Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Sora_D_Aoi    31/07/2014    3 recensioni
Marineford: l'imminente esecuzione del prigioniero Portgas D. Ace ha portato l'Imperatore Edward Newgate a intervenire con tutte le sue flotte per salvarlo. La battaglia si dimostra fin da subito violenta e senza esclusione di colpi. Inoltre, l'intervento di una delle Undici Supernove Monkey D. Rufy complica ulteriormente la situazione. Tuttavia, nello scontro fra Marina e pirati, una terza persona si unisce segretamente, nascosta da un cappuccio nero, e inizia a fare strage di marines. Il suo scopo? Liberare il condannato. Perché? Semplice, se proprio quell'idiota deve morire lo farà per mano sua, quando lo prenderà a sberle per il macello combinato. E lo stesso vale per Mugiwara.
[Sì, so che l'ambientazione è stata usata fino allo sfinimento, ma ci sono troppe persone che amano quel fiammifero, e io sono tra loro (perché ci hai fatto questo, Oda ç_ç?!)]
Nient'altro aggiungere... Spero che la storia sia di vostro gradimento!
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Mentre Ace e Rufy continuano a fuggire verso una delle navi che li porterà in salvo, Aoi, Barbabianca e Marco la Fenice proseguono il loro combattimento contro i Tre Ammiragli.

Akainu si dimostra subito il più spietato, e cerca di approfittare delle delicate condizioni fisiche di Barbabianca per ucciderlo, combinando un attacco con Aokiji. Tuttavia, straordinariamente, Aoi si mette in mezzo e fa da scudo all’Imperatore, intenzionata a proteggerlo.

“I-io... non ti permetterò... di lasciare questo mondo... S-se in tutto questo finirà... vecchio... I-io... potrò... chiamarti Babbo...?”

“... S-stupida mocciosa... Tu sei già mia figlia! Non era necessario un gesto simile!”

Tu, che sei stata educata ad uccidere i tuoi stessi compagni per sopprimere i sentimenti, adesso vorresti entrare nella ciurma capitanata da quel vecchio?! Questa sì che è buona!!!”

“Non m’importa un cazzo che un rifiuto come te capisca o meno il mio desiderio... Perché questo è... questo è il mio credo, e non lo rinnegherò!!!”


“Adesso mi hai davvero stufato, mocciosa!!! Inugami Gureo (Segugio Fiammante)!!!”

“IO NON MORIRÒ, E NON TI PERMETTERÒ DI FAR SOFFRIRE ULTERIORMENTE LA MIA FAMIGLIA!!! ABISU NO HIMEI: HAIDORA (Urla degli Abissi: Idra)!!!”

L’attacco di Aoi si dimostra nettamente superiore a quello di Akainu, ma a un caro prezzo: dispersa la nebbia causata dalla collisione delle tecniche, Aoi si rivela svenuta a terra in un lago di sangue.

“AOIII!!!”
 
➃ - PENTIMENTI E RIMORSI
LA FINE DELLA GUERRA E LE LACRIME DI PUGNO DI FUOCO
 
Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando aveva ripreso i sensi. Potevano essere passati minuti, ore, giorni. Non lo sapeva e non gl’importava.

Non aveva idea di dove si trovasse. Era un luogo buio e freddo, arredato come una stanza spoglia, nel quale ogni tanto si sentivano degli strani cigolii simili al metallo quando si dilata o si ritira. L’unica fonte di luce era l’oblò adiacente al letto dove era stato sistemato, dal quale filtrava una luce azzurra e blu, innaturale per essere la luce del sole. Qualcosa gli diceva che era un luogo sotto il livello del mare.

Era stato curato e bendato con cura, e al braccio aveva infilato l’ago di una flebo contenente uno strano liquido giallognolo. Non c’era un muscolo o un osso che non gli dolesse fortemente, ma nulla batteva la micidiale emicrania che lo stava massacrando dall’esatto momento in cui la sua coscienza era riaffiorata dal torpore di quel sonno comatoso.

Guardava il soffitto, in silenzio, incapace di partorire anche il più semplice dei pensieri. Era come un fantoccio vuoto e insensibile al dolore o a qualsiasi altro tipo di stimolo. Non si domandò nemmeno se quella fosse la realtà oppure un sogno molto realistico. Saperlo aveva ben poca importanza per lui.

