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Autore: jarpad    01/08/2014    3 recensioni
"Mi mancherai." disse dopo un po' cercando di rimanere cosciente.
"..anche tu." sussurrò in lacrime Aiden, prima di alzarsi e guardarlo qualche secondo in silenzio. Non sapeva quanto tempo fosse passato. Aveva sperato, pregato, di non arrivare mai a questo, ma evidentemente il suo destino aveva deciso questa strada per lei. Abbassò lo sguardo cercando di farsi forza, poi alzò il fucile verso la testa di suo fratello. Jake le rivolse un piccolo sorriso poi chiuse gli occhi aspettando che arrivasse il colpo, ma Aiden non ce la faceva. Sentiva il mondo crollargli addosso ogni secondo di più. Abbassò il fucile cercando di prendere controllo del suo corpo, poi puntò nuovamente con le braccia tremolanti; chiuse gli occhi, girando un po' la testa, poi premette il grilletto.
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Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Daryl Dixon, Rick Grimes, Shane Walsh, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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VIII
 
Si era chiusa a chiave nella camera e aveva ignorato per tutta la sera il continuo bussare degli altri che facevano a turno per convicerla ad aprire e raccontargli cosa era successo. Ma lei non apriva. Fissava la pagina bianca del diario con la penna sospesa in aria, non sapendo bene cosa fare; sbuffò un paio di volte poi prese a disegnare un volto maschile, senza occhi, senza naso, solo con un ghigno malefico stampato in volto. Quello che aveva visto su Jim, qualche ora prima. Dopo aver osservato per un po' il disegno strappò la pagina e l'accartocciò, buttandola fuori dalla finestra poi tornò al suo diario accennando appena quello che era successo durante l'arco della giornata. Era molto preoccupata per Rick, Glenn ed Hershel che non avevano fatto ritorno e Lori non aveva fatto che smaniare tutta la sera, per i corridoi di casa.
Si alzò dal letto e girò per la stanza a vuoto, raggiungendo un vecchio specchio coperto con un lenzuolo bianco; lo tolse e dopo aver passato una mano sulla superficie impolverata osservò la sua immagine disgustata. Era davvero a pezzi, aveva proprio bisogno di una sistemata in un centro di bellezza, peccato che non esistessero più. La sua carnagione, anche se già chiara di suo, cominciava a puntare ad un grigiastro appena accennato; le sue pupille verdi erano circondati da aloni rossi, come se avesse fatto uso di droghe qualche ora prima. Passò ad osservare il resto del viso, profondamente solcato dalla stanchezza e da occhiaie appena accennate, poi alle labbra screpolate e di un colore rosa smorto, non più vive e rosse come erano qualche tempo prima. Stava diventando un mostro.
Fece scorrere lo sguardò lentamente dal collo alla clavicola scoperta. Dopo che Carol le aveva strappato la parte sopra della tutina, l'aveva abbassata completamente rimanendo in top e lasciando solo la parte del pantalone. Osservò attraverso il vetro la nuova cicatrice sfiorandola con i polpastrelli della mano sinistra; la stava odiando profondamente, era marchiata. Coprì lo specchio rabbiosamente e all'ennesima bussata si diresse verso la porta, con un diavolo per capello. Girò la chiave nella toppa aprendola di scatto trovandosi davanti l'arciere. 
"Cosa vuoi?!" urlò Aiden. Daryl non rispose la spinse dentro delicatamente e si chiuse la porta alle spalle, chiudendola a chiave ed infilandosela nella tasca dei pantaloni che indossava. La biondina gli lanciò un'occhiataccia e dopo aver incrociato le braccia al petto si diresse furiosa verso la finestra, appoggiandosi con i fianchi al piccolo davanzale. Daryl si avvicinò, sovrastandola con la sua altezza, e la guardò in silenzio come se stesse tentando di ricavare tutte le risposte che voleva cercando attraverso i suoi occhi.
"Cosa è successo nel bosco?"
