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Autore: MaryKei_Hishi    31/07/2014    0 recensioni
Lui, era un ragazzo strano, un ragazzo di una grande città, trasferito in una cittadina piccola come quella in cui sono nato per qualche motivo sconosciuto a chiunque. Era arrivato nella nostra scuola a semestre iniziato, non dava confidenza a nessuno ne era propenso ad instaurare rapporti d'amicizia con alcuno. Lui era.. come avvolto da un alone di mistero affascinante e seducente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XX

 

So perfettamente di essere una pessima persona, di certo mio padre non si esula mai dal farmelo notare.

L'ho sempre saputo e lui me lo ha sempre sottolineato in tutti i modi.

 

Il desiderio di chiunque è vivere una vita felice e io non ho mai fatto eccezione, rimane a tutt'oggi il mio desiderio più grande, solo che mentre tutti gli altri ne hanno la possibilità io non ne ho mai avuta alcuna.

 

Mi sento soffocare.

 

Ho vissuto in apnea troppo tempo e temo di aver dimenticato come si fa a respirare.

 

Quando ero piccolo c'era mio fratello che nonostante tutto mi sorrideva, credo di essermi innamorato di quel suo sorriso e poi di averlo odiato così repentinamente di non essermi accorto di quel momento in cui l'amore si era tramutato in un odio profondo.

 

Se porto indietro la mente nei miei ricordi credo di poter individuare un momento nel quale ero ancora innamorato di lui e poi, in un ricordo successivo lo odiavo, con tutto me stesso.

Probabilmente quella transizione si è verificata nel lasso di tempo intercorso in quei due momenti.

 

A tutti gli effetti Horge era il ponte che mi congiungeva con Dominik, nostro padre.

 

-ehi, devo dirti una cosa- mi aveva rivelato sorridente in una serata che avremmo trascorso da soli, in casa; io gli avevo annuito e gli ero salito sopra scalandolo come un animaletto domestico e lui mi aveva abbracciato, erano tanto calde le sue braccia e io li in mezzo ci stavo bene.

-mi sono innamorato.- mi aveva palesato poi arrossendo un poco e mi ricordo che lo guardai inarcando un sopracciglio non riuscendo a capire.

Non ho mai saputo dare un senso a quella parola, purtroppo.

Il giusto e lo sbagliato nella mia vita sono stati così ambigui che ad oggi non so dire se i miei siano stati veri innamoramenti o solo una sensazione di benessere che il chi di turno mi faceva provare.

Ho letto di un batticuore che ti coglie all'improvviso ma il mio cuore è morto da troppo tempo per battere più forte.

 

-sei l'unica persona alla quale dirò queste parole, perché sei importante- mi aveva detto -nel fine settimana scappiamo, io e lui, andiamo via di qui.-

 

ancora oggi non so descrivere cosa riuscii a provare dopo quelle parole. Probabilmente senso di abbandono.

 

So che qualcosa cambiò tra me e lui e solo a causa mia.

 

Probabilmente era invidia rivestita di parole più grosse.

 

Fu quello il momento in cui impazzii per la prima volta, fu quello il periodo nel quale lo odiai per la prima volta; lui sarebbe stato felice con il suo amore, io non avevo nemmeno trovato un amore tutto per me, il mio cuore a quel tempo era quello di un ragazzino che aveva imparato a fare il grande e che non riceveva le premure necessarie, a quel tempo il cuore mi batteva ancora abbastanza forte ma io non sapevo che avrei riconosciuto l'innamoramento da quello così ho tralasciato tutto quanto, battiti compresi.

 

È difficile ammettere che fui io a far scoprire a Dominik del suo piano e del modo in cui Horge fu totalmente devastato da quell'occasione, forse la sua unica occasione di andarsene da quella merda, ma era l'unico modo che avevo per tenerlo con me, per non farlo andar via, perché se pur come seconda scelta di papà io in un certo senso ci stavo bene, mi bastava o più che altro me lo facevo bastare.

 

Un giorno lo sentii parlare al telefono, rimasi nascosto per origliare e scoprii che volevano organizzare un altra fuga, sentii dire ad Horge che era troppo rischioso a quel punto.

Da lì a poco ci fu una litigata mostruosa, io la ricordo come spettatore nascosto dietro un divano per paura che se la prendessero con me.

Quel giorno ebbi veramente paura che si uccidessero a vicenda.

