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Autore: m o o n l i g h t    31/07/2014    4 recensioni
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
La luce è speranza
il buio paura
la prima innalza
il secondo cattura
se il nero imprigiona
con tentacoli neri
della luce brillante
ferma i poteri
solo chi ha il dono
gli innocenti potrà salvare
e nelle loro vite
la speranza riportare
i doni son quattro
rari e potenti
e quattro le creature
che li portano incoscienti
il primo è la gioia
il gioco, l'ebrezza
quando nel buio
questa si spezza
il secondo è la bontà
per saper curare
di qualunque natura sia
qualsiasi male
il terzo è la saggezza
potente mistero
colui che la possiede
sa sempre il vero
il quarto è il coraggio
di cambiare il fato
i fare ciò che è giusto
e anche ciò che è sbagliato
non so se tu creda
che sia leggenda o realtà
ti dico solo questo :
osserva ciò che accadrà
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II. I bambini del bosco

Merida

L'aria è calda e afosa, sul suo viso si sono formate tante piccole goccioline di sudore che ricordano la rugiada che accompagna l'erba al mattino; ormai è mezz'ora o più che sta seduta lì, sulle radici di quell'albero, a guardare il vuoto.
Nel cielo compare un'uccello, un'aquila, e lei alza lo sguardo, adora le aquile, le invidia, le teme e le rispetta, sono animali liberi, potenti e arguti.
'Se fossi un'aquila sarebbe di certo tutto più facile, niente mariti da dover sposare, niente madri che ti obbligano a indossare corpetti soffocanti, forse mi porterei dietro i miei fratellini però, loro mi servirebbero per cacciare' pensa, con un sorriso sulle labbra.
In lontananza sente una voce di donna chiamarla -Merida! Devi sbrigarti! Gli spasimanti saranno qui a momenti, e tu non sei ancora pronta!- Gli spasimanti, si, non se n'era scordata, come potrebbe.
-Arrivo...madre- dice; vorrebbe solo scappare, lei, ma sa che sarebbe inutile; ha un cavallo, ma al castello ne hanno centinaia, ha un'arco, ma loro hanno mille asce, sa che è inutile scappare, e una lacrima calda le attraversa la guancia.
'Papà, perchè non ci sei tu?' pensa, e un'altra lacrima che le solca il viso.
Il padre.
Erano ormai undici anni che non vedeva il padre.
Che non ascoltava le sue storie o che non si sentiva chiamare "ricciolina", quel soprannome che tanto le piaceva, che non vedeva quella buffa barba cremisi, come i suoi capelli.
C'era una favola in particolare che le piaceva sentir raccontare da suo padre, con quella filastrocca...'Come faceva...aspetta...ah si!
Solo la luce
 intensa che sia
 può cacciare il bu...'
-Signorina! La vuoi piantare di sognare ad occhi aperti! Al castello sono già arrivati due dei quattro contendenti e tu sei qui a...a guardare il vuoto pensando a chissà cosa! Hai diciassette anni ormai Merida! Non puoi permetterti di perdere ancora tempo così!-
Sua madre era entrata nel bosco e ora la stava strattonando per un braccio, negli occhi si leggeva disperazione ma anche delusione, tanta delusione, ma Merida era abituata a quell'espressione.
-Mamma mi vuoi lasciare! Mi stai facendo mal..-
-Senti Merida, io PRETENDO che tu ora prenda quel tuo..coso con le frecce e venga subito con me al castello! Non riesci proprio a capire che questa è l'occasione più importante della tua vita?!- Elinor aveva cominciato ad alzare la voce.
-uff...okay- sbuffa Merida, ormai si è rassegnata a combattere con la madre, Elinor non la ascolta, non le interessa minimamente di quello che la figlia pensa, ma ormai ci è abituata, ormai è abituata a troppe cose in realtà, e questo non va bene.
-Bene, finalmente mi ascolti- dice la madre sorridendo dolcemente, è pazzesco come riesca a cambiare umore così in fretta.
La rossa si china a prendere l'arco e la faretra.
Sì, ormai si era decisamente abituata a troppe cose, e questo non le piaceva.

