Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
Segui la storia  |       
Autore: kibachan    30/07/2014    4 recensioni
lo S.H.I.E.L.D. è caduto, Ward ha tradito, Fitz è in coma. È da qui che Coulson deve partire per rimettere insieme i pezzi della sua amata organizzazione. Insieme agli agenti superstiti dovrà trovare la forza per far tornare lo shield ad essere lo scudo che protegge l'umanità, e affrontare nuove e vecchie minacce.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jemma Simmons, Leo Fitz, Melinda May, Phil Coulson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~~Base segreta di Fury, reparto a lunga degenza

Braccia incrociate sul materasso, spalle curve, mento poggiato sui polsi. E sguardo fisso su di lui.
Pensieri accavallati, con il cullante sottofondo dei –bip- dei monitor.

Jemma Simmons si sentiva un’idiota. La sua mente scientifica sapeva perfettamente che stare lì a fissare Fitz, tentando di sbattere le palpebre il meno possibile, non avrebbe accelerato in qualche modo la sua ripresa. Eppure un angolino della sua mente, per cui provava un po’ di vergogna, le suggeriva che la sua presenza in qualche modo potesse giovare.

Le sue funzioni vitali erano stabili, l’embolia polmonare causata dalla rapida ascesa dagli abissi rimarginata perfettamente. Eppure Leo Fitz non aveva più riaperto gli occhi da quel giorno. Erano trascorsi già sei mesi.
All’inizio quando le sue condizioni si erano normalizzate aveva pianto dalla gioia gettando le braccia al collo di Skye e gridando “è vivo! Sta bene! Tutto il resto non conta!”
Ora per Odino che contava. I giorni si erano trasformati in settimane e le settimane in mesi, e Simmons era passata da un’eccitata attesa per il suo risveglio ad una lenta e logorante agonia.

Si riscosse dai suoi pensieri e guardò il suo amico più attentamente, studiando ogni dettaglio del suo viso da bambino, i suoi riccioli biondi che si erano allungati un bel po’, facendolo somigliare vagamente a uno degli angioletti dipinti nelle chiese dove sua nonna la trascinava da bambina, gli stava spuntando la barba, e Jemma sorrise segretamente al pensiero che normalmente era talmente ben rasato che era arrivata a credere che non gli crescesse proprio la barba.

-a volte dimentico che ha 27 anni come me, è un uomo fatto- si ritrovò a pensare. Per lei era sempre stato il piccolo Leo Fitz che aveva incontrato il primo giorno d’accademia, quando erano due mocciosi superdotati in una classe di ragazzi molto più vecchi di loro. Fitz era il suo migliore amico, suo fratello putativo, l’altra metà della sua mela. Non aveva mia pensato a lui come a nient’altro che questo.
Le capitava di dimenticarsi che era un uomo fatto, con dei sentimenti, delle pulsioni e tutto il resto.

Arrossì a questi pensieri.

Un attimo prima di premere quello stramaledetto bottone nella capsula, Fitz le aveva confessato che invece lei era qualcosa di più di un’amica per lui. Senza volerlo l’attenzione di Jemma si spostò sulla bocca del ragazzo. L’aveva baciato dappertutto tranne che lì. Era così strano pensare di baciarlo sulla bocca invece che su una guancia (magari pure con una mezza pernacchia) che il suo corpo aveva evitato quella zona in automatico. E invece probabilmente era lì che Fitz voleva essere baciato da lei.
Simmons si imbarazzò talmente tanto a questo pensiero che si drizzò a sedere dritta e si accomodò sulla sediaccia di plastica, a disagio.
Perché… era quello che intendeva Fitz quando le aveva detto che era qualcosa di più giusto? Era una dichiarazione d’amore? A pensarci più lucidamente poteva anche essere che intendesse paragonarla a una sorella. Che era pur sempre a un gradino più in alto di un amica.

-Ipotesi altamente possibile Simmons.-

Pensò avvampando dalla testa ai piedi per l’imbarazzo e schiacciandosi i palmi freddi sulle guance per far andare via il rossore.

Fitz le diceva sempre scherzando che era impossibile avere costantemente le mani ghiacciate come lei, e che la sua disfunzione circolatoria doveva essere oggetto di studio dello S.H.I.E.L.D.

