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Autore: Nembayo    01/08/2014    3 recensioni
|| Santana scappa.
Brittany balla.
Quinn è incinta.
Sugar finge di avere l'asperger.
Rachel è egocentrica.
Il Mezzaluna è un bar particolare. Brittany crede che solo le persone anormali passino dal Mezzaluna. Al Mezzaluna, la sera, si improvvisano canzoni. Le cameriere cantano, ma Santana, di canzoni, non ne ricorda nemmeno una. Forse perché passa la vita a scappare, da sempre. E non credono nell'amore. Non ci crede Santana, non ci crede Brittany, non ci crede nemmeno Quinn, che è incinta di un ragazzo che non vedrà più. Ma, in uno sguardo, in un sorriso, ti puoi innamorare? Puoi lasciarti il tramonto alle spalle, lottando per la tua alba? ||
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, ciao a tutte, ragazze.
Prima di farvi leggere questa os vi devo avvertire che è lunga 23 pagine di word, che ha impiegato un mese della mia vita e che non so come sono riuscita a pubblicarla - internet sta impazzendo da giorni, in casa mia, per le altre ff cercherò di trovare un modo. Ma oggi mi sono messa ed ho finito questa, e volevo pubblicarla perché, in qualche modo, mi è molto cara, questa fanfiction. Perché mi sembra speciale ed ho pianto, scrivendola. E spero che piaccia anche a voi, che vi dica qualcosa, che vi faccia sentire qualcosa.
Grazie,
One






MEZZALUNA ☾







Brittany balla.
C'è chi legge libri fino a che gli occhi non si chiudono, chi guarda vecchi film romantici, chi cammina nel parco anche sotto la pioggia.

Brittany balla.

In cucina, in camera da letto, nel salone. Balla alla sua scuola - la Julliard -, negli scantinati, in discoteca, in giardino. Perché, c'è da dirlo, Brittany respira – respira veramente – solo quando il suo corpo si muove al ritmo della musica. E come si muove! Sembra, ad occhio inesperto, che voli. Sembra tutta una magia senza pensieri. Ed è così che balla, lei, senza pensare ad altro. Ma, una persona più esperta, può notare tutto il lavoro e la professione che si trova dietro quegli ondeggiamenti, i movimenti delle sue braccia, del suo bacino.

Brittany, però, non balla e basta. Le piacerebbe, passare le giornate nel suo mondo, con la testa altrove mentre danza. Oh, e la fantasia di Brittany la porta sempre altrove, tanto che, dalla maggior parte della gente, viene considerata stupida.

La stupida bionda ballerina. Snob.

Qualcuno l'ha anche definita snob, pensando che il suo essere ottusa sia una falsa, un po' come Sugar, che finge di avere l'asperger per dire quello che le passa per la testa senza essere giudicata. Brittany, invece, nemmeno ci pensa, di essere stupida. Lei ama parlare dei suoi sogni ad occhi aperti, di unicorni, fatine ed orchetti. Un po' come una bambina.

Forse perché, la sua infanzia, è stata troppo seria.

Brittany, fino ai dodici anni, ha studiato in casa. Una donna olandese come tutrice. Severa.

Una volta andata a scuola il mondo di Brittany si è aperto, ed ha dovuto recuperare tutti gli anni di infanzia non vissuti.

Brittany, in casa, non vive da sola.

Ha due coinquiline. Sono belle, così pensa Brittany. Sono belle, ricche ed intelligenti, e lei ama passare tempo con loro.

Sugar, quella che finge di aver l'asperger, pensa anche che, con i soldi, si possa fare di tutto. Per questo veste come un'ottantenne egocentrica, ha uno yacht al molo di New York e un attico nel quale non è mai stata. Forse perché, stare da sola, nonostante tutto, a Sugar non piace. Le piace la compagnia, le chiacchiere futili e superficiali, guardare soap opere e fiction ad episodi. Sugar non lavora, studia ad Yale, anche se è stupida, e suo padre, a suon di soldi, la fa andare avanti al college.

Quinn, nonostante sia ricca, è umile. Testarda, vendicativa, saggia ed umile. Sono questi i quattro aggettivi che, durante il gioco delle personalità, Brittany ha affibbiato alla bionda tinta che, un giorno di dicembre, si è presentata alla porta di casa Motta-Pierce pregando la vecchia amica di liceo, Sugar, di ospitarla. Quinn ha un conto in banca, per questo riesce a pagarsi gli studi ad Yale e l'affitto. Quinn è stata cacciata di casa dal padre, a testimoniarlo il pancione gonfio di sette mesi di gravidanza.
Quinn e Brittany fanno le cameriere, in un bar che apre dalle sei alle dodici e dalle sette a mezzanotte. Il bar si chiama Mezzaluna, ed ha pochi clienti. Ma a Quinn e Brittany va bene. Si dividono i turni, incastrandoli tra i corsi universitari e il tempo per studiare, e sono in buoni rapporti con le altre cameriere.

Sugar, le altre cameriere, non le sopporta. Finge di odiare tutti, Sugar, perché i ricchi devono fingere di non avere bisogno di nessuno. Ma Quinn e Brittany lo sanno che, la signorina Motta, di loro ha bisogno.

Brittany prova sempre a far ricredere Sugar sulle cameriere e sul proprietario del Mezzaluna. Sono brave persone.

Rachel, forse, chiacchiera un po' troppo. E chiacchiera troppo perché è figlia unica, ha due padri gay, è viziata e con manie di protagonismo. Vuole cantare a Broadway, Rachel, ed intanto studia alla Nyada. Ha il naso grosso, gli occhi scuri e dolci ed un sorriso da mozzare il fiato. Questo sorriso l'ha notato un ragazzo che, ogni giorno, dalle nove a mezzanotte, se ne sta al bar al tavolo 11, uno di quelli di competenza di Rachel. È un ragazzo altissimo, con l'espressione spaesata ed un mezzo sorriso coinvolgente. Forse perché, oltre che con la bocca, ride anche con gli occhi, il ragazzo. Si chiama Finn.

L'altra cameriera, Tina, se ne è andata da pochi giorni. Ha sposato Mike, un ragazzo cinese che partecipava agli stessi corsi di Brittany, alla Julliard. Tina e Mike finiranno gli studi, stando in un appartamentino in affitto, e poi andranno a vivere a Lima, in Ohio. Di andare in Cina, i due, non ne hanno intenzione. Anche se la madre di Mike l'ha tanto pregato e tanto ha pianto per far sì che il figlio la raggiungesse in oriente.

Il proprietario è un uomo sui trent'anni, che preferirebbe essere a Broadway a cantare, ma che finge di adorare il suo lavoro. Si chiama Will, è divorziato da una bionda ossessiva di nome Terri e guarda sognante la rossa che, ogni mattina, alle sette in punto, entra al bar per prendere una brioche e una tazza di latte. Pulisce sempre il bordo della tazza, la sedia ed il tavolo. Sempre il tavolo 3.
Will, dato che Tina se ne è andata, deve trovare un'altra cameriera. Brittany, Quinn e Rachel lo sanno. Lo sa anche Tina, che il giorno prima è passata dal Mezzaluna per salutare tutti.

E, adesso, lo sa anche Santana.

Santana non va al college. Lavora, passa da una città all'altra continuando a lavorare. Non ha famiglia, Santana. Non da quando i suoi genitori sono morti e la nonna l'ha lasciata in mezzo ad una strada con una valigia e tante lacrime amare. Ma, Santana, è una dura. Ha raccolto le lacrime e la valigia ed ha iniziato a passare da un posto all'altro, cercando nuovi lavori. Non resta mai, Santana. Sembra che scappi da qualcosa.


«Mi chiamo Santana Lopez, e sono interessata al lavoro.» dice con voce sicura la ragazza latina che, improvvisamente, Brittany si ritrova davanti. È al bancone, Brittany. Sta preparando un caffè macchiato a Kurt, il ragazzino gay compagno di corso di Rachel che, ogni mattina, alle sette e trenta, entra al Mezzaluna cercando con lo sguardo un altro ragazzo che, Brittany lo sa, vedrà soltanto all'uscita. Perché Blaine arriva alle sette e quarantadue, quando Kurt se ne va, ogni volta.

«Non devi parlare con me.» risponde meccanicamente Brittany, prendendo un piattino e sistemandovi sopra la tazza di caffè che porge poi a Kurt. Gli sorride e lui ricambia.

Santana inarca un sopracciglio, osservando i gesti meccanici ed abituali della bionda che, entrata nel bar trovato sugli annunci, si è ritrovata davanti. È bella, quella bionda. Santana fissa i suoi capelli raccolti in una coda ondeggiante, i suoi occhi particolari e celesti, limpidi, le sue labbra sottili. Ha un naso carino e la pelle chiara. E sembra che, mentre si muove, stia ballando. A Santana piace ballare. Da bambina avrebbe voluto diventare una danzatrice di balletto, quando ancora aveva dei sogni da covare nel cassetto. Adesso, Santana, non ha nemmeno un cassetto.

«¿Dònde està el principàl?» chiede allora Santana, in spagnolo. Perché sa che, la gente, è interessata dalla sua lingua. La ascoltano, quando parla in spagnolo. E Santana esige di essere ascoltata.

«Il mio unicorno dorato parla spagnolo: non lo capisco mai.» dice Brittany, senza guardarla negli occhi. Sta preparando una cioccolata calda a Mercedes, adesso. Mercedes è nera, grossa e vanitosa. Sta scrivendo canzoni che, un giorno – dice lei –, quando andrà a Los Angeles, riuscirà ad incidere. Intanto Mercedes se ne sta al Mezzaluna, da sola, alle sette e trentacinque di mattina e chiacchiera con Kurt.

Santana lancia l'ennesimo sguardo alla bionda, questa volta confuso. Unicorni dorati? Sta per voltarsi, furiosa, ed uscire dalla porta del Mezzaluna, quando un uomo con i ricci e gli occhi gentili, il mento con la fossetta ed il gilet la ferma.

«Desidera?» chiede, sorridendo.

«Sono Santana Lopez.» ripete la latina, scocciata «E sono qua per il lavoro di cameriera. Lei è il capo?» chiede.

Will sorride complice, tendendo una mano ad indicare una porticina marrone dietro il bancone. Una scritta rossa dice “Privato”.

«Seguimi nel mio ufficio.»

E Santana segue il giovane uomo nell'ufficio dietro la porticina marrone. Una scrivania di legno occupa la maggior parte della stanzetta. Un'altra porticina, verde come le pareti, questa volta, porta al bagno. C'è scritto “Toilet”.

L'uomo si siede alla poltroncina dietro la scrivania, Santana alla sedia pieghevole davanti. Un vecchio computer occupa un lato della scrivania, dei fogli e delle matite un altro.

«Io sono William Schuester.» l'uomo tende la mano, e Santana la stringe, con forza.

«Tedesco?» chiede.

«No» risponde Will con un sorriso. Santana annuisce come se comprendesse.

«Quando comincio?» chiede poi.

Will le chiede i moduli, e Santana gli dice che li ha dimenticati. In realtà non ne ha.

L'uomo sospira. Si fida sempre, lui, quindi non vede perché non fidarsi anche di quella giovane ispanica.

