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Autore: Mr Thriller    31/07/2014    1 recensioni
"Mila veniva da ovest, dove ogni leggenda era destinata a sparire..."
La bambina deve trascorrere tre mesi nella villa dei nonni, al villaggio. Strani avvenimenti iniziano a susseguirsi e ben presto viene a conoscenza di un'oscura leggenda riguardante il bosco dietro casa.
Genere: Fantasy, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mila veniva da ovest, dove ogni leggenda era destinata a sparire; il mondo, come lei lo conosceva, era troppo impegnato nel lavoro per averne.

Stava per vedere i nonni ed era un po' preoccupata perché era la prima volta che si allontanava così tanto da casa.

La macchina imboccò la strada principale del villaggio, un piccolo viale sterrato su cui si affacciavano solo quattro o cinque abitazioni. Continuò per un centinaio di metri e sbucò in una stradina di campagna, che finiva nel giardino della vecchia villa dove Mila avrebbe trascorso i prossimi tre mesi.

Posteggiarono. Due anziani signori si affacciarono alla porta e sorrisero. Stavano scendendo a salutare, quando papà uscì dall'auto.

Ciao, mamma, come stai? Da quanto tempo!”, esclamò abbracciandola calorosamente.

Tutto bene, ora va' a salutare tuo padre, che era impaziente di vedervi”

Si avvicinò al nonno apparentemente con uno sguardo serio, che si tramutò in un sorriso quando gli strinse la mano.

Non perdi un colpo, eh?”

Non ancora, per mia fortuna”, rispose. “E dov'è la mia nipotina?”

Mila si fece coraggio e si diresse verso di lui, un po' imbarazzata.

Ciao, io sono Mila”, bisbigliò prendendo per mano il papà.

Piacere, io mi chiamo Adrian e lei è nonna Mary. Sono sicuro che ci divertiremo un mondo insieme”, disse amichevolmente il nonno.

Ma adesso entriamo, non vorrete che si raffreddi lo spezzatino”, intervenne nonna Mary.

Seguirono i nonni su per le scale, che li condussero nella villa. Era un posto semplice in cui vivere, contrariamente da come appariva dall'esterno. Mila fece un giro di perlustrazione per familiarizzare con il luogo. Al primo piano si trovavano un'enorme sala da pranzo e la cucina. Vide una ciotola di croccantini con la scritta Aladin, appoggiata su un ripiano. Doveva esserci un gatto da qualche parte.

Corse al piano superiore. Mila scorse la sua camera da letto attraverso una porta socchiusa in fondo al corridoio, e decise di darvi una sbirciatina. C'erano un lettino e una piccola scrivania di legno. Dall'altra parte della stanza, un mobiletto rosa era affiancato alla finestra. Appoggiò il suo zainetto per terra e si diresse da basso.

Fu un pranzo delizioso. Discussero riguardo la differente vita condotta al villaggio rispetto a quella di città. Nonno Adrian disse che ci sarebbe voluto del tempo per abituarvisi.

Di pomeriggio, portarono dentro i bagagli e Mila salutò papà, che stava per andarsene.

Ciao a tutti. Tu comportati bene”, puntò un dito verso Mila.

Lei lo vide partire e rimpicciolirsi, mano a mano che si allontanava.

Vieni, abbiamo qualcosa per te”, disse nonna Mary.

La condussero fino alla loro stanza, dove scomparirono per un paio di minuti. Uscirono con un pacchettino avvolto da una carta colorata e chiuso con nastrini luccicanti. Quando lei lo ebbe in mano, fu subito incuriosita da quell'oggetto, come se non fosse un semplice regalo.

Lo scartò e comparì un libricino arancione intitolato “Storie e leggende locali”. In copertina erano raffigurati alcuni alberi mossi dal vento.

Grazie”, disse.

Lo appoggiò sul cuscino del suo letto e sistemò i propri vestiti nel guardaroba. Quando finì, si affacciò alla finestra che dava sul retro della villa. C'era un piccolo parco giochi con due altalene e uno scivolo rosso. Più dietro si notava l'inizio di un bosco. Ebbe l'impressione di averlo già visto, ma non riusciva a ricordare dove. Decise di scendere a dare un'occhiata.