•  •  •

-Ma come siamo carine oggi e? Ci siamo fatte belle per Macintosh, giusto?-
In quella frase c'erano due cose profondamente sbagliate, primo, Merida non si riteneva affatto carina, secondo, di certo non si era preparata per Macintosh, o chiunque altro quel giorno sarebbe venuto per chiederle la mano.
Appena arrivate al castello sua madre le aveva detto di salire in camera a prepararsi, e così aveva fatto; indossava un vestito blu, con uno di quei corpetti stritolaossa, e un copricapo bianco, uno di quegli imbarazzanti copricapo che ti fanno sembrare un fagiolo.
Uscita dalla stanza c'era un ragazzo che la stava aspettando, lo conosceva, era quel Macintosh, un pallone gonfiato che le ragazzine tanto amavano per quei suoi capelli.
'Non riesco a capire come faccia ad avere tanto successo tra le ragazze' ma lei infondo cosa ne capiva di ragazzi, l'unico che aveva conosciuto nella sua vita era stato un bambino, il suo migliore amico, si erano conosciuti quando avevano quattro anni, insieme giocavano sempre, il loro passatempo preferito era intufolarsi nel bosco di nascosto per cercare draghi, orsi feroci e tesori nascosti; ma due anni dopo, quando il padre della ragazza e quello del ragazzo partirono, loro furono costretti a separarsi, ma l'unica a soffrire era stata Merida, perchè il bambino se ne era andato senza storie; dopo di lui non aveva avuto nessun'altro amico, non voleva soffrire più così.
-Aah si, tu devi essere quel pallone gonfiato dei Macintosh, quale onore conoscerla, vostra bruttezza- dice la rossa.
Sa che probabilmente facendo così peggiorerà la situazione, ma tanto che cambierebbe? Nessuno si interessa della sua opinione, quindi che lo insulti o meno, se il fato vuole che lo sposi lo dovrà sposare, e lei non può di certo cambiare il fato.
-M-ma come ti permetti?! Ragazzina viziata e insolente! Sappi che sarò io a sposarti, e ti conviene fare la brava con me, o stai sicura che non passerai una bella vita- dice Macintosh, le afferra un polso e la spinge contro il muro, così da immobilizzarla
-Hai capito rossa?- la sta guardando come si guarda un dolce, lei vorrebbe tirargli un calcio piazzato in mezzo alle gambe, ma sa che quel pallone gonfiato ha ragione, e non vuole di certo passare il resto dei suoi giorni peggio di come saranno già.
-Si- dice abbassando lo sguardo e strattonando il polso per liberarsi dalla presa, 'Papà, perchè non sei qui'; in quei giorni continuava a pensare a suo padre.
Le mancava, le mancava sempre.
'Non è vero che il tempo guarisce le ferite, il tempo le allontana, ma quelle restano'.
-Così va meglio, ricciolina-
Come l'ha chiamata? Ricciolina...Come si permette di chiamarla ricciolina?! Quello è il soprannome con cui la chiamava suo padre, nessuno la doveva chiamare così, nessuno!
-TU BRUTTO BASTARDO! Non permetterti più di chiamarmi ricciolina! Non permetterti mai più!- tuona la ragazza, gli afferra il colletto e lo sbatte sul il muro di fronte, facendogli scappare un gemito di dolore
Lo lascia e se ne va, girando a sinistra del corridoio, la strada per scendere al salone.
Sa che quel che ha fatto le procurerà una marea di guai, ma non le importa, nessuno, nessuno si deve permettere di chiamarla così.
Nessuno.