Parlavano di cose che non capivo e facevano riferimenti ad un qualcosa che era troppo distante da me.

 

Non è colpa mia se Horge è morto è che lui era una persona debole, non avrebbe saputo stare comunque al mondo.

 

I ricordi di quel periodo sono essenzialmente confusi da farmaci che ho smesso di prendere da un po', farmaci che mi faceva prendere la mamma.

 

I giorni di pioggia mi ricordano il giorno in cui è morto Horge, bagnato dallo scroscio dell'acqua della doccia, sembrava proprio un accquazione estivo di quelli che arrivano senza avvisare e ti inzuppano da capo a piedi.

 

Dopo la morte di Horge sono diventato insostenibile, ne sono consapevole. Avevo perso il mio ponte, l'unico appiglio che mi congiungeva con papà.

 

So di essere una persona corrotta nell'animo ma non posso farci niente, sono così.

L'essere arrivato dallo zio è stato un sogno vissuto ad occhi aperti, mi piaceva stare da lui, stare con William e stare con Nelson, mi sembrava di poter essere una persona nuova, come l'attore di un film che interpreta un nuovo se stesso in un'opera.

Pensavo che quel sogno potesse durare di più. Purtroppo mi hanno svegliato proprio mentre stava andando tutto bene.

 

Mio zio ricevette una chiamata da parte di mia madre e mi guardò quasi inorridito, gli stava raccontando tutto, ne ero certo.

Non c'erano bisogno di parole, era tutto così palese.

Me ne andai in camera a preparare le mie cose e poi, mentre ero indaffarato sul mettere nel borsone i miei vestiti lo vidi allo stipite della porta, in quel momento sperai che mi dicesse una cosa del tipo “ehi piccolo cosa stai facendo?” adoravo quando mi chiamava “piccolo” purtroppo non disse nulla del genere -vogliono riaprire il caso della morte di tuo fratello- sibilò solamente, mi venne la pelle d'oca sulle braccia quando udii il tono con il quale l'aveva detto e il volta stomaco dopo tanto tornò ad attanagliarmi l'anima.

Dovevo tornare lì perché in un certo qualmodo volevano vederci chiaro, evidentemente qualche corrotto dell'epoca aveva chiesto la redenzione dell'anima spifferando qualcosa.

Se solo l'avessi saputo per tempo, probabilmente sarei andato ad uccidere anche lui.

 

 

Passai la mia ultima giornata con i miei amici, non avevo il coraggio di riferirgli che me ne stavo per andare via, quasi a sperare che se non lo avessi detto ad alcuno non si sarebbe realizzato.

Fu una giornata molto divertente, eppure in cuor mio sentivo che stavo sbagliando, dovevo dirglielo, dovevo essere sincero con loro che si erano dimostrati veri amici -come lo era sempre stato Victor, oltretutto.

-andiamoci a prendere una birra- non so perché ma non rifiutarono, probabilmente ce l'avevo scritto in faccia che quel sorriso che gli mostravo non era uno dei miei soliti sorrisi, non era vero, non era quello che solitamente mi decorava il viso, quello di uno che la sa lunga, perché io adesso non la so affatto lunga.

 

Sono ancora diviso a metà tra il dire tutto quanto e pagare per quello che ho fatto e il tacere e lasciare tutto com'è. Probabilmente mio padre mi vuole lì per istruirmi su come non far scoppiare uno scandalo. Io nel mio piccolo cuore mal funzionante vorrei far pagare lui per non aver permesso al nostro Horge di coronare, almeno lui, il suo eterno sogno d'amore.

 

Hanno annuito e nonostante siano appena le sei del pomeriggio andiamo in un supermercato e compriamo da bere, andiamo da me, zio è al lavoro e questa sera fa il turno più lungo, probabilmente rincaserà verso le due del mattino.

Sono io a stappare le birre e le distribuisco a tutti e prima ancora che loro se ne rendano conto faccio tentennare le bottiglie sussurrando un cincin a mezza bocca, non ci metto molto a berne la metà -assetato eh?- mi dice Nelson e io non posso far a meno di ridere, se bastasse così poco a dissetare la mia sete.

Gli sorriso sempre in quel modo che non è da me e lo vedo guardarmi storcendo la bocca -allora ci dici che cazzo succede?- ovviamente è sempre lui a parlare, william non è solito usare quei toni -almeno non se è arrabbiato, ma di brutto.

