Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: robiberta    08/09/2008    5 recensioni
**È arrivato il momento di combattere di nuovo. È la nostra ultima speranza, non ci sono altre vie da percorrere. Non c’è più niente da perdere, ormai. La mia vita è nelle mani del tempo.** Un Harry ormai uomo, che non ha più nulla da perdere, a cui è stato tolto tutto, deciderà di giocare l'ultima carta. Tornare indietro e cambiare il destino!
Genere: Generale, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco, Malfoy, Harry, Potter, Serpeverde, Severus, Piton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
lk

 

 

° · TIME ¿ °

Capitolo XX

- the truth, tonight-

 

 

Me ne stavo a fare gli affari miei in Sala Grande, concentrato sul libro di Erbologia. Da mezzora cercavo di capire come diavolo si può ricavare linfa di platano picchiatore, famoso sedativo a quanto pare, senza magari restarci secchi. Il libro non sembrava preoccuparsi del particolare. Un incantesimo pietrificante avrebbe funzionato o avrebbe compromesso la linfa stessa?

Ero immerso in questi e in altri pensieri quando, il venerdì pomeriggio dopo le lezioni, Ronald e Ginevra Weasley si avvicinarono con circospezione al tavolo di Serpeverde.

«Harris?»

Alzai lo sguardo dal libro notando le seguenti cose in ordine di successione: primo, tutti i compagni di Casa attorno a me guardavano i nuovi venuti come fossero alieni. I poveri agnellini si erano appena buttati nella tana dei leoni di loro spontanea iniziativa. Secondo: anche da otto metri di distanza, dietro le spalle di Ron, si poteva vedere una Hermione infuriata nera a braccia incrociate fulminare il Grifondoro con la sola forza della mente. Terzo e non meno importante, quella sera Ginny era ancora più bella del solito.

«Sì?»

«Potresti venire con noi un attimo?»

Senza una parola mi alzai e feci il giro del tavolo, sotto lo sguardo attonito di tutti.

Tutti e tre andammo sotto le arcate che davano al giardino. Quella notte aveva nevicato piuttosto forte e alcuni ragazzi dei primi anni lanciavano palle magiche contro i passanti.

Era la prima volta che mi trovavo a così poca distanza da Ginny. In quei mesi non le avevo mai rivolto la parola, volendo evitarmi almeno quel dolore. Ovviamente sapeva chi ero; tutta famiglia Weasley era stata avvertita.

«Allora, cosa succede?»

Hermione non ci aveva raggiunto, restando quindi in Sala Grande. Chissà poi perché era così incavolata.

«E’ successo qualcosa?» cercai di spronarli, visto che entrambi erano stranamente imbarazzati e non sapevano da che punto iniziare.

«Sai no che domenica c’è la partita…» iniziò Ron grattandosi pensoso il mento, senza filarmi neppure per sbaglio. «Serpeverde contro Grifondoro.»

«E chi non lo sa? Anche se siamo ancora in novembre, sarà una partita decisiva per entrambe le squadre.» risposi alzando le spalle. Se Grifondoro vince,  ha praticamente la coppa in mano (ci sarebbe da temere i Tassorosso, ma con il portiere che si ritrovano il problema non sussiste). Se invece sarà Serpeverde a vincere, riprenderebbe un posto decente e si avvicinerebbe alla coppa, arrivando magari a vincerla sul serio.

«Appunto.» disse Ginny. «E’ una partita di importanza vitale questa. E noi abbiamo il Cercatore indisposto.»

Ah, è vero! Non avevo affatto pensato a questo problema. Senza Harry, la partita sarà persa in partenza. Il sostituto non potrà mai competere con Malfoy e tener testa a tutte le sue bassezza.

«Lo so che quello che è successo ad Harry non è uno scherzo ed è molto grave.» continuò la Grifondoro «Ma noi abbiamo bisogno di un cacciatore. Ma non di uno qualsiasi. Capisci quello che voglio dire?»

