雷門 - Il Cancello Del Fulmine

PROLOGO

Tenma Matsukaze non era mai stato un ragazzino in cerca di guai, tutt'altro, anche se non si poteva dire che si facesse sempre gli affari suoi.

Era insistente, testardo, inizialmente poteva sembrare addirittura fastidioso, ma non si poteva negare che avesse un cuore d'oro. Aveva dei bizzarri capelli a forma di ala in balia del vento, la carnagione abbronzata e gli occhi di un blu magnetico, quasi grigio.

Erano passati un paio di mesi dalla conclusione del Gran Celesta Galaxy, naturalmente il castano era tornato a scuola e, soprattutto, a studiare.

Però, dopo il suo ritorno, cominciarono a susseguirsi eventi... strani alla Raimon. Nulla di così paranormale, ma aveva sentito che i professori si fossero lamentati per gli allarmi attivatisi da soli e del materiale che spariva, come gessetti, cancellini, una volta addirittura il gistro di classe.

In ogni caso, al numero otto non importava granché, come non l'allettasse molto l'apprendimento, per quanto lo riguardava poteva anche rimanere un somaro per tutta la vita, nella sua testa c'era solo il sakka.

L'unica sua preoccupazione era quella, non di certo il suo insegnante che, scocciato e palesemente irritato, lo osservava con sguardo furente.

Era già la sesta volta che interompeva la lezione facendo rumore con il piede, con cui faceva su e giù, quasi ogni volta colpiva la borsa della compagna davanti a lui, che non solo si lamentava dal professore, ma che si ostinava ad appendere portachiavi particolarmente rumorosi alla cartella.

Così, adesso Tenma si ritrovava fuori dall'aula, dopo aver ricevuto una sonora ramanzina. Cosa avrebbe potuto fare? Scappare ed andare ad allenarsi a calcio? Tanto sarebbe rimasto lì fuori per tutta l'ora, il tempo per andare e tornare lo trovava di certo, e se gli avessero chiesto dov'era finito avrebbe usato la vecchia scusa del bagno.

Scosse violentemente la testa, non poteva rischiare di essere punito un'altra volta, Aki non gliela avrebbe fatta passare liscia. Avrebbe potuto addirittura impedirgli di giocare a calcio, gli vennero i brividi solo a pensarci.

Non sapendo cosa fare, portò lo sguardo sulla finestra dinanzi a lui; le nuvole coprivano il cielo, non lasciavano passare un minimo raggio di sole, mentre milioni di gocce - probabilmente fredde - cadevano a terra. Proprio un tempo da schifo.

Suonò l'ultima campanella, la salvezza di ogni studente.

Tenma era rientrato in aula due ore prima, ma sembrava che il tempo passasse più velocemente in corridoio piuttosto che in aula. Almeno in corridoio non riesci a sentire la lezione.

Aveva rimesso a posto tutta la sua roba, non vedeva l'ora di tornare a casa e mettere qualcosa sotto i denti. Stava per andarsene, ma venne fermato.

«Matsukaze» il professore lo chiamò, e l'interpellato si voltò lentamente, cosa voleva ancora? «dato che oggi si è comportato più che sufficientemente male, quest'oggi rimarrà a pulire l'aula. Nulla da ridire, vero?»

Tenma negò, spostandosi e facendo passare l'insegnante. Senza commentare, aprì l'armadietto in fondo all'aula e, presa la scopa, iniziò a pulire in giro, prima iniziava e prima finiva.

Avrebbe continuato - ed anche con una certa foga - se non fosse stato per una voce che, sorpresa, catturò la sua attenzione.

«E te chi saresti?»

Il ragazzo alzò lo sguardo e, poco dopo, un urlo pressoché disumano si disperse nell'aria.

N.a.::

H i m i t s u