«Inizi all'istante.» le consegna la divisa verde e bianca che Santana ha notato a fasciare il corpo slanciato di Brittany «Hai i tavoli dal 12 al 18. Il martedì stai al bancone la mattina, il giovedì e il venerdì la sera. Mercoledì hai giorno libero.» spiega «Se sono soddisfatto, sarà così.» aggiunge poi. Santana annuisce, questa volta comprende davvero.

Non lo ringrazia, non aggiunge altro. Prende la divisa, entra nel bagnetto con la porta verde, si cambia, e poi esce dall'ufficio. Will è già fuori, che batte impaziente il piede a terra.

«Oggi non è passata.» dice una ragazza bionda con il pancione, all'uomo. Santana capisce che, la ragazza, è incinta. Si chiede quale sia la sua storia. Se lo chiede sempre, lei, quali siano le storie delle persone.

Will annuisce pensieroso, e poi torna nell'ufficio. Sembra deluso.

La ragazza incinta si avvicina a lei, quindi. Non le tende la mano. La guarda con un sorriso, ma gli occhi sono seri.

«Sono Quinn» dice «Ha detto Brittany che parli spagnolo.»

Santana ci mette qualche istante a capire che Brittany deve essere la ragazza bionda e bella al bancone, quella che si muove come una ballerina.

«Sono ispanica.» dice semplicemente. Poi indica i tavoli e «Ho dal 12 al 18» dice.

«Quelli di Tina» risponde Quinn. Santana non chiede chi è Tina, anche se è curiosa. Le piace sapere le storie.

La porta si apre ed entra Rory. Tutti, al Mezzaluna, sanno la storia di Rory: è irlandese, è venuto in America per uno scambio ma poi è rimasto, innamoratosi del Paese. E, forse, anche di una ragazza con i capelli rossi, ricca, che finge di aver l'asperger.

Si siede al tredici - come sempre - e Santana senza esitazione lo raggiunge. Si è dimenticata il taccuino, ma per un'ordinazione non importa. Ha una buona memoria.

«Sei nuova?» chiede il ragazzo, sorridendo gioviale a Santana.

«Sì» risponde lei, storcendo il naso. Non le piacciono le persone troppo espansive. Quinn e Brittany le vanno a genio. Sono chiuse. Schuester è sopportabile. Rory, il ragazzo del 13, è troppo sorridente e chiacchierone.

Forse perché ancora, Santana, non ha conosciuto Rachel.

Vedendo che non dice altro, Rory si limita ad ordinare.

«Una ciambella glassata ed un latte caldo.» dice, senza smettere di sorridere. Santana annuisce e raggiunge Brittany, al bancone. Ne approfitta per prendere un taccuino e scrivervi sopra l'ordine appena preso. Lo porge alla bionda.

«Will ti ha presa?» chiede la bionda, e questa volta guarda Santana negli occhi, sorridendo. Il cuore di Santana si ferma, e il perché non lo sa. «Ora sei della famiglia!» esclama Brittany, uscendo dal bancone fluidamente e raggiungendo la latina. Senza chiedere si tende in avanti e la abbraccia, brevemente.

Santana rimane immobile, non risponde all'abbraccio, ma Brittany sta ancora sorridendo.

«Io sono Brittany Pierce, comunque. Studio alla Julliard.» la sua voce nasconde orgoglio.

«Quindi balli.» dice Santana, e Brittany annuisce con vigore.

Santana sta per aggiungere qualcosa. Le piacciono le storie e, la storia di Brittany, vuole proprio conoscerla, quando «A lavoro!» le sgrida Quinn, passando dal loro fianco con un vassoio tra le mani. Lo sta portando a Cassandra, l'insegnante della Nyada che, il lunedì, quando Rachel non ha turno la mattina, fa colazione al Mezzaluna. Finge di odiare Rachel, Cassandra, per spronarla al meglio. Questo Quinn lo sa. E lo sa perché Rachel è la sua migliore amica, e la capisce.

Santana si avvicina all'orecchio di Brittany, sussurra qualche parola, e poi si allontana. Brittany rimane immobile, con le gote rosse.

«Mi chiamo Santana, e sono lesbica.» così ha detto Santana, e per questo Brittany è arrossita. Perché lei, invece, è bisessuale. E perché pensa che la nuova cameriera sia bella. Più bella di Quinn e Sugar, addirittura.

Brittany torna al lavoro, prepara il caffè e porge alle altre vassoi pieni di ciambelle e pancake. Guarda Santana. La guarda mentre si china in avanti per chiedere un'ordinazione e la gonna corta si alza, scoprendo le sue cosce scure. Osserva i capelli sciolti sulle spalle, la bocca carnosa e gli occhi neri. Non sono castani, questo Brittany lo vede. Sono neri e penetranti, come neri sono anche i capelli. Devono essere anche morbidi, pensa. Ma non ha il coraggio di chiederglielo, a Santana, se i suoi capelli sono morbidi.

«Britt, ti sei incantata» dice Quinn, la mano sinistra posata sulla pancia, la destra tesa in avanti a mostrare l'ordine di Figgins all'altra bionda.

È indiano, Figgins, ed è il bidello in un liceo che si trova parecchio distante dal Mezzaluna. Ma l'uomo non ha una macchina, perciò deve andare a piedi. Entra alle nove, perciò alle sette e quaranta fa colazione al bar che si trova esattamente sotto casa sua. Prende sempre un caffè amaro e un muffin al cioccolato fondente. Brittany pensa che sia antipatico, ma Quinn le ripete sempre che è solo triste.

«Scusa.» risponde Brittany, tornando al lavoro e cercando di non guardare Santana. È difficile. È troppo bella per essere ignorata, e siccome nessuno la sta guardando è compito di Brittany farla sentire importante.

Sta pensando questo quando «Un cappuccino senza zucchero» dice Santana. Ha anche una voce stupenda, pensa Brittany, prendendo il foglietto che le porge la nuova cameriera. Sa, Brittany, chi è che prende il cappuccino senza zucchero. Si chiama Marley, va ancora al liceo e tutti la prendono in giro perché sua madre è grassa. Quindi, Marley, non mangia. E vomita. Perciò Brittany mette sempre di nascosto lo zucchero nel cappuccino e le offre ogni volta un bignè alla crema. Marley fa colazione e poi va in bagno. E vomita.

Brittany, però, non può farci niente.

«Arriva» dice la bionda, soffermandosi un secondo di troppo a guardare Santana. Lei sembra notarlo e le lancia un sorrisetto malizioso.

Santana fa sempre così.

Va in posto nuovo in cui sa che non resterà, si trova un lavoro che le permetta di affittarsi una stanza senza coinquilini in qualche brutto quartiere, si fa tutte le belle ragazze che incontra e poi sparisce. Ha paura, Santana, di restare. Lei lo sa che, tanto, la gente la caccerà sempre prima o poi. Come ha fatto la nonna. Oppure se ne andranno, gli altri. Come hanno fatto la sua mamma e il suo papà.

Santana, segretamente, guarda Brittany. Pensa che sia attraente, ed ama il modo in cui sembra danzare ad ogni movimento. Santana cerca anche di evitare gli sguardi penetranti di Quinn. E sorride a Schuester, per fare bella figura.

Quando Brittany le consegna un vassoio con una tazza di cappuccino e un bignè Santana inarca le sopracciglia. Brittany la osserva e poi, sospirando, si china in avanti, e così fa Santana.

«Marley non mangia. E se mangia vomita. Io le metto lo zucchero nel cappuccino e le regalo un dolce. Per farle capire che deve mangiare» dice semplicemente la bionda, e Santana annuisce. Si chiede quale sia la storia di Marley. Perché non mangi. Ma non fa domande. Prende il vassoio e lo posa al tavolo numero 17. Marley sospira, alza gli occhi azzurri al cielo e guarda Brittany, che finge di ignorarla, come sempre.

Santana sorride tra sé. Entra nell'ufficio di Schuester, prende un foglio di cartoncino e una matita rossa e “Guasto” scrive. Prende del nastro adesivo, esce e raggiunge la porticina bianca che porta al bagno dei clienti. Sopra c'è scritto “Toilet”, come in quello di Schuester. Santana attacca il cartoncino alla porta. Marley non l'ha vista. Brittany sì. Sorride.

Kurt si alza, paga, e sta per uscire quando entra un ragazzo basso con gli occhi color ambra. Kurt lo guarda ed abbozza un sorriso, poi esce. Blaine, quello basso, gli sorride raggiante a sua volta, e poi si siede al 18. Santana lo raggiunge.

«Tu sostituisci la mia Tina» non è una domanda, quella del ragazzo sorridente «Io sono Blaine.»
Santana si presenta, e gli chiede che cosa desidera. Blaine dice che vuole un caffè con vaniglia e due bomboloni alla crema. Santana lascia scivolare lo sguardo sulla pancetta del ragazzo.

Si appunta nella mente che Marley non mangia, Blaine mangia troppo.

Torna al bancone proprio quando Marley si alza in piedi e, tenendosi una mano sulla pancia magra, si avvia verso il bagno. Legge il cartello scritto da Santana ed inarca le sopracciglia. Si volta, torna alla cassa gestita da Schuester e paga. Esce. Questa volta non ha vomitato.

Santana porge l'ordine di Blaine a Brittany, sorridendo soddisfatta. Brittany la guarda e «Grazie» sussurra.

Santana si allontana, senza dire altro. Non vuole che troppe persone conoscano la sua parte buona. Poi se ne approfittano e, Santana, è una tipa dura.

Santana scappa.

Brittany balla.

Quinn è incinta.

Sugar finge di avere l'asperger.

Rachel è egocentrica.
 

«Com'è andata, a lavoro?» chiede Sugar, sentendo la porta di casa aprirsi. Non vede Quinn e Brittany, ha due cetrioli sugli occhi per una maschera di bellezza che, dalle dodici alle tredici, prima di pranzo, tiene da ormai un anno.

«È arrivata la cameriera nuova.» dice Quinn, sedendosi sul divano accanto a Sugar. Stende le gambe sul pouf rosso. Brittany posa la borsa, si cambia velocemente e fa stretching sul pavimento.

«Si chiama Santana» continua Quinn, gli occhi ancora chiusi.

Sugar rimane in silenzio, aspettando che le spieghino.

«È latina, probabilmente lesbica – me l'ha detto Brittany – e non ha un curriculum.»

«Marley non ha vomitato grazie a lei» aggiunge la ballerina, per dire qualcosa di bello sulla nuova cameriera con gli occhi neri, non castani. Neri.

«Marley è la liceale bulimica che hai invitato a cena l'altro giorno?» Sugar si toglie, finalmente, i cetrioli degli occhi. È l'una e un minuto.

«Sì, quella» risponde Quinn, per Brittany.

Brittany sta pensando a Santana Lopez, mentre fa stretching e si tira una gamba – quella destra. Pensa al suo corpo magro e gracile, forse come quello di Marley. Pensa al suo sguardo duro, come se ne avesse passate troppe, nella sua vita.

A Brittany non interessano le storie. Se le persone non sono interessate a raccontarle la propria vita, le va bene. Ma, la storia di Santana, quella la vuole proprio conoscere.