Guardai prima lei e poi Ron. Mi guardavano entrambi speranzosi, come cuccioli abbandonati in cerca di famiglia.

«Volete che… che ne so, devo cercare un sostituto abbastanza bravo?» chiesi dubbioso. «Ma non capisco, mi sarà difficile chiedere in giro, visto che sono di un’altra Casa. Perché non giochi tu Ginny? L’hai già fatto.»

«Certo, ma chi sostituirebbe me?Abbiamo bisogno di un buon Cercatore. Il migliore, anzi.»

«Beh, oltre Harry, Malfoy non vedo chi possa…» e mi bloccai, passando da uno all’altro con gli occhi spiritati, avendo capito dove accidenti volevano andare a parare. Arretrai di qualche passo. Ero sinceramente scandalizzato dalla fredda e maligna mente di quella rossa tutto pepe che mi stava facendo palpitare anche in quel momento.

Perché, ovviamente si trattava di un’idea sua, mica di Ron. Ron non ci sarebbe mai arrivato o non ne avrebbe avuto il coraggio a meno che spronato dalla sorellina.

«No. No, non se ne parla.» dissi risoluto.

Ginny, che sapeva far tifo da stadio e giocava davvero bene sul campo, aveva preso la cosa sul personale. Vincere era essenziale per l’intera Casa di Grifondoro. L’idea di perdere o di dare partita vinta a tavolino alle serpi non era assolutamente da prendere in considerazione, figuriamoci se farlo davvero!

«E poi», continuò maliziosa sorretta dal fratello che si limitava ad annuire nei punti giusti «Non vorrai mica che Malfoy vinca vero?»

Perché se si parla di Serpeverde e se si parla di Quidditch dei verde-argento, si poteva riassumere il tutto in una sola parola: Malfoy.

«Bene. Forse allora non vi siete accorti che io sono un Serpeverde. Per di più io sto con Malfoy e altri squinternati tutto il giorno, con che faccia tosta potrei fare una cosa simile? Non voglio mica morire!»

«Ma Harris, stiamo parlando di Quidditch! Dovresti avere i boccini che ti navigano nel sangue, al posto dei globuli rossi! Avanti, che ti costa?»

«La testa mi costa, ecco cosa!»

La Weasley si avvicinò minacciosa.

«Vinceremo la coppa. La TUA VERA casa vincerà la coppa.»

«E io sarò linciato da una quarantina di Serpeverde incazzati come iene.»

«Avanti…»

«Ma non se ne parla nemmeno!»

«Quindi no?»

«No.» Incrociai le braccia deciso, guardando entrambi «Non posso proprio farlo.»

Ginny mi guardò con astio, fulminandomi con gli occhi verde chiaro. Incredibile quanto mi ricordasse le nostre prime discussioni da teneri innamorati. In fondo negli anni non sarebbe cambiata poi molto. A parte… beh, a parte prima della fine.

La rossa girò i tacchi e se ne andò con un diavolo per capello, lasciando soli Ron e me. La guardai allontanarsi e farsi sempre più piccola, fino a che non scomparve dietro le enormi arcate di marmo che dividevano le varie sale del piano terra.

Mi voltai quindi verso Ron, volendogli fare la ramanzina quando altri passi femminili ci raggiunsero con poche falcate.

Hermione si parò tra noi due, le mani a pugno sui fianchi.

Guardava Ron come avesse potuto schiacciarlo sotto la suola della scarpa.

«Te l’ha chiesto?» si rivolse brusca verso di me, additandolo come un colpevole.

«Veramente è stata Ginny a…» cercai di difenderlo in extremis, ricevendo un sentito grazie dal Grifondoro sotto accusa.

«Oh, certo, Ginny! Dovevo aspettarmelo da una come lei. Ma come fate a ragionare solo se si parla di scope e boccini, eh?»

