccupazione si alternava a momenti di completo stupore per quel posto gigantesco. Era stupendo.

Alla fine si fermò davanti a una porta enorme e bianca (quel colore iniziava ad infastidirla).

“In teoria dovrei tornare indietro; in pratica non so dove sono o come trovare di nuovo la camera. Tanto vale entrare qui” si disse, facendo un passo in avanti per tirare la maniglia.

“Fossi in te non lo farei” le consigliò una voce alle sue spalle. La ragazza si voltò preoccupata.

Lo stesso ragazzo con i capelli rossi dritti che l’aveva recuperata a Twilight Town stava appoggiato al muro e la osservava incuriosito. Quando lei si girò le sorrise e agitò una mano in segno di saluto.

“Ehilà, ben svegliata”

Rea arretrò più che poteva, spaventata: lui l’aveva colpita l’ultima volta che si erano visti.

“Tranquilla, non ti farò svenire di nuovo. Anzi, scusami se prima ti ho dato quel colpo alla nuca, ma non volevi seguirmi” le disse per calmarla. Sortì l’effetto completamente opposto.

“No che non volevo, i miei amici sono ancora là e anche la mia famiglia!” esclamò la ragazza. Lui scosse la testa divertito.

“Ormai pensavo di essermi abituato ai vostri discorsi da possessori di Keyblade, ma devo dire che sono un po’ fuori forma. È passato un po’ dall’ultimo detentore a cui ho fatto da baby sitter” commentò.

Rea si arrabbiò.

“Discorsi? La mia città è stata completamente assediata da esseri neri e striscianti e, come se non bastasse, gli abitanti sono scomparsi!” gridò istericamente. Il ragazzo sospirò.

“Non è scomparso nessuno” la informò. Lei rimase ferma.

“Ma…”

“Erano protetti in sottospecie di bolle da noi create. Non volevamo che gli heartless rubassero i loro cuori, sarebbe stato spiacevole” le spiegò.

Heartless?” domandò la ragazza. Lui annuì.

“Quegli esseri striscianti e neri” specificò.

“Oh” disse semplicemente.

Per tutta riposta, uno di quei cosi comparve strisciando verso di loro. Rea arretrò fino a sbattere con le spalle contro il portone bianco, spaventata.

“Ecco, questo è un heartless” commentò il ragazzo, facendo comparire nelle sue mani una specie di strana spada.

Fu un attimo: saltò verso l’heartless e con un colpo secco lo divise in due, facendolo scomparire con un sonoro *puff*.

Si poggiò la spada sulle spalle e guardò soddisfatto la ragazza.

“Non mi vanterò della mia bravura, sarebbe troppo facile” promise con un ghigno.

“Q-quello… quel… coso, io me lo sogno!” esclamò lei.

“Non esagerare, non era così terribile!”

“No, non capisci! Io lo sogno da due settimane, ormai!” spiegò. Lui inclinò la testa da un lato, incuriosito.

“Sì, avevo sentito dire di questa vostra peculiarità, però non so darti nessun tipo di spiegazione sul perché. Il Re, al contrario, può, quindi torniamo nella camera reale, sicuramente ti starà cercando” le disse.

Rea si appiattì se possibile ancora di più al muro e scosse la testa.

“Tu mi hai rapita” gli ricordò.

“Non ti ho assolutamente rapita, ho eseguito gli ordini e l’ho fatto per il tuo bene!” esclamò il ragazzo.

“Non importa, mi hai portata qui controvoglia e, soprattutto, mi hai tramortita! Io di te non mi fido!”

“Il che può essere un problema visto che sono io a doverti fare da guida” la informò lui, scompigliandosi i capelli con un gesto che, sicuramente, faceva spesso.

Sospirò e fece un passo verso di lei.

“Io sono Axel, capito? A-X-E-L, memorizzalo e ricordati che sono dalla tua parte” le disse. La ragazza era ancora titubante, ma si avvicinò a sua volta.

“Rea” rispose. Lui le sorrise.

“Ora torniamo in camera, non mi va di dover spiegare a Topolino come mai siamo scomparsi” la pregò.

“I-io… ok, va bene” accettò.

Si avviò dietro di lui con le gambe tremanti.

 

  
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