Uscì dalla porta principale e girò intorno alla casa. Evidentemente era da molto tempo che nessuno vi passava, perché erano cresciuti arbusti dappertutto. Si fece strada fino ad un cespuglio che copriva la visuale. Tentò di scavalcarlo senza successo, perciò vi passò in mezzo. Si graffiò braccia e gambe, ma non ci fece caso, perché sbucò nel parco giochi.

Si sedette su un'altalena e iniziò a spingersi. Voleva arrivare in alto come non aveva mai fatto, voleva prendere velocità e sentire il sibilo del vento nelle orecchie, ma non lo fece. Era sola, e quando nessuno era con lei doveva stare attenta. Gliel'aveva detto papà, così come le aveva detto di non fidarsi degli sconosciuti e di guardare in tutte e due le direzioni prima di attraversare la strada.

Si voltò di scatto. Aveva sentito un rumore.

Chi è?”, chiese ad alta voce.

Dopo un attimo di ascolto, capì di averlo solo immaginato e riprese ad andare su e giù. Passarono alcuni minuti e lo risentì. Scese dall'altalena e si avvicinò all'origine di quel suono, al bosco.

Chi è?”, chiese di nuovo.

Nessuno rispose, ma lei non tornò a giocare. Avanzò ancora di qualche passo e percepì un lieve sussurro.

Mila...”

Questa volta ne era sicura: qualcuno aveva parlato. E chiunque fosse stato aveva pronunciato il suo nome. Non uno qualsiasi, ma il suo.

Mila, Mila...”

Basta! Fatti vedere!”, urlò.

Ci fu un momento in cui ogni suono scomparì, lasciando posto alle paure. Ma certo. Gli alberi di fronte a lei erano quelli sul libro che le era stato regalato. Mila indietreggiò e si tuffò nel cespuglio da cui era venuta, strappando la sua maglietta in più punti. Corse tra le erbacce, girò l'angolo e si trovò davanti il nonno. Ci mise qualche secondo ad attribuire un volto a quella figura, poi gli si buttò addosso, abbracciandolo.

Cosa c'è, Mila?”, le domandò preoccupato.

Là... nel parco... qualcosa...”

Lui la prese per le spalle e la fissò con due occhi pieni di terrore. “Sei entrata nel bosco? Ci sei entrata?”, le chiese con tono severo.

No, ma...”

Allora non ti devi preoccupare, stai tranquilla”, disse.

Nonna Mary aspettava in cucina con tre grandi fette di torta al cioccolato per merenda. Tutti si sedettero e iniziarono a mangiare.

Mila fu la prima a parlare. “Perché non posso entrare nel bosco?”, chiese.

Adrian e Mary si guardarono annuendo. “Questa sera saprai tutto, adesso non pensarci”, le rispose la nonna.

Mila era davanti alla sua camera quando sentì degli strani rumori provenire dall'interno. Pensò che qualcuno stesse rovistando tra le sue cose, ma poi vide una coda spuntare davanti a lei, seguita da due zampette grige, e capì che era il gatto.

Ciao, Aladin”, disse accarezzandolo.

L'animale miagolò e fece le fusa, prima di rientrare nella stanza. Lei lo seguì e, quando si sedette sul materasso, lui le si accoccolò sulle gambe.

Trascorsero così le ore prima di cena, Mila a lanciare un gomitolo di lana verde e il gatto a correre a tutta velocità per riportarlo alla sua nuova padroncina. Nessuno dei due si stancò di quei semplici gesti, perché erano l'inizio di una nuova amicizia, e loro lo sapevano.

Alle dieci di quella sera, Mila fu accompagnata a dormire dalla nonna, mentre nonno Adrian portava una seggiola di legno in camera.

Hai qui con te il libro che ti abbiamo regalato?”, le chiese nonna Mary, dopo che si era seduta di fianco a lei.

Mila tirò fuori il libricino da sotto il cuscino e glielo porse.

Brava, hai fatto bene a non aprirlo, vorrei essere io a parlartene per qualche minuto”, disse. “Per prima cosa devi sapere che quando noi del villaggio parliamo delle leggende del posto, non ci riferiamo a storie create con lo scopo di intrattenere ragazzini, ma a miti tramandati di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Perciò, se le narriamo, significa che il nostro obiettivo è quello di avvertire persone estranee alle nostre tradizioni che è necessario comportarsi con cautela in luoghi come questo. Ovviamente tu non potrai comprendere fin da subito ciò che ti sto dicendo, ma cerca di ascoltarmi attentamente.