«Herm guarda che io…» ma venni interrotto di nuovo.

«Non provate a giustificarvi! Come si può chiedere ad un Serpeverde di fare una cosa del genere? Non si può, non è leale! Nemmeno se si parla di Harry. E tu, Ronald Bilius Weasley, come puoi aver pensato una cosa così meschina solo per voler vincere una stupida coppa? Eh?»

Ron si stava facendo davvero piccolo sotto la sfuriata dell’amica, la quale aveva la faccia rossa per l’indignazione.

«Ma se vincessimo anche tu sa-saresti contenta.» soffiò Ron.

«Certo, se la si avesse vinta lealmente!»

«Hermione, avanti calmati.» presi la parola avvicinandomi, volendo evitare che il mio migliore amico fosse davvero schiacciato dall’ira della ragazza. «E’ vero, Ron e Ginny, soprattutto Ginny, mi hanno chiesto di partecipare, ma io ho rifiutato.»

Lei mi guardò perplessa, perdendo per un attimo interesse verso il povero Weasley. Corrucciò la fronte, esaminandomi attenta. «Hai rifiutato?»

«Sì. Ho detto che non posso. Per di più gli altri non mi rivolgerebbero la parola, se facessi diversamente.»

Hermione tirò un sospiro di sollievo. «A quanto pare qualcun altro oltre me ha mantenuto il buonsenso.» lanciò di nuovo un’occhiataccia a Ron, ma il peggio sembrava passato.

Pochi minuti dopo tornai in Sala Grande a prendere i libri che avevo lasciato. Una volta uscito per dirigermi in biblioteca, trovai Silente che scendeva le scale.

«Professore.» salutai.

«Harris. Dove stai andando?»

Alzai i tomi di Erbologia che tenevo in mano, mostrandoglieli. «Biblioteca. E lei?»

Il vecchio mago alzò le spalle, «Passeggiata per i corridoi. E’ caduta molta neve stanotte e non mi sembrava salutare uscire al lago.»

«Già, ormai siamo in pieno inverno.»

Ci avviamo verso la biblioteca sotto gli sguardi confusi degli altri studenti. Ancora non avevano capito che io non ero affatto un Serpeverde fatto a stampo come tutti gli altri.

«Ho parlato con Horace questa mattina.» disse laconico il Preside.

Feci una smorfia di disappunto. Avrei dovuto sapere che quell’uomo è tutto tranne che affidabile.

«Ha detto che gli hai commissionato una pozione e che questa sarà pronta per domenica. È vero?»

«Sì.» confermai con un sospiro rassegnato. Qualunque dannata cosa tramassi nell’ombra veniva scoperta sempre a tempo record.

«Però non ha voluto dirmi di che pozione si tratta.» continuò bonario come suo solito, particolarmente di buonumore «A quanto pare metti Horace molto in soggezione Stephen. A cosa serve quella pozione?»

«E’ una sorpresa.» sviai con poca fantasia «Domenica lo saprà.»

Il vecchio mago annui pensieroso, camminando sempre al mio fianco. «Centra per caso il nostro ospite nei sotterranei?»

«Già. Nagini sarà il protagonista della serata.»

«E magari potremo parlare anche del misterioso R.A.B., che ne dici?»

Lo guardai di sottecchi, divertito «Sa già chi è?»

Alzò le spalle senza rispondere. Ovvio che lo aveva già scoperto.

Stiamo parlando di Silente, dopotutto. Colui che è sempre un passo avanti degli altri… o anche due, mi sa.

«Buongiorno signorina Weasley.» salutò il Preside, vedendo passare Ginny che, più che camminare, stava avanzando come un toro infuriato, diretta chissà dove.

«Buongiorno Signore.» salutò di rimando lei, senza degnarmi d’uno sguardo.

Ma bene.

«E’ arrabbiata con te?» mi chiese Silente dopo qualche metro di distanza dalla furia in gonnella.