Il suo cervello prese lentamente ad ingranare, stanco e affaticato, ponendogli come domanda iniziale quella che aveva segnato quasi ogni istante della sua esistenza fino a quel momento: era giusto che lui fosse nato? Era giusta la sua esistenza? Era giusto che non fosse morto trafitto da Akainu? Era giusto... che le persone a lui più care fossero state uccise o ferite mortalmente unicamente per proteggerlo?

... No.

I ricordi di quanto accaduto, di quanto visto, dei corpi a terra dei compagni privi di vita e delle loro espressioni colme di disperazione erano sufficienti per fargli affermare che no, non era giusto che fosse nato e non era giusto che molti dei suoi cari avessero dato la vita per salvare la sua, divenuta così agonizzante e triste. Non era riuscito a proteggere il suo amico Satch, ai tempi, e non era neppure riuscito a vendicarlo uccidendo Teach. Aveva accettato la sconfitta ed era stato pronto a pagarne il prezzo.

Però... però era arrivato il suo Babbo, la sua intera ciurma e poi addirittura Rufy, pronti a tutto pur di salvarlo. Aveva visto molti, troppi dei suoi compagni cadere per lui senza fermarsi, aveva scorto troppe volte la nera mano della Morte sulla testa del suo adorato fratellino intenzionato a tutto pur di liberarlo. E le emozioni che avevano vorticato in lui erano state così assurde e contrastanti...! Un misto fra la più atroce disperazione e l’autentica felicità. Vedere cosa la sua famiglia era disposta a fare solamente per lui gli aveva fatto, forse per la prima volta nella sua vita, desiderare ardentemente di continuare a vivere.

E alla fine la sua richiesta era stata esaurita: Rufy l’aveva liberato, e come nelle più belle favole avevano corso l’uno accanto all’altro verso la libertà. Aveva constatato con i suoi occhi quanto suo fratello si fosse ben allontanato dal moccioso piagnone che ricordava chiaramente. L’aveva visto più adulto, più uomo, anche se sempre infantile e spericolato, e ne era stato pienamente orgoglioso.

Come nelle favole, però, la felicità appena ritrovata era stata messa in ombra dal ‘Male’, nel suo caso impersonato da un bastardo di magma disposto a tutto pur di portare a termine i suoi ideali di Giustizia Assoluta.

Lui, come uno stolto, si era lasciato abbindolare da quelle parole piene di cattiveria e superbia, e per questo aveva visto la morte in faccia. Era ancora convinto che, se quel pugno l’avesse centrato come sarebbe dovuto essere, lui avrebbe lasciato una volta per tutte quel mondo così pieno di pregiudizi e ipocrisia, in cui i pirati sono per forza il Male e la Marina il Bene.

Tuttavia, nonostante la sua stupidità, il Fato aveva comunque decretato che doveva continuare a vivere, mandandogli in aiuto un angelo sotto forma di una ragazzina dalla lunga treccia biondo cenere e dai grandi occhi azzurri.

Ricordò come la felicità e la commozione l’avessero pervaso in quell’attimo, ma rimembrò anche la disperazione più assoluta di quando la vide a terra, in una pozza di sangue, immobile.

Aveva compreso troppo tardi come il Destino, o qualunque altro ente conducesse i fili di quel mondo, avesse voluto lasciargli la vita per poterlo punire in modo ancora più crudele. Si era visto togliere così troppe persone da non riuscire a contarle tutte. Una di esse, però, un nome in particolare, sarebbe sempre stato indelebile nella sua mente, nei ricordi di quell’incubo.

Le sue ultime parole risuonarono nella sua mente, gravi e solenni come era sempre stato colui le aveva pronunciate:
 
**

“Teach... Non sei tu... l’uomo che Roger stava aspettando... Tu non hai alcuna speranza, Teach... Non sei tu. Così come c’è chi sta portando avanti la volontà di Roger... anche se non fosse Ace... anche se lui morisse... qualcuno porterebbe avanti anche il suo volere! Pur sbarazzandovi della loro stirpe, non spegnerete mai il fuoco della loro determinazione! È così da moltissimo tempo, generazione dopo generazione... E arriverà il giorno in cui un uomo, portandosi il peso di tutti quei secoli sulle spalle, arriverà a sfidare il mondo intero! Sengoku! Tu e la tua Marina... vivrete col terrore che un giorno quella battaglia possa portare il caos su tutti i mari e continenti! Anche se a me non importa... Quando finalmente qualcuno troverà quel tesoro... il mondo ne uscirà totalmente stravolto! Qualcuno lo troverà, un giorno, senza ombra di dubbio! E mi piacerebbe che a trovarlo fosse uno dei miei amati figli... Ma anche se così non fosse non avrebbe importanza... Il mio ultimo desiderio prima di morire è che tutti voi viviate, figli miei, e non dubitiate mai che la vostra esistenza abbia uno scopo! E non parlo soltanto per te, Ace... Ma anche per la piccola Aoi e per tuo fratello minore! Non abbandonate mai i vostri sogni... Perché... IL ONE PIECE... ESISTE DAVVERO!”