Si incupì a questi ricordi e fissò i suoi occhi, schermati dalle palpebre serrate. Si concentrò sulle sue ciglia (buffo non si era mai accorta che le avesse così scure e lunghe). Sperava di cogliervi un tremito di qualche tipo. Un piccolo sussulto. Che potesse dar adito a pensare che si stesse riprendendo.
Ma niente.
I suoi occhi erano immobili.
Non vi era neanche quel leggero movimento dei bulbi oculari tipico del sonno profondo, riempito da sogni.
Simmons fece ricadere pesantemente le spalle lasciando andare un sospiro che conteneva un singhiozzo di pianto.
Non ci stava neanche pensando a svegliarsi.
Chissà se avrebbe mai avuto l’occasione di chiedergli cosa intendesse, con quella goffa e dolcissima dichiarazione che le aveva fatto, un attimo prima di salvarle la vita a costo della sua.


Base segreta di Fury, ufficio di Coulson

Il nuovo direttore del redivivo S.H.I.E.L.D. sbuffò pesantemente rigirandosi tra le mani il mare di carte che il fedelissimo Koenig gli aveva riversato sulla scrivania quella mattina. Spulciare la documentazione sull’interrogatorio di ogni singolo agentucolo dal livello matricola in su, alla ricerca degli ultimi infiltrati HYDRA, non era solo un lavoro straziante, sprofondare nella consapevolezza di quanto a fondo potesse essere penetrata la setta terroristica nelle viscere della sua amata organizzazione, ma era anche terribilmente noioso!

Tutti gli incartamenti contenevano una foto, il nome, il livello dell’agente indagato, le sue risposte alle domande dell’interrogatorio sotto elettrodi, e le conclusioni inequivocabili che Koenig aveva raggiunto.
Chiunque era stato trovato in fallo era stato senza troppi complimenti prelevato direttamente dalla sedia dell’interrogatorio, immobilizzato e gettato in una cella governativa di cui accidentalmente si era persa la chiave.
Phil lasciò andare un grosso sospiro di frustrazione trovandosi tra le mani il foglio con stampata su la foto dell’agente Ward, il test interrogatorio era stato riveduto e corretto dopo che lui era riuscito ad eluderlo con il solo ausilio di una puntina da disegno sotto l’unghia, accartocciò il foglio con stizza e lo lanciò in un angolo della stanza per evitare che il dolore per il suo tradimento tornasse a farsi sentire, non ne valeva la pena.
Il direttore si passò una mano sul viso stanco e accantonò con un braccio gli altri documenti, avrebbe ricominciato a dedicarcisi più tardi, -con una grossa dose di nutella nelle vene magari- valutò tristemente Coulson.

In quel momento sentì bussare alla porta e fece quasi un salto dalla sedia per la sorpresa, il viso amabile e paffuto dell’agente Koenig si affacciò nell’ufficio giusto un istante dopo che Coulson era riuscito a ricomporsi.
“direttore?” chiocciò gentilmente, l’uomo non aveva mai capito cosa avesse fatto di tanto meraviglioso per meritarsi tanta adorazione da lui
“ho il risultato del mio ultimo interrogatorio”
Coulson ebbe l’istinto di gettarsi contro la finestra e tentare la fuga. Poi si ricordò che era finta, solo un quadro animato, e si alzò schiarendosi la voce, cercando rapidamente un’altra via di uscita da quella situazione
“hem… lascialo qui grazie, credo gli darò un’occhiata domattina” tentò anche se sapeva di fallire, quell’ometto era più cocciuto di un mulo in salita quando voleva. Koenig sorrise di nuovo occupando col suo corpo lo spiraglio della porta per precludergli un qualsivoglia via di fuga
“oh credo proprio che questo vorrà vederlo direttore” esclamò trionfante guadagnando il centro della stanza, una volta che fu certo di avere l’attenzione del suo superiore. Coulson afferrò svogliatamente il plico di fogli (davvero erto ora che ci faceva caso) e vi gettò un’occhiata.
Il suo viso si illuminò per un istante e spalancò la bocca come per dire qualcosa che non venne fuori.
Deglutì a fondo dopo un attimo e fissò gli occhi scuri sull’agente che sembrava sul punto di mettersi a ballare per la gioia
“è vero?... insomma… possiamo fidarci?” scandì
“assolutamente signore” confermò Koenig tronfio.
Coulson abbassò di nuovo gli occhi sulla prima pagina del plico. Le parole scritte in cima in inchiostro verde gli accarezzarono lo sguardo:

Natasha Romanoff – reintegrata


nota autrice: ok, erano secoli che non scrivevo, ma questi pg mi hanno riacceso la vena, ho già pronto un'altro paio di capitoli, quindi fatemi sapere se può interessare! siate clementi T_T
 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D. / Vai alla pagina dell'autore: kibachan