Vedi gli alberi lì dietro al parco giochi? Mai, per nessun motivo, dovrai superarli. Lì hanno inizio le nostre leggende

La nonna aprì la prima pagina del libro e mostrò a Mila l'immagine del bosco. Poi riprese a parlare.

Nei primi anni di cui abbiamo conoscenza, quando ancora quella là fuori era una semplice chiazza verde sulla mappa, molti boscaioli vi andavano a fare scorta di legna per l'inverno. Ognuno di loro tornava al villaggio al calar del sole per vedere la propria famiglia, e mai nessuno si disperse laggiù o tardò anche solo di pochi minuti.

I problemi ebbero inizio quando gli alberi arrivarono a coprire una zona più vasta. Inizialmente furono soltanto poche segnalazioni di scomparsa, poi a poco a poco aumentarono, fino a raggiungere le quattro o cinque al giorno. Il numero di taglialegna che vi si avventurava divenne sempre minore, fino a dissolversi del tutto, circa un secolo fa.

Da quegli anni furono diverse le persone a sostenere di aver assistito a strani fenomeni, come luci tra le foglie o sagome indefinite nascoste nel buio, così i giovani del villaggio presero a chiamare 'il bosco delle streghe' quel luogo maledetto”

Nonna Mary si alzò in piedi stiracchiandosi. “Tu comunque non avrai niente di cui temere finché seguirai ciò che ti ho detto. Il libro ti aiuterà a ricordare, ora prendilo e custodiscilo come meglio puoi”, disse.

E cosa succede a chi entra nel bosco?”, le chiese Mila.

Non si sa. Probabilmente non ne uscirà più. Solo in pochi casi qualcuno è ricomparso dopo molte ore, ma mai nessuno è stato in grado di descrivere ciò che gli era accaduto; è come se la loro mente si fosse sforzata di dimenticare...

Ma ora dormi, buonanotte”, concluse e lasciò la stanza.

Mila si addormentò e cadde nel mondo dei sogni.

Venne svegliata nel profondo della notte da una specie di ululato. Non era sicura che si trattasse di una cosa reale, anzi pensava di averlo sentito in sogno, ma si alzò ugualmente. Andò verso la finestra. Era spaventata, mentre il suo cervello le diceva di stare calma, che non c'era motivo di preoccuparsi.

Quello che vide attraverso il vetro la sconvolse a tal punto che, quando provò ad urlare, a chiedere aiuto, non emise alcun suono. Sentiva forte il battito del suo cuore nel petto, la testa le rimbombava, le mani tremavano e le sue palpebre non riuscivano a chiudersi sugli occhi.

Una mano le faceva un sinistro cenno dall'oscurità. La incitava a seguirla, ad entrare nel bosco. Lei sapeva benissimo che non avrebbe dovuto ascoltarla, ma sentiva come l'impulso improvviso di conoscere i segreti che si celavano tra quegli alberi maledetti. Inoltre sentiva una voce, una voce di vecchia che la chiamava.

Mila... Mila, vieni con noi”

Chi siete? Che cosa volete?”, chiese.

Ti stiamo aspettando, vieni con noi...”

Non pensava più a ciò che stava facendo, il suo corpo non era sotto il controllo della mente; si voltò e uscì dalla porta della camera.

Era giunta in giardino, quando la voce la guidò.

Di qua...”

Mila procedette verso il cespuglio che aveva attraversato quella mattina, e quando vi fu davanti lo sorpassò agilmente.

Si avvicinava al bosco con lo sguardo fisso davanti a sé. Era scalza e i piedi le si raffreddavano sull'erba bagnata. Sentiva il fruscio delle foglie avvicinarsi. Poi vide un braccio grigio spuntare da dietro un tronco. Stava approssimandosi per afferrare quella mano ossuta e fine, quando un rumore la ridestò. Era Aladin, uscito di casa dalla porta rimasta aperta. Lei lo prese in braccio e lo baciò.

Cosa ci fai qui, micetto?”, gli chiese voltandosi di nuovo verso il bosco. Chiunque fosse stato, ora era scomparso. Mila non sapeva spiegarsi perché fosse lì, aveva la mente confusa.