«Sei innamorata?» chiede Sugar, superficialmente.

Come se, innamorarsi, fosse una cosa da niente. Ma non è così.

Quando sei innamorato pensi costantemente alla persona desiderata, ti distrai ogni secondo, hai lo stomaco sottosopra – come se una mandria di buoi stesse ballando la conga -, il cuore perennemente in gola. Quando sei innamorato ti senti felice ma non puoi stare bene. È tutto più vivo, quando c'è l'altra persona intorno. Più bello. Noti solo lei.

Innamorarsi non è una scelta. Ci si innamora veramente di una sola persona nella vita.

Questo Brittany lo sa. Non ha mai amato Artie, il suo ex ragazzo che, l'anno prima, l'ha lasciata. Brittany non lo amava, semplicemente.

«Non risponde, si è innamorata davvero della cameriera lesbica» sussurra Sugar all'orecchio di Quinn, credendo di non essere udita da Brittany.

Ma Brittany la sente, e ci pensa su. È innamorata?

Non ci si può innamorare ad uno sguardo e con un piccolissimo scambio di battute, questo è logico. Ma, in amore, la logica non esiste.

«Non sono innamorata» risponde Brittany.

Quinn, anche lei conosce l'amore. Non perché l'ha rifiutato come Brittany. Nemmeno perché lo vede in decine di serie-tv e crede che sia semplice, come Sugar. Lei si è innamorata veramente.

Puck, Noah Puckerman. Teppista di strada. Cresta nera sulla testa rasata. Occhi verdi e penetranti. Mascella sporgente. Sorriso sornione da gatto furbo. La prima volta della Fabray. Il padre della bambina nella sua pancia. Sparito dalla circolazione.
È di lui che, Quinn, è innamorata. E l'amore non si sceglie. E ci si innamora di una sola persona nella vita – così pensa Brittany. Perciò Quinn soffre.

«Certo, raccontalo a qualcun altro. Io sono esperta di queste cose» replica Sugar, e Brittany vorrebbe dirle che Rory, il dolce ragazzino irlandese, è innamorato di lei, che è per lei che non vuole essere rimpatriato in Irlanda. Ma non lo fa. Non dice niente.

 

Santana torna nella stanza in quel brutto quartiere che tanto odia.

Il pavimento è sporco, i vetri polverosi e la vasca da bagno arrugginita. Santana odia quel posto, vuole andarsene presto. Ma adesso ha un lavoro che le frutta mediamente bene. Le serve, per sopravvivere. Le servono quei soldi per comprarsi le sigarette, la birra e, perché no, un po' di droga.

Santana non mangia. E, se lo fa, mangia poco. Non vomita, non più.

Per questo, al Mezzaluna, ha voluto aiutare quella ragazzina mora con gli occhi azzurri e spaesati. Per questo non ha accettato il bignè che, a fine lavoro, Schuester ha offerto alle cameriere come al solito.

Santana si sdraia sul divano rotto. Prende dal tavolino il pacchetto di Lucky Strike – alla menta – e si accende una sigaretta. Schiaccia il bottoncino sul filtro e la sua bocca è inondata dal sapore fresco della menta misto a quello acre del fumo. Aspira, chiudendo gli occhi.

Ha paura, Santana. Paura di essere abbandonata. Di nuovo.

Per questo le uniche cose a cui si affeziona sono sigarette e bottiglie di alcolici. Le persone sono troppo volubili, inaffidabili. Non può affezionarsi a loro. Anche se sono bionde cameriere con gli occhi limpidi che si muovono ballando. Anche se il loro sorriso è dolce e innocente. Anche se il loro abbraccio fa muovere un uragano nelle interiora di Santana.

Non può affezionarsi, se lo è imposta.

Finisce la sigaretta e se ne accende subito un'altra. Questa volta non accende il bottoncino alla menta, fuma soltanto. E poi un'altra ancora – alla menta. E un'altra – non accende il bottoncino. Finisce il pacchetto.

Si alza dal divano, la testa che le gira, e raggiunge il piccolo frigorifero.

Ha lavoro, Santana, di sera.

Dalle sette a mezzanotte.

Passa lo sguardo sulle bottiglie di birra fredde di marche diverse, ma poi sospira ed afferra l'unica bottiglia di latte che, probabilmente, abbia mai comprato. Beve.

Poi torna sul divano e si addormenta, fino alle sei e ventidue.

Sogna sua nonna, il suo viso severo che le intima di andarsene. Sogna sua mamma che le carezza una guancia e suo padre che le sorride. E poi sogna Brittany.

Quando si sveglia Santana va al frigo e si apre una birra.

Non può sognare Brittany, vorrebbe dire che si è affezionata. Le uniche persone che sogna sono la sua famiglia.

Scola il contenuto di una weiss con sopra ritratto un frate e poi si cambia. Esce di casa, chiude a chiave, e cammina fino al Mezzaluna.

«Buonasera» dice a Schuester, seduto dietro la cassa. L'uomo alza il volto e le sorride.

«Ciao, Santana!» esclama.

Santana entra nell'ufficio di Schuester per posare la sua borsa. C'è una ragazzina, dentro. Ha il naso importante, la frangia e gli occhi castani. È appena uscita dal bagno. Guarda Santana, la studia, e poi le sorride.

«Quinn mi ha parlato di te» dice, porgendole la mano. «Mi chiamo Rachel Barbara Berry. Studio alla Nyada, la conosci, no? Sembri simpatica. Che college frequenti? Da dove vieni?»

Santana indietreggia, guardando Rachel con astio. Non le piace.

A Santana piacciono le persone chiuse. Come Quinn. Come, in parte, Brittany e Schuester. Rory non le piace. E non le piace nemmeno Rachel.

«Io sono Santana.» risponde semplicemente. Posa la borsa ed esce. Rachel la raggiunge poco dopo, senza smettere di sorridere. Santana nota che è appena arrivata anche Brittany. La guarda, mentre raggiunge l'ufficio con movimenti fluidi e leggeri. Torna in sala e corre ad abbracciare prima Will e poi Rachel. Sorride rassicurante e poi abbraccia anche Santana, spontaneamente. Santana sente il cuore in gola. E non lo sa che, anche Brittany, ha il cuore in gola.

«Quinn?» chiede Santana, perché, la bionda incinta, non la vede da nessuna parte.

«Il lunedì e il martedì non ha turno, la sera» spiega Schuester.
Brittany raggiunge il bancone. Spolvera un po', sistema le bottiglie di alcolici sulle mensole alle sue spalle, apre l'acqua del rubinetto e poi la chiude. Il tutto con i suoi soliti movimenti incantevoli. Santana la guarda.

«Aiutami» la voce squillante di Rachel la interrompe. Santana la segue ed inizia a sistemare posacenere sui tavolini, sposta la sedie e passa un panno sulla superficie liscia dei tavoli. Santana nota che, in uno spazio vuoto che non ha notato la mattina, c'è uno scalino che porta ad una specie di palco.

«Che cos'è?» chiede.

Rachel la guarda, da sotto la frangia. E sorride.

«Vieni» le dice, e la porta nell'ufficio di Schuester. Dietro una pesante tenda ci sono degli oggetti: l'asta di un microfono, delle casse, due chitarre ed una batteria.

«Improvvisiamo qualche spettacolo, la sera.» spiega Rachel. E lo spiega con gli occhi che le brillano.

Rachel canta.

Da quando è bambina i suoi papà la spronano a cantare, a fare del suo meglio per brillare. E, Rachel, vuole brillare, accecare con la sua luce. Vuole essere la stella di Broadway. Nel frattempo lavora al Mezzaluna, studia alla Nyada, ha un'insegnante di danza che finge di odiarla e canta. Sotto la doccia, al bar, per strada, a casa, Rachel canta.

Un po' come Brittany, che balla ovunque si trovi.

«Sai cantare?» chiede Rachel, e Santana non sa che rispondere.

Lei non canta.

Santana scappa, fuma, si droga e beve. Santana ha paura. Da piccola voleva diventare una ballerina. Adesso non ha un cassetto, quindi non ha nemmeno sogni. Non sa se le piace cantare, o se ne è capace. Non canta, non l'ha mai fatto.

Scuote la testa perché, se non ha mai cantato, probabilmente non lo sa fare.

«Sono sicura che ne sei capace. Hai una voce roca, può essere sexy, nel canto. Prova.» Rachel la guarda piena di aspettativa, tra i muri verdi dell'ufficio di Schuester. Santana non capisce: deve cantare senza musica? Lei non sa cantare. E non conosce canzoni. Non le ricorda.

«Non mi ricordo nessun testo, o ritmo» dice, semplicemente. E Rachel la guarda triste.

Non capisce, Rachel, come si possa vivere senza musica.
La musica è il ritmo della vita.
«Aiutami con questa roba, la mettiamo sul palco e stasera ti facciamo vedere come si canta. Dicono che la mia voce sia come quella di un angelo. E se vuoi ti insegno» propone Rachel, e Santana la ringrazia mentalmente, e le sorride.

Perché, anche se non le piacciono le persone troppo estroverse, e anche se Rachel è una nana che parla troppo ed è egocentrica, Santana le è grata.

Portano le pesanti casse fino al palco, e poi l'asta ed il microfono, le chitarre elettriche e i tamburi della batteria. Brittany toglie una tastiera da sotto il bancone e la monta in un angolo del palco. Poi Schuester attacca tutti i fili necessari.

Sono le sette e due minuti, ed entra il primo cliente.

È una donna minuta e rossa, con gli occhi grandi, nervosa. Sorride a tutti e il suo sguardo si ferma su Will.

Emma soffre di OCD. Ma non lo ammette. Vuole credere di essere normale, per non fare compassione alla gente. Lavora in una scuola come consulente degli studenti. Raggiunge il bancone, non tocca niente.

«Emma, il solito?» chiede Will, facendosi avanti «Se vuoi ti faccio compagnia per un po', ci pensano le ragazze al resto»

Will non lo sa, il coraggio di dire quella frase, dove l'ha trovato. Forse è perché quella mattina Emma non è passata dal Mezzaluna, forse perché è bellissima. Emma sorride entusiasta, ed annuisce.

Santana li guarda, e così Brittany, e così Rachel. Poi Brittany si mette al lavoro e prepara il solito di Emma, di quando passa la sera: un bicchiere di birra Corona, italiana, e un tramezzino al burro di arachidi. Dà il vassoio a Rachel che lo porta al tavolo numero 3.

Non arrivano altri clienti, e Santana si annoia.

Gira intorno al palco, guarda estasiata le chitarre e la tastiera.

«Canti?» Brittany si avvicina, lasciando il bancone. Non può fare altrimenti: è troppo bella, Santana, e nessuno le parla, nessuno la guarda. Brittany deve parlarle e starle vicina.

«No» risponde Santana, ed è sincera. Non canta, Santana, non ha mai cantato. E non sa se ne è capace. «Tu?» chiede, e pensa che, se è così brava a ballare, Brittany non può anche cantare.

Santana scappa.

Brittany balla.

Quinn è incinta.

Sugar finge di avere l'asperger.
Rachel è egocentrica.