Mi siedo sul divano e me li guardo, ancora in dubbio, ma si sono dimostrati dei buoni amici tra i bassi e gli alti dello stare con me -sei sicuro di volerlo sapere?- gioco io, almeno in questo non sono cambiato, lo vedo annuire e poggio la testa sullo schienale -sono stanco, e domani torno in città- gli dico ed è vero ma dallo scatto di Nelson comprendo che non ha capito affatto il mio sono stanco, anzi lo ha interpretato a modo suo, dipingendomi come una testa di cazzo che si è stufata di giocare al provincialotto di paese.

-non nel senso che hai capito tu- ci tengo a precisare, stiamo mettendo in chiaro le cose no? Allora mi avranno al cento per cento.

-hanno riaperto l'inchiesta sulla morte di mio fratello.- gli dico -e devo tornare lì per gli interrogatori- aggiungo e vedo che loro non capiscono -anche se il caso è stato archiviato la prima volta io ero indiziato lì, come assassino.- gli dico e continuano a stare in silenzio, al che o non hanno capito un cazzo o hanno capito troppo. Ancora non lo so però.

 

Sospiro e riprendo a bere, almeno lei non se ne sta zitta, mi parla tra le sue bollicine -pensi ancora che il crimine perfetto esista?- mi chiede William e io gli annuisco -dobbiamo stare a vedere se riesco a tornare qui, allora si, esiste.- gli rispondo e qui credo che sia chiaro a tutti che sono io che ho ucciso mio fratello, facendogli credere mentre era scosso sotto la doccia che avevo chiamato l'ambulanza per farlo rilassare troppo pieno di sedativi e sonniferi che già di per se aveva preso, ma troppo vigliacco per portare a termine il tutto, e io gli ho solo dato la forza di continuare in una speranza che è finita con il suo scopo.

Mi hanno trovato bagnato dell'acqua che continuava a piovere dal telefono della doccia, come una pioggia improvvisa che prende nelle giornate estive, quella che ti coglie impreparato e ti bagna fin dentro le mutande.

Mi hanno trovato lì e mi hanno portato via prima ancora che potessi aprire bocca, c'era già chi urlava molto più forte delle mie parole e io volevo solo attapparmi le orecchie e piangere della morte del mio ponte.

Io ho distrutto il mio ponte con la fasulla convinzione che sarei diventato io stesso Horge. La realtà è stata diversa, io che lo amavo con tutto me stesso non potrò mai avere il suo amore, perché come ho scoperto tempo dopo non sono sangue del suo sangue.

Sono figlio dell'adulterio e di sua moglie e questo non potrà mai tollerarlo, a prescindere da come mi tingo i capelli, a prescindere da quanto mi impegno per assomigliare al suo amato Horge.

Voglio la mia giustizia e se riuscirò ad averla tornerò qui per continuare a viverla.

 

Penso che siano allibiti dal mio racconto ma io questa volta non volevo sorprenderli, se ci rivedremo gli racconterò ogni singola cosa di me, tutto quello che non ho permesso a nessun altro di vedere, di sentire, di toccare, tutto me stesso, fin dentro al sentimento più intimo e distorto, perché se sono ancora qui adesso, dopo tutto questo, allora meritano tutto quanto, davvero.

 

Vorrei veramente chiudere gli occhi e sentirmi solo essenza, o essere morto io al posto di mio fratello, o essere impazzito del tutto, e invece sono solo rimasto in equilibrio sull'orlo di una fossa che io stesso mi sono imposto di scavare, nel mio cuore e sembra che stare qui, sull'orlo del precipizio sia l'unica cosa che mi tenga in vita.

 

Voglio uno scopo, ho vissuto senza nulla di tutto ciò troppo a lungo e ora, qui, lontano dalle mie radici irrisorie, sento di poter volere un qualcosa a lungo termine, ma prima di poter coronare questo sogno devo sistemare le cose con mio padre e l'indagine.

È per questo che il giorno dopo parto, senza salutare nessuno, all'ora che voglio sparendo all'improvviso; non voglio che mi ricordino come un condannato a morte, voglio che si rendano conto che non ci sono all'improvviso, e si dicano che sono partito senza salutare e che capiscano che l'ho fatto perché voglio tornare.