"Non sono affari tuoi." rispose scocciata guardando verso il letto disfatto e alcune pagine della sua agenda a terra, disordinatamente. Tutti disegni. Disegni dell'incubo che aveva vissuto qualche ora prima.
"Dimmelo."
"Cosa pensate, eh?" chiese ironica anche se aveva capito cosa passava per la testa a tutti quanti. 
"Ti ha stupr-" Aiden bloccò la frase con un cenno della mano, innervosita, poi se lo tolse da davanti andando verso la porta e cercando di aprirla, poi si ricordò che Daryl si era appropriato della chiave. Si voltò con la mano tesa verso di lui, che non accennava a muoversi, e sbuffò sonoramente.
"Spieghierò a tutti com'è andata, va bene?"
L'arciere la guardò qualche minuto dubbioso poi le porse la chiave; Aiden accennò ad un sorriso poi aprì la porta e a passo svelto, seguita da Daryl, giunse nel salotto dove tutti erano riuniti a parlottare. Quando la notarono sul ciglio della porta la fissarono in silenzio, alternando lo sguardo tra la cicatrice ai suoi occhi per capire se stesse soffrendo, però Aiden sorrise rassicurante.
"Non è come pensate voi -iniziò subito- non mi hanno toccata. Non hanno fatto in tempo. Ho ucciso due di loro e il sopravvissuto mi ha sparato sul piede per bloccarmi, poi mi ha legata ad un albero. Ero così incazzata che gli ho sputato in un occhio -una risata isterica uscì fuori dal profondo della sua gola- poi mi ha punita, incidendomi con un pugnale. Però non ha fatto altro visto che degli zombie ci hanno raggiunti ed io sono riuscita a fuggire. Poi, dopo essermi beccata una seconda pallottola, sono riuscita ad ucciderlo. Il resto lo sapete." finì facendo spallucce, come se avesse appena raccontato una storiella per bambini, come Cappuccetto Rosso. Shane la guardò serio in volto, ancora appoggiato sul muro con le braccia conserte, poi scosse la testa e le si avvicinò.
"D'ora in avanti non ti allontanerai da questa fattoria, se non in compagnia di qualcuno." annunciò guardando gli uomini della sala che annuirono. Aiden li guardò tutti sbigottita e scosse la testa contrariata; non voleva che qualcuno la seguisse e controllasse, non era una bambina. Nonostante avesse rischiato ne era uscita viva e vegeta, anche se un pochino ammaccata. Forse non sarebbe riuscita a tornare in fattoria lo stesso giorno ma era sicura che se fosse rimasta lì da sola avrebbe ritrovato la via.
"No. Non voglio nessuno di voi tra le scatole, okay? So cavarmela. Ho affrontato tre uomini e una decina di zombie da sola, non ho bisogno di qualcuno che mi segua come un'ombra." sbottò acida.
"E' deciso." dichiarò Shane infine uscendo fuori dal salone, seguito poi dal resto del gruppo. Aiden rimase sola nel salone, immobile, con le braccia lungo i fianchi; maledì Carol per averle strappato la tutina e presa dalla rabbia afferrò un'accetta. Era su tutte le furie; diede un calcio alla porta di casa ed una volta aperta si diresse di corsa verso il primo albero che notò e cominciò a infliggerlo con l'arma, urlando e sfogandosi. Tutti si erano accorti della sua reazione ma nessuno aveva osato avvicinarsi. Non era sicuro, soprattutto ora che aveva un'accetta in mano. La lasciarono sola a combattere contro la sua rabbia che poi diventò frustazione ed infine dolore; era sfinita, le lacrime ormai scendevano veloci sulle sue guance senza fermarsi, la voce era venuta a mancare e le gambe le tremavano ma non smise di colpire l'albero. 