Tutti fanno una sola cosa, veramente bene, nella vita. Santana è abituata ad accostare una sola parola a fianco ad un nome. Non come Brittany, che di Quinn ha detto che è testarda, vendicativa, saggia ed umile. Quattro aggettivi. Tra cui l'essere incinta non è compreso.

Santana ha una sola parola per tutti. Il resto è superfluo.

La nonna è spaventata.

La mamma è dolce.

Papà è testardo.

Santana scappa. Non fa altro, Santana. Scappa dall'affezionarsi alla gente ammettendo che, forse, ognuno ha più qualità. Si limita a sparare un aggettivo superficiale, a vista, e non aggiunge altro.

«Sì, canto» risponde Brittany, e Santana non ci crede. Ma annuisce, e sorride. Perché Brittany è bella, lei è lesbica e gli occhi della bionda sono limpidi.

Sono le otto in punto, entra un ragazzo alto. Sorride a metà, ha gli occhi dolci e guarda Rachel. Si chiama Finn, ama il sorriso della piccola cameriera con la frangia. Si siede al tavolo 11, Finn, e Rachel lo raggiunge subito, chiacchierando a macchinetta. L'altro risponde, ogni tanto, e la guarda con amore.

Poi entra anche una ragazza vestita con una pelliccia. Ha i capelli rossi e il naso aquilino. Gli occhiali da sole firmati, ma è notte.

«Sugar!» esclama Brittany, ed è sorpresa. «Dov'è Quinn, l'hai lasciata da sola?»

«Non l'ho abbandonata, e non ho intenzione di restare qua più del dovuto» Sugar guarda le cameriere. Rachel non le sta simpatica, è troppo egocentrica. Quella nuova sembra misteriosa, non la conosce e non vuole conoscerla. Schuester è troppo buono.

«Mi ha chiesto se le prendo un gin tonic, e un sex on the beach per me, visto che ci sei» Sugar si china in avanti e posa le labbra sulla guancia di Brittany.

Santana socchiude gli occhi, perché è gelosa, se ne rende conto. E quella rossa tutto pepe non le piace. Anche se è coinquilina di Quinn e Brittany, questo l'ha capito.

Brittany dice che Quinn non deve bere: è incinta. Ma prepara le bibite e le dà a Sugar, che paga ed esce senza salutare.

«La roba è già pronta?» la porta è stata spalancata, e due ragazzi entrano ridendo. Uno è Blaine, il ragazzo che entra alle sette e quarantadue, quando Kurt esce. L'altro è biondo, con gli occhi chiari e la bocca grande, ed è lui che ha posto la domanda. Si chiama Sam, è povero e lavora in uno strip bar. Non gli interessa, se i soldi possono servire alla famiglia. La sua famiglia ha vissuto in un vecchio motel per mesi, prima che Sam raccogliesse i soldi necessari per un appartamentino in affitto. Adesso i suoi hanno dei lavori quasi decenti, e Sam fa lo stripper. Per questo devono pagarsi una baby-sitter per i due piccoli Evans.

Brittany batte le mani estasiata, e prepara da bere ai due ragazzi. Più due panini a Blaine.

Marley non mangia. Santana non mangia. Blaine mangia anche troppo.

Entrano altri clienti, e Santana li osserva. Vuole sapere le loro storie, ma non chiede. Non chiede mai, Santana. Quindi li serve e guarda come i tavolini si riempiono. E la gente non se ne va. Resta, e aspetta.

«Santana, puoi stare al bancone, per favore?» chiede Brittany, e Santana non può dire di no, non a lei. Quando annuisce Brittany la abbraccia e poi raggiunge il palco.

Kurt è entrato da pochi minuti, e guarda Blaine e basta. Will è seduto accanto ad Emma, e parlano. Ci sono due ragazzi, amici, seduti alle sedie del bancone, le teste rivolte verso il palco. Ryder è dislessico. Jake è un donnaiolo. C'è una donna ubriaca che si chiama April, e una bella donna bionda che guarda Schuester e si chiama Holly. Ken, invece, fissa Emma. Ken insegna football in un liceo, ma preferirebbe essere un giocatore lui stesso. Ha una cotta per Emma, ma non avrà mai il coraggio di dirglielo. Ed altri volti, Santana li vede, di cui vorrebbe sapere tutto. Ma non ci pensa e non chiede; guarda il palco.

Rachel accende il microfono, Finn si è alzato ed è alla batteria. Sam ha una chitarra, Brittany l'altra. Blaine sta alla tastiera. Santana li guarda.

Just a small town girl”, così inizia la canzone. E cantano Rachel e Finn, mentre questo suona la batteria. A Santana piace, è orecchiabile, è bella. Non ascolta una canzone intera da, beh, mai. A quanto ricorda.
Rachel ha una voce bella. Canta davvero come un angelo. Peccato che sia egocentrica. Anche Finn canta bene. Gli altri suonano, e Santana guarda Brittany, che muove le mani sulla chitarra senza pensarci, e ondeggia la testa.

«Anche Tina si esibiva» dice una voce, e Santana è costretta a voltarsi. Una ragazza nera, grossa, guarda il palco ma parla con Santana. Si volta verso di lei, e le sorride. La riconosce come Mercedes. L'ha vista quella mattina.

«È la mia migliore amica, Tina, sono contenta che abbia una famiglia e dei progetti, ma mi manca.» dice, più a sé stessa che a Santana. Non pensa che la nuova cameriera sia interessata, ma si sbaglia. Santana ama le storie. «Sono Mercedes, comunque.» non sa che Santana, il suo nome, lo sa già «Puoi darmi un margarita?» chiede, e Santana annuisce. Non è ancora mai stata al bancone, ma ha fatto altre tre o quattro volte la barista. Quindi sa preparare i drink. Fa il margarita e lo porge a Mercedes.

«Io sono Santana» si presenta, e Mercedes annuisce.

Le piace, Mercedes. È taciturna e malinconica, un po' come lei.

Quando finisce la canzone la gente applaude, Santana è triste. Si accorge che, la musica, le piace. E ne vuole altra, vuole ascoltare un'altra canzone.

You're not alone, together we stand” così inizia l'altra canzone, e Santana la adora. Canta ancora Rachel, e gli altri le fanno da coro. Brittany ancora non ha cantato. Ma ha posato la chitarra, ha fatto un cenno al ragazzo scuro di pelle che sta al bancone, Jake il donnaiolo, e adesso ballano. E Santana rimane incantata, perché diamine se balla bene, Brittany. Sembra che voli. Sembra libera, felice, rassicurante. Ama guardarla ballare. Lo farebbe per sempre.

Poi la canzone finisce, e Santana non si accorge che Rory, il ragazzo irlandese, le sta chiedendo un gin da qualche secondo. Si riscuote, si scusa e glielo prepara. Lui la ringrazia e si siede al 13.

Rachel si sposta da davanti il microfono, e ci si mette Brittany. Santana la guarda, è incredula. Non può anche cantare, non ci crede.

Ma poi “I know I may be young, but I've got feelings too” intona Brittany, e Santana spalanca la bocca, e chiude per un istante gli occhi. Perché, Brittany, canta. E canta bene.

Santana scappa.

Brittany balla e canta.

Quinn è incinta.

Sugar finge di avere l'asperger.

Rachel è egocentrica e canta.

Santana scuote la testa incredula, perché lei non credeva che, le persone, potessero essere così particolari. Forse non lo aveva mai creduto, prima, perché non si è mai affezionata a nessuno. Santana non si affeziona.

 

Brittany balla e canta I'm a slave for you. Ama quella canzone, anche se è di Britney Spears e lei odia Britney Spears. Forse perché, Brittany S. Pierce si pronuncia allo stesso modo. E a lei non va giù, questa cosa, e non sa perché.

Guarda Santana, che la sta fissando da dietro il bancone, con gli occhi sgranati e lucidi. Brittany rabbrividisce, e continua a cantare, forzandosi di guardare anche il resto della sala. Il lunedì ed il venerdì c'è sempre tantissima gente, perciò è più bello esibirsi.

I'm a” Brittany si fa passare le mani su tutto il corpo, si accuccia e poi si rialza in modo sensuale, facendo aggrottare le sopracciglia di Schuester. Ma a Brittany non importa: sta guardando Santana “slave, for you” continua, e balla con precisione, seduzione. Santana, Brittany ne è sicura, ha la bocca asciutta. Non l'ha chiusa nemmeno per un istante, e non ha deglutito nemmeno una volta.

Santana, quindi, deglutisce, e si rende conto di avere la gola e la bocca secche. Si passa una mano sul viso, e distoglie lo sguardo. Perché vuole farsi Brittany, ma non solo. Perché ha paura di essersi affezionata.

Non può dire innamorata. Santana è certa che l'amore non esista.

Aveva creduto di essere amata dalla sua famiglia, ma poi si è ritrovata sola. Abbandonata. Cacciata via. L'amore non esiste. Non esiste l'amore dei film svenevoli in bianco e nero, e nemmeno quello delle fiabe. Esiste attrazione, esiste il sesso, animale, folle, divertente. Non l'amore. Nemmeno l'affetto, eppure è quello che prova, Santana, guardando Brittany. Affetto.

Non si accorge nemmeno che la canzone finisce e che ne è iniziata un'altra. Pensa e basta. Pensa alla cameriera bionda che l'ha lasciata incantata, alla voce di Rachel e a Finn, Sam e Blaine, che cantano anche loro.

I am in misery” è da qua che Santana torna ad ascoltare e guardare direttamente la stanza, uscendo dallo stato passivo in cui si era immersa. Blaine, è lui che canta. Ed, oh, come lo guarda Kurt!

 

La serata finisce. Santana guarda i clienti che escono dal Mezzaluna, stanchi e sorridenti. Pulisce qualche tavolo, Santana, lanciando brevi occhiate a Brittany di quando in quando. Santana si rende conto che, la musica, la ama. Ama il ritmo delle canzoni, le voci pacate che poi si trasformano in acute, e che si mescolano tra loro in melodie stupende. Ed ama le coreografie, perché al centro di tutte c'è Brittany. Brittany che agita i fianchi, che si tocca il ventre piatto, che agita le braccia, che muove la gambe e fa giravolte, e cattura tutta l'attenzione su di sé. Prova a non pensarci, Santana, perché lei scappa. E scappare vuol dire non affezionarsi. Mai. Perché quando se ne andrà – e se ne andrà – allora sarà dura.

Quindi smette di lanciare brevi sguardi ad una Brittany impegnata a pulire il bancone, ed osserva invece Rachel. Sta ancora canticchiando, i capelli arruffati in una coda scomposta, gli occhi che le brillano. Santana tira un angolo della bocca verso l'alto, involontariamente, senza rendersi conto di star sorridendo.

Quando Schuester dà loro il permesso di andarsene Santana recupera la giacca, la borsa e si precipita fuori dalla porta.

«Ehi» la voce di Brittany interrompe la sua fuga. Si gira. La vede. Con i capelli sudati e le guance arrossate per lo sforzo del ballo, la bocca sottile, gli occhi abbassati. Tiene una borsa nell'incavo del gomito, ed ha un cappotto bianco sopra alla divisa da lavoro. È bella, pensa Santana. Troppo bella per essere ignorata.