•  •  •

Le fitte allo stomaco non la abbandonano, è perchè l'ansia cresce, lo capisce da come sta torturando un ricciolo rosso.
Sua madre, Elinor, è seduta su un trono simile al suo ma leggermente più alto; tiene la schiena dritta e il viso in alto, lei è una regina a tutti gli effetti, mentre Merida è seduta con la schiena ricurva e le braccia appoggiate sui braccioli del trono, un ciuffo di capelli le spunta dal copricapo.
Come può pretendere che anche sua figlia sia come lei.
Le divide un'altro trono, più alto dei loro e più grosso, quello era, anzi, è il trono di Fergus, il re, ma sono ormai undici anni che è vuoto.
'Non posso credere che mamma lascerà il posto del trono a uno di quei bamboccioni figli di altri bamboccioni'.
Di fronte a loro non c'è ancora nessuno, stanno aspettando che la regina li faccia entrare.
Elinor si alza, sempre mantenendo un portamento regale, si schiarisce la voce e, con le mani giunte davanti a lei dice a voce alta -I contendeti per la mano di mia figlia e le loro casate possono entrare-
Li precede un suono di tromba, e il portone d'entrata si spalanca lentamente.
I primi ad entrare sono i MacGuffin, il figlio è un armadio vivente, un ciccione che suo padre fa passare per "un'uomo muscoloso e massiccio", ma in realtà è solo grasso.
Sono seguiti poi dal fascinoso Macintosh, che appena vede Merida le lancia un'occhiataccia, ma lei lo ignora completamente.
Subito dopo entrano i Dingwall, il figlio è un ragazzetto distratto e molto, molto strano; Merida l'ha sempre trovato inquietante.
Manca solo una casata, Elinor non le ha mai voluto dire quali erano le famiglie che si erano offerte per la sua mano, e lei era riuscita a prevedere solo i Macintosh, quel tipo le faceva il filo da quattro anni ormai; sapeva comunque che erano quattro le casate, quindi ne manca una.
Ed infatti, dopo i Dingwall si fa largo un'uomo alto grande e grosso, una morsa le prende lo stomaco, lei conosce quell'uomo.
Per molti versi è simile a suo padre, ma solo d'aspetto.
Si sporge dalla seduta per vedere meglio, 'Si, è lui ne sono sicura, ma che ci fa q..' il pensiero si blocca perchè a rispondere è la comparsa dietro all'uomo di un ragazzo.
Capelli castani e spettinati, lentiggini e quel naso a patata che riconoscerebbe tra mille; un ragazzo mingherlino e alto come lei, quindi non molto.
'Lui. Perchè lui'
Era il bambino del bosco.
Quello delle caccie ai draghi e delle ricerche dei tesori.
Era il bambino che senza rancori l'aveva abbandonata, lasciandola sola con la madre,
Era...
-Hiccup-.