Dopo vari minuti, spezzati ormai solo dalle sue grida strozzate e dal rumore secco della lama che tagliava il tronco, lasciò l'accetta qualche metro più avanti e si lasciò cadere a terra, stremata. Allargò le braccia e chiuse gli occhi cercando di riprendere a respirare normalmente mentre le orecchie le fischiavano in modo fastidioso. Strizzò gli occhi provando a mandare via quel rumore dalla sua testa, poi li aprì guardando il cielo che cominciava ad imbrunire e sorrise, il suo respiro era rallentato, riusciva a sentirlo. L'adrenalina aveva abbandonato il suo corpo ed ora cominciava a rilassarsi, era una di quelle sensazioni che provi quando sei sotto anestesia, non capisci più nulla ma ti senti benissimo. Voltò il capo verso sinistra e vide suo fratello Jake, armeggiare con una nuova videocamera; si guardò alle spalle e notò i suoi genitori osservarli sorridenti, seduti sul divano. Confusa volse uno sguardo attorno a sé e si rese conto che non era più nella fattoria, ma nel salotto della sua casa ad Atlanta. Era davanti al suo pianoforte, il suo amato pianoforte. Passò la mano destra sui tasti bianchi e chiuse gli occhi, poi poggiò entrambe le mani e prese a suonare, mentre suo fratello inginocchiato alla sua sinistra cominciò a riprenderla in silenzio. Ricordava quel giorno, era Natale e lei doveva avere all'incirca dieci anni. 
"No, vattene." sussurrò al fratello, per poi riportare l'attenzione ai tasti e alle sue dita che agilmente suonavano una vecchia melodia. La ninna nanna che sua madre le cantava sempre.
"Ben fatto, brava." sua madre applaudì leggermente verso la figlia, poi afferrò tra le dita una bella tazza di cioccolata fumante e ne bevve un lungo sorso, per poi sorriderle. Aiden rise quando notò i baffi di cioccolato che le si erano formati proprio sotto il naso.
"Brava sorellina."
"Suono ancora?" chiese Aiden voltandosi verso suo padre, con le mani poggiate sui tasti.
"Sì amore continua."
La melodia le risuonò in testa e chiuse gli occhi, beandosi di quella sensazione di pace e tranquillità che la stava avvolgendo. Da molto tempo non si sentiva al sicuro come ora, sentiva che niente e nessuno avrebbe potuto farle del male ora che era con la sua famiglia; lasciò che un sospiro pesante le uscì dalla bocca, poi cominciò ad intonare le parole della ninnananna. Poco a poco l'immagine della sua famiglia svanì e venne rimpiazzata con un'immagine sdoppiata della porta di casa di Hershel; sbattè le palpebre un paio di volte cercando di consolidare meglio i contorni delle figure che la circondavano, ma non ci riuscì. Nonostante la vista non funzionasse granché riuscì a comprendere che non era lei stessa a muoversi ma qualcun altro la stava trasportando all'interno della casa, fino alla sua stanza. In pochi secondi sentì che il suo corpo era entrato a contatto con una superficie morbida, forse era il letto, non lo sapeva per certo. Era confusa.
La vista essendo doppia le giocava brutti scherzi, ma vide comunque Hershel e Rick entrare nella camera mentre Daryl era al suo fianco; l'anziano si mise seduto sul bordo del letto con una piccola torcia in mano, poi le sollevò la palpebra e la puntò sull'occhio, notando che non c'era reazione.
"Aiden, mi senti?" la voce pacata dell'uomo le giunse confusa nella testa e le fece eco nelle orecchie. Provando un certo fastidio per tale frastuono nelle sua testa se le coprì rannicchiandosi in sé stessa, sentiva le tempie pulsare come se volessero scoppiare da un momento all'altro. Strinse forte gli occhi, cercò di rilassarsi ed aspettò pazientemente che la sua mente ritornasse a ragionare; passarono cinque lunghissimi minuti prima che riuscisse a riprendere dominio sul suo corpo. Ora riusciva a distinguere le voci, i suoni, le immagini; tutto era tornato chiaro, normale. Quando sentì un leggero tocco alla spalla alzò il viso ed osservò Hershel che le stava accarezzando i capelli per rassicurarla, poi le sorrise; Aiden si tirò su a sedere e lo ringraziò con un cenno del capo, poi sorrise a Daryl e Rick. Gli era riconoscente, gli erano stati vicino nonostante lei li avesse trattati male nella sala.