**

A quel pensiero, raggiunta quella consapevolezza, il suo cervello smise di ricordare, troppo stanco e spossato per poter reggere ulteriormente quel dolore. Le lacrime cominciarono a bagnargli il viso scarno e pallido, mentre gli fu necessario mordersi le labbra per trattenere gemiti e singhiozzi, che risultavano dolorosi per i muscoli affaticati.

Non era giusto. Nulla di tutto quello che era accaduto era giusto. Lui sarebbe dovuto morire laggiù, a Marineford, come da programma. Anzi, sarebbe stato meglio se fosse stato inghiottito dall’oscurità di Barbanera sull'Isola di Banaro, così da non dover nemmeno assistere impotente a quell’abominevole scempio. La sua vita non sarebbe stata niente, in confronto a quelle sacrificate per salvarla. Oars... quel gigante mostruoso dal cuore buono. Aoi... quella bambina così dolce e premurosa sotto ai suoi modi duri che aveva ritrovato dopo così tanto tempo... Il Babbo... il suo adorato Babbo, colui che gli aveva donato l’autentico affetto che soltanto un genitore avrebbe potuto dare.  

Non si accorse nemmeno che la porta della stanza in cui era costretto a rimanere si fosse aperta finché una voce profonda e seria non gli si rivolse: “Non ti fa bene agitarti nelle tue condizioni. Le ferite rischiano di”-

“STAI ZITTO!!!” urlò con tutta la voce che aveva, cominciando poi a tossire violentemente. Era assurdo che lui, Hiken no Ace, sentisse la sua gola bruciare e dolergli intensamente. Era una crudele ironia.

Si sentì strattonare per un braccio e qualcosa di sottile e lungo penetrarglielo. Un lieve bruciore si propagò dal punto interessato, per poi lasciargli solo un fastidioso pizzicore.

Alzò gradualmente gli occhi, incrociando così uno sguardo che avrebbe potuto definire solo in un modo: ghiaccio puro.

In un attimo si ritrovò a guardare il niente, in quanto l’uomo si era diretto all’uscio con grandi falcate, dandogli le spalle: “T’informo che sei sul mio sottomarino: le regole le faccio io. A causa dei tuoi poteri il tuo corpo consuma la morfina al doppio della velocità di una persona normale, ma in compenso il tempo necessario alle tue ferite per rimarginarsi è dimezzato. Ti ci vorranno al massimo un paio di giorni, quindi vedi di startene buono e zitto fino a quel momento. Non mi riterrò responsabile se morirai decidendo di fare di testa tua, Portgas-ya.”

Lo vide svoltare l’angolo, ma nonostante ciò decise che non avrebbe taciuto così facilmente. Era pur sempre Ace Pugno di Fuoco, una fiamma selvaggia e indomabile per natura: “E-ehi...! Aspetta!”

Si morse le labbra frustrato, nel ricevere soltanto un misero silenzio. Ormai era andato.

Chiuse gli occhi, rassegnato, quando il ragazzo rientrò in stanza, asserendo secco: “Che vuoi.”

Perché quella non era una domanda. Era un’affermazione dal tono vagamente retorico, come se sapesse già perché l’aveva chiamato.

Fu così che ebbe modo di osservarlo meglio nonostante la penombra della stanza: a occhio e croce doveva essere poco più grande e alto di lui, ma un po’ più mingherlino, e aveva pelle abbronzata. I capelli erano una folta zazzera nera e arruffata con tanto di basette, coperti in gran parte da un vistoso cappello bianco a macchie nere. Due paia di orecchini ad anello scintillavano sulle orecchie, e notò chiaramente sotto le maniche rialzate della felpa gialla e nera, la quale rappresentava un Jolly Roger familiare, svariati tatuaggi, che probabilmente proseguivano sotto il capo vestiario. I jeans attillati mostravano dei motivi molto simili a quelli del cappello, mentre sul mento spiccava un apparentemente ispido pizzetto nero. Gli occhi come aveva ben visto erano di un glaciale grigio ferro, cerchiati da delle leggere occhiaie, mentre le labbra sottili erano rivolte in un’espressione alquanto scocciata.