 
♦  ♦  ♦
Hiccup
'Ecco, perfetto, mi ha riconosciuto'.
Sperava che non lo avrebbe fatto, ma è successo.
In fondo non poteva farci niente, lui l'avrebbe riconosciuta e anche lei lo ha fatto.
Abbassa lo sguardo, perchè rivedere quei due occhi color zaffiro gli rammenta troppi ricordi.
La notizia gli era stata data una settimana prima, dal padre; avrebbe preferito non saperlo, così da non stare tutti quei giorni con le fitte allo stomaco e la mente che continuava a ritornare a undici anni fa, a quella criniera rosso fuoco, a quegli occhi zaffiro.
-Figliolo, ti ho chiamato perchè oggi è un grande giorno-
A quelle parole il ragazzo ebbe un sussulto, ogni grande giorno per il padre è un pessimo giorno per il figlio, dalla prima volta con l'ascia, alla prima lotta corpo a corpo, alla partenza... si, si ricordava alla perfezione la partenza, quando fù costretto ad abbandonare tutto quello che si era creato in sei anni, tutto, anche Merida.
Il modo in cui lei lo guardava dall'entrata del castello, del fatto che fosse la prima volta che la vedesse piangere e di come volessere scappare e tornare da lei all'istante, ma non poteva, dovevano andarsene.
-Perchè dovrebbe essere un grande giorno, padre?- chiese Hiccup con tono annoiato
-Ma perchè mi è appena arrivata una lettera da Elinor Dumbrok, il messaggio diceva che, fra una settimana esatta, nel suo castello si sarebbe svolta la cerimonia per la mano di sua figlia, Merida!-
Quel nome.
Non poteva essere, non lei.
Lui l'aveva abbandonata, da sola con la madre, si era sentito un mostro e non poteva sopportare di rivedere quegli occhi.
-N-non vorrai che io..- non riuscì a finire le parole perchè terminò il padre per lui
-Prenda in sposa Merida! Si esatto! In realtà sono anni che ne disscuto con Elinor e sappiamo che è la cosa migliore per tutti, quindi prepara i bagagli, carica un po' di fascino e fra sette giorni partiremo!- disse radioso il padre, come se Hiccup potesse davvero essere felice.
Il ragazzo stava per ribattere ma il padre era già uscito dalla casa l'asciando il ragazzo con le parole in bocca.
'No, perchè lei, perchè?', sapeva che sarebbe stato inutile combattere col padre, non aveva mai avuto voce in capitolo lui, era sempre stato lo "sfigato", lui era bravo solo ad aiutare Skaracchio ogni tanto in bottega e, bhe, la cosa lo imbarazzava un po', ma adorava disegnare.
Era una passione che si portava dietro fin da piccolo; tutto quello che gli piaceva lo disegnava, ed era anche abbastanza bravo, ma, come diceva il padre "non puoi pretendere di diventare un grande re facendo queste cose da mammolette".
Così adesso era lì, con davanti la bambina delle scampagnate nel bosco alla ricerca di tesori e draghi, e che il giorno seguente potrebbe diventare sua moglie.
Hiccup abbassa lo sguardo e segue il padre, si posizionano di fianco ai Macintosh.
Ha sempre odiato quel tipo, lo vedeva spesso per via dei legami commerciali che univano le loro casate, ma gli è sempre sembrato un casanova da quattro soldi, buono solo a pettinarsi i capelli e null'altro.
Ma questo sentimento è reciproco, poichè anche Macintosh, appena si accorge del mingherlino vicino a lui lo guarda torvo e gli dice sotto voce -Ciao smilzo, come va?- tutto detto in tono beffardo
-Tutto bene Merdintosh, tu? Ti sei pettinato stamattina vero?- odiava parlare con lui e di solito non dava corda alle provocazioni, ma parlare con quel cretino lo avrebbe ditratto per un poco
-Devi finirla con quel nome! Mi chiamo Macintosh, ma-cin-tosh. Comunque tutto a meraviglia, prima ho parlato con la rossa e ha detto che sceglierà me! mi trova maledettamente affascinante- dice scostandosi un ciuffo nero di capelli 
-Oh, beh, spero che sappia a cosa va incontro almeno- dice Hiccup, non è sicuro che le parole del ragazzo fossero vere, anzi, è quasi certo che se l'è inventato, ma non vuole cominciare a parlare di Merida, e così si gira a guardare Elinor, che comincia a parlare.
-Benvenuti a voi, MacGuffin ,Macintosh, Dingwall e Haddock. Sono onorata che voi e le vostre casate abbiate accettato il nostro invito, il castello Dumbrok vi ringrazia di cuore. Sicuramente saprete già il motivo per cui siete stati invitati, ma vi illustrerò comunque ciò che vi attenderà; in quattro avete accettato il nostro invito, ma solo uno avrà la mano della mia amata Merida- a quelle parole la rossa fa un'espressione disgustata, Hiccup non sa se sorridere o abbassare di nuovo lo sguardo, opta per la prima, la ragazza lo vede e distoglie subito lo sguardo, 'Che razza di casino'.
-E il modo in cui si deciderà chi sarà il fortunato sarà...con una sfida! Essa sarà scelta da Merida stessa- e detto questo Elinor guarda la figlia con fare apprensivo.
Hiccup ha un sospetto su quale sarà la scelta della ragazza, da piccola gli diceva sempre che adorava guardare il padre tirare con...
-L'arco!- dice Merida, il tono convinto e gli occhi raggianti indicano che non aspettava altro.
'Ecco, sarà contenta ora, Macintosh di sicuro vincerà' pensa Hiccup, con tono amareggiato.
Di certo non avrebbe mai voluto diventare suo marito, ma sapere che avrebbe passato la vita con quel fantoccio "fascinoso" lo rendeva ancora più irritato.
-Bene, e tiro con l'arco sarà!- annuncia Elinor con voce raggiante e sorridendo.