«E’ così evidente?» chiesi mogio mogio. Solo allora mi accorsi che, tra pensieri e parole, ci stavamo entrambi dirigendo verso lo studio del Preside.

«Sembrava volerti incenerire all’istante. Per un attimo ho creduto che ci sarebbe riuscita anche senza bacchetta!» commentò divertito. «E’ grave?»

«Cosa, la causa o le conseguenze?» scossi la testa, passando per primo dietro il gargoyle di pietra che, alla vista del Preside, aveva liberato il passaggio per le scale. «Il quidditch è cosa seria da queste parti. Mi ha chiesto di giocare al posto di Harry, domenica.»

Silente rise, sprofondando nella poltrona dietro l’enorme scrivania del suo studio. «E tu hai rifiutato.» sentenziò.

«Ovviamente. Non posso giocare al posto di Harry.»

«Perché no? In fondo tu sei Harry. Non vedo dove sta il problema.»

Lo guardai storto visto che non vedeva dove stava esattamente quel dannato problema.

«Sono Serpeverde.»

«Stephen Harris è Serpeverde. Non di certo Harry Potter.»

«Io sono davvero un Serpeverde. A tutti gli effetti. E comunque se lo facessi Edward, Malfoy e gli altri mi massacrerebbero a suon di pugni.»

Silente sembrò rifletterci un po’, scartando intanto una cioccorana, presa come sempre dal piattino sull’angolo del tavolo. «Uhm… non credo che il Signor Malfoy ti prenderebbe a pugni. È un tipo sofisticato. Sceglierebbe di certo un duello a bacchetta.»

«Certo, questo mi è di molta consolazione.» sbuffai. «E poi perché sta cercando di corrompermi anche lei? In qualità di Preside dovrebbe tifare per tutte le squadre, non fare favoreggiamenti di questo tipo.»

Alzò le spalle, facendo evanescere la carta della cioccorana senza usare la bacchetta ma passandoci invece solo sopra la mano aperta. «Minerva sarebbe contenta di una vittoria schiacciante. Ultimamente è piuttosto preoccupata per tutta questa faccenda di te e del Ministero.»

«Comunque mio dispiace ma non lo farò.» dissi scuotendo una mano «E poi, anche volendo, non riuscirei a volare decentemente ora come ora.»

«Me ne sono accorto prima» fece Silente alzandosi e andando da Fanny, appollaiata sul suo tronco. «Anche se cancelli con la magia le occhiaie, non puoi eliminare la luce pallida dei tuoi occhi. Cerchi di trattenere gli sbadigli e cammini trascinando i piedi.»

Cercai di non essere stupito di quei particolari che, devo ammettere, mi erano sfuggiti.

No, non mi sentivo affatto stanco. Ero stravolto.

Tutto quello che aveva detto Silente era vero. La parte divertente è che sono molto più riposato di ieri, visto che stanotte ho dormito circa quattro ore di fila. Naturalmente svegliandomi con un attacco di panico con i controfiocchi.

E l’innerva, ormai, non ha più effetto.

Strinsi le mani convulsamente sui braccioli della poltrona, preparandomi a quello che avrei detto tra qualche istante. Sarebbe stato umiliante e orribile, ma era l’unica soluzione.

Andando avanti così non avrei retto ancora per molto.

C’era bisogno di lucidità per quello che sarebbe accaduto quello stesso inverno. Un uomo mezzo sonnambulo che non riesce neanche a tenersi in piedi non serve a niente.

E io non sono venuto qui per essere un peso per gli altri.

Trassi un respiro profondo e parlai.

«Professore, mi ridia la Somnium.»

Un attimo di silenzio. Funny sembrava fare le fusa sotto le carezze del suo padrone.

«No Harry. Non posso.»

«Perché?» chiesi disperato al suo rifiuto. Sebbene me lo aspettassi… «Ne ho bisogno, non posso smettere di dormire per sempre!»