L'indomani mattina, dopo aver fatto colazione, fu accompagnata dai nonni a fare un giro del villaggio. Camminava per mano, alla sua destra nonna Mary, che ogni tanto si girava verso di lei e sorrideva, a sinistra nonno Adrian, apparentemente felice di fare due passi.

Per primo conobbe il fornaio Charles, un uomo magro e alto che le offrì un pezzo di focaccia come benvenuto. Poi entrò in un alimentari, dove lavorava la signora Victoria, una donna di una certa età; Mila colse sul suo viso uno sguardo dolce che le ispirò subito fiducia. Girando in una stradina secondaria, venne salutata dal giornalaio, intento a vendere un quotidiano a un uomo basso che si reggeva con il bastone.

La gente era diversa da come la vedeva nella sua città: qui la salutavano e le davano la mano, e lei si sentiva in qualche modo importante anche davanti ad estranei; non notava sui volti altrui quel senso di fastidio che provavano quando si chiedeva loro il posto su un mezzo pubblico o agli autisti il permesso di attraversare la strada.

Visitò così tutto il villaggio, tra regali e gesti affettuosi, e quando fu di ritorno a casa, rimase con la testa fra le nuvole. Pensava a tutti loro che l'avevano resa felice, ma soprattutto ad una persona che era riuscita a stupirla in particolare: Arthur, il prete.

Era una persona molto riservata, bassa e robusta, capelli castani e occhi scuri, teneva sempre le mani congiunte dietro la schiena, e aveva un'andatura da vecchio, nonostante il suo viso apparisse ancora giovane. Si notavano in lui la pazienza con cui si prendeva cura della propria parrocchia e il piacere che provava nel fare il proprio lavoro.

Quando lo aveva visto uscire dalla porta di legno della piccola chiesa, Mila aveva sentito il proprio cuore aprirsi e si era commossa vedendolo faticare nello scendere quei pochi scalini che lo separavano dal marciapiede. Gli si era avvicinata e l'aveva preso per un braccio, aiutandolo a procedere. Lui, sorpreso dalla bontà di quella bambina ancora all'inizio dei suoi anni, era rimasto a fissarla, mentre lo teneva saldo per paura che potesse inciampare. Aveva letto negli occhi di lei la profonda sincerità di quel gesto, e quando si erano fermati, le aveva donato un piccolo ciondolo, una croce d'argento, che le aveva appeso al collo.

Quella sera provò a sfogliare il libro datole dai nonni. Vide che era suddiviso in capitoli, e che la prima parte era completamente dedicata al bosco. Si notavano ogni qualche pagina delle illustrazioni a colori a cui però non prestò particolare attenzione.

Andò alla seconda parte, in cui si raccontava di strane credenze. In quella sezione non si trovavano immagini; probabilmente gli abitanti del villaggio non vi ponevano molto interesse.

Chiuse il libro e lo appoggiò sulla scrivania. Si infilò sotto le coperte, passando i piedi sul materasso fresco e chiuse gli occhi.

Il giorno seguente, con il permesso dei nonni, uscì da sola per fare la spesa. Si era messa nella tasca della giacca il libro delle leggende, e portava con sé il ciondolo d'argento. Questi due oggetti erano diventati i suoi amuleti portafortuna; non se ne separava mai.

Il suo obiettivo in realtà non era solo quello di fare compere, ma di rivedere il prete Arthur, che era stato tanto gentile con lei. Lo cercò per tutto il villaggio, ma venne a sapere che era stato mandato in un'altra parrocchia e che sarebbe stato via per circa due settimane.

Quando fu di nuovo a casa era delusa per non averlo salutato, e tenne il broncio per molte ore. Nonno Adrian non capiva cosa le succedesse, così la portò a passeggiare.

Arrivarono, camminando sotto il sole cocente, ad una vecchia stalla in mezzo al verde. Mentre vi si avvicinavano, i loro piedi sprofondavano nell'erba alta. Mila procedette a grandi passi fino all'entrata e aspettò il nonno.

Il posto era immerso nel silenzio. Oltre a loro, c'erano solo un uomo e una donna che stavano dando da mangiare agli animali.

Belli!”, esclamò prendendo del fieno e porgendolo a un piccolo pony.