"Come ti senti cara?" chiese l'anziano afferrandole il polso, per controllare il battito.
"Sto bene." rispose con un filo di voce già pronta ad alzarsi, ma in pochi secondi Daryl la bloccò sul letto lanciandole un'occhiataccia; Aiden non ricambiò semplicemente lasciò perdere e rimase seduta ad osservare la parete bianca che aveva di fronte. Che cosa le era successo?
"Stavi parlando nel cortile... -iniziò Rick, inginocchiandosi davanti a lei- con chi, Aiden?" le afferrò le mani, come per darle forza, ma lei le scansò quasi subito. Era stato solo un momento di debolezza non c'era bisogno che la guardassero con compassione.
"Non lo so. Io... ero a casa mia, con mio fratello e i miei genitori. Stavo suonando il vecchio pianoforte in salone, era Natale. Poi è scomparso tutto." spiegò massaggiandosi le tempie impacciatamente. Hershel la osservò un attimo poi chiamò fuori i due uomini, lasciando sola Aiden seduta sul letto; si chiuse la porta alle spalle poi guardò preoccupato Rick e Daryl, che attendevano che parlasse.
"Aiden è molto debole, sono seriamente preoccupato, le allucinazioni non sono di certo un buon segno. E' stressata, stanca, dovremmo farla riposare un po'. Devo tenerla sotto osservazione." spiegò seriamente. Rick annuì comprensivo, aveva perso suo fratello ed era stata rapita e torturata da un pazzo, chiunque avrebbe reagito in modo simile. Prese Daryl per un braccio e lasciò Hershel a prendersi cura della ragazza, ora avevano altro di cui occuparsi. Infatti, quando era tornati dalla città avevano riportato con loro un ragazzo di nome Randall; per ora lo tenevano in una vecchia baracca, lo avrebbero liberato appena sarebbe stato in grado di camminare. Si era ferito gravemente alla gamba per raggiungere il suo gruppo durante un attacco zombie alla città e sfortunatamente per scendere dal palazzo su cui si era appostato per fare il cecchino si era lanciato di sotto con un salto ed era finito con la gamba sopra un cancelletto e uno degli spuntoni gli aveva trapassato un punto del polpaccio un po' più sotto al ginocchio. Rick non aveva esitato a salvarlo, era pur sempre un ragazzino ed anche se qualche minuto prima gli stava sparando contro non poteva lasciarlo lì, in pasto agli zombie. Raggiunsero presto il cortile e dopo aver controllato che la porta della baracca in cui avevano rinchiuso Randall fosse chiusa per bene, stabilirono i turni di guardia.
"Domani potrei cercare di ottenere qualche informazione sul suo gruppo, so essere molto persuasivo." disse Daryl, sedendosi con gli altri attorno al fuoco. Tutti quanti erano d'accordo, dovevano solo aspettare il mattino successivo per ottenere delle risposte.

Per Aiden, furono i due giorni più lunghi di tutta la sua vita. Per 48 lughissime ore aveva soltanto visto le pareti della sua camera, il corridoio, il bagno, Hershel e Beth; nient'altro. Era stata completamente segregata in camera, Hershel non aveva fatto altro che somministrarle antibiotici, controllarle le pulsazioni al polso, farle domande sulle allucinazioni che aveva avuto. Non ne poteva più, voleva uscire fuori, giocare a nascondino con Carl, parlare con Shane, insultare Daryl, andare a caccia, tutto quanto pur di uscire da quella stanza.