«Non posso ridertela perché è pericolosa, davvero pericolosa.»

«Lo so ma…»

«E’ una droga, non un farmaco. Nessun farmaco può davvero portarci in un limbo senza né sogni né incubi. Nessun farmaco può creare qualcosa di così simile al sonno vero e proprio se non la Somnium Inanis che tu vuoi così tanto. Anzi, potremmo dire che si tratta di un veleno vergognoso.»

«Quel veleno mi ha salvato la vita negli ultimi tre anni, lo sa? Quel veleno mi ha salvato la vita.»

Mi dava le spalle. Era vecchio e curvo, tuttavia dentro di me provavo un misto di rispetto e rabbia nei suoi confronti. Era sempre così, è sempre stato così. Agendo per nobili motivi si finisce con il commettere terribili errori.

Alle volte si dovrebbe ascoltare le urla di una persona disperata.

«Perché la vuoi così tanto? Perché non riesci ad andare avanti senza?» chiese voltandosi verso di me. Il suo sguardo era triste e pieno di pietà.

Mi sentivo, oltretutto, anche un miserevole.

«Perché non riesco a dormire.» risposi conciso.

«Voglio sapere perché non ci riesci. Raccontami tutta la storia e, se lo terrò necessario, te la restituirò.»

Risi disgustato a quelle parole. «Sembra quasi un ricatto, Professore.»

«Non sarà un ricatto.» tornò alla scrivania, sedendosi dietro di essa. Aprì uno dei tanti cassetti, uno dei più bassi. Sentii distintamente una chiave girare due volte. Un attimo dopo un sacchettino minuscolo e rigonfio era posato tra Silente e me.

Era lì dentro.

Risi ancora, più forte, passandomi entrambe le mani sui capelli. Assieme a quel gesto tornai al vero me stesso, passando così le mani fra lunghi e ribelli capelli neri.

Se dovevo sputare la verità, tanto valeva farlo come si deve.

«Mi sento un verme, sa?» sussurrai con la testa rivolta al soffitto dipinto.

«Siamo uomini, Harry. So cosa vuol dire.» disse Silente con tono grave.

Trassi un profondo respiro, aspettando il momento adatto.

Continuando a guardare il soffitto, chiesi:

«Professore… lei sa cos’è la Damnatio Memoriae

E poi, semplicemente, raccontai.

 

 

Quando tornai in Sala Comune, non trovai chi cercavo. Era ormai sera e di sicuro quegli idioti, non vedendomi in giro, avevano dato l’allarme “uomo scomparso”. Fui infatti stupito da non vedere gente che mi cerca e cani poliziotto seguire la mia scia.

Sulla piccola scala a chiocciola che portava ai dormitori maschili, incrociai però Malfoy.

«Hey.» lo salutai

«Hey.» fece anche lui fermandosi «Pensavamo fossi scappato di nuovo.»

«Tranquillo, non vado da nessuna parte.»

«Uhm, peccato» rispose quello sinceramente dispiaciuto. «Comunque le vecchie comari sono di là ad aspettarti. C’è lo schizzato che dorme nel tuo letto.»

«Come se lui non ne avesse uno.» sbuffai «Beh, io vado dentro.»

«Ci si vede domani.»

«Certo.»

Intanto, nel dormitorio vero e proprio, tre Serpeverde se la giocavano svaccati nel mio letto e in quello di Edward. Li avevano uniti ottenendo così un letto matrimoniale.

«Allora se vince George poi gioco io, sennò tutti a nanna.» disse Lawrence disteso su una piccola parte del letto con i piedi appoggiati al mio baule mentre guardava gli altri due giocare a scacchi magici.

«Ma perché non vuoi combattere contro di me?» chiese Edward aspettando che il fratello muovesse un pedone.

«Perché non c’è gusto a combattere con un idiota.» fu il laconico commento di George prima di fare la sua mossa. «Ecco. Scacco matto.»