Trascorsero lì un'ora e mezza, fino a quando iniziò a calare il sole. Mila passò tra mucche e maiali, cavalli e galline, e rimase affascinata dai conigli; non ne aveva mai visti prima. Accarezzò il morbido pelo di quei buffi batuffoli bianchi e si fece scattare dal nonno una splendida foto con uno di loro in braccio.

I giorni passarono e le conoscenze si moltiplicarono, ma ancora nessuna notizia del sacerdote. Lei sperava che tornasse presto, di trovare un'altra occasione per offrirgli il suo aiuto, ma questi non si faceva vedere.

Intanto comprò un album in cui tenere fotografie come ricordo. Voleva avere con sé i visi di tutti coloro che aveva incontrato, a cui si era affezionata. Così prese in prestito la fotocamera del nonno e restò in giro per una giornata intera.

Prima di dormire sfogliò la sua collezione e rivide il fornaio Charles, il giornalaio, la signora Victoria, il fruttivendolo e tanti altri. Era emozionata ma allo stesso tempo triste; vedeva uno spazio vuoto tra quei tanti, ed era quello più importante per lei: quello di Arthur, il prete.

Trascorsero i mesi di giugno e luglio, che lasciarono posto ad un torrido agosto.

Mila tornava a casa. Aveva sotto braccio il suo album: la copertina era di cuoio, con decorazioni dorate che contornavano la scritta “I Miei Ricordi”, in rilievo. La foto che da tanto aveva atteso non era ancora al suo posto, e ora iniziava a credere di dover aspettare fino all'anno seguente per poterla scattare; papà sarebbe tornato entro un paio di giorni, ma non sapeva quando precisamente. Era dai primi tempi lì al villaggio che aveva rinunciato a tenere il conto dei giorni che passavano.

Aveva il sacchetto del pane stretto nella mano destra. Il sole le provocava terribili giramenti di testa, nonostante il cappellino. Indossava un paio di pantaloncini corti e una camicina bianca con dei fiori rossi disegnati davanti.

Stava camminando sull'erba di fianco al marciapiede, totalmente immersa nei propri pensieri, quando inciampò su una pietra nascosta. Cadde a pochi centimetri da un arbusto, rischiando di ferirsi gravemente il volto. Aveva un forte dolore al ginocchio, che copriva tutti gli altri.

Rimase distesa per qualche minuto, incapace di muoversi, sotto il sole rovente. Poi vide qualcosa passarle veloce di fianco e addentrarsi nel bosco.

Si fece coraggio e riuscì a sollevare la testa e a volgerla in quella direzione. Due occhi luccicanti la fissavano immobili. Si sforzò di mettere a fuoco e vide che era Aladin. Come era possibile? I nonni mai lo lasciavano uscire, e anche se ce l'avesse fatta, non sarebbe certamente stato in grado di raggiungerla: si trovava a più di dieci minuti dalla villa!

Cercò di riflettere, ma non ci riuscì. L'animale era ancora nella stessa posizione, come se la stesse aspettando. Mila lo guardò incerta, poi si alzò a fatica e gli si avvicinò. Cosa sto facendo? Non devo avvicinarmi al bosco! Nonna Mary e nonno Adrian me l'hanno ripetuto più volte. I pensieri le affollarono la mente, ma nessuno le impedì di procedere.

Aladin iniziò a indietreggiare e, quando lei le fu a meno di un metro di distanza, accelerò il passo. Andò tra le foglie di un cespuglio di bacche rosse. Lei provò ad afferrarlo, ma lui fuggì. Il succo delle bacche le sporcò la camicina. L'animale scomparve e con lui la consapevolezza di Mila riguardo a quello che faceva; la sua ragione non le suggerì più di tornare indietro. Entrò nel mondo delle leggende.

Camminò per cinque minuti con l'obiettivo di ritrovare il gatto e portarlo a casa, poi cominciò a vagare senza meta. Era un'aura magica quella che le imponeva di andare avanti, un'atmosfera incantata. Si sentiva libera; le sembrava di volare, che le sue scarpe non toccassero più terra e le sue braccia si sollevassero, sostenute dal vento. Avanzava come chi corre in discesa, un treno appena partito, un cavaliere che entra in battaglia.