 

•  •  •
 

La sfida si sarebbe svolta al tramonto, nel giardino dietro il palazzo; ci sono quattro centri, uno per ogni contendente, quattro archi e quattro frecce.
'Perfetto! Non so nemmeno come si tenga in mano questa roba', diciamo che Hiccup non era molto propenso per lo sport e cose così.
Dopo l'annuncio della regina era scoppiato un grosso applauso e tutti erano usciti, affermando convinti che il loro ragazzo avrebbe vinto.
Hiccup non aveva ancora visto Merida dopo l'annuncio, probabilmente era andata a cambiarsi d'abito o giù di lì, ma l'espressione della regina diceva diversamente : si guardava in giro di continuo con aria preoccupata, cercava la figlia, ma doveva rimanere al suo posto.
-B-bene signori! Che la sfida possa iniziare!- dice con voce poco convinta
-Ma dov'è la principessa? Non si può continuare senza di lei!- afferma uno dei presenti
-Infatti eccomi-
La voce proviene da dietro i quattro giovani posizionati davanti agli archi; è Merida, ma non indossa più il copricapo bianco e la criniera cremisi si muove leggermente col vento.
Ha un'arco in mano e una faretra a tracolla, indossa lo stesso vestito di prima.
'Ma che cos..'
-MERIDA NON OSERAI..- Elinor si è alzata di scatto e sta fulminando la figlia con lo sguardo, il ragazzo teme quello che sta per succedere.
-Ooh, eccome se oserò invece. Io sono Merida Dumbrok, figlia di Fergus Dumbrok ed Elinor Dumbrok, della nobile casata Dumbrok, e con il vostro permesso, regina- fa un piccolo inchino rivolto alla madre 
-Chiedo la mia mano-
Elinor sta per scendere dalla seduta su cui stava, ma prima che possa raggiungerla, la figlia ha tirato fuori una freccia e l'ha incoccata nell'arco.
'Oh no, ma che sta facendo. Così non ne uscirà nulla di buono'
Il ragazzo si avvicina alla rossa e le poggia una mano sulla spalla -Non farlo, peggioreresti solo le cose-
-Parli davvero tu di peggiorare le cose?- dice lei girandosi di scatto e guardandolo con odio profondo negli occhi.
In quel momento si sente piccolo e insignificante, sa cosa intende Merida, sa che ha ragione e sa che non potrà fare nulla per fermarla.
Di fatti con un movimento brusco si libera dalla mano del ragazzo, prende un bel respiro e lancia la frecca.
Centro.
Passa al secondo centro.
'Smettila Merida, ti prego'
Incocca la freccia e tira, centro di nuovo.
La madre si sta avvicinando sempre di più alla figlia, a cui sembra non importare nulla.
Un'altra freccia incoccata e, tac, centro.
Si avvicina all'ultimo centro, 'Merida..no'
La freccia si conficca nel mezzo esatto del cerchio rosso.
La madre è dietro di lei.
-Tu, tu la pagherai grossa per questo ragazza. Tuo padre sarebbe deluso, e anch'io lo sono-
'Ecco. Perchè l'hai fatto rossa?'
-Tu non ti permettere di mettere in mezzo papà! Se lui fosse ancora vivo stai sicura che nulla di tutto questo sarebbe successo!-
Suo padre, Hiccup sa perchè ha reagito così, sa quello che sente la ragazza, è lo stesso che sente lui pensando a sua madre.
Quel maledetto giorno di undici anni fa, quella maledetta guerra aveva portato via una parte di entrambi, a lei il padre e a lui la madre.
Se non fosse successo ora sarebbe tutto diverso, lei aveva ragione.
-Perdonate moltissimo la maleducazione sfacciata di mia figlia, la sfida comunque continuerà tra poco..- così prende per il braccio la figlia e la strattona fino al castello.
'Tutto sarebbe stato diverso, tutto'.

 

 