«Ehi» risponde, quindi. E ripensa a come Brittany ha ballato prima, guardandola, toccandosi. Avvampa, ringraziando il buio della notte per impedire alla bionda di notarlo.
Santana vorrebbe andarsene, lasciarla lì, o arrabbiarsi con lei. Infuriarsi, perché la sta facendo affezionare.

Santana scappa. E non si affeziona.

Brittany balla e canta. Ed è sexy.

Quinn è incinta.

Sugar finge di avere l'asperger.
Rachel è egocentrica e canta.

«Ha detto Rach che non hai mai cantato. E che non ricordi canzoni» dice Brittany, lo sguardo ancora puntato sulle sue scarpe da ginnastica. Santana deglutisce, perché adesso una canzone la ricorda: I'm a slave for you. Il suo ritmo eccitante e il ballo di Brittany.

«Già, non ho mai avuto tempo, per la musica» spiega Santana, arricciandosi una ciocca di capelli attorno all'indice, in imbarazzo.

«Perché?» chiede Brittany, innocentemente. E Santana non la trova invasiva, come Rory o Rachel. La sua domanda è innocente, quasi come quella di una bambina piccola che, appena scopre una cosa nuova, riempie i genitori di domande per scoprire ancora di più, su come funziona tutto.

«Perché è così, e basta.» Santana è brusca, nel risponderle, e se ne pente. Brittany sembra colpita da una secchiata di acqua fredda. Gelida. Punta i suoi occhi celesti in quelli neri di Santana e annuisce piano.

«Okay.» dice, e poi, Santana lo nota, sembra raccogliere tutto il suo coraggio e «Mi è piaciuto ballare per te.» ammette, e Santana non sa perché il cuore le stia battendo forte. Fortissimo. Ha quasi paura che Brittany possa sentirne il rumore.

«Hai ballato per me?» chiede Santana, quasi innocentemente, ma con malizia. Brittany è bella, lei è lesbica, e le piace divertirsi con le belle ragazze che incontra. Ma si sta affezionando, e non va bene. Sta per voltarsi, tornare nel suo buco di casa a fumare e bere fino a svenire in una pozza di birra quando, inaspettatamente, si ritrova tra le braccia di Brittany. Non la sta baciando. La abbraccia. Stretta, ed è troppo vicina. Ha il viso tra i suoi capelli, Brittany, ed ispira l'odore di fumo e menta di Santana. Prima che la latina si renda pienamente conto di tutto, Brittany è scomparsa. Quasi scappata.

Santana scappa.
Ma Brittany? Fugge anche lei da qualcosa? Sembra che abbia tutto: amici, lavoro, allegria. Ma è scappata da Santana, timorosa di essere ferita, in qualche modo. Santana sospira, quindi si incammina fino a casa.

Si stende sul divano, afferra il pacchetto di sigarette, se lo rigira tra le mani e poi lo posa nuovamente sul tavolino. Non fuma, non quella notte. Si gira verso lo schienale e chiude gli occhi.

 

Brittany non vuole svegliarsi. È Quinn a gettarla quasi giù dal letto, tirandole la coperta fino a trascinarla sul bordo. Quando apre gli occhi, Brittany, è mezza fuori dal bordo del letto. Si alza in piedi spaventata, e lancia un'occhiata truce a Quinn.

«Buongiorno, non ti sei svegliata con la sveglia, e dobbiamo andare a lavoro.» spiega Quinn, legandosi i corti capelli biondi in una coda professionale. Brittany bofonchia qualcosa di incomprensibile. Si precipita in bagno e, quando ne esce, una decina di minuti dopo, è già pronta. Anche Sugar si è, stranamente, svegliata. Dorme fino a mezzogiorno, di solito.

«Vengo a fare colazione al Mezzaluna» spiega Sugar, cogliendo lo sguardo interrogativo di Brittany. La ballerina annuisce. Sono le sei di mattina. Ad aprire, quel giorno, sono Santana e Rachel. Will quella mattina non c'è: il martedì mattina va nella palestra di Holly.

Escono di casa tutte e tre insieme, e quando arrivano davanti al Mezzaluna sentono già l'odore dei cornetti e del caffè appena fatto. Brittany trova Santana al bancone, sorridente e bellissima. Ha i capelli lunghi raccolti in una treccia, gli occhi sono più riposati del giorno prima. Non c'è ancora nessuno, e il caffè l'ha fatto Santana per lei ed una Rachel che, al momento, è sparita da qualche parte sul retro.

«'Giorno» dice Santana, voltandosi verso le tre ragazze. Sugar storce il naso e Quinn sorride – solo con la bocca, non con gli occhi -, andando a posare il cappotto nell'ufficio di Schuester. Porta anche quello di Brittany, che «Ciao» mormora in risposta alla latina. Santana esce da dietro il bancone con una tazza di caffè con latte. La porge a Brittany, che inarca le sopracciglia e Come ha fatto a sapere come amo il caffè?, si chiede. Magari gliel'ha riferito Rachel. La ringrazia, deglutisce, e poi si gira verso Sugar, attirando l'attenzione di Santana su di lei.

«Dimmi pure» dice la latina, nel suo tono professionale e gentile. Sugar sta ancora fissando la tazza tra le mani di Brittany, confusa, quando rialza lo sguardo scettico in quello di Santana. All'apparenza gentile ma, sotto sotto, tormentato, spaventato, freddo e acido. Se ne accorge, Sugar, lei che finge di avere l'asperger per poter dire quel che pensa perché, altrimenti, non ne avrebbe il coraggio. E rabbrividisce.

«Un caffè corretto con vodka» ordina, e si siede al tavolo dello staff, quello al quale si è seduta adesso anche Quinn. Rachel è riapparsa e le porta un caffè macchiato con cioccolata.

«Vodka?» chiede Santana, e Sugar annuisce.

«Già, preferisco iniziare al meglio la giornata, al contrario di voi cameriere da quattro soldi. Oh, scusate, l'asperger.» sorride innocentemente e, Santana, la fissa gelida. Non le piace, Sugar, proprio come a Sugar non piace Santana. E a Sugar non piace nemmeno Rachel, non le è mai piaciuta Tina, odia Schuester e, quando si parla di lavoro, trova antipatiche persino Quinn e Brittany.

Quando Sugar finisce il suo caffè ed esce dal Mezzaluna sono le sette. Entra Emma, la donna con i capelli rossi e gli occhi grandi. Va al tavolo 3. Santana osserva come, con una salvietta igienica, pulisce il bordo della sedia e la parte di tavolo che sa toccherà. Si chiede perché lo faccia: un'ossessione, una malattia o una convinzione? Rachel la raggiunge svelta e sorridente, prendendo l'ordinazione. Brittany torna dietro al bancone e Quinn si alza dal tavolino e fa sparire le loro tazze. Sta Brittany al bancone perché, la sera prima, c'è stata Santana. Si sono invertite i turni, senza parlarne, in un tacito accordo.

Arrivano anche gli altri: Kurt che si guarda intorno alla ricerca di un Blaine che, invece, arriverà solo alle sette e quarantadue, Mercedes, Marley e altri clienti. Mancano Rory e Cassandra. Cassandra si presenta solo il lunedì mattina, quando non c'è la sua allieva Rachel. Rory non si sa perché non ci sia.
Santana corre con lo sguardo al bagno, quando vede entrare Marley, e nota che il cartello c'è ancora. Lo nota anche Marley, che alza gli occhi al cielo, e lo nota anche Brittany, che sorride a testa bassa. Santana raggiunge la ragazza dagli occhi azzurri al 17 e «Cosa posso portarti?» chiede.
«Un cappuccino senza zucchero» chiede Marley, Santana annuisce e sta per andarsene quando «Aspetta» la ferma Marley, deglutendo «E un bignè al mirtillo.» chiede. Santana sorride. E sorride perché anche lei è stata come Marley, e ancora non mangia. Mentre la ragazzina con gli occhi azzurri, adesso, a mangiare ci riesce. O almeno ci prova.

Santana raggiunge Brittany e «Cappuccino senza zucchero e bignè al mirtillo al 17» le dice, a bassa voce, chinandosi in avanti. Brittany si illumina, farfuglia qualcosa su quanto le sue fatine siano state brave ad accettare le sue preghiere, e si precipita a preparare il cappuccino.
Dopo Blaine – che mangia anche troppo – entra una cliente che Santana non ha mai visto: ha gli occhi gelidi, azzurri, i capelli biondi raccolti in una coda alta, le labbra arricciate ed indossa quella che sembra una divisa da cheerleader rossa, sotto il cappotto color panna. Si chiama Kitty, è in classe con Marley ed è lei la ragione per cui la mora non mangia. Perché le ripete sempre quanto sua mamma sia grassa. Si siede al 15 e Santana le si avvicina, il taccuino in mano.

«Sì?» chiede. Kitty alza gli occhi gelidi su di lei e «Latte caldo, senza zucchero» ordina, con un sospiro appena trattenuto. Marley ancora non è andata via, e dal 17 osserva Kitty. Santana annuisce, lascia scorrere lo sguardo tra le due, confusa, e torna da Brittany. Le riferisce l'ordine e Brittany alza gli occhi al cielo, bofonchiando.

«Kitty non mangia. Come Marley. Per questo è così cattiva con lei.» spiega Brittany, preparando il latte caldo con zucchero, più un bignè alla fragola.

Santana porta il vassoio a Kitty, che non mangia il bignè ma beve il suo latte, velocemente, se ne va prima di Marley.

 

Alle nove e tredici, quando non c'è nessuno, Santana si siede al tavolino dello staff. Quinn è alla cassa, Brittany dietro il bancone e Rachel volteggia tra i tavoli canticchiando e pulendoli, depositando tazze e piattini sul carrello che spinge leggermente. Canta So emotional, e anche senza musica è stupenda, la sua voce angelica. Santana chiude gli occhi e, quando li riapre, c'è Brittany, davanti a lei. Quinn finge di essere impegnata con la calcolatrice della cassa, Rachel spinge il carrello fino al tavolo più lontano, fingendo di pulirlo. Santana le guarda confusa, incuriosita.

«Avevopensatochemagariunaserapotrestivenireacenadametiposabatoperchésennòc'èillavoroenonpossiamofareforcaalavoroquindi...NonèchesonointeressataoqualcosadelgeneresolochepotrestifareamiciziaconnoiragazzeinvitiamoancheRachsevuoi.» sputa tutto d'un fiato Brittany, così velocemente che le parole si mescolano tra loro. Santana scuote energicamente le mani, fermando il monologo senza senso della bionda.

«Aspetta, aspetta, aspetta. Hai il fuoco al sedere? Parla piano!» esclama Santana, facendo sorridere impercettibilmente Brittany che, con le guance rosse, ripete le stesse cose lentamente, stringendo la gonna della divisa tra i pugni, le nocche sbiancate.

«Avevo pensato che magari una sera potresti venire a cena da me, tipo sabato, perché sennò c'è il lavoro e non possiamo fare forca a lavoro, quindi... Non è che sono interessata o qualcosa del genere, solo che potresti fare amicizia con noi ragazze, invitiamo anche Rachel se vuoi.» e poi «Ma se non vuoi posso capire» continua, imbarazzata ai massimi livelli.