Tutto le girava attorno, ma non provava quel senso di vertigine di quando si sta per svenire che tanto odiava, bensì una crescente voglia di continuare quel viaggio fantastico in un mondo che ormai non apparteneva ad altro se non a lei.

Gli alberi non erano più alberi, la terra non era più terra, il cielo non era più cielo; tutto ciò che prima lei aveva scambiato per reale, ora si era fuso in qualcosa di astratto e indescrivibile.

Non era nel mondo delle leggende, ma in quello dei sogni e della fantasia. Non era stato il gatto Aladin ad accompagnarla in quel luogo, nel bosco delle streghe, bensì qualcuno di diverso, di più importante, quasi... Dio. Questo pensava, e in cuor suo sperava fosse la verità.

Non pensò più ai nonni, al papà, al giornalaio, al fornaio, a prete Arthur o a chiunque altro ci fosse stato, ma solo a se stessa e a quel posto magico.

Tenere conto del tempo che passava era troppo difficile, forse perché lì non esisteva tempo. L'unica cosa che esistesse veramente e che valesse la pena di esistere erano le sensazioni; i sensi, cinque o qualunque numero fossero, erano le pietre con cui era stato costruito tutto ciò che percepiva intorno a lei.

Voleva conoscere il bosco per intero, voleva prendere parte alle sue bellezze, ai suoi segreti. Le sembrava di essere lì da un periodo infinito e che altrettanto lungo fosse quello che la aspettava.

E cosa succede a chi entra nel bosco? Non si sa...

Ma io lo so, ora lo so.

È molto probabile però che non ne uscirà più...

No, mai. Mai più ne uscirò! Non voglio! Ho ancora tanto da vedere!

Iniziò a percepire una lieve pressione al fianco sinistro. Questa volta il bosco le provocò un senso di vertigine insopportabile.

Solo in pochi casi qualcuno è ricomparso...

No! Non posso! Io voglio rimanere! voglio fare parte di questa leggenda! e non morire mai!

La pressione al fianco aumentò e tornò il dolore al ginocchio. Le parve di cadere, di precipitare nel buio, in una voragine nera...

Poi vide una luce debole attraverso le proprie palpebre. Mano a mano che prendeva conoscenza, le apparì una figura già conosciuta.

Mila! Mila! Riprenditi!”, disse una voce agitata.

Lei aprì gli occhi completamente con uno sforzo. Era buio, il sole doveva essere tramontato; sembravano passati solo pochi minuti, invece era stata via per ore. Si accorse a cosa era dovuta la pressione al fianco: era rimasta sdraiata tutto il tempo sull'album di fotografie.

Mila, mi senti? Cosa ti è successo?”, riprese la voce, ora con un tono più tranquillo. Lei la riconobbe: era Arthur, il prete.

Cosa ti è successo?”, continuò.

ma mai nessuno è stato in grado di descrivere ciò che gli era accaduto...

Sono inciampata”, rispose Mila. “Sto bene, voglio solo tornare a casa”

Lui la accompagnò, tenendola saldamente per un braccio per paura che potesse cadere, fino alla villa. Intanto lei lo guardava, colma di gratitudine. Avrebbe voluto trovare un'occasione per poter aiutare di nuovo quell'uomo, ora era lui a sostenerla e a darle conforto.

Posso avere una tua foto? La vorrei mettere nell'album...”

Certo! Tieni”, le disse dolcemente estraendola da un taschino.

Appena entrò dalla porta, le saltò addosso Aladin. I nonni scesero velocemente le scale e la abbracciarono forte, con le lacrime agli occhi.

Grazie al cielo!”, disse nonno Adrian.

Restarono qualche momento in silenzio.

Ora vado in camera mia, sono stanca...”, disse loro con un filo di voce.

Si sdraiò sul letto, inserendo la nuova foto nella sua collezione. Era completa e Mila ne era quasi commossa. Dopodiché si alzò per appoggiare l'album sulla scrivania e si soffermò davanti allo specchio. Era tutta sporca, il ginocchio che le doleva era rosso e gonfio, ma non se ne preoccupava. Stava invece osservando con un pizzico di paura la macchia rossa sulla sua maglietta. Non era sangue, ma succo di bacca.

è come se la loro mente si fosse sforzata di dimenticare...


FINE

   
 
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