 Aspettò impaziente l'arrivo di Hershel e si voltò verso la finestra, per passare un po' il tempo; le mancava la sensazione del sole sulla pelle, odiava la malattia sin da quando era bambina e la mamma non le permetteva di giocare in strada con gli altri bambini. Sbuffò sonoramente proprio nello stesso momento in cui Hershel varcò la soglia della sua stanza da letto; le fece un sorriso di scuse e cominciò a visitarla.
"Hai avuto allucinazioni?" chiese incrociando le braccia al petto ed osservadola attentamente; sì, aveva avuto allucinazioni, ma non gliel'avrebbe detto perchè non l'avrebbe fatta uscire e lei ne sentiva davvero il bisogno. In più non era stata informata degli ultimi avvenimenti in fattoria, Hershel non gliene aveva parlato per non farla preoccupare ma facendo così la faceva stare peggio.
"No, da ieri non ho visto più nulla." 
Dopo un attimo di indecisione Hershel aveva deciso di lasciarla andare ma le fece promettere che in caso avesse avuto un allucinazione l'avrebbe avvisato; Aiden annuì tutta eccitata poi si precipitò fuori la casa respirando a pieni polmoni l'aria fresca e pulita di campagna. 

Hershel sospirò stanco e dopo aver tirato fuori un libro di medicina cercò le malattie collegate alle allucinazioni; sapeva che Aiden le aveva mentito, ma non poteva lasciarla tutto il giorno dentro casa, avrebbe aumentato lo stress.
"Hershel, abbiamo notizie?" Rick sbucò dalla porta di casa seguito poi da Daryl, che si guardò attorno forse cercando di non dare troppo nell'occhio ed infine Shane. Da quando Daryl aveva salvato Aiden nel bosco e l'aveva vista crollare in giardino, non aveva potuto fare altro che preoccuparsi però non lo voleva dare a vedere; quella ragazzina agli inizi le stava proprio antipatica, ma quando l'aveva affrontato nel bosco e gli aveva mollato un pugno sul viso con tanto coraggio aveva cominciato a provare una certa stima nei suoi riguardi. Era una ragazza forte e non aveva esitato a rispondergli a dovere e questo l'aveva molto colpito, più del pugno che aveva ricevuto sulla guancia destra.  
Rick prese posto affianco al veterinario e gli altri due lo imitarono attendendo notizie e speravano fossero buone.
"Potrebbe essere di tutto. Nei migliori dei casi può essere stress o astinenza da qualche farmaco che prendeva prima dell'apocalisse. Nei peggiori dei casi possono essere malattie che non posso essere curate."
"Di che malattie stai parlando?" chiese preoccuparto Rick abbassando di poco la voce. Hershel lo guardò con occhi sofferenti, poi puntò lo sguardo sul libro e cercò la frase che aveva letto giusto qualche minuto prima che Rick e gli altri entrassero in casa. Calò in silenzio per un po', tutti attendevano una risposta e sapevano che non era buona.
"Le allucinazioni visive, che sono correlate alla presenza di una disfunzione esecutiva, sono frequenti soprattutto in patologie quali la Parkinson Demenza e la Demenza a Corpi di Lewy. Sono meno frequenti nella Malattia di Alzheimer, anche se sono comunque presenti nel corso della malattia. Non si escludono casi in età giovanile anche se molto rari rispetto a quelli in età anziana." terminò di leggere, senza alzare lo sguardo dalle parole. 

Avevano tutti trattenuto il fiato ed ora avevano dimenticato come respirare.

Spazio autrice:

Credo che questo ritardo sia imperdonabile, ma ci provo lo stesso; SCUSATEMI.
E' un periodo odioso, sono stata rimandata in matematica (COMPLIMENTI .J.!) quindi non faccio altro che fare esercizi, che oltretutto non mi vengono. Poi c'è stato il matrimonio di mia madre quindi ho perso un sacco di tempo. Mi dispiace davvero tanto non aver aggiornato!
Non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo, spero presto. Un ringraziamento speciale a chi ha recensito!

Scusatemi se fa schifo e se ci sono errori.
Un bacio,
.J.
  
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