Santana vorrebbe rifiutare perché fare amicizia con noi ragazze non è tra le cose che preferisce. Anzi. Fare amicizia vuol dire affezionarsi. Affezionarsi vuol dire che non puoi scappare. Perché poi staresti male. E Santana scappa, è tutto quel che fa nella sua vita. Ma poi guarda Brittany, la forma particolare dei suoi occhi e ripensa all'abbraccio della sera precedente. La conosce da un giorno, è assurdo che possa provare affetto per lei. Inconcepibile. Quindi è questo che la porta ad accettare.

«Okay» dice, e sorride anche, il perché non lo sa.

Il bar chiude a mezzogiorno preciso. È Quinn a chiudere, e Brittany rimane per aspettarla. Santana le saluta con un cenno ed esce dal Mezzaluna, seguita da una Rachel che «Brittany ti ha chiesto qualcosa?» domanda. Santana alza un sopracciglio, infastidita dall'invasione della Berry, ma annuisce.

«Cosa?» continua Rachel, un sorrisetto sulle labbra. Santana scrolla le spalle, e non le risponde. Rachel rotea gli occhi.

«Ti ha chiesto di sabato, vero? Facciamo sempre una serata tra ragazze, il sabato.» spiega, velocemente. «Sugar spesso esce, quel giorno, ma ha detto che rimane per conoscerti.» la informa, e Santana non ha voglia di conoscere la ragazza coi capelli rossi che quella mattina ha ordinato caffè corretto con vodka. Santana annuisce e Rachel continua a parlare.

«Forse piaci a Brittany. Non le piace mai nessuno.»

Santana si ferma, in mezzo al marciapiede, assimilando quelle parole. Brittany si è affezionata a lei? Non può, non deve. Perché Santana se ne andrà, è questione di settimane, forse mesi se il lavoro è pagato bene. Dipende tutto dal lavoro e dal fatto se un luogo le piace o no. Le persone non hanno mai interessato la sua permanenza. Prima di allora.

Vuole andarsene subito, uscire dal suo buco di appartamento e fuggire via, per non permettere a Brittany di provare qualcosa per lei, per non permettere a se stessa di provare qualcosa per Brittany. Per non affezionarsi.

A Brittany, che è bionda, bella, balla e canta.

A Rachel, che è egocentrica, canta e fa troppe domande.

A Quinn, che è incinta, non sorride con gli occhi ed è precisa in tutto quel che fa.

O a Sugar che finge di avere l'asperger. A Schuester che ama una donna affetta da qualche malattia ossessiva. A Marley che vomita. A Kurt che aspetta Blaine, che arriverà solo alle sette e quarantadue - e che mangia troppo. A Mercedes che è taciturna e malinconica, un po' come Santana. A Finn che ama il sorriso di Rachel. A Sam che suona. A Jake e Ryder che stanno al bancone. A Kitty che si comporta male con Marley perché soffre a sua volta. A Figgins, Cassandra, Holly, April e tutti gli altri clienti fissi del Mezzaluna.

Perché, se Santana si affeziona, viene ferita. Come quando i suoi sono morti e la nonna l'ha abbandonata.

Inspira. Espira. Inspira. Espira.

«Come mai non le piace mai nessuno?» chiede, e non sembra nemmeno la sua voce tanto è tirata. Non sa cosa farebbe se non si controllasse. Urlerebbe, piangerebbe o riderebbe, forse.

«Ha avuto un'infanzia difficile: non è mai uscita di casa. Quindi adesso è come una bambina, è innocente, è dolce, ha paura di essere ferita. Il suo ex ragazzo l'ha lasciata. I suoi l'hanno abbandonata al suo destino. E tutti la chiamano stupida.» spiega Rachel, a bassa voce, come se avesse paura di essere sentita da qualcuno. Ma non c'è nessuno in giro. Solo un palo della luce, un motorino parcheggiato, un cestino della spazzatura e qualche cartaccia a terra.

Santana annuisce, poi finge di essere in ritardo e corre a casa, lasciando Rachel da sola. In ritardo per cosa, poi? Nessuno la aspetta e lei non ha niente, da fare.

A casa, sola, Santana guarda torva il suo telefono e poi, non sa nemmeno perché, va su Youtube. Mette una canzone, si chiama Valerie. La ascolta due volte: ama il ritmo. Ama il significato. Legge il testo e lo impara a memoria. Ha una buona memoria, Santana. Forse perché vuole ricordare tutte le storie che sente, tutti i volti che vede anche se, lo sa, li abbandonerà tutti, prima o poi. Ripete il testo a bassa voce, senza musica. Poi rimette la musica e prova a cantare. Non lo sa, come canta, perché non si era mai sentita cantare. Ha la voce più roca del solito, che si intona facilmente. Canta tutta la canzone, e rimane senza fiato. Respira qualche secondo e poi la fa ripartire, e canta di nuovo. Canta tutto il giorno, cercando di migliorarsi ogni istante di più, di non rimanere più senza fiato, di memorizzare ogni singolo cambiamento di quella canzone. Che è la prima canzone vera che abbia mai cantato. Vuole cantare, quella sera.

Brittany entra in casa e corre a cambiarsi: leggins, una maglietta larga e scarpe da ballo. Entra nella stanza degli hobby. C'è la chitarra appartenuta al ragazzo con la cresta – ora di Quinn – in un angolo, la macchina per cucire di Sugar da una parte e la sbarra davanti allo specchio che occupa una parete intera. Il pavimento è di parquet chiaro. Brittany inizia a fare stretching e poi a ballare. Entra Quinn nella stanza e «Hai invitato Santana?» le chiede.

Brittany smette di ballare, spegne lo stereo e arrossisce.

«Sì» risponde, guardando le ballerine bianche che indossa ai piedi. Quinn annuisce e poi sorride. Anche con gli occhi.

«Ti piace?» chiede.

«È particolare.» risponde Brittany, ma non dice Mi piace, perché sarebbe una bugia. Brittany si è innamorata, e fa male. Ha il volto di Santana in testa ogni istante, lo stomaco in subbuglio, il cuore in gola quando la vede o sente nominare il suo nome.

«Penso che abbia un qualche problema.» dice Quinn, sedendosi sul divano sotto la finestra. Si passa una mano tra i capelli corti. «Con l'alcol, o con il fumo. Ed è così magra, e non mangia il bignè a fine mattinata.»

Brittany ci pensa, ma si rifiuta di ammetterlo. Santana è normalissima.
Ma, se fosse normalissima, non lavorerebbe al Mezzaluna.
Tina ha sempre finto di essere balbuziente, era dark, ed è diventata normale solo grazie a Mike. Quindi ha lasciato il Mezzaluna, perché adesso è normale.

Rachel è egocentrica, eccentrica ed estroversa in maniera assurda. Vorrebbe brillare, essere una stella, ma al momento è solo la stella del piccolo palco del bar, e brilla solo per Finn.

Quinn è rimasta incinta. Ha passato le superiori ad incazzarsi con tutti e ad essere la capo cheerleader, fin quando non è rimasta incinta del ragazzo con la cresta, e la sua vita è precipitata.

Brittany è una bambina in un corpo adulto, perché la sua infanzia è stata rubata dalle mura della sua casa e dalla severa tutrice olandese.

Se arrivi al Mezzaluna, così pensa Brittany, è perché hai qualche problema.

«Okay» risponde quindi Brittany, lo sguardo che vaga attorno a sé, come fa sempre. Come fanno i bambini. Sa, Brittany, che quando Quinn pensa qualcosa di una persona, allora quella cosa è vera. Al novanta per cento.

«Ma sembra una brava persona. Spaventata da qualcosa.» continua Quinn, scrollando le spalle. Brittany annuisce, e Quinn esce dalla stanza.

 

Alle sette Santana è al Mezzaluna, che si ripete le parole della canzone nella testa. Schuester è già là.

«'Sera» lo saluta Santana, a testa alta. «Voglio cantare» dice, e Will la guarda. E sorride.

«Dillo alle altre, non organizzo io gli spettacoli.» dice Schuester, e ne sembra triste, perché vorrebbe organizzarli lui o, meglio, partecipare. Santana annuisce e attende che arrivino le altre, mordicchiandosi il labbro inferiore. Si ripete le parole di Valerie nella testa, mentre si decide ad iniziare a pulire e sistemare i suoi tavoli. Dal 12 al 18.

«Rory.» dice, incredula, quando vede arrivare il ragazzino irlandese. Rory sorride, e saltella fino al 13.

«Che ci fai qua, di sera?» chiede Santana, perché le hanno detto che Rory viene solo di mattina. E le hanno detto che è irlandese ed innamorato di una ragazza con i capelli rossi che finge di avere l'asperger.

«Devo festeggiare.» risponde Rory, un sorriso smagliante sul volto. Santana inarca un sopracciglio ma annuisce.

La verità è che Rory, quella mattina, era andato al Mezzaluna, davvero! Era arrivato al marciapiede di fronte, stava per entrare, quando aveva visto una ragazza con la pelle abbronzata, il naso aquilino ed i capelli rossi, vestita con una vaporosa pelliccia rosa, passeggiare osservando le vetrine, con una tazza del bar tra le mani. Non l'aveva restituita e non l'avrebbe fatto, sicuramente. Sugar l'aveva visto e «Ciao» gli aveva detto, squadrandolo come si squadra un pezzo di carne sulla griglia. Si era avvicinata, indicando il Mezzaluna.

«Sei un cliente?» aveva chiesto. Rory aveva annuito e Sugar aveva roteato gli occhi. «Ci lavorano le mie coinquiline. Sono due tipe apposto, ma non mi piace il bar, è un po' sciatto.» aveva sorriso maliziosamente e poi «Oh, scusa, l'asperger!» aveva esclamato. «Comunque Brittany mi ha parlato di te. Sei irlandese? Lei crede che tu sia magico.»

«Brittany è una cameriera adorabile.» aveva risposto Rory, arrossendo. «Che ti ha detto di me?»

«Posso dirti quello che non mi ha detto: che sei bello da morire.» aveva risposto Sugar, prima di fargli l'occhiolino e sparire in un negozio.

Santana guarda Rory, ma non gli chiede perché voglia festeggiare, anche se ama sapere le storie degli altri. Quindi gli porta l'ordine, e in quel momento entrano Brittany e Quinn. Rachel non c'è. Non ha turno martedì sera perché deve studiare per la Nyada.

Santana si avvicina loro, risoluta. Le dispiace che non ci sia Rachel: è lei che le ha consigliato di cantare. Ma c'è Brittany, e questo basta.

«Voglio cantare.» dice, Santana, e Brittany la guarda e sorride. Batte le mani un paio di volte, elettrizzata, e guarda Quinn.

«Sai cantare?» risponde Quinn, diffidente come al solito, posandosi una mano sul pancione. Santana annuisce.

«Finn, Sam e Blaine possono suonare?» chiede, e Quinn scrolla le spalle.

«Sì, se conoscono la canzone.»

«Valerie.»

«Amo Valerie!» si intromette Brittany, e Santana le sorride. E sbaglia. Perché stanno sorridendo entrambe, anche con gli occhi, e con il cuore. E rimangono incantate a guardarsi. Più belle che mai. Quinn rompe l'incantesimo.