♦  ♦  ♦
Merida

-Tu piccola insolente, come ti sei permessa!-
Erano nella camera della figlia, sapeva che quello che aveva fatto era stato uno sbaglio enorme, ma non sopportava più che tutti si prendessero gioco di lei, che nessuno chiedesse il suo consenso, che fosse sempre obbligata a fare cose che non voleva.
-Si mi sono permessa! E allora? Forse se mi ascoltassi di più quand..-
-Non dovevi farlo questo! Non ti dovevi permettere! Cosa penseranno ora eh? Cosa?-
-Visto? Non mi ascolti! Non mi fai nemmeno parlare! Perchè non mi stai a sentire una buona vol..- ancora viene interrotta dalla madre
-Non ti ascolto? Tu non mi ascolti! Ti dico una cosa e ne fai un altra! Sempre! Non puoi andare avanti così per sempre Merida! Io ho bisogno d'aiuto per governare e tu devi crescere!-
-Se hai bisogno d'aiuto sposati tu allora! E posso crescere anche senza dovermi sposare! Quando fai una decisione non mi chiedi mai quello che penso, decidi sempre tu fregandotene di tua figlia! Non sai cosa penso, non sai cosa mi piace e cosa no! Non mi conosci tu! Papà mi conosceva! Lui...Alcune volte penso che sarebbe stato meglio se fossi stata tu al posto di papà-
Si, è vero, alcune volte le era capitato di pensarlo, ma si obbligava sempre a smettere, perchè sapeva che era sbagliato.
Ma ora l'aveva detto, e non si tornava più indietro.
-C-cosa...i-io non...tu...- Elinor è sconvolta, guarda la figlia con occhi pieni di tristezza, spera in delle scuse da parte della figlia, ma queste non arrivano.
La donna sapeva che lei e suo padre erano molto legati, la sua scomparsa l'aveva traumatizzata, ma non pensava che sarebbe arrivata a pensare quelle cose.
La regina si guarda intorno ,in cerca di un aiuto che non arriva, non vuole credere alle parole della figlia, non vuole e non può; per terra trova l'arco.
Quell'arco è un regalo del padre, l'aveva intagliato lui, comprese la faretra e le frecce; era decorato con adorni che gli davano un tocco regalie e maestoso.
Elinor sapeva quello che doveva fare, sapeva che doveva smuovere la figlia dal passato per portarla finalmente e definitivamente nel presente, e per poi poter avere un futuro.
Si china e prende in mano l'arco e la faretra.
-No, cosa vuoi...non farlo..NO!- ma ormai era troppo tardi, la donna aveva buttato l'arco nel camino.
Merida si avventa a riprendere l'arco ma appena avvicina la mano il fuoco la attacca.
Il suo arco, l'ultimo ricordo di suo padre.
Sua madre le aveva tolto anche quello.
La ragazza si alza e fissa intensamente la madre, non c'è tristezza nei suoi occhi, ne rabbia, ne rancore, niente di niente.
La fissa e basta.
-Ho dovuto farlo Merida, non mi hai lasciato altra scelta. Se non l'avessi fatto saresti rimasta inchiodata al passato per sempre-
La mente della ragazza è offuscata, non riesce a ragionare lucidamente.
Distoglie lo sguardo dalla madre e avanza verso la porta, la apre ma, prima di uscire si gira verso la madre e dice -Sappi che ora non la penso diversamente- ed esce chiudendosi la porta dietro.

 