Per qualche motivo si convinse di averlo già visto. Lo osservò attentamente, fino a che una lampadina non gli si accese in testa: “T-tu sei... una delle Undici Supernove come mio fratello...! Tu sei... il ‘Chirurgo della Morte’, Capitano dei Pirati Heart, Trafalgar Law... ho indovinato?”

Di risposta ottenne soltanto uno sguardo rivolto al cielo: “Non ho tempo per ascoltare le tue brillanti deduzioni, Portgas-ya. Ho due pazienti che sono in condizioni molto più precarie delle tue.”

A quell’affermazione, la serie di domande che avrebbe voluto rivolgergli si ridusse drasticamente: che cos’era accaduto dopo che aveva visto il suo amato Babbo morire degnamente in piedi per mano di quell’infame? Dove si trovavano i suoi adorati compagni? E i suoi amati fratellini... Aoi... Aoi era davvero...?! Davvero... l’aveva persa per sempre...?! E Rufy dov’era?! Jinbē l’aveva protetto o...

“E-ecco... io... Tu...!”-

“Il Cavaliere del Mare è stato colpito dal magma dell’Ammiraglio Akainu per proteggere Mugiwara-ya, che nel frattempo aveva perso conoscenza per la spossatezza e per la disperazione di aver visto le critiche condizioni di Aoi-ya. Il primo si dovrebbe riprendere a breve, ma sia tuo fratello che Aoi-ya sono sotto terapia intensiva. Fisicamente si rimetteranno, chi più rapidamente e chi più lentamente, ma il loro risveglio dipende esclusivamente dalla loro forza di volontà.”

A quelle parole non poté trattenere un doloroso sobbalzo. Q-quindi... Aoi... Aoi era ancora... E Rufy...!

“... A-Aoi... Aoi e Rufy sono...” singhiozzò piano, trattenendo altre lacrime che minacciarono di uscire. Era da tempo che non aveva così tanta voglia di piangere. Non avrebbe saputo identificare con certezza lo stato d’animo che lo stava invadendo in quel momento, perché se da un lato i suoi amati fratellini erano vivi, dall’altro stavano combattendo contro la morte. E tutto unicamente per colpa sua “... Q-quante... quante possibilità hanno... di...”

“Non esiste una risposta esatta. Come ti ho già detto in ambito fisico hanno quasi entrambi superato il pericolo, ma il problema è far riaffiorare le loro coscienze. Tutto sta al loro subconscio e alla loro volontà. Anche se... per come li ho inquadrati, avendo raggiunto il loro obbiettivo si sentiranno incentivati a continuare il loro cammino. Ma potrei anche sbagliarmi, quindi non dare per certe le mie parole.”

Non fu certo di aver letto correttamente fra le righe, ma ad Ace parve che quella risposta fosse stato un implicito modo del ragazzo per rassicurarlo, sebbene paresse una cosa improbabile.

Sorrise appena, rincuorato più dalla sua supposizione che non dalle parole in sé del chirurgo: “Grazie, Trafalgar...”

“Tsk. Non farti strane idee. Se ti ho salvato è unicamente perché non volevo inimicarmi la flotta di Barbabianca e nemmeno dare al Governo la soddisfazione di averti fatto fuori.”

“Non ti stavo ringraziando per quello... Era per... aver salvato la vita di Rufy e Aoi... e anche di Jinbē. Io... non me lo sarei mai perdonato, se per la mia vita il prezzo da pagare fossero state le loro...”-

“Lo stesso vale per loro. L’unica ragione per cui ho aiutato Mugiwara-ya è perché vedo in lui uno strano e interessante rivale, e sarebbe stato un peccato gettare così le sue potenzialità. E il Cavaliere del Mare non l’ha mollato nemmeno dopo essere svenuto, per cui me lo sono ritrovato necessariamente a bordo. Per quanto riguarda Aoi-ya... è stata la prima a guadagnarsi senza troppa fatica il mio rispetto, e ti assicuro che non è cosa facile. Inoltre... il suo corpo è diventato leggermente più maturo dall’ultima volta che”-

“Tu mia sorella non la sfiorerai nemmeno con un dito, chiaro?!” ringhiò il moro scattando come una molla a quelle parole, per poi digrignare i denti in una smorfia di dolore “Ahi!!!”