«Jake e Britt potrebbero ballare.» dice Quinn, e poi sorride davvero, con tutto il volto «Mi toccherà lavorare tre minuti da sola» e ride. A Santana piace la sua risata. È dolce e pacata.

 

Sono le nove quando Schuester aiuta Santana e Finn a portare gli strumenti sul palco. I clienti sono seduti ai loro tavoli, e Jake e Ryder stanno al bancone, sghignazzando tra loro. Brittany parla all'orecchio di Jake e lui annuisce, sorridendo. Santana invece parla con Sam e Blaine. Chiede se conoscono Valerie ed i due annuiscono, preparano chitarra, tastiera e batteria. Quinn sale sul palco per «Oggi canterà la nostra nuova cameriera: Santana Lopez» dire, e poi tornare al bancone. Santana respira, a fondo. Ha paura di non saper cantare come si è immaginata, ma la base parte e lei non può più tornare indietro quando “Well, sometimes I go out by myself, and I look across the water”, intona. E canta con il cuore, la sua prima canzone, davanti a un pubblico. E vede con la coda dell'occhio Brittany, che sta ballando scatenata, tra le braccia di Jake, e le lancia occhiate estasiate. Quinn la guarda con tanto d'occhi, dal bancone, e Santana, quando la canzone finisce, non si aspetta gli applausi che riceve. Ed i fischi di ammirazione. E l'abbraccio di Brittany. Potrebbe abituarsi, a quegli abbracci.

«Canti benissimo» Quinn è incredula.

Santana la ringrazia, sorride, guarda Brittany.

Santana scappa e canta.

Brittany balla e canta.

Quinn è incinta.

Rachel è egocentrica e canta.

Sugar finge di avere l'asperger.

 

È sabato, e Santana si è abituata così tanto al suo nuovo lavoro, in appena una settimana, che le sembra di non fare altro da una vita, ormai. Ed è un male, perché qualcos'altro dovrà farlo comunque, quando se ne andrà. E non si è mai affezionata a un lavoro. Forse perché il lavoro è lo stesso: le persone cambiano.

E a Santana piace il modo in cui Brittany sembra ballare quando cammina, il modo in cui Rachel canticchia quando fa qualcosa e come Quinn si carezza sempre il pancione. Le piacciono gli sguardi fieri che Schuester rivolge loro, e quelli grati dei clienti. Le piace il fatto che, ormai, Marley ordini un bignè alla crema, a colazione. Le piace Mercedes, che non è taciturna come credeva, ma che ama spettegolare con Rachel. Kurt è divertente ed innamorato. Di Blaine, che oltre a mangiare troppo ha un gran senso dell'umorismo. Rory è impiccione ma tanto simpatico. Finn è stupido, dolce e pazzo di Rachel. E Santana si è affezionata contro la sua volontà, a queste persone. E soffre, perché lei scappa. Lei deve scappare, per essere felice.

Ma è davvero felice, a vivere in case sporche e in brutti quartieri? È davvero felice con le sue sigarette alla menta, la sua birra weiss e la droga che prende quando è troppo giù? È davvero felice a ricordare i volti dei suoi genitori e la severità della nonna?

Bussa alla casa che Brittany le ha indicato come propria. È carina, e grande. Forse perché, l'affitto, lo pagano in tre. E due delle tre sono ricche. E Brittany non se la cava male, con i soldi. Ha un sacco di risparmi.

«Santana, giusto?» ad aprire è Sugar, i capelli rossi arricciati con una piastra.

Santana annuisce, e segue la ragazza lungo il corridoio d'entrata fino al salotto. Sul divano ci sono Quinn e Rachel, che ridono tra loro. Brittany è sul pavimento, con la lingua fuori dalla bocca, che cerca di far partire un DVD alla televisione. Sugar si siede su una poltrona, e indica il tavolino pieno di stuzzichini e con bottiglie di coca cola, acqua e vodka.

«Ehi!» la saluta Rachel, abbracciandola.

Santana ha imparato che Rachel e Brittany amano gli abbracci, che Quinn è riservata e diffidente ma che, sotto sotto, è testarda, vendicativa, saggia ed umile. Così gliel'ha descritta Brittany, e Santana trova che quei quattro aggettivi le calzino a pennello. Quattro. Non uno solo, superficiale, come credeva. Perché l'aggettivo di Quinn non è incinta. Un giorno non lo sarà più, e sarà invece una mamma. Quella era solo una superficialità dettata da Santana, frettolosamente.

«Ciao» ricambia Santana, e Brittany la saluta, rossa sulle gote. Santana sorride. «Che film si guarda?» chiede Santana, indicando la televisione e prendendo un bicchiere di vodka. È fredda e le brucia la gola piacevolmente.

«Le pagine della nostra vita» esclama Sugar, entusiasta. Santana e Quinn le lanciano uno sguardo torvo e «Che c'è?» risponde indignata la rossa. Santana ne ha solo sentito parlare, non l'ha mai visto. E pensa che sia un film stupido: è d'amore! E l'amore non esiste.

Quinn, invece, non vuole vedere film d'amore perché, l'amore, l'ha delusa troppo. E lei soffre così tanto, per il teppista con la cresta che l'ha lasciata con una bambina in pancia e una chitarra nella sala degli hobby.

Ma il film parte, e Rachel siede accanto a Quinn, e chiacchierano durante la ripresa, Sugar sta sulla sua poltrona rosa, e Brittany è seduta per terra – casualmente – tra le gambe di Santana. Santana cerca di concentrarsi sul film, con tutta sé stessa, ma c'è Brittany. I capelli biondi sparsi sulle cosce di Santana, le braccia appoggiate contro i suoi polpacci. Il protagonista se ne è appena andato nell'esercito quando, Santana, decide di darsi coraggio. E lo fa perché Rachel le ha detto che piace a Brittany, perché Quinn adesso le sorride con gli occhi, e perché Sugar non è antipatica come sembra. Quindi allunga una mano ed inizia a carezzare i capelli di Brittany, che mugola quasi impercettibilmente. Ma Santana la sente, e rabbrividisce. Brittany carezza la gamba di Santana, lentamente. I suoi polpastrelli sfiorano la pelle ambrata, creando scariche elettriche che attraversano il corpo di Santana. Dopo un po' non ci fa nemmeno più caso, Santana. Potrebbe veramente abituarsi, alla attenzioni della ballerina bionda. Ai suoi abbracci, alle sue occhiate e ad i suoi rapidi sorrisi.

Quando il film finisce, Santana si ricrede. Non è stupido. È bello. È triste. Non ha un lieto fine ma lo ha tra le righe di quelle pagine che, in qualche modo, sembrano aver aiutato la protagonista. Ha anche pianto, Santana. Non piange da anni. Ma ha lasciato scorrere qualche lacrima di debolezza, che le ha graffiato la pelle. Quinn, come lei, ha pianto ma ha già smesso. Sugar e Rachel singhiozzano. Brittany tiene le labbra strette.

«È un film stupendo!» esclama Sugar, tra i singhiozzi. Rachel la abbraccia, e le due si sorridono. Brittany guarda un punto fisso, le labbra serrate, gli occhi lucidi. Inizia a piangere prima silenziosamente, poi a singhiozzi. Quinn impreca e si getta su di lei, togliendole ciocche di capelli da davanti al volto e cercando di asciugarle le lacrime.

«Che cos'ha?» chiede, preoccupata, Santana.

«Sua mamma.» spiega Quinn, con voce rotta, come se si fosse ricordata una cosa importante solo allora «Sono l'unica a saperlo, avrei dovuto ricordarlo!» si maledice, e Santana non capisce. Sua mamma cosa?

«Sua mamma?» chiede, infatti, Sugar, che ha smesso di piangere ed è visibilmente preoccupata.

«Soffre di alzheimer, per questo i suoi l'hanno lasciata “libera”, o meglio sola. Perché suo padre voleva occuparsi soltanto della signora Pierce» spiega Quinn, quasi nel panico. Santana spalanca la bocca.

«La porto in bagno» dice, e Rachel e Quinn la fulminano con lo sguardo. Santana arrossisce, e non c'è il buio a coprirla, adesso. Alza innocentemente le mani e «Non voglio farle niente, solo sciacquarle il viso e provare a calmarla» spiega. Ha il cuore in gola.

Quinn annuisce, e Santana si china davanti a Brittany. Le prende la mani tra le sue e l'aiuta ad alzarsi. Guidandola dolcemente la conduce al bagno. Non sa come si fa a consolare qualcuno, Santana. Ma adesso sa perché Brittany fugge. Perché anche lei, come Santana, ha paura di essere lasciata sola. Adesso sa la sua storia, e non è bella come si aspettava. Perché la mamma di Brittany soffre di una malattia mortale, suo padre l'ha lasciata libera – sinonimo di abbandono -, aveva una tutrice olandese severa e non ha mai avuto un'infanzia normale.

Chiude la tavoletta del gabinetto e vi fa sedere Brittany, che cerca di trattenere i singhiozzi.

«Brittany, Britt» dice Santana, e ha la voce dolce, come quando si parla ad un cucciolo spaventato o ad un bambino. Brittany è un incrocio tra i due.

«Piccola» prova ancora Santana, e le piace quella parola che le esce dalla bocca, diretta a Brittany. Ad una Brittany a cui tremano le labbra, ma che alza finalmente lo sguardo su di lei. Quei suoi occhi celesti così innocenti e adesso così tristi.

«Quinn mi ha detto» dice Santana, e Brittany si morde il labbro per non scoppiare in altri singhiozzi. Lacrime calde le scendono per le guance. Santana allunga le mani a coppa attorno al suo volto, e con i pollici le asciuga dolcemente le lacrime.

«Odio Sugar per aver messo quel film. Ha rovinato tutto» ammette Brittany, con la voce tremolante. E Santana sente un tuffo al cuore, nell'udire Brittany pronunciare la parola “odio”. Le carezza i capelli, ancora chinata davanti a lei.

«Oh, Britt, no. Tu non la odi. Ti ha solo ricordato una cosa brutta, ma si deve andare avanti, lo sai?» e Santana non sa più con chi sta parlando. Se con Brittany o a se stessa «Ci sono persone che non ti vogliono più, ad un certo punto della tua vita, ed altre che sono costrette ad abbandonarti» e non pensa solo al crudele padre di Brittany e alla sua povera mamma, ma anche alla sua nonna e ad i suoi genitori «E tu puoi aver voglia di odiare tutti, di andartene, di sfogarti in modi sbagliati, di essere triste. Ma la verità, Brittany, la verità è che dietro di te c'è il tramonto, ma davanti sta arrivando l'alba. E tu devi andare avanti. Perché non sai se sarai ancora felice. Ma sai che c'è qualcosa che ti aspetta.» Ci sono io che ti aspetto, vorrebbe dire, ma si trattiene. Perché non sa se lei è ciò di cui Brittany ha bisogno. Sicuramente Brittany è ciò di cui Santana ha bisogno. E lo capisce adesso, mentre la guarda in lacrime. E mentre pensa a come scappa, da sempre.