Dopo anni di superficialità sentirmi rendere conto che voglio qualcosa mi fa sentire vivo e provare un battito nuovo in questo cuore solitario.

 

*

 

mio padre forza la mano nel tenere tutto in ordine, si vede che cerca di nasconderlo ma è chiaro come l'acqua che nulla è sotto il suo controllo, è solo un apparenza che ha bisogno di mostrare per sentire nuovamente il potere tra le sue dita.

Mi guarda e cerca di incutermi timore, il fatto che il potere questa volta ce l'abbia io tra le dita mi da un senso di onnipotenza, una mia parola alla persona giusta e il suo regno di carte cadrebbe inesorabilmente a terra, basta l'alito caldo dello strascico d una singola parola e io già sto godendo eccitato di vederlo tremare e piegare sotto al mio viziato volere.

Sai papà, quando non diventi null'altro che rancore dentro una persona, quando il pensare di poterti far del male con un minimo di sforzo inizia a darti gusto, probabilmente lì capisci che è il primo vero cerchio che si ripete, nonostante il tuo sangue non mi scorra nelle vene io e te siamo della stessa putrida pasta, io non sono una brava persona, ho imparato dal migliore in questo senso. Ho uno scopo, tornare lì perché è lì che voglio stare, vaffanculo te e tutta la tua merda, ho uno scopo e voglio raggiungerlo, il costi quel che costi, come sai non mi ha mai spaventato.

 

-Vincent, io- lo blocco con un sorriso -tu cosa?- lo incito a finire la patetica frase fatta per tenermi buona -ora mi guardi? Ora mi vedi?- gli dico andandogli incontro nella sala, mamma fa finta di niente, come sempre, lei guarda solo i soldi, sarebbe dovuta nascere sterile. -ti piace quel che vedi, papà?- gli chiedo e la marco di più quella parola, perché se la merita tutta la mia cattiveria -probabilmente se parlassi, ti accuserebbero di concorso in omicidio, non che molestie su minore.- mi si allarga spontaneo un sorriso -e tu non vuoi che il “buon” nome della tua famiglia vada in malora per le parole di un piccolo innocente ragazzino trovato al capezzale del fratello morto suicida perché tu volevi impedirgli di andare con il suo amore vero per gelosia vero?- e detta così fa paura, fa veramente paura che glielo vedo negli occhi che trema dalla fottuta paura e so che ce l'ho in pugno, se avessi una pistola sarei il suo dio per un secondo, ma io non sono un santo e le preghiere non mi piacciono e quindi morirebbe.

Ma io sono magnanimo.

Io lo voglio far vivere nella sua merda e nella paura che una mattina io mi svegli più chiacchierone del solito e sputtani tutto quanto, tutto il suo malato amore paterno.

E lui lo capisce, capisce tutto, perché nonostante non sia biologicamente mio padre io e lui siamo padre e figlio più di quanto non fossero stati lui e mio fratello.

-cosa vuoi.- e li sorrido ancora perché ho fatto bingo.

Gli dico le mie condizioni e dice di non potrà accettare, che peccato, quelli come te in carcere durano poco, sai agli altri detenuti prudono un po' le mani di essere paragonati alla feccia come te.

Il mio bisogno di stare bene ora è di fronte a tutto e credimi, papà, sta volta non guardo in faccia nessuno.

 

*

 

l'ultima volta che ho visto Vincent era sorridente, credo che me lo ricorderò sempre con quel sorriso, come se avesse cercato di cancellare tutti i momenti bui con quell'ultima giornata insieme.

Ricordo che era estate e che il sole batteva forte tanto da farmi mettere la crema protettiva onde evitare ustioni che poi lui non avrebbe potuto punzecchiare, tanto per ridere della mia sofferenza, come era solito fare, visto che quella sarebbe stata l'ultima giornata con lui.

 

Nell'ultimo periodo ci era sembrato strano, anche Nelson me l'aveva confermato, anche secondo lui era come se non avesse in un certo qual modo il coraggio di dirci qualcosa, qualcosa di grosso e importante che cci rivelò solamente l'ultimo giorno.

 

I suoi genitori avevano deciso di riprenderlo quindi il suo bel sogno era finito, era il momento di svegliarsi.

 

Ha detto anche tante altre cose ma io voglio ricordarmelo così, e ogni giorno che passa un po' di speranza di rivederlo in me muore un po', controllo su internet se ci siano indagini in città che riguardino vicissitudini passate ma ogni giorno che controllo non c'è mai niente di nuovo.