Lawr emise un fischio guardando l’orologio da polso. «Battuto in soli sette minuti netti. È un record.»

«Non che ci voglia tanto.» disse quello ignorando i piagnistei del fratello maggiore che reclamava la rivincita e, allo stesso tempo, lo accusava di aver barato.

George si alzò a sedere, accorgendosi di me che osservavo dalla porta. «E’ arrivato il nostro galeotto.»

«Guarda che non ci sono mai stato in prigione.» dissi ridendo «Salve ragazzi.»

«Steve! Cavolo dov’eri finito?» chiese Ed mettendo da parte la scacchiera.

«Ero da Silente. Quello era mio letto, sapete?» dissi indicando la matassa di coperte spiegazzate.

«Infatti era il tuo letto.» con fermò Edward raggiante «Ora è il nostro nido d’amore!»

«Mi dispiace deluderti ma questa notte ho intenzione di dormire come mai prima d’ora. E guai a chi mi sveglia.» dissi togliendomi le scarpe e iniziando ad indossare il pigiama.

«Dobbiamo stare qui a fare la guardia?» chiese serio Lawrence «Come la mettiamo con i tuoi incubi?»

Mi buttai nel letto facendomi spazio fra loro tre tirando fuori una bustina bianca «Questa sera niente incubi.» sussurrai rigirandomela fra le dita.

Me l’ero guadagnata. Avevo dovuto sputare tutta la verità, ma ne era valsa la pena.

Mi isolai lontano da loro per qualche istante. Guardando quella piccola dose di Somnium, ripensai al volto di Silente. Non lo avevo mai visto così triste in vita mia. Nemmeno quando mi aveva rivelato il contenuto della profezia anni prima.

 

«Professore… lei sa cos’è la Damnatio Memoriae

Silente annuì. «Una pratica attuata nell’antica Roma per cancellare da figure, alberi genealogici o quant’altro una persona o una famiglia intera. In pratica si cercava di cancellarla dalla storia e dal mondo intero.» fece una pausa. «In termini magici invece si tratta di una maledizione irreversibile che porta esattamente l’effetto contrario della sua versione storica.»

«Esatto. A dispetto del nome, quella maledizione fa rivivere in modo più che vivido tutto ciò che di negativo accade alla persona maledetta. In genere, questi momenti di terrore avvengono durante il sonno, ossia quando si è più vulnerabili.»

Il preside si sporse dalla sedia, occhi negli occhi. «Harry, mi stai dicendo che sei stato maledetto?»

Risi con disgusto. «Ho scoperto che non è tanto una buona idea far arrabbiare Voldemort.»

«Quando è successo?»

«Più di tre anni fa, secondo il mio tempo. Gli ho pestato i piedi una volta di troppo a quanto pare.»

«Si tratta di una cosa orribile» scosse il capo pensoso «Non sembra essere un comportamento tipico di Tom, questo. Mi stupisco fino a che punto si sia spinto per cercare di ucciderti.»

«E lo stesso vale per me, professore. Ma siamo stanchi, tutti e due. Forse è anche per questo che ha agito in questo modo. Va avanti da troppo tempo.»

«Ma c’è dell’altro, non è vero? Non ha agito solo per questo.» la sua voce era bassa e profonda. Indagatrice.

Vorrei che qualcuno entrasse nell’ufficio interrompendoci. Ho già detto troppo.

Ma quella dannata bustina…

«Lui ha…» guarda ovunque. Guarda dove vuoi ma non guardare lui. «Ha fatto del male ad Hermione. Molto male.» alzai le spalle, facendo finta che la cosa non mi toccasse anche dopo tutto quel tempo. «Io l’ho ripagato con la stessa moneta.»

«Occhio per occhio…»

«…dente per dente, sì. Mi creda, in quel momento – e anche adesso – ho creduto fosse la cosa più giusta da fare. Non avrebbe dovuto toccare la mia famiglia una seconda volta. La prima mi è bastata.»