Perché Santana scappa.

Brittany balla.

Quinn è incinta.
Sugar finge di avere l'asperger.

Rachel è egocentrica.

Ma Rachel è anche dolce: ha fatto conoscere la musica a Santana, che adesso si esibisce con tutti gli altri, al Mezzaluna. E guarda Finn allo stesso modo in cui lui guarda lei, ed è timida ed insicura. Perché con il suo essere egocentrica nasconde l'insicurezza.

E Sugar finge di avere l'asperger per dire quel che non ha il coraggio di dire. Perché vorrebbe essere sincera ma ha paura di essere abbandonata. E Sugar è innamorata di un ragazzino irlandese che si veste di verde ed ha un sorriso un po' inquietante.

E Quinn è innamorata di un ragazzo che non vedrà più, con la cresta. E non è solo incinta, ma ha anche una risata stupenda, ed è testarda, vendicativa, saggia ed umile.

Brittany balla, ma non fa solo questo. Anche se le piacerebbe, perdersi nel suo modo, costantemente. Ma non può, e Brittany balla per fuggire dal suo passato, per qualche minuto, chiusa nel suo mondo. Balla per sentirsi viva – viva davvero.

Santana scappa perché non sa che una casa non è un luogo, ma una persona. Perché non ha mai avuto una casa, in vita sua, dopo i suoi genitori. Ma adesso c'è Brittany, che può insegnarle cosa voglia dire restare, combattere.

«Cosa c'è, che mi aspetta?» chiede Brittany, e lo chiede in un sussurro. Santana sorride, nel modo più dolce che ha, e guarda Brittany negli occhi, perché ama quegli occhi celesti – non azzurri, celesti.

«Quello che vuoi. Che sei abbastanza forte per prenderti. Ci sono una Quinn dolce, una Rachel energica, una Sugar comprensiva – quando vuole. C'è il signor Shuester, e ci sono i clienti del Mezzaluna. C'è Marley, che adesso mangia, e Rory, e Finn, ed i ragazzi che suonano. E c'è Kurt che guarda sempre Blaine. C'è un futuro da ballerina, da grande ballerina. Un'uscita con il massimo dei voti dalla Julliard, e-»

«Tu non ci sei?» la interrompe Brittany, e sembra triste, sembra sapere. Santana deglutisce. Sente le voci delle altre ragazze fuori dalla porta. Stanno discutendo. Quinn sta gridando qualcosa a Rachel, Sugar cerca di calmarle. È di quello che ha bisogno Brittany. Di quella sicurezza, di gente che lotti per lei. Ma è quello di cui ha bisogno anche Santana.

«Mi vuoi?» chiede Santana.

Brittany la conosce da una settimana, e così Santana. Ma sembra che si conoscano da una vita. Da sempre. Perché Brittany ha sempre vissuto in funzione di Santana, e Santana ha sempre vissuto in funzione di Brittany. Perché hanno sofferto ma si sono trovate. E si amano da prima di conoscersi.

«Ho sognato questo momento» ammette Brittany, senza rispondere a Santana. Sembra triste, è triste. «Nel sogno – o incubo – tu mi chiedevi la stessa cosa. Ed io ti rispondevo di no, perché devi prima tornare normale. Ma nessuno è normale. Soprattutto se passa dal Mezzaluna.» Brittany sospira, e poi sorride. «Quindi, adesso, rispondo di sì.»

Si china in avanti, Brittany, e a Santana sembra quello, un sogno. Perché le loro labbra si sfiorano, dolcemente. Prima leggere come le ali di una farfalla, appena percepibili. Santana teme di essersi immaginata tutto. Per questo piange, forse. E riprende a piangere anche Brittany. Si guardano negli occhi, e li chiudono nello stesso momento. I cuori che battono all'unisono. Si baciano con più forza, labbra sottili contro labbra piene. Brittany premuta su Santana, Santana premuta su Brittany. Una mano di Santana – la destra – si posa sulla guancia di Brittany. L'altra le circonda il collo. Brittany le cinge la vita e la fa sedere sulle sue cosce, e nemmeno se ne accorge. Perché Santana è così magra che sembra una bambina. E adesso sono le mani di Brittany a sfiorarle e poi stringerle il volto. E quelle di Santana le stringono la vita snella, atletica, flessuosa. Santana passa la lingua sul labbro inferiore di una Brittany che «San» mugola, facendola sorridere nel bacio.

«Dimmi, Britt» risponde Santana, parlando sulle labbra di Brittany. Gli occhi di entrambe ancora chiusi, le fronti premute l'una sull'altra.

«So che l'amore vero è quasi impossibile da trovare. So che non potrei dirlo, perché non ti conosco. Ma so abbastanza. So che soffri per qualcosa, e che non voglio farti soffrire. So che hai la voce di una dea, e che vorrei ascoltarla per sempre. E so che ti proteggi con l'ironia cattiva, e che litigheremo così tante volte da credere di aver finito tutto, perché è questo che succede quando ci sia ama. Ed io ti amo» e il cuore di Brittany batte così forte che crede che Santana possa sentirlo. E non sa, Brittany, che lo sente davvero il battito del suo cuore, Santana, forte. E non sa che Santana piange e sorride, perché hanno ancora gli occhi chiusi. Ma sa che la bacia di nuovo, che le cattura le labbra e che con la lingua calda le carezza prima le labbra e poi il palato, le arcate dei denti, la lingua stessa. In un ennesimo bacio dolce e solo loro, di quelli che ti scuotono qualcosa dentro, che ti fanno sentire le farfalle nello stomaco e il cuore in subbuglio. E che ti fanno pensare solo alla persona amata. Santana vorrebbe non risponderle, non sentirsi così bene dal staccarsi dal bacio per «Ti amo» sussurrare. Ma lo fa, ed è una promessa. Perché non ama, Santana. Lei scappa. Ma ama Brittany, e non può scappare, non adesso, non questa volta.

E si accorge solo vagamente del campanello di casa che suona, di Quinn che grida, si infuria, di una voce maschile. E non sa che Rachel risponde ad un messaggio di Finn e se ne va ad un appuntamento con lui. E non sa che si trascina dietro una Sugar che, arrivata in strada, incontra Rory. E non sa che Kitty sta consolando Marley, si sta scusando, la sta baciando. E non sa nemmeno che Emma si sente più sicura, con Will, quella notte. E non sa che Kurt e Blaine si sono baciati quel pomeriggio, e adesso sono addormentati abbracciati dopo aver visto un musical. E in questo momento nemmeno le interessa.

Perché chiudono la porta del bagno alle loro spalle e, senza passare da un salotto pieno di grida, entrano in camera di Brittany. Chiudono a chiave. Si sorridono. Si baciano. Si amano.

 

-

 

Il Mezzaluna è un bar particolare.

Forse perché è uno dei migliori bar di New York. Tutte le celebrità di New York e dintorni vanno al Mezzaluna. Ma nessuno sa che, quelle celebrità, erano un tempo soltanto persone complicate, strane, sole, che lavoravano là o che passavano da là per consolarsi con una tazza di caffè e con qualche sorriso dalle cameriere.

E nessuno sa cosa succede dentro a quel bar. I giornalisti non possono entrare.

Santana sorride, abbassando le tapparelle della vetrina, chiudendo la porta del bar a chiave. È ancora magra, ma non scheletrica come quando non mangiava. E non ha le occhiaie, e non fuma più sigarette alla menta. Va pazza per il latte, ma qualche volta si dà ancora anche alle sue weiss. Canta, Santana. Ha fatto un duetto con Mercedes, che adesso canta a Los Angeles come aveva predetto, ma che in questo momento è a New York. E le hanno chiesto di cantare altre canzoni, a Santana. Brittany balla, ed è veramente tutto quel che fa, tutto quel che le interessa. A parte Santana.

Santana sorride, e si volta. E c'è Brittany, è sempre là quando lei ha bisogno, quando si gira verso il suo presente, la sua alba. Con i suoi movimenti da danzatrice e gli occhi celesti. Le bacia le labbra e le stringe la vita con un braccio. E poi si voltano verso la sala.

Blaine e Kurt si tengono la mano sopra al tavolo – Blaine ha ordinato due panini, tutti e due per sé. Sono attori di Broadway, insieme a Rachel. Rachel che sta piegata al tavolo di Finn, chiacchierando con lui, la divisa da cameriera indosso. Finn è un professore. E vive del sorriso di Rachel. Che adesso non è più solo la stella del piccolo palco del Mezzaluna, ma dell'intera Broadway. A Rachel, però, interessa solo delle persone in quel bar.

Rory e Sugar stanno correndo tra i tavoli, rincorrendosi. Ridendo. Lui la prende per la vita, la tira verso di sé. Lei gira la testa, indignata, con le labbra arricciate, e lui la bacia.

Marley e Kitty stanno mangiando e bevendo birra, insieme. Unite. Innamorate. Sul bagno, sotto la scritta “Toilet” non c'è più scritto “Guasto” a pennarello da molto tempo ormai.

Mercedes, che adesso canta, sta con Sam. Sam con i capelli biondi. Sam che suona la chitarra. E che è collega di Finn. E che ama Mercedes.

Quinn ha una bambina di due anni tra le braccia, con i riccioli biondi e gli occhi verdi, che strilla contro un ragazzone che, la cresta, non ce l'ha più. E che continua a baciare i capelli biondi di una Quinn al settimo cielo. Perché, la sera del film, Puck è tornato. Ed è tornato per la sua ragazza, per sua figlia. È tornato per restare.

Così come Santana, che è rimasta. Non se ne è andata, non scappa. Non più. Perché non può fuggire quando ha una Brittany lì, per lei. Quando il suo sole sorge con il sorriso di Brittany.
C'è anche Tina, e a Santana sta simpatica. Con il suo bambino e Mike, che la ama tanto.

E c'è Will, sposato con Emma da qualche mese.

«Mi piace, il Mezzaluna com'è adesso» sussurra Brittany, guardandosi attorno con un sorriso a fior di labbra. Santana annuisce, baciandole la spalla.

«Mi piace la mia vita, com'è adesso» replica Santana, e Brittany ridacchia, e la bacia sulle labbra, ancora. Come se non potesse saziarsene mai. Perché non puoi stancarti mai del tuo vero amore. Della persona che ti dà la forza.

Santana resta - con Brittany.

Brittany ama - il ballo e Santana.

Quinn ha una figlia ed un marito.

Sugar non finge di amare Rory.

Rachel si sente sicura di sé, di fianco a Finn.

«Santana!» grida Will, da dietro il bancone.

Santana si volta verso di lui e «Muoviti, al 17 chiedono di te» dice Schuester, che non ha trovato la carriera dei suoi sogni ma ha trovato i suoi sogni in una problematica donna rossa. Santana ride, gli fa una linguaccia e raggiunge il tavolo 17, prendendo l'ordine di Kitty e Marley, mentre Brittany, Quinn e Rachel salgono sul palco per cantare. Santana porta l'ordine al tavolo e, nel bel mezzo di “Oh, the movie never ends, it goes on and on and on and on” si getta sul palco ed aggiunge la sua voce a quella delle altre cameriere. Il cuore che le batte forte, per la felicità.


 

  
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