♦  ♦  ♦

Hiccup

Ormai è buio, le due sono dentro da un'ora circa, tutti sono entrati nel salone perchè l'aria comincia a diventare fresca, ma Hiccup è rimasto fuori.
E' in piedi a fissare l'orizzonte, vorrebbe scappare, vorrebbe andarsene per sempre, vorrebbe lasciare quel mondo che odia, pieno di divieti, di obblighi e di genitori egoisti.
Si guarda intorno e nota il bosco.
Si, proprio quel bosco di quand'erano bimbi, riconosce gli alberi, le foglie, l'erba, tutto.
Comincia a camminare verso quel bosco, prima lentamente, poi velocizzando il passo e prima che se ne accorga sta correndo.
Arriva all'inizio del bosco, con la mano sfiora la corteccia di un albero e i ricordi lo investono come acqua fredda, le corse, i giochi, le cadute e le chiaccherate innocenti, tutto ha un sapore amaro però.
Appoggia la schiena e si lascia scivolare giù, fino a toccare terra.
Tira le gambe a se e le stringe con le braccia, appoggiando la fronte sulle ginocchia.
'Mamma, se fossi ancora..perchè non sei qui? Perchè?'
In lontananza sente rumore di zoccoli, veloci e leggeri passi di cavallo; alza la testa e si gira verso il castello.
Tutto quello che riesce a scorgere nel buio è una figura scura indistinta...e una cascata di riccioli rossi.
Si alza e riduce gli occhi a due fessure, per guardare meglio, un sussulto lo fa smuovere e comincia a indietreggiare confuso.
Quando la massa riccia è di fronte a lui ne ha la conferma
-Merida?-
La ragazza frenza di colpo, rischiando di cadere dal destriero.
-C-cosa ci fai tu a quest'ora nel bosco?- dice sotto voce la rossa
-Cosa ci fai tu su un cavallo?-  risponde sempre sotto voce lui
-Q-questi non sono fatti tuoi- risponde lei distogliendo lo sguardo.
Al buio i suoi occhi luccicano con fossero acqua di ruscello; in quel momento nella mente di lui si fa strada un pensiero
-Stai scappando- dice, più come affermazione che come domanda
-Si e quindi? non sarai di certo tu a fermarmi, Hiccup- Pronuncia quel nome con tale lentezza da farlo sembrare una parolaccia
-Certo che ti fermerò! Sei già abbastanza nei guai con tua madre, non puoi peggiorare ancora di più le cose!-
-Tu non ti immischiare negli affari miei e di mia madre-
-Okay, come vuoi; ma stai pur certa che non ti lascerò scappare da sola per il bosco, so quello che provi, non pensare che sia uno di quei bamboccioni, capisco che preferiresti non sposare uno di noi, ma non hai scelta, e non puoi andartene-
-Allora se non vuoi che me ne vada da sola vieni con me- dice con tono deciso, sa che tanto quello non accetterà mai, non può essere talmente folle da accettare di...
-Okay, vengo anch'io-
Hiccup non era sicuro di quello che aveva appena detto, sapeva solo che in quel momento probabilmente era la cosa più giusta da fare, o forse quella più sbagliata.
-C-cosa..no aspetta...n-non dicevo sul serio...- ma ormai il ragazzo stava cercando goffamente di montare il cavallo.
Salito, sporge lievemente la testa da un lato e le dice -Beh, quando partiamo?-
Lei lo guarda confusa, poi stringe le redini e le tira, partono al galoppo.
'Ma che stai facendo Hiccup? Dovevi fermarla e riportarla a casa, non scappare con lei', si sta già pentendo della scelta presa.
Appena partiti il ragazzo rischia di cadere, così stringe d'istinto la vita della ragazza, che ha un sussulto.
-Dove siamo diretti?- chiede lui
-Via da qui- risponde la rossa.
Tutto ha un che di irreale, ma sa che non è un sogno, o non si sentirebbe avvampare ogni volta che un movimento del cavallo gli fa sfiorare i fianchi della ragazza.
Sta scappando.
Sta scappando con la bambina del bosco.



 






Note : Ecco il primo capitolo, ci ho messo anni per finirlo, l'avrò riscritto migliaia di volte ma per fortuna ce l'ho fatta. Non pensavo sarebbe venuto così lungo! Ma spero non lo troviate noioso, so che è stata una scelta strana il fatto di "cambiare protagonista" ,inizialmente volevo usare solo Merida come voce narrante, ma tutti i quattro protagonisti hanno una storia e una psicologia molto diversa e interessante, così ho deciso di azzardare e fare le cose un po' a modo mio >.<
Sono partita con Merida perchè è il personaggio in cui mi rispecchio meglio, ho anche deciso di utilizzare parte della storia originale e cambiare un po' le cose, vi confesso che l'inizio è cambiato completamente almeno due volte o più xD Anche se è già il primo vero e proprio capitolo rimane sempre una prova e niente più, primo perchè so che il mio stile narrativo è particolare, lento e per alcuni potrebbe essere noioso, se l'avete trovato un mattone vi prego di scrivermelo in una recensione o messaggio privato, qualsiasi tipo di messaggio, positivo o negativo sarà ben accettato perchè ho preso io la decisione di pubblicare le mie storie, per una crescita soprattutto e non per ricevere tutti complimenti ^-^
Vi avverto già che nel prossimo capitolo arriveranno gli altri protagonisti, ve lo prometto xD Sono un po' lentina con la trama ma non ci posso fare nulla >_>
Se vi va, una piccola recensione non guasterebbe ^o^ Riuscireste a rendere felice una piccola autrice (°)
Spero che anche questo capitolo vi abbia stuzzicato e che leggiate anche il prossimo! :3
S.

   
 
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