“Ti avevo detto di startene buono.”

“Se vengo a sapere che le hai fatto una qualsiasi cosa giuro che”-

“Ah, è un po’ tardi, ormai...” sorrise strafottente lui, lanciandogli uno sguardo di sfida, prima di dirigersi verso la porta.

“C-che accidenti intendi con ‘è un po’ tardi, ormai’?!”

“Devo andare. Ho due pazienti che attendono ansiosamente il mio ritorno.” ghignò stronzo il Chirurgo della Morte, chiudendosi la porta alle spalle. Ace aveva appena ricevuto una dimostrazione della sua fama di persona strafottente e superba.

“MALEDETTO BASTARDOOO!!!”

Alla fine Ace sospirò, stanco, sdraiandosi a fatica sul duro materasso. La morfina stava cominciando a fare effetto.

Doveva assolutamente trovare un modo per sdebitarsi con Jinbē, che si era occupato del suo fratellino fino alla loro riunione e che aveva insegnato ad Aoi il Gyojin Karate, e con il Chirurgo della Morte, che non avrebbe mai ringraziato abbastanza per averli salvati nonostante le sue giustificazioni e quelle che sperava essere battute di pessimo gusto.

I suoi pensieri divennero automaticamente per Rufy e Aoi. Anche se incoscienti erano vivi. Vivi. Vivi per davvero...A lui suonava quasi come un miracolo. Non avrebbe mai tollerato di essere sopravvissuto in cambio delle loro perdite... Avevano già perso Sabo ai tempi, e non aveva nemmeno fatto in tempo a giurare di proteggere i suoi fratellini e di non morire che Aoi era stata portata via da quei Nobili Mondiali bastardi. Mai si sarebbe aspettato di vederla ricomparire così, fisicamente cresciuta ma caratterialmente rimasta matura e premurosa sotto ai suoi modi un po’ bruschi. Aveva nuovamente rischiato di perdere sia lei che Rufy, ma stavolta in modo definitivo.

“Io... sono così debole... Per me... le persone che amo sono morte o hanno rischiato di morire... Anche il Babbo... i-il Babbo è... morto a causa mia... N-non... sono stato in grado di proteggere né lui né Rufy e Aoi... Anzi... sono stato protetto da tutti loro... Tutti i compagni... tutti i fratelli che ho perso... li ho persi unicamente per colpa della mia irruenza e immaturità... M-mi sento... mi sento così male...!” singhiozzò appena, mentre altre calde lacrime gli rigarono il viso “Mi spiace, Sabo... Scusami, Rufy... e anche tu, Aoi... Perdonami... Babbo...! Oars... E voi tutti... perdonatemi... Io... io non sono capace di proteggere nessuno...!”

Fu con quell’angoscia che le palpebre di Hiken no Ace si abbassarono lentamente, facendo scendere le ultime lacrime, e si addormentò.  

Angolo Autrice: 
Salve. Innanzitutto ringrazio chi è arrivato a leggere fin qui. Chiedo poi scusa per aver fatto 'terminare' la guerra in modo così brusco, ma dopo la presunta morte di Ace, in questa storia sostituita con lo svenimento di Aoi (perché, parola del Chirurgo della Morte, la nostra piccola assassina è viva) le cose sarebbero andate allo stesso modo dell'originale (a parte il riuscito salvataggio del nostro amato fiammifero), quindi mi sembrava inutile 'sprecare' uno o due capitoli per farla finire... Comunque nel prossimo capitolo (che pubblicherò a breve) ci sarà il riassunto di quanto accaduto dopo la perdita di conoscenza di Aoi, in modo da avere un quadro completo della situazione, dopodiché... No, non ve lo dico *ghigno stronzo di Trafalgar*!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto... Vi invito a recensire e ringrazio tutti quelli che l'hanno fatto finora o hanno messo la storia nelle seguite o addirittura nelle preferite. Lo apprezzo infinitamente... X3!
Alla prossima!

Sora_D_Aoi
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Sora_D_Aoi