Dolore per dei genitori mai avuti. La mancanza di un affetto che degli stupidi zii non riescono a darti.

Una vita dedita alla guerra, un destino segnato dal sangue degli altri. Mai dal mio.

Ron.

Hermione.

Non toccare la mia famiglia.

«Cosa hanno fatto alla signorina Granger?»

Chiusi gli occhi, rivedendola riversa sul pavimento, ormai spenta. Ma non del tutto.

«Ogni… ogni genere di tortura. È stata Bellatrix.»

La cara e vecchia Bellatrix, che non si era accontentata di aver portato via Sirius.

La cara e vecchia Bellatrix che prima di esalare l’ultimo respiro aveva sussurrato il nome del suo infimo padrone invece di supplicare per la vita.

«Hermione è viva.» dissi a Silente, forse accendendo in lui una flebile speranza. «Sa, la sua stanza è proprio accanto ad Hallock e ai genitori di Neville, al San Mungo.»

Dove tengono persone colpite in modo grave. Dove, in particolare, tengono persone che non possono più tornare indietro.

«Hermione è morta. Io ho provveduto a mandare da lei Bellatrix stessa meno di una settimana dopo. Occhio per occhio, professore.»

«L’hai torturata.» naturalmente non era una domanda. Come poteva esserlo? Non si capisce già dai miei occhi, dal sangue che continua a colarmi dalle mani?

Non me ne pento e non me ne pentirò mai. Neppure ora che quella morte mi ha costretto ad una vita di incubi atroci e notti insonni.

«Non cerchi di biasimarmi, la prego. Nessuno lo ha fatto fino ad ora proprio perché, al punto in cui eravamo arrivati, nulla importava più. Ci eravamo liberati di un altro folle Mangiamorte, nient’altro. Uno in meno di cui preoccuparsi.»

Silente era immobile, una statua di marmo. Le braccia sulla scrivania e gli occhi dritti su di me.

«Voldemort è arrivato quando ormai era già finita.» continuai «Il giorno dopo mi sono ritrovato con questa maledizione addosso. Ha avuto anche la faccia tosta di spiegarmi per filo e per segno cosa comporta la Damnatio Memoriae.»

«Quindi è così che stanno le cose.»

«Sì.»

Abbassò il capo, guardando la Somnium posta tra noi due, sospirando. Seguii il suo sguardo, dicendo le ultime cose che in quella serata avrei osato dire. Dopo quella conversazione mi sentivo cento volte più stanco di prima.

«Fortunatamente ho scoperto dell’esistenza della Somnium Inanis pochi mesi dopo l’accaduto, quando ormai stavo per perdere la testa dal dolore. Secondo alcune testimonianze molto antiche, non si ha vita lunga con questa condanna. Sei mesi, forse un anno. Ma si diventa pazzi in poco tempo e gli incubi non vengono più solo quando dormi, ma anche durante il giorno perché si è ormai sulla via del non ritorno. Bella fine vero?»

Niente. Il professore era ancora a capo chino.

Certo, era facile immaginare quello che stava pensando. Ora come ora tutti i suoi buoni pensieri sul grande Harry Potter sono andati in fumo, visto che il grande Harry Potter è solo un infimo assassino, soldato di una guerra senza fine.

«Mi dispiace per lei, ma è questa la verità.» mi alzai barcollando, tutto dolorante. «Posso prendere la Somnium adesso?»

«Dov’è Ronald adesso?»

«Come?» chiesi confuso da quell’uscita.

Aveva riassunto la posa rigida di prima, anche se i suoi occhi stavano piangendo.

«Sei venuto fin qui da solo. Il signor Weasley è rimasto per prendersi cura della signorina Granger?»

Presi il sacchettino senza troppi complimenti, ficcandolo nella tasca della divisa, tornando ad essere, non senza fatica, ancora una volta Stephen Harris.