Ora che è iniziato il nuovo anno le speranze di rivederlo si sono rassegnate in un numero piccolissimo vicino allo zero, con Nelson non ne parliamo quasi mai di lui, perche anche se all'inizio non lo sopportava lo so che se ne è affezionato, una volta mi ha detto che probabilmente se fosse nato e cresciuto con noi sarebbe stato una splendida persona, io quella volta gli ho risposto che lui lo è,una splendida persona e che in caso contrario non sarebbe comunque stato Vincent e da allora abbiamo gradualmente smesso di parlarne.

Ho provato a chiamarlo ogni tanto sul cellulare ma risultava sempre staccato e non so se a quest'ora sia stato arrestato o cosa, io di queste cose non ci ho mai capito nulla e veramente è una cosa che mi fa piacere, non perché voglio crogiolarmi nell'ignoranza ma perché sono cose che voglio scoprire il più tardi possibile, per ora mi limito a guardarle nei telefilm ma ultimamente nemmeno più tanto lì, cambio canale quando ci sono quelle cose, perché irrimediabilmente penso a lui e mi intristisco perché ancora non mi ha dimostrato che il crimine perfetto esiste.

È così strano come quando qualcosa riguardi lui diventa così ambivalente quello è il “bene e il male” certe volte mi spaventa pensarlo perché parliamo di una persona morta, indagini della polizia, si un amore traviato e quant'altro e nell'immaginario delle persone queste cose non sono normali eppure io ancora sono qui a sperare che Vincent mi dimostri che che il crimine perfetto esista perché vorrebbe dire rivederlo e convivere almeno un altro po' con lui tra i piedi ma allo stesso tempo vorrebbe dire che il sistema è sbagliato ha delle falle e lascia un assassino in liberà, è per questo che non voglio pensarci.

 

Vincenti prima di andarsene ha detto anche che un giorno, se fosse tornato ci avrebbe spiegato veramente tutto quello è stato e ora sono passati poco più di sei mesi e non è tornato ed è come se giorno per giorno le speranze finissero.

 

*

 

William è un po' cambiato da quando il biondo è partito, per certi versi, sotto alcuni aspetti è tornato come prima, Vincent lo influenzava terribilmente ma sotto altri punti di vista lo ha anche migliorato, o probabilmente io sono impazzito vicino a lui e ora ho un altra visione delle cose, non lo so, ma quando torniamo a casa, lo vedo un po' triste di non fare quella tappa per salutare Vincent che prende un altra strada e quindi cerco di parlare il più possibile perché il silenzio mi fa un po' ansia.

-e quindi a chimica la biondona mi parla e io credo che lo abbia fatto solo perche crede che io sia bravo, io, capisci?! In chimica- e mi segue a ruota con una risata, io a chimica faccio schifo, non ero io il genio delle pozioni magiche.

Mentre ridacchia lo vedo bloccarsi di colpo come se qualcuno lo avesse trattenuto dallo zainetto e mi giro pronto a maltrattarlo a parole, sto deficiente.

Ma poi mi zittisco.

E si gira anche Will e lui proprio non respira per un attimo -beh io mi aspettavo un bentornato.- ci dice e siamo increduli -il crimine perfetto esiste ragazzi- e ci fa l'occhiolino ed è un secondo quello nel quale lo abbracciamo, sono contento che sia tornato, sinceramente sono contento.

-avete perso la lingua?- ci dice e vedo Will negare ma senza aprir bocca, probabilmente crede che se fiata la magia si interrompe e lui sparisce così come è arrivato e pare quasi leggercelo centro perché si rassicura che non se ne andrà tanto presto -ho parecchie cose da raccontarvi- ci dice -ma è tardi, lo zio mi aspetta per il pranzo, quindi ci vediamo dopo!- e quel “a dopo” è reale perché alle quattro ci vediamo tutti a casa di Will e sembra proprio un per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie a tutti quanti di aver letto, probabilmente se non ci fosse stata una ragazza che mi ha spronato a concluderla non avrei mai messo fine a questa stramba storia, <3

grazie a chi c'è a chi non c'è più e chi ha abbandonato tutto quanto, grazie a tutti e arrivederci

MaryKei-Hishi

   
 
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