Serrai i lineamenti, restio nel rispondere.

«E’ morto anche lui.»

Solo che per quanto ci potessi provare, non potevo prendermela con nessuno per la sua morte.

Se non con me stesso.

 

 

«Quindi grazie a quella roba stanotte ronferai come un orso in letargo?»

«Lo spero proprio.»

Mi girai verso il comodino dove fino a poco tempo prima c’era un bicchiere che usavo sempre per quella mansione. Chissà perché ma il bicchiere era sparito.

Poco male. «Ed mi presti la tua tazza speciale?»

L’interessato sorse il naso indignato. Quella tazza era il suo tesoro prezioso, diceva, perché primo regalo fattogli dal fratello molti anni prima, quando lui ne aveva 10 e George 9.

«Va bene. Solo per stavolta però.» mi accontentò sollevando il cuscino per poi porgermela. Che tazza di persona dorme con una tazza sotto il cuscino?

La guardai sospettoso, leggendo solo di sfuggita la scritta che conoscevo ormai a memoria.

“SIETE SOLO INVIDIOSI PERCHE’ LE VOCINE PARLANO SOLO CON ME”

Il che la diceva tutta su quanto potesse essere tarato Edward all’immacolata età dei dieci anni.

«E’ pulita?»

«E’ più immacolata dell’acqua santa.» confermò.

«Non mi va di sentirmi tirato in causa per una tazza così stupida.» si intromise Lawrence che la riempì con un veloce colpo di bacchetta.

Ci salutammo alla buona, lasciando che George e Lawr tornassero nella loro parte di dormitorio. Salutammo anche Malfoy che ebbe la perfetta sincronia di passare per il corridoio vestito di tutto punto con il suo bel pigiama di raso verde oliva pieno di serpentelli ricamati nei pantaloni. La fissazione è un conto, l’essere ridicolarmente fissati è molto peggio!

«Allora, buonanotte Steve.» disse Ed dubbioso mentre ingoiavo a goccia la pozione rosa.

«Tranquillo, andrà tutto bene. E domani non osare svegliarmi altrimenti ti uccido.»

«Tanto è sabato, dormiremo tutti fino tardi.»

Sentii quella famigliare sensazione di torpore e il lento avanzare dell’oscurità che mi avrebbe accompagnato tutta la notte.

«Sta già facendo effetto. ‘Notte scemo.»

Lo sentii ridere, ma ero già troppo lontano.

«’Notte Steve.»

 

 

 

\\ It may sound absurd...but don’t be naive
Even heroes have the right to bleed
I may be disturbed...but won’t you concede
Even heroes have the right to dream
It’s not easy to be me

Up, up and away...away from me
It’s all right...you can all sleep sound tonight
I’m not crazy...or anything... //

 

Superman – Five for Fighting

 

 

 

 

 

*Può sembrare assurdo... /ma non esserlo è da ingenui... / Anche gli eroi hanno il diritto di sanguinare / Potrei anche essere pazzo...  / ma ammetterai che/anche gli eroi hanno il diritto di sognare /  non è facile essere me
Su, su e via... via da me / va tutto bene... /  potete tutti dormire profondamente stanotte / Non sono pazzo o cose del genere
*

 

 

Alla Monny, che mi ha fatto scoprire Supernatural, facendomi innamorare di questo bellissimo telefilm. (Però, mi dispiace, ma il primo posto resta a CSI).

Un grosso GRAZIE anche a tutti voi che siete ancora lì per me.

Grazie anche alla Wikipedia che mi ha illuminato su cosa diavolo voglia dire Damnatio Memoriae.

P.S = la tazza di Edward esiste davvero ù__ù ma non si trova sotto il mio cuscino.

 

 

 

 

 

word to html converter html help workshop This Web Page Created with PageBreeze Free Website Builder  chm editor perl editor ide

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: robiberta